Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Napee    09/11/2019    1 recensioni
[FriezaxVegeta]
QUESTA OS È STATA SCRITTA PER IL WORDWAR INDETTA DAL GRUPPO “Il giardino di efp” sulla sfida di Frida Rush.
***
Tratto dalla storia:
Era strano quell’alieno. Femmineo e delicato nei movimenti, talvolta aggraziato mentre raggiungeva il genitore e si sedeva al suo fianco sul trono del mondo.
Vegeta lo osservava con rabbia cocente dentro, mentre in ginocchio era costretto a sottomettersi a chi gli aveva sterminato il pianeta e spazzato via la sua intera razza. E Frieza rideva degustando quella sua sensazione, beandosi e godendo del suo sguardo che prometteva solo morte e dolore, ma ridendone divertito come fossero solo promesse vuote.
E forse lo erano. Forse no.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Freezer, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fear      






Vegeta era stato presentato come un burattino. Un servo fedele pronto solo ad ubbidire ad un accenno di comando. Aveva pochi anni di vita e già molti morti alle sue spalle quando aveva conosciuto Frieza, il discepolo e nuovo erede dell’esercito più spietato e crudele che l’universo avesse mai conosciuto.
Vegeta non si stupì del potenziale combattivo che quel ragazzino di soli pochi anni più di lui possedesse. Era un portento, un prodigio, e quello che non raggiungeva in potenza, lo compensava in scelleratezza e cattiveria.
Era strano quell’alieno. Femmineo e delicato nei movimenti, talvolta aggraziato mentre raggiungeva il genitore e si sedeva al suo fianco sul trono del mondo.
Vegeta lo osservava con rabbia cocente dentro, mentre in ginocchio era costretto a sottomettersi a chi gli aveva sterminato il pianeta e spazzato via la sua intera razza. E Frieza rideva degustando quella sua sensazione, beandosi e godendo del suo sguardo che prometteva solo morte e dolore, ma ridendone divertito come fossero solo promesse vuote.
E forse lo erano. Forse no.
La voglia di ribellarsi a quel tiranno cresceva nel giovane principe giorno dopo giorno, ma una sera qualcuno osò compiere il crudele atto al suo posto sporcandosi le mani.
Passava dagli alloggi reali per caso, dopo aver riferito il rapporto della missione al suo superiore.
Stava tornando verso gli alloggi dei soldati che divideva con gli unici altri Saiyan che costituivano insieme a lui il ricordo di quel glorioso popolo ormai estinto, quando udì un rumore di vetri infranti e l’inconfondibile suono di un collo che si spezza.
Era subito entrato in allarme pensando ad un’imboscata. Ma appena voltato l’angolo ed imboccato il corridoio che si affacciava sugli alloggi del dittatore e suo figlio, ecco che una scena alla quale non avrebbe mai creduto si dipinse davanti ai suoi occhi.
Frieza si ergeva sul cadavere del genitore con sguardo trionfante ed un sorriso vittorioso a distendere le labbra sottili e scure.
Un vaso ornamentale era caduto a tera durante la colluttazione e l’acqua al suo interno si era riversata sul pavimento.
I fiori al suo interno giacevano attorno al cadavere del sovrano ormai deceduto come una corona florida a celebrazione delle sue spoglie.
Vegeta restò immobile. Paralizzato.
Non sapeva nemmeno lui quale fosse il reale motivo, ma una sensazione mai provata lo costringeva fermo sul posto incapace di muovere anche solo un muscolo. Le gambe gli tremavano. Dubitava persino che lo avrebbero retto se avesse tentato di compiere un passo.
Sentiva lo stomaco in subbuglio, i sensi all’erta e un sudore freddo pervadergli le membra.
Era vigile, ma la sua mente era scossa e in confusione.
Non si era mai sentito così a terra, così inerme, così… spaventato.
Frieza si voltò verso di lui aumentando quel suo sorriso già maligno.
“Non mi ero accorto di avere spettatori.” Aveva sibilato in seguito, leccandosi le labbra in modo viscido.
Vegeta chiusegli occhi per un momento. Riconobbe in quel suo comportamento quello stesso delle sue vittime prima del colpo di grazia, quando preferiscono non guardare ciò che li attende.
Li riaprì l’istante dopo aver pensato tale oscenità e si ritrovò con il viso del nuovo sovrano a pochi centimetri dal suo.
“Vuoi fare fuori anche me?” Chiese Vegeta di getto, rendendosi conto solo dopo di aver svuotato completamente i suoi polmoni per quella semplice e unica frase.
Frieza rise divertito e poi gli sistemò una ciocca di capelli che gli era ricaduta sulla fronte.
Lo sfiorò appena, con una delicatezza che non si sarebbe mai aspettato di sentire da quelle mani che avevano appena spezzato una vita.
“No, Vegeta, non ho intenzione di farti alcun male.” Lo rassicurò con calma e dolcezza, lambendogli la vita con la coda in un gesto quasi intimo e tenero.
Quando i soldati accorsero qualche secondo dopo, Frieza era già lontano da lui, con un piede sul cadavere di suo padre e il petto gonfio d’orgoglio mentre si proclamava come nuovo imperatore.
Non passarono molti anni e Vegeta e la sua squadra divennero parte dei soldati di élite di Frieza.
Di giorno conquistava mondi e galassie, sterminava popoli interi e radeva al suolo città imponenti.
Proprio come Frieza aveva fatto con il suo pianeta, anche Vegeta seguiva fedelmente le sue orme e distruggeva qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino solo per acquietare quel suo bisogno spasmodico di superiorità soggiogato dal dover rispondere ad un superiore.
Era diventato esattamente come colui che odiava di più, era diventato quello che il dittatore voleva che lui fosse: un mero burattino.
Di notte invece, quando gli altri soldati si coricavano con qualche schiava, lui veniva chiamato dal suo imperatore, da colui che odiava di più al mondo.
Raggiungeva le sue stanze con una lotta interiore violenta e estrema.
Da una parte vi era la voglia di ribellarsi dettata per lo più dal suo sangue Saiyan. La voglia di mandare a fanculo quell’alieno pomposo e gioire dinanzi al suo cadavere sventrato.
Dall’altra c’era la bruciante e cocente lussuria che gli dilaniava le membra ogni volta che Frieza lo chiamava nei suoi alloggi.
Gli piaceva giacere con il dittatore, non era una forzatura o un obbligo. Per quanto odiasse ammetterlo a sé stesso, spogliare la divisa da soldato ed indossare quella di sgualdrina non gli dispiaceva affatto.
Rotolarsi nelle lenzuola con Frieza era la parte della giornata che più attendeva e che più desiderava fin dal momento in cui alzava il culo dal suo letto la mattina.
Era come si sentiva dopo che non gli piaceva affatto. Era come se sentisse di aver voltato le spalle alla sua gente, di aver infangato il nome di suo padre e di tutti i Saiyan.
Scopava con l’artefice della fine della sua razza e gli piaceva pure.
Gli piaceva tanto, gli piaceva da pazzi. Non avrebbe mai rinunciato a sentire il dittatore dentro di sé, mentre lo prendeva da dietro e gli sussurrava cose oscene nell’orecchio con la sua voce suadente e delicata.
Il mattino seguente, quando strisciava fuori dalla stanza di Frieza, la vergogna e l’onta del disonore erano sensazioni pronte a cingerlo in un abbraccio che lo avrebbe accompagnato per tutta la giornata.
Non avrebbe dimenticato mai quelle sensazioni. Non avrebbe dimenticato mai il dolore ed il piacere di essere il burattino e l’amante di Frieza.
E quando Goku infine lo aveva ucciso, inconsapevolmente lo aveva liberato dalle sue catene di pene e angoscia.
In quegli anni successivi aveva vissuto davvero, Vegeta. Aveva scoperto il vero sé stesso, si era innamorato e aveva creato una famiglia. Aveva sperimentato la sensazione di sentirsi importante ed impareggiabile per qualcuno. Aveva trovato il suo angolo di felicità in quel mondo crudele e spietato.
Poi era sopraggiunto il torneo del potere e Goku lo aveva costretto alle sue vecchie catene nel momento esatto in cui aveva fatto resuscitare Frieza.
La vecchia paura era tornata da lui con la stessa devastante intensità con la quale gli contorceva le viscere molti anni prima.
Aveva ripreso ad allenarsi come un forsennato dopo il torneo. Passava ogni ora del giorno e della notte a tirare calci e pugni con Goku e, quando il compagno Saiyan non c’era, continuava da solo immaginando di avere Frieza dinanzi ai suoi occhi.
E quel giorno non faceva distinzioni. Non avrebbe mai rinunciato ai suoi allenamenti, nemmeno per quella splendida giornata di relax al sole che il signore della distruzione aveva deciso di concedersi.
Nemmeno Bulma era riuscita a convincerlo a fermarsi un po’ e giocare con Bra. Ma Bulma non capiva… non avrebbe mai capito. Nessuno avrebbe potuto.
Gli allenamenti erano divenuti il suo guscio protettivo. La consapevolezza di star diventando sempre più forte era l’unica cosa che acquietava il suo animo tormentato dall’angoscia.
“E tu Vegeta? Raccontami, perché cerchi di diventare sempre più forte?” Chiese Whis con noncuranza, con quel sorrisetto tranquillo e sereno che gli distendeva i lineamenti del viso.
“Per Frieza!” Rispose il Saiyan di getto, senza accorgersi di aver messo fin troppa enfasi nelle sue parole. Era come una molla, bastava toccare l’argomento e sarebbe schizzato all’istante.
“Perché questo deficiente, fra tutti i pazzi, proprio un demonio come quello doveva far resuscitare!” Aggiunse poi, aggiustando il tiro e rivolgendosi a Goku insultandolo come poteva per dissimulare la paura di perdere tutto quello che aveva conquistato solo per il capriccio del suo amante di riaverlo con sé.
Per dissimulare quella paura che lo teneva sveglio ogni ora del giorno e della notte e che lo consumava piano dentro, come un parassita che si nutre del suo ospite fino a condurlo alla morte.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Napee