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Autore: Aaanatema    10/11/2019    6 recensioni
Azraphel e Crowley. Un neonato.
Forse l’Apocalisse ci fu, alla fine.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno

Di ritrovamenti e discussioni




 

A Crowley scoppia la testa. Si sveglia sdraiato per terra a causa di un suono assordante da spaccare i timpani, abbracciato ad una bottiglia di Bourbon in parte rovesciata sui suoi vestiti, in parte sul parquet. È consapevole di averne bevuta un’ingente quantità, se no i suoni non sarebbero così forti e striduli. Sul divano, Azraphel dorme. Tiene le mani sotto il cuscino e i riccioli bianchi sudati gli si sono appiccicati alla fronte. È coperto dalla propria giacca e non sembra avere la minima intenzione di svegliarsi. Crowley potrebbe quasi sorridere soprappensiero a quella vista se questo suono fastidioso smettesse di... 

Ed è con orrore che Crowley realizza di cosa si tratta: il pianto stridente e disperato di un neonato. Arrancando nel casino lasciato dalla sera prima, tra bottiglie vuote e libri aperti impilati l’uno sopra l’altro, Crowley apre la porta e si ritrova davanti un piccolo fagotto azzurro.

“Azraphel!” urla, facendo un passo indietro. Certo, non è la prima volta che vede un bambino in quei lunghi sei millenni di esistenza sulla Terra, l’ultimo dei quali con cui sia entrato in contatto è (o era) l’Anticristo in persona. Ma questa è una condizione completamente diversa. Il bambino si sta agitando sul cemento gelido, i piccoli pugnetti che escono dalla copertina azzurra, il viso rosso fuoco, gli occhietti chiusi e la boccuccia a cuore così spalancata che Crowley è certo che se si avvicinasse riuscirebbe a scorgergli gli organi interni. Ha uno sparuto ciuffetto di capelli neri come la pece che gli ricopre la piccola testa ed è fasciato in una piccola tutina bianca di cotone. “Azraphel!” ripete più forte, togliendosi gli occhiali e guardando se alle prime luci dell’alba ci sia qualcuno che attraversa la strada per tornare a prenderselo. Ovviamente no. Chi lascerebbe un bambino nel centro di Londra per poi tornare?

Azraphel finalmente lo raggiunge biascicando qualcosa sottovoce e stropicciandosi gli occhi, un piccolo rivolo di saliva all’angolo della bocca. Il papillon pende floscio sulla sua camicia, sgualcito.

“Cosa... Oh” Azraphel spalanca gli occhi e per un secondo lui e Crowley si guardando negli occhi, quest’ultimo con un sopracciglio alzato interrogativamente, in una muta ma chiara richiesta. 

Azraphel si china sui talloni e raccoglie il neonato fra le braccia, lo stringe dolcemente al petto e quello, (ovviamente, pensa Crowley), smette di piangere e si azzarda ad aprire lentamente le palpebre, rivelando un paio di grandi occhi color cioccolato. 

“Dio” dice Azraphel, un lieve inconsapevole sorriso che gli deforma le labbra sottili, non distogliendo lo sguardo dal bambino, prima di rivolgerli a Crowley. “Possiamo tenerlo?” dice, con occhi supplicanti, come se gli stesse chiedendo qualcosa di poco conto come di rallentare mentre guida la Bentley o se gli va di accompagnarlo ad una cena al Ritz. 

“Che cosa? Ti ha dato di volta il cervello, angelo?” dice Crowley, le pupille da serpente dilatate, allargando le braccia platealmente. “Con tutti i posti in cui qualcuno al giorno d’oggi può lasciare un bambino... davanti ad una diavolo di libreria dovevano proprio farlo!?” continua, camminando avanti e indietro a grandi falcate. 

Il Sole sta lentamente facendo capolino con timidi raggi dagli edifici adiacenti, e le persone cominciano pigramente ad aprire le finestre e a scendere in strada.

“Dentro” dice Azraphel, accarezzando la testa del bambino. Crowley lo segue sbuffando e calcando con forza le mani nelle tasche dei jeans attillati. 

“Quindi?” insiste il demone, indicando con un gesto della mano quella cosa.

“Quindi cosa?” dice Azraphel, come se fosse perfettamente normale che un mini umano cercasse di far saltare i bottoni del suo panciotto ogni mattina dopo una mega sbronza. Anzi, l’angelo sembra quasi intenerito a quella vista. 

“Hai intenzione di tenerlo?” sibila allibito.

“Certo che no” dice Azraphel, corrugando le sopracciglia, come se quell’idea non gli fosse neanche passata per la testa, al che Crowley emette un sospiro di sollievo. “Noi  lo terremo” conclude Azraphel, con una spiazzante naturalezza.

Crowley in quel momento rimane sotto shock e sbarra gli occhi. “CHE COSA!?” 

“Shhh” lo riprende Azraphel, ricominciando a cullare dolcemente il bambino. “Naturalmente sei incluso, siamo stati bravi l’altra volta, no?” 

“Angelo” dice Crowley, prendendosi la radice del naso fra due dita e cercando di scacciare istinti omicidi, col tono che si utilizzerebbe per spiegare una cosa elementare ad un... be’, un neonato. “Abbiamo cresciuto un bambino eticamente confuso e super viziato, e l’abbiamo fatto solo perché pensavamo che fosse il figlio di Satana e che così avremmo salvato il pianeta.” 

“Be’... sì. Ma questa volta andrà meglio, non abbiamo tutta quella pressione. E poi eri così bravo con quelle ninna nanne” dice Azraphel sognante.

“Cos- ma le hai ascoltate almeno? Parlavo di morte e conquista di mondi!”

“Scommetto che questo piccolino le troverà divertenti quanto le trovo divertenti io” disse Azraphel toccando il nasino del bambino. “Vero, piccolo?”

“Azraphel... non può parlare.”

“Andiamo, Crowley. So che in fondo lo vuoi quanto me. Guarda che carino” dice Azraphel, avvicinandoglisi. Gli mostra il visino con il naso all’insù, il piccolo inclina la testa di lato e fa un sorriso che è tutto gorgoglii. Crowley suo malgrado si piega, e, per tutti i demoni dell’Inferno, si fa intenerire da questa vista. Il bambino, sempre fissandolo intensamente con quegli occhioni luccicanti, tende una manina paffuta verso di lui, Crowley sorride e... gli tira i capelli.

“Ahia!” dice Crowley, facendosi indietro con un salto e risistemandosi. Nessuno rovina la sua capigliatura da urlo.

Azraphel scoppia a ridere di gusto a quella vista. “Oh, Crowley, gli piaci” dice senza smettere di ridere, e il piccolo accenna una risata bavosa per imitarlo. “O almeno lui adesso piace ancora di più a me.”

“Ma si può sapere perché dovresti volerlo tenere? Solo perché è carino?” dice Crowley, riportando quella conversazione imbarazzante su binari più seri. 

“No, certo che no. Io... so che penserai che sia stupido”, tentenna Azraphel guardandosi a disagio la punta delle scarpe. “Ma io credo che sia un dono... o una prova o comunque tu voglia chiamarla... di...” e qui parla così piano che Crowley non riesce a sentirlo. O meglio, ha una mezza idea di cosa stia per dire, ma spera vivamente di starsi sbagliando. 

“Cosa?” insiste, alzando un sopracciglio.

“Di... Dio” conclude timidamente Azraphel, un lieve rossore che gli si allarga sugli zigomi, mordendosi un labbro. 

“Stai scherzando, spero” dice Crowley, spalancando la bocca e coprendosi la faccia con le mani. “Satana, dammi la forza.”

“No, sai benissimo che sono serio” sostiene indispettito. Detesta quando Crowley si fa beffe della sua Fede in quel modo.

“Lo stesso Dio che ti ha abbandonato? Quello che governa il Paradiso dal quale sei stato esiliato? Dove sei stato quasi ucciso?” continua Crowley, imperterrito.

Azraphel si ferma un secondo, e l’altro ormai ha imparato che quando fa così è per prendersi il tempo per racimolare le idee. “Credo che Dio abbia un piano troppo vasto per chiunque. Credo che tutto ciò che accade sia già stato programmato, che Lui sapesse che avremmo salvato il pianeta e che ci saremmo scambiati di posto io e te per sopravvivere. Non stiamo forse meglio adesso?”

Crowley non sa bene cosa ribattere a questo. Lui, che di fede ormai non ne ha più nemmeno un briciolo, dopo La Caduta. Se Dio è stato in grado di abbandonarlo così, ad una tale sofferenza, o aveva in serbo un piano terribile per lui o si era semplicemente scordato di vegliare su di lui. Però tutta la Fede che vede in Azraphel, dopo tutti gli ultimi avvenimenti, lo stravolge. 

“Anche la mia Caduta?” ribatte, per l’appunto.

“Sì, non credo che ci saremmo incontrati in caso contrario. Quindi io sarei rimasto fedele al Paradiso e ci sarebbe stata l’Apocalisse.”

“Wow, angelo, da come ne parli sembri pensare che fossimo predestinati o qualcosa di simile” replica sarcastico Crowley, come fa sempre quando le cose si fanno troppo serie. È la sua arma di difesa, dopotutto.

E infatti, Azraphel arrossisce fino alla radice dei capelli e distoglie lo sguardo per guardare il bambino, che continua ad armeggiare con un altro dei suoi bottoni. 

“Se vuoi metterla in questi termini” dice, senza guardarlo negli occhi. Crowley é spiazzato da quella risposta così schietta, tanto che ripiega sull’unico sentimento che conosce in ogni più minima sfumatura: la rabbia. 

“Hai intenzione di tenerlo, quindi? Non c’è niente che possa dirti per farti cambiare idea?” dice a braccia conserte.

“Temo di no” dice Azraphel con risolutezza.

“Al diavolo, io me ne tiro fuori. Vedo che la mia opinione non è di nessuna rilevanza” esclama alzando un braccio dietro di se a mo’ di saluto, uscendo a grandi falcate e sgommando via fra le imprecazioni della gente prima che Azraphel possa fare alcunché per fermarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: Ciao a tutti! ^-^

Spero che questo primo capitolo introduttivo vi abbia incuriositi e che vi sia piaciuto. L’idea è nata un po’ per caso, ma ho un sacco di idee che mi frullano per la testa e non vedo l’ora di condividerle con voi. Ringrazio in anticipo chiunque vorrà farmi sapere cosa ne pensa con una recensione e spero di ritrovarvi tutti al prossimo capitolo *-*

Un bacio,

-Aaanatema

 

 

   
 
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