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Autore: Hana_Weasley    14/11/2019    1 recensioni
Jeongguk, stressato a causa del lavoro, viene mandato al Magic Shop, una villa nella quale chi pernotta può partecipare a diverse attività al fine di combattere lo stress e l'ansia.
Seppure, in partenza, Jeongguk si dimostri scettico, non può fare a meno di cominciare successivamente a provare interesse per i sei strambi ragazzi che ci lavorano e per il particolare rapporto che sembrano condividere tra di loro.
E forse non può fare a meno neppure di innamorarsi velocemente di ognuno di loro.
Ispirata al VCR del 5th Muster.
OT7 / Jeongguk x BTS
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti! 
Questa storia, come avrete letto, si ispira al vcr mostrato durante il 5th Muster (questo, se non l'avete visto: https://www.youtube.com/watch?v=7DO-dfk5QQo&t=133s). 

Come è scritto in didascalia si tratta di una OT7 ma essendo Jeongguk il protagonista ed essendo la storia narrata completamente dal suo punto di vista, si concentrerà particolarmente sulle ship che riguardano Jeongguk. 

Buona lettura! 



 
 
 
 
Jeongguk, se avesse potuto, avrebbe volentieri evitato di finire in questa situazione. Ma Dongmin, il suo migliore amico, nonché suo capo a lavoro, non faceva altro che ripetergli di avere bisogno di una pausa e di allentare lo stress.
 
Non è che Jeongguk ami alla follia il lavoro che svolge. Se avesse avuto altre opzioni avrebbe volentieri fatto qualcos'altro. Come cantare. Ah, quanto amava cantare Jeongguk!
 
Ma non sempre la vita va come si spera e quindi, mettendo da parte il suo piccolo grande sogno, Jeongguk si è ritrovato a lavorare in un noioso ufficio.
 
Tutto sommato però non se ne è mai lamentato. La paga è buona, i suoi colleghi sono amichevoli ed il suo migliore amico è il suo capo. E da persona meticolosa e perfezionista quale è, Jeongguk ha iniziato a mettere anima e corpo nel suo lavoro, a volte anche esagerando, a detta di Dongmin. 
 
Al punto in cui Dongmin non fa altro che implorarlo di prendersi qualche giorno di ferie, di ricaricare le batterie, riposarsi, fare una vacanza, qualsiasi cosa. 
 
E okay, forse Jeongguk è particolarmente stressato in questo ultimo periodo, forse non dorme per più di tre ore a notte da un po', forse beve un po' troppo caffè e forse non consuma un pasto completo da neppure lui ricorda quando. 
 
Ma non è nulla di grave, non ha bisogno di una vacanza. 
 
Sennonché Dongmin un giorno arriva da lui dicendogli di avergli prenotato le ferie. E Jeongguk vorrebbe rifiutarsi ma Dongmin è pur sempre il suo capo e proprio per questo ha potere decisionale su ciò.
 
Jeongguk pensava di scamparla però. Pensava di stare a casa quei giorni, fingendo di riposarsi, quando invece avrebbe lavorato a futuri progetti. 
 
Ma Dongmin ovviamente lo conosce troppo bene.
 
"Penso che tutto lo stress che provi sia sproporzionato. Fai già tanto, Jeongguk, non c'è bisogno di spingerti al limite in questo modo. Non è richiesto."
 
Jeongguk non sa bene come rispondergli. 
 
"Per questo, ho deciso di prolungare la tua vacanza e ho prenotato per te un alloggio in questa uhm... clinica? Non saprei come descrivertela, onestamente. Ma su internet ne parlano molto bene e c'è scritto che aiuta proprio le persone a rilasciare lo stress e l'ansia."
 
"Una clinica?! Dongmin-ah non sono malato!"
 
"Non è proprio una clinica! È più una casa dove ci saranno delle persone a prendersi cura di te."
 
"Mi rifiuto. Mi rifiuto di sottopormi a qualcosa del genere!"
 
Jeongguk non è malato, non ha bisogno di farsi curare. 
 
"Jeongguk-ah, almeno dai loro una possibilità. Sono davvero preoccupato per te. Vai lì, vedi come ti trovi e se non sei a tuo agio allora mi fai chiamare e ti vengo a prendere, huh?"
 
"Aspetta... mi fai chiamare?" chiede Jeongguk sospettoso. 
 
"Uhm..."
 
"Dongmin."
 
"I cellulari non sono permessi. Quindi dovrai chiedere ai proprietari se hai bisogno di chiamare qualcuno. Da quello che mi è stato detto le chiamate non sono in alcun modo proibite. Solo l'utilizzo dei cellulari. A quanto pare possono essere fonte di stress."
 
Jeongguk per poco non da una testata al muro.
 
 
È così che, una settimana dopo, Jeongguk, dopo aver fatto una valigia con le cose essenziali, viene portato appena fuori città, vicino alla campagna.
 
E questo posto dovrebbe aiutarlo a far sparire lo stress ma Jeongguk ad ogni miglio che l'auto di Dongmin percorre lo sente solo salire sempre di più.
 
Jeongguk è convinto che non funzionerà, che arriverà lì e nel giro di qualche giorno chiamerà per essere riportato a casa e per poter ricominciare a lavorare con il suo amato stress, i suoi caffè e le sue tre ore di sonno a notte. 
 
In realtà non sa bene cosa aspettarsi da questo posto. Non essendo una clinica, Jeongguk è decisamente scettico a riguardo. Come pensano di fargli trovare la pace interiore tanto decantata sul loro sito online? 
 
Jeongguk già si immagina che gli faranno bere tisane e camomille tutto il giorno, magari gli faranno fare anche meditazione, forse yoga, chissà. 
 
Fatto sta che Jeongguk è abbastanza sicuro che queste cose saranno del tutto inutili.
 
Dopo gli ultimi saluti e raccomandazioni scambiate con Dongmin, Jeongguk si dirige lentamente verso l'entrata della grossa villa.
 
Attraversa titubante il giardino ben curato e ricco di fiori colorati e poi si ferma davanti alla grossa porta in legno, al di sopra di essa vi è una piccola insegna: 
 
Benvenuti al Magic Shop.
 
Jeongguk prende un respiro profondo per farsi forza e poi suona il campanello. Prima si sbriga ad entrare e prima tornerà a casa sua. 
 
Improvvisamente, la porta si apre con lentezza e titubante Jeongguk decide di entrare all'interno della casa. 
 
Si guarda intorno per qualche istante osservando l'arredamento vintage dell'ingresso. Le pareti, così come i mobili, sono di color castano e sono decorate da qualche quadro dalla cornice oro.
 
Vi è una porta blu che Jeongguk suppone porti alle camere e alle altre stanze all'interno della villa.
 
Infine, alla sua sinistra, Jeongguk vede una grossa scrivania piena di cartacce e registri. Un telefono fisso nero e un giovane ragazzo dai capelli rosa che lo guarda con un sorrisetto sul volto. Jeongguk non sa come descriverlo quel sorriso. Sembra gentile, ma al tempo stesso è anche come se celasse molto altro. Cose che probabilmente lui non saprà mai.
 
Il ragazzo, che ad occhio e croce non dovrebbe essere molto più grande di lui, lo guarda sorridendo ancora per qualche istante e poi prende parola.
 
"Benvenuto al Magic Shop, devi essere Jeon Jeongguk, vero?" gli dice senza che il sorriso abbandoni il suo volto. 
 
"Uhm... sì." Jungkook ammette di essere stato preso alla sprovvista. Per tutto il tempo si era convinto che a gestire questo posto sarebbero state signore anziane un po' matte e mezzi hippie ossessionati dalla musica new-age. Ed invece, all'ingresso, Jeongguk si è trovato davanti un ragazzo senza alcun dubbio giovane, nonché attraente e dal sorriso seducente. 
 
"Piacere! Sono Jimin, il proprietario del Magic Shop!" si presenta il ragazzo. 
 
"Immagino tu sia interessato a sapere come si svolgeranno le cose qui per i prossimi due mesi." Continua poi e Jeongguk annuisce perché è onestamente curioso di capire in che guaio si sia cacciato. 
 
"Come ti sarà stato spiegato il cellulare qui è vietato. Puoi immaginare che per molte persone può essere grande fonte di stress quindi abbiamo pensato di vietarlo direttamente a tutti considerando che ciò può fare solo bene. Tuttavia qui ci sono i telefoni disponibili, quindi se hai bisogno di chiamare qualcuno potrai farlo." Gli spiega con voce gentile e vellutata, il sorriso sempre ampio e sincero sul volto. 
 
"Inoltre, nonostante la tua prenotazione sia stata fatta per due mesi, non sei obbligato a rimanere se non dovessi trovare un riscontro positivo nelle nostre attività. La prima settimana è però obbligatoria!" dice l'ultima frase ridacchiando e Jeongguk non può fare a meno di trovare i suoni da lui emessi terribilmente adorabili. 
 
Dopo qualche istante di silenzio, Jeongguk si rende conto che Jimin sta probabilmente aspettando una sua risposta. 
 
"Oh, sì, anche questo mi era già stato detto, ma grazie." Dice quasi balbettando. E Jeongguk non capisce che diamine abbia. Solitamente il suo modo di parlare trasmette sempre sicurezza. Ma la presenza di Jimin lo intimidisce. La bellezza di Jimin è intimidatoria. 
 
Il suo grande sorriso ed i suoi occhi vispi ed il modo calmo e delicato con cui parla lo sono. 
 
"Benissimo!" dice euforico, battendo le mani. 
 
"Per oggi non ci sarà nessuna attività considerando che è tardi, così avrai il tempo per riordinare le tue cose, esplorare un po' la villa e avere un po' di tempo per te. Da domani invece ogni giorno verrà dedicato ad una attività particolare, tenuta da una dei nostri talentuosi impiegati!" e così dicendo indica il muro dietro la sua scrivania, decorato con sei diversi quadri, ognuno di essi raffigurante un giovane ragazzo. 
 
E per un secondo Jeongguk non può fare a meno di chiedersi esattamente cosa diano da mangiare alle persone in quel posto per renderle tutte così affascinanti. 
 
"I pasti possono essere consumati quando preferisci nella cucina al piano terra anche se solitamente per la cena ci riuniamo tutti insieme. Ma non sei assolutamente obbligato a farlo!"
 
Jeongguk annuisce, sollevato dal fatto di non essere obbligato a passare tutto il tempo con queste persone.
 
Jimin, nel mentre, comincia a rovistare nei cassetti della scrivania, finché non trova ciò che stava cercando e tira fuori una chiave.
 
"Questa è la chiave della tua camera. Sei davvero fortunato perché, essendo l'unico ospite che al momento abbiamo, ti è stata assegnata la camera più grande!" gli dice ammiccando giocosamente e Jeongguk deve fare affidamento su tutta la sua forza per evitare di arrossire. 
 
"Uhm sì... che fortuna. Ora se non ti dispiace... uhm..." Jeongguk si sente un adolescente incapace di comunicare mentre mormora indicando la porta e le chiavi. 
 
"Certo, vai pure. La camera è la numero 136." 
 
Jeongguk prende la sua valigia ed apre la porta che affaccia al corridoio con le camere. Sta per chiuderla quando si sente chiamare nuovamente da Jimin. Jeongguk si guarda indietro e attende. 
 
"Non pensavo fossi così bello." Gli dice il giovane e questa volta Jeongguk non riesce a combattere il rossore che in qualche istante gli copre tutto il volto e la punta delle orecchie. 
 
Non sapendo, non potendo, dargli una risposta di senso compiuto, Jeongguk si affretta a chiudere la porta dietro di sé, non senza prima sentire la leggera risata di Jimin. 
 
 
  
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