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Autore: elyxyz    01/08/2009    27 recensioni
Un’interpretazione alternativa al finale dell’episodio n°13, ‘Fuoco contro Acciaio’.
“Cos’è?! Oggi piovono cani e gatti?” ipotizzò, tra il polemico e il divertito. “E’ la Giornata del Randagio e nessuno me l’ha detto?!”
(Roy x Ed)
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Dopo quasi 5 mesi d’attesa, ecco postato il nuovo capitolo. Avviso comunque i lettori che i futuri aggiornamenti saranno più frequenti ma ancora irregolari.
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il seguente scritto contiene impliciti riferimenti yaoi

Il seguente scritto contiene impliciti riferimenti yaoi.

Questo capitolo fa da innesto al cap 68 “The Family Dog”, ci sono perciò legami diretti ad esso.

 

Per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic, dopo la lettura.

 

 

Come promesso il mese scorso, eccomi a festeggiare con voi il mio compleanno postando un nuovo cap.

Ci tenevo a rispettare la tradizione iniziata l’anno scorso, (sì, quella di scriverlo alle tre di notte e che l’argomento fosse un momento importante) in un certo qual modo un compleanno si festeggia davvero, ho solo giocato d’anticipo. XD

Dedicata a quanti mi hanno fatto gli auguri, e per i gentili pensieri.
Grazie. Sono commossa. >/////<


 

 

Puppys Name

 

 

by elyxyz

 

 

 

 

Edward sbatté la cornetta sul ricevitore con un gesto stizzito che non tentò neppure di dissimulare. Roy sollevò un sopracciglio perplesso, e il suo silenzio fu eloquente.

 

“Non vuole dirmi come l’ha chiamato.” Borbottò il compagno, camminando in cerchio al centro del salotto. Tora lo guardava come se fosse un nuovo giochino curioso.  “Non vuole dirmi come l’ha chiamato!” ripeté Ed, sbuffando come una ciminiera.

 

“Ma almeno Winry sta bene?” s’interessò Mustang, per educazione.

 

“Oh, sì! Certo! E quel che è peggio è che sembra già pronta a scodellarne altri cinque o sei!”

 

Il sorriso di Roy si fece ghigno. “Per la tua pace mentale, spero proprio di no.”

 

“Sai cosa mi turba?” chiese retorico, smettendo di girare e puntandogli addosso due occhi dorati recriminanti, quasi come se fosse davanti al colpevole.

 

“Credo che sia-” tentò.

 

“Sai cosa mi turba?!” l’interruppe, alzando la voce di un’ottava. “Temo che quello scemo gli abbia dato il nome di nostro padre!”

 

Aaah!”

 

“Sì, ed è per questo che non ha il coraggio di dirmelo. Sa che gli sputerei in un occhio!”

 

“Allora non ti resta che andare.”

 

“A sputargli in un occhio?!”

 

“No, idiota! A verificare di persona, no?” gli suggerì, accomodante.

 

Edward lo guardò scandalizzato, come se avesse bestemmiato un’eresia. Un’assurdità inconcepibile, come… come a dire che la Pietra Filosofale era una nota marca di gioielli o che il precedente Führer, King Bradley – pace all’anima sua – era stato un Homunculus prima di morire.

 

“Sai da quanto tempo io non metto piede a Resembool?!” ringhiò, assottigliando lo sguardo.

 

“Sì, lo so esattamente.” Gli tenne testa. “Ed è ora che tu ci torni e affronti le tue paure!”

 

“Io non ho paure!” inveì, facendo scricchiolare l’auto-mail in modo sinistro.

 

“E allora dimostramelo!” lo sfidò, col tono che usava fin dai primi tempi per tener testa al suo sottoposto più indisponente e attaccabrighe “Prepara i bagagli, ti do una settimana di ferie in anticipo!”

 

Edo sussultò quasi. “Tu… tu non vieni?” chiese, perdendo di colpo il tono infervorato.

 

“Solo se tu lo vuoi.”

 

“Certo che lo voglio!” rispose spazientito. “Ma che discorsi fai?”

 

“Io però non posso assentarmi per una settimana, non adesso che-”

 

“Ovvio, lo capisco. Il Paese non può andare avanti un’intera settimana senza il suo Comandante Supremo!”

 

“Edward…” cominciò, passandosi stancamente una mano sulla tempia.

 

“Ok, ok. Lo so. Scusa.” Si difese. “E’ questa cosa del nome che mi irrita i nervi.” Sibilò.

 

“Fossi in te, mi preoccuperei di altro.”

 

Il giovane Elric fece un’espressione innocente. “Del tipo?”

 

“Oh, con me non funziona!” lo smascherò in fretta Mustang. “Forse dovrei mandarti dietro il Colonnello Armstrong, saprebbe difenderti molto meglio di me dall’ira di tua zia.” Lo vide rabbrividire impercettibilmente, e seppe che aveva centrato il punto con la stessa precisione di un ago conficcato in un nervo scoperto.

 

“Io non ho paura di lei!”

 

“Ah, sicuro! Perché dovresti averne? E’ vecchia, un po’ persa. Vedrai che non s’accorgerà neppure che ci sei.” Finse di accondiscendere. “Ma fossi in te non abbasserei mai la guardia: non è stata forse lei ad insegnare a Winry a colpirti con le chiavi inglesi in testa a qualsiasi distanza tu fossi, quando la prendevi in giro? E’ pur vero che è passato molto tempo… Probabilmente non ha più una presa sicura.” Recitò, compiacente.

Il mutismo di Edward, però, lo preoccupò. “Mame-chanscherzavo.”

 

“Dovrei…” si zittì. Deglutì. “Dovrei anche fare visita alla tomba di mia madre. E’ una vita che non ci vado.” Sussurrò, colpevole.

 

“Ci andremo insieme, vuoi?” propose il moro. “Tu, io e Tora.” Gli fece cenno di sedersi sul divano, e gli circondò le spalle con un braccio. “Amestris resisterà due o tre giorni anche senza di me.” Gli fece l’occhiolino, come a dire che il piano era pronto.

 

“Roy?”

 

Mh?”

 

“Non vorrai portarti dietro tutto il tuo staff, vero? Sai com’è… un intero corpo di guardia a Resembool metterebbe in agitazione l’intero villaggio.”

 

Il Comandante Supremo Mustang parve riflettere qualche istante. “Ci accompagnerà solo Riza, va bene?”

 

“Sì.”

 

“Ma nessuno deve sapere niente, ok?”

 

“Ok.”

 

Ecco qual era lo scotto da pagare per la celebrità.

Ogni sogno ha un prezzo, si ricordò.

 

 

Il pomeriggio del giorno dopo erano già sul treno, in una comoda carrozza privata prenotata sotto falso nome, diretti verso Casa Rockbell.

 

 

*****

 

 

Dopo l’incontro al camposanto, in cui aveva finalmente fatto pace col suo passato, Edward si trovava ora a dover fare i conti con qualcos’altro di altrettanto importante.

Mentre Roy si apprestava a condurre Tora nella rimessa, prima che distruggesse la cesta in cui era stato segregato, Ed rimase solo, nel cortile davanti casa.

 

Trovarsi davanti a quella dimora gli fece uno strano effetto.

Era la casa dove aveva trascorso gli infiniti momenti felici della sua infanzia, le merende in cucina, i guai in officina.

E poi… poi l’innesto e la terribile riabilitazione a cui si era sottoposto.

Zia Pinako aveva visto quella cosa. Era stata lei a sistemare le cose mentre Ed lottava tra la vita e la morte e Al era sotto shock per la trasmutazione fallita, rinchiuso in un corpo di latta che non era il suo.

 

Dopo sua madre, era tempo di rincontrare zia Pinako.

Sapeva di averla delusa, sapeva che lei non avrebbe approvato molte sue scelte.

Di una sola cosa non si vergognava. Ed era l’amore che provava per Roy.

Anche se poco prima al cimitero era parso titubante, era certo che la vecchia Rockbell desiderasse il suo bene più di ogni altra cosa, e quella felicità era accanto all’uomo che amava.

 

Sospirando – per prendere tempo o coraggio – allungò una mano per bussare, ma la maniglia si piegò prima che lui avesse tempo di afferrarla.

Si ritrovò d’un tratto abbracciato da due piccole pesti bionde che si erano aggrappate alle sue ginocchia, decise a non lasciarlo più. “Zio Ed! Zio Edo!”

 

Edward sorrise istantaneamente, accarezzando le testoline delle due gemelle.

Trisha, amore! Sarah, tesoro! Non date un bacetto al vostro zietto preferito?” chiese retorico, chinandosi alla loro altezza.

 

“Sì, sì.” Risposero all’unisono le bimbe, e si staccarono guardandosi attorno. “Dov’è lo zio Roy?”

 

Ed finse di non aver subito un duro colpo per quel tradimento così evidente del sangue del suo sangue. Storse il naso. E incassò.

“Adesso arriva.”

 

Era una cosa che proprio non capiva. Perché diamine tutta la popolazione femminile di Amestris si sentisse inspiegabilmente attratta dal suo uomo.

Persino le sue nipoti. Persino delle bambine.

 

Una vocina dentro di lui gli ricordò che anche Elycia era sempre stata innamorata del suo zietto preferito – dopo il suo amorevole papà, beninteso.

 

Roy riscuoteva un successo incomprensibile persino coi poppanti e – quando lui glielo faceva notare – l’altro si scherniva dicendo che aveva fatto pratica col tempo, visto che aveva a che fare con un bambino capriccioso ogni giorno.

 

La voce entusiasta del suo fratellino lo distolse dai suoi pensieri facendo capolino dalla casa.

Nii-san! Che bella sorpresa!”

 

“Al!” sorrise, andandogli incontro, dimentico del fatto che doveva avercela con lui per la storia del nome.

Era troppo bello riabbracciare ogni volta il suo nii-chan in carne ed ossa, perciò lo stritolò forte. “Stai diventando calvo!” Lo prese in giro, scompigliandogli la zazzera bionda. “La prole ti consuma?!” scherzò, dandogli delle belle pacche sulle spalle.

 

Alphonse sorrise a tuttotondo. “Non pensavo che l’idea di Roy-san avrebbe funzionato!”

 

Edward sbatté le palpebre. Era così confuso che aveva persino sorvolato sull’appellativo di rispetto che suo fratello si ostinava ad usare quando nominava il suo compagno.

“L’idea di…? Di cosa diamine stai parlando, Al?”

 

“Oh!, ah!” esclamò il minore degli Elric. E per un istante nella mente di Edward comparve una gigantesca armatura che sapeva trasmettere imbarazzo anche senza poter arrossire. “Ecco… vedi Nii-san…” temporeggiò, osservandosi intorno in cerca di aiuto, ma le figlie si erano già volatilizzate.

 

Edo tamburellò col piede sul legno della veranda. “Sto aspettando, e cerca di essere convincente!” lo ammonì, facendo intendere che aveva già perso la pazienza.

 

“Ecco, tu… tu non saresti mai tornato qui spontaneamente, e… e ci serviva una buona scusa e…” Al deglutì a vuoto. “La nascita del bimbo ci è sembrata… e Mustang-san ha suggerito di…” smozzicò, indietreggiando lentamente, sapendo che l’ira del temibile Alchimista d’Acciaio stava per esplodere.

 

“Al!” ringhiò infatti questi. “Hai usato tuo figlio come pretesto?!” lo accusò, scandalizzato.

 

Alphonse agitò freneticamente le mani davanti a sé, come gesto di scusa. “No, Nii-san!” Si affrettò a smentire. “Ci tenevamo davvero che tu venissi a conoscerlo!” e lo disse in tono così accorato che Edward capì all’istante che era sincero. “Ma tu sei così testardo!”

 

Per un attimo, un momento solo, Ed si sentì persino in colpa. Poi sbuffò, facendo sbollire l’arrabbiatura. “Resta il fatto che mi avete raggirato.” Gli appuntò.

 

“Era a fin di bene.”

 

“Già.” Ammise. “Prima sono andato sulla tomba della mamma. Avrei dovuto andarci già molto tempo fa.”

 

Fu la volta di Alphonse di passargli un braccio attorno alle spalle e di stringerselo contro.

“Va bene così, Ed. Meglio tardi che mai.”

 

“E… zia Pinako?”

 

“Lei non sa che sei qui. Non sapevamo quando e se saresti davvero capitato e non volevamo illuderla.” Poi vide l’espressione sconsolata sul volto del fratello maggiore e cercò di riparare. “Sarà contenta di vederti! Però, mi raccomando, vacci piano! Non vorrei che le venisse un accidente quando ti avvisterà!”

 

“Forse non dovrei…”

 

“A quest’ora le gemelle le avranno già detto che sei qui. Non hai più scampo.” Ma lo disse in tono leggero, spingendolo oltre la soglia.

 

L’abbraccio familiare di Winry fu la prima cosa che registrò, poi il sorriso soddisfatto di Roy e quello più discreto di Riza, mentre sorseggiavano un the che era stato loro offerto nell’attesa che i due fratelli Elric si chiarissero.

 

Pinako Rockbell se ne stava sulla stessa vecchia sedia a dondolo dei suoi ricordi. Quando lo vide, si sistemò meglio la pipa in bocca e mandò fuori una nuvoletta di fumo.

Era piccola e coriacea come la ricordava.

 

“Zia…”

Edward le si avvicinò titubante. E attese.

Probabilmente si sarebbe meritato un bello scapaccione, un ceffone come minimo, o un calcio nel sedere.

 

La vecchia si risollevò lentamente, tradita dagli acciacchi dell’età. Lo squadrò per un lungo, lunghissimo istante da sotto in su. Poi si cavò la pipa.

“Era ora.” Gli disse, con lo stesso tono con cui ci si ricorda di togliere una torta dal forno prima che possa bruciare.

 

Edo si chinò alla sua altezza, sentendo le palpebre pizzicare.

La vecchia Rockbell si lasciò circondare, ricambiando l’abbraccio del nipote.

 

“Scusami.” Le bisbigliò, avvolto dall’aroma di tabacco. Un odore che non aveva mai dimenticato.

 

“Lascia perdere.” Tagliò corto lei, separandosi e sistemandosi gli occhiali per nascondere un luccichio sospetto. “Quell’auto-mail va controllato.” Gli ingiunse, puntando un indice ossuto verso il suo braccio meccanico.

 

“D’accordo.” Accondiscese, aggrappandosi a quell’offerta di pace e sentendosi finalmente, infinitamente più leggero.

 

Fu un vagito improvviso a scuoterlo da quello stato.

Effettivamente, non aveva ancora avuto il piacere di vedere il motivo del suo viaggio.

 

Lanciò un’occhiata distratta a Roy, che se ne stava sul divano con le gemelle sulle ginocchia per farsi coccolare da lui.

 

Dalla stanza accanto fece capolino Al, che teneva in mano – con estrema delicatezza – un tenero fagottino che strillava senza posa.

 

“Ha dei bei polmoni, eh?” scherzò Ed, andandogli incontro.

 

“E adesso ha solo fame!” s’intromise Winry, sorridendo con materno affetto. “Vedessi quand’è arrabbiato!”

 

“Tutto suo zio!” scherzò Alphonse, dandoglielo in braccio.

 

Ed lo rimirò un istante, cercando di non farlo cadere anche se il neonato sembrava un’anguilla scivolosa mentre si agitava. Poi, nel momento esatto in cui sua madre gli infilava un ciuccio in bocca, come d’incanto il bebè smise di piangere e cominciò a succhiare avidamente.

 

Aveva i suoi stessi occhi dorati, radi ciuffetti biondi sulla minuscola testolina e un faccino dannatamente irresistibile. Ed non poté impedirsi di sorridere di riflesso.

 

“Ecco, finalmente, Edward!” annunciò Al, con orgoglio malcelato.

 

Edo rimase muto, limitandosi a cullare il nipote.

 

“Beh… Non dici niente?”

 

“Sto ancora aspettando di sapere come si chiama questa povera creatura.” Gli ricordò, lanciandogli un’occhiataccia.

 

Alphonse boccheggiò. “Ma… Edward!”

 

“Al, smettila di temporeggiare.” Lo dissuase. “Se ha il nome di papà e temi che ti picchi… beh, credo che sia tardi, no?”

 

“No, Ed. Tu non hai…”

 

La risata cristallina di Winry li interruppe.

Edo-chan, quello che Al non riesce a dirti è che hai tra le braccia Edward. Edward Elric.” Precisò. “Ma noi lo chiamiamo anche Junior.”

 

Le sue iridi dorate si dilatarono all’infinito, mentre guardava ora l’uno, ora l’altra.

“Gli avete dato… il mio nome?”

 

“Sì.” Annuirono entrambi. “E, pensa, non ci siamo neppure messi d’accordo. E’ stata la prima scelta fin da subito per tutti e due. Prima ancora delle gemelle.”

 

“Volevamo che nostro figlio si chiamasse come te, perché sei una persona che amiamo.”

 

“E, se non nasceva un maschietto, ci avremmo riprovato ancora.” Scherzarono, mentre le parole di Roy gli riecheggiavano dentro, facendogli sospettare che no, forse non era del tutto una battuta.

 

“Mi-mi sento onorato, ragazzi. Davvero.” Tartagliò, imbarazzato.

 

“Ed! Sei arrossito!” lo canzonò Win, additandolo.

 

“No! non è vero!” si difese con foga, pur sapendo che stava mentendo.

 

Il piccolo si rimise a frignare, spaventato dal suo tono o forse per richiedere attenzioni e cibo.

 

“Siediti sul sofà.” Gli consigliò l’amica d’infanzia. “Io intanto vado a scaldargli il pasto.” Le gemelline le corsero dietro, desiderose di poter essere volenterose sorelle maggiori.

 

“Ma come cavolo fa a scaldargli il pasto?!” domandò scettico, ricordando che Winry aveva allattato le bambine per lunghi mesi.

 

“A Junior non piace il suo latte. Usiamo quello in sintesi, perché si rifiuta di attaccarsi al seno.”

 

“Ah!” espirò.

I seni della sua manesca meccanica erano l’ultima cosa su cui Edward voleva dissertare, perciò lasciò cadere il discorso e si adagiò con attenzione affianco a Roy, lasciando che il compagno rimirasse il neonato.

“E’ bellissimo.”

 

“Già.”

 

“Toh!” Win ricomparve, porgendogli un biberon. “Dagli il latt-

 

“NO!” guaì, improvvisamente desideroso di defilarsi. “Il latte no!” e protese le braccia affinché qualcuno si accaparrasse il fardello.

 

Mustang, che era il più vicino, afferrò il bebè senza scomporsi, si fece dare il biberon e con naturalezza si mise a nutrirlo.

“Ha i capelli di Ed, gli occhi di Ed, e già odia il latte come Ed. Non è stato saggio dargli il suo nome!” meditò, con tono profetico. “Magari avrà pure ereditato il suo caratteraccio!”

 

E tutti risero, mentre l’oggetto delle loro battutine metteva il broncio.

 

Comunque non era da lui starsene zitto, senza replicare.

“Non mi sembrava che il mio caratteraccio ti abbia dissuaso dall’insidiarmi, e neppure la mia età, Taisa!” e calcò bene sul suo vecchio grado, con tono di ripicca. “Win! Tienilo alla larga dal piccolo. E’ un pedofilo, sai?”

 

“No, grazie.” Declinò laconico l’uomo, togliendo il biberon dalla bocca del suo terzo nipote per fargli fare il ruttino. E si finse oltraggiato, facendo poi una smorfia che sottintendeva compatimento. “Di Edward Elric, me ne basta e avanza uno solo!”

 

 

Fine



Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note varie: Il titolo è stato una sofferenza. >____<

Si traduce con “Nome di cucciolo (di cane)” e l’ho scelto perché il piccolo Junior – quel tenero cucciolo che nella mia mente ho spupazzato di gusto – ha preso il nome dallo zio, il nostro cane dell’esercito preferito.

L’alternativa era “Pet’s Name” – “Nome del Cucciolo (inteso come bambino)” che tecnicamente è più corretto, però si perdeva il riferimento ai cani.

Abbiate pazienza. Alle tre di stanotte non ragionavo più.

 

Il colore riprende vagamente l’azzurro dei fiocchi che si appendono alle porte quando nasce un maschietto.

 

Venendo al capitolo… beh, ci sarebbe molto da spiegare (ad esempio di come Ed ha evitato così sapientemente Pinako per anni), ma ho intenzione di farlo con un capitolo apposito più avanti.

 

 

Precisazioni al capitolo precedente: Non mi sembra che dai commenti ci sia nulla da chiarire. In caso chiedete!

 

 

 

Un grazie alle 172 persone che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti; ai 121 utenti che hanno messo questa fic tra le loro preferenze. Ne sono onorata (_ _)

 

Vi invito a dare un’occhiata alla mia prima fic su Merlin Doveri da scudiero.

Al momento sono accampata su quel fandom, in cui il mio animo slash gongola assai, e posterò presto nuove fic.

 

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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