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Autore: coshicoshi    23/11/2019    3 recensioni
“Amico, non mi sembra il caso di bere a quest’ora del mattino.” gli disse Sirius, fingendosi preoccupato. “Che cosa direbbe Molly?”
...
Remus ritorna al Quartier Generale dell'Ordine della Fenice all'alba, trovando ad attenderlo un vecchio amico in vena di chiacchere.
Il loro confronto lo porterà a confessare qualcosa che non vuole ammettere nemmeno a sé stesso?
Piccolo estratto di vita quotidiana a Grimmauld Place ambientato durante il quinto libro di Harry Potter.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Buongiorno, popolo di EFP! Un bel giorno, dopo anni di lunga assenza, ho sentito come l'urgenza di riaprire questo fantastico sito. Ho visto un sacco di belle storie che mi ero persa negli anni (che spero di recensire a breve) e ho ritrovato l'ispirazione per riscrivere qualcosa. Questa è la prima di tante altre idee che ho cominciato a scrivere di getto.
Visto che sono sicuramente molto arrugginita, apprezzerò ogni tipo di recensione/suggerimento!
Spero vi piaccia! xx






Era ormai l’alba quando Remus aprì la porta d’ingresso del numero 12 di Grimmauld Place con tutta la delicatezza di cui era dotato. Diede un’ultima occhiata al cielo grigio tinto di quelle sfumature rosa che precedono il sorgere del sole ed entrò con passo felpato. Non era un orario a cui un essere umano normale avrebbe tollerato di sorbirsi gli strilli della signora Black, al momento assopita dietro la pesante coltre di velluto nero che ricopriva il suo ritratto. Chiuse l’uscio, escludendo i primi cinguettii e i rumori rassicuranti dei mezzi babbani che ripulivano le strade.
Silenzio totale.
Fino a qualche mese prima quella quiete gli avrebbe donato un senso di pace interiore. Ora la detestava, perché dava modo ai pensieri annegati dentro di sé di riemergere a gran voce. Sospirò, dirigendosi verso il soggiorno. Si gettò su una sedia e si tolse il consunto giaccone, valutando la possibilità di bere un bicchiere della nutrita scorta di alcolici di Orion Black prima di dirigersi a letto.
Anelava all’oblio dei sensi. Non che non si fosse già messo avanti in quel senso.
Le missioni notturne, in particolare quelle in solitaria, erano diventate un toccasana per la sua mente confusa. Più il rischio era elevato, più l’adrenalina lo distoglieva dai suoi pensieri. Nel caso in cui non fosse stato necessario svolgere niente di pericoloso, si offriva volontario per le missioni più sfiancanti, così da arrivare a letto talmente sfinito da addormentarsi non appena la sua testa toccava il cuscino.
I compiti da svolgere quella notte per l’Ordine non si erano tuttavia rivelati né pericolosi, né così lunghi da tenerlo occupato fino a tarda notte. Aveva però avuto un inaspettato colpo di fortuna all’uscita di Nocturn Alley. Si era recato in quel buco fetido per un sopralluogo infruttuoso in una casa appartenente ad un uomo in contatto con i mangiamorte e, constatata l’assenza di alcunché di interessante, si era avviato verso Diagon Alley, sperando di trovare qualcosa da fare per occupare il suo tempo. Era così incappato in una sua storica conoscenza. Il suo vecchio amico, se proprio così lo si poteva definire, era un mezzo goblin di nome Arktion che viveva ai margini della società. Remus aveva avuto a che fare qualche anno prima con i suoi traffici loschi per guadagnare qualche spicciolo.
Per evitare domande indiscrete sulla sua presenza in quel luogo, gli aveva offerto da bere in uno squallido pub nelle vicinanze, brindando alla loro passata alleanza. L’inaspettata rimpatriata si era protratta fino alle luci dell’alba, quando Remus si era finalmente diretto verso Grimmauld Place, un po’ barcollante e con la testa leggera.
Non a sufficienza però.
Pensando confusamente che avrebbe dovuto a breve aggiungere la voce ‘alcolismo’ alla lista dei suoi problemi se avesse continuato di questo passo, aprì l’armadietto della scorta di alcolici.
I rifornimenti erano decisamente calati da quando era cominciato il soggiorno di Sirius in quella casa. Scelse una bottiglia piena di un liquido ambrato dall’aspetto invitante e si versò una generosa dose.

“Tsk, tsk, tsk.”

Remus si girò verso quel suono, non troppo sorpreso di trovare Sirius che lo osservava a braccia conserte dalla soglia.
Nonostante il suo ottimo udito, non lo aveva sentito arrivare. Felpato di nome e di fatto, pensò.

“Amico, non mi sembra il caso di bere a quest’ora del mattino.” gli disse, fingendosi preoccupato. “Che cosa direbbe Molly?”

“Ma da che pulpito.”

Remus vuotò il bicchiere in un sorso, poi estrasse la bacchetta e fece evanescere il bicchiere.

“Ecco, ora denunciami.”

Sirius lo guardò con gli angoli della bocca incurvati all’insù, poco turbato dall’insolenza dell’amico.

“Ahh, sempre il solito. Così bravo a nascondere le prove. Ecco perché tutti in questa casa sembrano pensare che il continuo calo degli alcolici sia solo colpa mia. Convinzione, tra l’altro, totalmente errata.”

Lo superò fischiettando per dirigersi ai fornelli e appellò delle uova ed una serie di spezie, che fluttuarono verso di lui dalle credenze.

“Gradisci una buona colazione?”

Remus guardò la schiena di Sirius, mentre quello cominciava ad affettare dei pomodori.

“Sei parecchio allegro stamattina.” gli disse, sospettoso.

“E tu invece hai l’aria di una megera dopo un rito pagano.”

Remus alzò gli occhi al cielo.

“Ti prego, basta. Mi fai arrossire con questi complimenti.”

“No, amico. Dico sul serio.” disse Sirius, girandosi verso di lui con sguardo serio, per una volta. “Hai un aspetto orribile. Non puoi continuare così. O, almeno, non puoi continuare così senza nutrirti.”

Agitò il coltello sporco che brandiva, facendo volare pezzi di verdura ovunque. Remus sorrise tra sé pensando all’espressione di Molly quando avrebbe trovato la cucina in quelle condizioni.

“Colazione?” richiese Sirius.

“D’accordo.” acconsentì Remus, più convinto dall’arma che brandiva l’amico che dalle sue parole.

Si domandò se il mondo si fosse capovolto ultimamente. Lui, Remus, che si comportava in maniera totalmente sconsiderata…. Sirius che riemergeva dalla bolla di depressione, in cui sempre più spesso si rinchiudeva, per rimproverarlo per le sue azioni… Tonks…
Scosse la testa, come per scacciare una mosca. Non doveva pensare a lei. Non se lo poteva permettere.
Si sedette su una delle sedie che circondavano la lunga tavola in legno della cucina, cercando qualcosa con cui distrarsi, per impedire ai suoi pensieri di deviare in una zona pericolosa.
Il suo sguardo fu attratto da una bottiglia di vino elfico mezza vuota e da due bicchieri sporchi posati accanto ad essa. Si vedevano ancora le tracce delle labbra che vi avevano bevuto sui bordi.

“È stato qui qualcuno stanotte?” domandò Remus, incuriosito, prendendo in mano uno dei calici.

“Mh?” chiese Sirius, distrattamente. “Oh, sì. Beh, come ti ho detto, il calo della scorta di alcol non è solo colpa mia.”

Con un colpo di bacchetta fece fluttuare la ciotola di pomodori fino al tavolo e mise una sostanziosa dose di uova e pancetta in una padella sfrigolante.

“Non sempre almeno.” aggiunse, sogghignando.

“E chi… “ cominciò Remus, interrompendosi a metà della frase, mentre un pensiero atroce balenava nella sua mente. Che la compagnia misteriosa fosse…?
La sua mente fu invasa dal dubbio. Si impose di apparire indifferente. Poteva essere uno chiunque dei membri dell’Ordine, si disse. Spesso le missioni si protraevano fino a tardi e spesso qualcuno indugiava in cucina per rifocillarsi e scaldarsi, prima di tornare a casa. Non c’era motivo logico di pensare che si trattasse proprio di…

“Hai detto qualcosa, Remus?” chiese Sirius, dividendo in due porzioni quella che era probabilmente l’omelette più unta che Remus avesse mai visto in vita sua.

“No, niente.”

Sirius si sedette di fronte a lui, porgendogli un piatto e tuffandosi sull’altro, mangiando con ingordigia.

“Ahh… ci voleva proprio. Ho proprio una fame da leoni.”

Remus non toccò il proprio.

“Dunque stanotte ti sei divertito?” chiese infine. Sapeva di essere sciocco ma doveva togliersi quel tarlo.

Sirius alzò appena la testa dal proprio piatto per rispondere.

“E da cosa deduci che mi sia divertito?”

“Questa bottiglia di vino praticamente finita per cominciare. E la tua insolita allegra a quest’ora del mattino.”

“Sei sempre un acuto osservatore, eh?”

Remus ebbe un moto di stizza nel constatare il tono di scherno di Sirius.

“A volte.”

“E pensa che la bottiglia che vedi è la seconda. La prima l’ho già levata di mezzo.”

Scoppiò a ridere, con quella sua risata simile ad un latrato. Se non avesse saputo che era impossibile, Remus avrebbe detto che Sirius si stava divertendo a tenerlo sulle spine. Quasi come a confermare la sua teoria, Sirius balzò in piedi.

“Caspita! Il caffè!”

Corse verso i fornelli e recuperò due tazze fumanti che portò al tavolo, soffiandoci sopra per raffreddarle.

“Prego, Lunastorta. Non capita tutti i giorni di avere un Black come maggiordomo.”

“Grazie. No, infatti.”

Sirius bevve un sorso, molto lentamente, attento a non scottarsi.

“Cosa stavamo dicendo? Ah, sì, se mi sono divertito.”

Soffiò ancora sulla tazza.

“Beh…” cominciò, titubante. “In un certo senso, sì. È stata una notte strana, se devo essere sincero.”

Appellò la zuccheriera e aggiunse due abbondanti cucchiai alla tazza.

“Sai, quando metti due persone particolarmente disilluse dalla vita in una stanza con una bottiglia di vino piena puoi avere due soli risultati, diametralmente opposti. In un caso, alla fine possono andarsene per la propria strada, ognuno più depresso di prima. Nell’altro, possono tirarsi un po’ su a vicenda.”

Trasse a sé la ciotola di pomodori, versandone una buona porzione su ciò che rimaneva della sua colazione.

“Fortunatamente” disse “nel nostro caso, è avvenuta la seconda opzione.”

Il tarlo che lo tormentava crebbe a dismisura. Tonks era particolarmente triste il giorno prima. Aveva cercato per l’ennesima volta un confronto con lui, che l’aveva respinta ostentando indifferenza. Nel suo petto gli era parso però che si staccasse un altro pezzo -l’ennesimo- del suo cuore per andarsene nel buio.

“Remus, hai intenzione di spezzarmi il cuore?” esclamò Sirius, quasi come se gli avesse letto nel pensiero. “Ho cucinato quell’omelette con… beh, amore mi sembra eccessivo. Diciamo che l’ho cucinata con occasionale simpatia.”

Remus si sforzò di assaggiarne un pezzo. In altre occasioni l’avrebbe divorata. Aveva vissuto di stenti per anni e trovarsi cibo caldo in tavola per tre volte al giorno tutti i giorni era un sogno a cui a volte faceva ancora fatica a credere. In quel momento l’omelette gli sembrava però fatta di segatura.

“Squisita.” mentì. “Beh, in effetti qualche chiacchera nel cuore della notte con un bicchiere di vino fa sempre bene.”

“Qualche chiacchera?” esclamò Sirius. “Un bicchiere di vino? Amico, non hai idea di ciò di cui parli.”

Scoppiò di nuovo a ridere, mentre guardava famelico anche il piatto di Remus.

“Non la finirai quella, vero?”

“Tieni.” sospirò Remus spingendo il piatto verso Sirius, che lo attaccò, più simile che mai ad un segugio che si lancia sulla preda.

“Non hai davvero idea” disse dopo un po’, tra un boccone e l’altro. “di quanto a lungo quella sia in grado di buttare giù bicchieri e parlare, senza mostrare segni di cedimento. Ha colpito pure me. E sai bene quanto io sia poco impressionabile.”

Bevve un ampio sorso di caffè.

“Tempo due ore e avrei potuto dichiararmi un esperto di musica rock, moderna e non. E ti assicuro che le basi non erano per niente buone.”

A quel punto, il panico che Remus stava tenendo faticosamente sotto controllo, esplose con la violenza di uragano. Posò la tazza di caffè per impedirsi di lanciarla attraverso la stanza.
Che cosa ti aspettavi? Che Tonks ti piangesse dietro per l’eternità? disse una voce amara nella sua testa. È già incredibile che si sia invaghita di te in questo breve periodo, razza di idiota. È già molto più di quanto potessi sperare.
Remus tentò con tutte le sue forze di non far trasparire nulla, e nascose il viso appoggiando la fronte ad una mano, fingendo di aver sonno.
Dannazione, certo che non si aspettava che gli piangesse dietro per l’eternità. Sapeva già che prima o poi lei sarebbe andata avanti, incontrando magari un suo affascinante coetaneo a uno di quei concerti rock che le piacevano tanto. Magari lo avrebbe sposato e, col tempo, avrebbero comprato una bella casa con un gufo domestico e, forse, sarebbe pure arrivato qualche marmocchio. La vita che meritava. Lo stomaco di Remus si contorse al pensiero.
Solo una cosa però, se possibile, lo avrebbe potuto far stare ancora peggio.
Che cos’è che ti infastidisce tanto? lo interrogò aspramente la solita voce. Sapevi che qualcun altro sarebbe arrivato, no?
Sì, pensò confusamente, che lo sapeva. Ma per l’amor del cielo, non Sirius.
E perché? Perché è più bello di te? Perché è normale?
Non poteva negarlo a sé stesso: era maledettamente, stupidamente geloso. Aveva sempre guardato con ammirazione l’effetto innegabile che Sirius esercitava sulle ragazze. Ai tempi di Hogwarts aveva lasciato una scia di cuori infranti, in alcuni casi consapevolmente e in altri no. Talvolta aveva anche provato una punta di invidia. A lui riusciva tutto così facile.
Ma con Tonks… No, sapeva che non avrebbe mai tollerato di vedere quei due insieme, di veder sbocciare il loro amore davanti ai suoi occhi. Il solo pensiero di vederli assieme, di saperli in intimità assieme lo faceva impazzire. La sua fervida immaginazione gli presentò una serie di immagini non desiderate che, lo sapeva, avrebbero tormentato le sue notti per lungo tempo.
Il solo immaginarli a letto insieme gli fece provare un violento istinto di estrarre la bacchetta e lanciare una maledizione a Sirius.
Si appellò all’ultimo briciolo di autocontrollo che gli rimaneva e inspirò profondamente.
Stava esagerando, tutto sommato. Probabilmente si erano scolati solo un paio di bottiglie di vino scambiandosi confidenze da ubriachi ed era finita lì.

“Remus? Tutto bene?” gli chiese Sirius, che ormai aveva ripulito piatto e tazza e tormentava uno stuzzicadenti, tenendolo stretto tra gli incisivi e l’arcata inferiore. Lo stava osservando con aria eccessivamente inquisitoria.

“Sembra che tu stia per avere un infarto.”

“Sto bene.” rispose lui, alzando il viso e riprendendo il controllo di sé. “Sono solo un po’ stanco.”

Si alzò dalla tavola. “Sarà meglio che vada a dormire.”

Anche Sirius si alzò, impilando tazze e piatti l’uno sopra l’altro.

“Uh-uh. Sembra che invece qualcuno qui abbia bisogno di lezioni di resistenza.” gli disse serafico. “Fossi in te chiederei a Tonks. E non solo per l’alcol.”

Gli strizzò l’occhio, avviandosi al lavabo. “Ci sa parecchio fare anche in altri contesti, non so se mi spiego.”

Remus balzò in piedi, ogni residuo di autocontrollo e di parvenza di indifferenza svanito nel nulla.
Si avviò a grandi falcate verso Sirius, estraendo la bacchetta. Era talmente turbato che quando arrivò alle sue spalle era ancora indeciso se Schiantarlo, tirargli un pugno o urlargli contro.
Sirius lanciò i piatti sporchi nel lavello, senza accennare minimamente a lavarli e si girò a fronteggiare Remus. Se era stupito di trovarsi uno dei suoi più vecchi amici davanti a lui con una bacchetta sguainata e l’aria totalmente sconvolta, non lo diede minimamente a vedere.
Gli diede una pacca amichevole su una spalla.

“Non lo diresti mai” disse Sirius “ma in realtà Tonks è un’eccellente ballerina. Non di danza classica, certo.” Si interruppe per ridacchiare alla propria battuta.
“Ma quando si tratta di agitarsi a ritmo di musica eccessivamente caotica, è davvero imbattibile.”

Detto questo, lo superò fischiettando per andare a recuperare una vecchia copia della Gazzetta del Profeta.
Remus non si mosse, mentre uno spiraglio si apriva nella tempesta che si stava agitando nella sua testa. Non era successo niente di ciò che temeva dunque?
Sirius si sedette su una vecchia poltrona, spiegando i fogli del giornale sulle ginocchia.

“E comunque…” aggiunse, osservandolo di sottecchi. “Un po’ di autostima, vecchio mio. Pensi davvero che Tonks verrebbe mai a letto con me?”

Il sollievo che provò Remus fu così intenso che fu come se qualcuno gli avesse rovesciato un secchio di acqua bollente sulla testa.
Ci volle qualche istante prima che riuscisse a riacquistare di nuovo il controllo.

“Quindi voi non avete…” si interruppe di nuovo, schiarendosi la voce. Cercò di mostrarsi indifferente e distaccato.

“Non capisco di che cosa tu stia parlando, Sirius. Puoi andare a letto con chi ti pare, per chi mi riguarda.”

Sirius scoppiò a ridere sguaiatamente.

“Ah sì? La pensavi allo stesso modo prima, quando meditavi se mi avrebbe fatto più male un cazzotto o una Fattura Stendente?”

Remus, preso totalmente alla sprovvista, ci mise qualche istante a rispondere. Era da anni che non si sentiva così… vulnerabile.

“Non… Non essere ridicolo Sirius.” riuscì a tirar fuori, infine, in un convincente tono esasperato. “Volevo solamente aiutarti a… ehm… pulire i piatti.”

Per sostenere la sua tesi agitò la bacchetta in direzione del lavabo, dove le stoviglie sporche si alzarono a mezz’aria per farsi insaponare da una spugna consunta. Il suo incantesimo, ben lungi da avere l’efficacia degli incantesimi domestici usati da Molly Weasley, lasciò nel lavabo le stoviglie non molto più pulite di prima.

“Mh.” commentò Sirius, fingendosi impressionato. “Lo vedo.”

“Dannazione, Sirius!” esclamò Remus, stavolta esasperato per davvero. “Vai al diavolo! Non è come credi tu!”

Era indignato per essersi lasciato raggirare in quel modo così infantile. Anni e anni per imparare a trattenere le proprie emozioni dietro una maschera buttati letteralmente nel gabinetto.
Si maledisse mentalmente. Tonks aveva l’incredibile capacità di disintegrare il suo raziocinio.
Sirius rise di nuovo più forte di prima, se possibile. Lanciò via il giornale e si avviò fuori dalla cucina.

“Oh, quanto vorrei che ci fosse anche James! Si starebbe pisciando sotto dalle risate.”

Remus, appena placato al pensiero, sorrise malinconicamente. Sì, se James fosse stato in quella cucina polverosa con loro si sarebbe letteralmente sbellicato dal ridere per come Remus si era fatto imbrogliare. Se lo poteva quasi figurare sul divano consunto mentre si abbracciava la pancia con le mani, gli occhiali storti sul volto affilato, come tante volte aveva fatto nella loro gioventù.
Sirius si fermò sulla soglia, smettendo di ridere, quasi come se avesse un ripensamento.

“Comunque, sicuramente non sono affari miei.”

“Infatti.” ringhiò Remus.

Sirius si girò per guardarlo in viso, con un’espressione strana. Era come se lo vedesse davvero dopo parecchio tempo. Gli ricordava qualcosa, un episodio accaduto un mattino di tanti anni prima.
Remus capì all’improvviso. Aveva lo stesso sguardo di quando da ragazzi si riappacificarono dopo non essersi rivolti la parola per mesi.

“Io ti dirò lo stesso ciò che penso, però, se vorrai ascoltarmi.”

Remus valutò la possibilità di mandarlo nuovamente al diavolo. Nei suoi occhi non c’era però più traccia dell’atteggiamento canzonatorio che aveva avuto fino a poco prima. Le sue parole erano gentili. Nonostante gli anni di separazione, le bugie e i segreti che si erano eretti tra loro negli anni come una barriera, Remus vedeva in Sirius ancora il suo vecchio amico. Il suo migliore amico. L’ultimo relitto di un passato che lo aveva reso straordinariamente felice. Si fidava di lui.

“Certo, vecchio mio.”

“Lei sa a cosa va incontro, sai?”

Remus lo guardò interrogativo. Come diavolo faceva a…?

“Fidati e basta.” gli disse Sirius, ben interpretando la sua espressione confusa. “Capisce benissimo che cosa comporti stare con te. E ha fatto la sua scelta. È molto più saggia di quanto non sembri.”

Fece per andarsene, ma all’ultimo cambiò idea. Gli lanciò un ultimo sguardo inquisitorio.

“Hai mai pensato che forse sei tu a non capire?”

Remus non rispose, i suoi pensieri ormai totalmente alla deriva. Sirius gli posò un’ultima volta la mano sulla spalla e se ne andò, lasciandolo in compagnia di due calici vuoti e di una mente piena di fantasmi del passato e di dubbi sul futuro.
Si stropicciò gli occhi. Quel giorno non sarebbe decisamente riuscito a dormire.
 






Finish! Piaciuta? Mi sono sempre divertita ad immaginare Remus geloso di Sirius dopo aver letto la sua storia scritta dalla Rowling, spero di non aver esagerato.
La raccolta di one-shot nei miei programmi ne comprenderebbe solo un'altra con la conversazione avvenuta realmente tra Tonks e Sirius (ovviamente da scrivere).
Baci xx

 
 
   
 
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