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Autore: Dark Feder    24/11/2019    0 recensioni
Daishou Suguru è sicuro di due cose. Primo, di essere un uomo di successo. Secondo, di essere perdutamente innamorato di Mika Yamaka. (Office AU Daishou/Mika, side Bokuto/Akaashi) // [Questa storia partecipa a “Ink’n’Soul” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa a “Ink’n’Soul” a cura di Fanwriter.it!

★ Numero Parole: 2775

★ Prompt/Traccia: A apparteneva a una gang di strada, ma ha deciso di rifarsi una vita e ora è un impiegato. Il completo che indossa ogni giorno è perfetto per nascondere i tatuaggi segno del suo passato. Salvo che, per x motivo, B li scopre. BONUS C, un suo ex compagno di gang, lo sta cercando e si presenta al suo posto di lavoro.



Daishou Suguru era certo di due cose. Primo, di essere un uomo di successo.
Figlio di un rinomato procuratore distrettuale, aveva sempre avuto tutte le porte spalancate davanti a sé: i soldi non erano mai stati un problema, ed aveva ricevuto la migliore delle educazioni. Avrebbe potuto avere un futuro di successo nel mondo della legge, ma contro ogni aspettativa aveva deciso di intraprendere una nuova strada, ed era diventato in poco tempo uno dei migliori venditori di un'importante compagnia di assicurazioni. Le malelingue non mancavano, però, e molti insinuavano che fosse arrivato dove era solo grazie all’aiuto di paparino, o che ricorresse a minacce o metodi illegali per ottenere i suoi contratti.

A Suguru questo genere di voci non importava. Non aveva tempo da perdere con degli inetti che potevano solo aspirare a un grammo della sua gloria. Tuttavia...

Aveva una seconda certezza. Ed era di essere perdutamente innamorato della dolcissima segretaria del suo ufficio, Mika Yamaka.


Mika era intelligente, socievole, umile e sempre sorridente. E soprattutto, al contrario di tutti gli altri in ufficio, non si era mai lasciata influenzare dalle brutte voci che giravano sul suo conto.

"Non sono una che bada ai pettegolezzi!" aveva detto lei.


Peccato che non fossero tutti pettegolezzi. Daishou era davvero un poco di buono, o almeno lo era stato. Negli anni del liceo, sotto una spinta di ribellione verso i suoi genitori, aveva  finito per prendere una brutta strada e si era addirittura ritrovato a capo di una banda di adolescenti, ed aveva terrorizzato gran parte di Tokyo. L'avere il padre procuratore lo aveva avvantaggiato, rendendolo sempre praticamente intoccabile. Preso com'era dal suo delirio di onnipotenza, aveva iniziato addirittura ad imitare la yakuza, decidendo di far tatuare a tutti i membri della sua banda un enorme serpente lungo tutto il braccio. Si facevano chiamare “I crotali”.


Quel passato ora però lo tormentava, e a volte sentiva pulsare quel tatuaggio da sotto il tessuto bianco della camicia, come se fosse vivo.


Aveva deciso di lavorare come venditore qui proprio perché la camicia e il completo erano obbligatori, in modo da poter nascondere quella orribile parte di sé, e riniziare da capo. Beh, più o meno, visto che le persone lo consideravano comunque un impostore e un meschino per il tipo di lavoro che faceva. Poco male, perchè alla fin fine erano i risultati a parlare: il suo nome era sempre in cima alla lista dei migliori venditori del mese. Ma quando certe voci giungevano alle orecchie della piccola Mika, il cuore gli si stringeva.

Sospirò, lanciando uno sguardo di soppiatto dalla propria scrivania in direzione della ragazza, che si stava intrattenendo a parlare con il responsabile del reparto contabilità, Akaashi Keiji.

Tirò fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni, e iniziò a mandare qualche messaggio alla chat di gruppo dei suoi ex compagni.


> you: Mika-chan oggi è stupenda.


> Numai: Non è quello che scrivi ogni giorno?


> you: Lo scrivo ogni giorno perchè è vero.


> Numai: Ancora non ti rassegni? Non ti ha già scaricato varie volte?


> you: Non mi ha scaricato.


> you: ha solo rifiutato i miei inviti a cena.


> Numai: sei senza speranze.



Daishou sospirò. Era davvero senza speranze. Di solito non aveva problemi a conquistare le ragazze - cadevano tutte ai suoi piedi, ed in particolare quando mostrava loro il suo tatuaggio ridacchiavano eccitate, contente di stare con un bad boy.

Ma Mika… Mika meritava molto più di quello. Voleva essere per lei più di un piacevole passatempo, e soprattutto voleva che lei vedesse oltre la sua sbruffonaggine, che vedesse il vero Suguru.

Si portò le mani sulla fronte, esasperato. Oh Mio Dio. Mi piace davvero. Sto diventando melenso.

Cercò di calmarsi, cercando di lavorare al pc mentre programmava i prossimi appuntamenti con i suoi clienti. Calma, Suguru, Calma.


Almeno non era melenso come Akaashi Keiji, che proprio in quel momento stava scrivendo un messaggio sul proprio telefono, probabilmente al fidanzato, a giudicare dal suo sorriso appena accennato, che non rivolgeva mai a nessun altro.

Akaashi e il suo fidanzato, un istruttore di palestra ben piazzato, erano innamorati matti anche se erano l’uno l’opposto dell’altro. Ed ovviamente, visto che Suguru aveva tutte le fortune del mondo, conosceva molto bene il palestrato - era stato a capo di una banda rivale durante i suoi anni ribelli, e si era scontrato con Daishou e i suoi varie volte. Ma al contrario di Suguru, che rinnegava con vigore il passato, Bokuto Koutarou (questa era il suo nome) indossava sempre canottiere o magliette aderenti, e metteva sempre in bella mostra le ali tatuate sulla sua schiena, spalle e parte dei bicipiti. Diceva che a Keiji piacevano - ma a giudicare da come Akaashi appoggiava le mani sui bicipiti e stringeva in maniera compiaciuta, probabilmente non era il tatuaggio la sua principale fonte di interesse. Erano una coppia decisamente strana, ma aveva visto Keiji uccidere senza pietà ogni insetto in ufficio, fatto piangere un novellino per poi scusarsi educatamente, e parlare da solo in preda alla disperazione quando qualcuno sbagliava a compilare dei documenti, quindi in realtà tra i due forse il moro era ancora più strano e spaventoso.


Gli davano da pensare, però - se due persone così diverse riuscivano a stare così bene insieme, forse c’era davvero una speranza anche per lui e Mika.

Era inutile rimuginare. Doveva agire. Si alzò in piedi, sfoggiò il suo sorriso più smagliante e si diresse verso la scrivania della bella Mika.

Mika-chan, buongiorno! Oggi sei ancora più radiosa del solito… oh! Hai per caso cambiato qualcosa nel make up?”

Daishou-san! Oh, in effetti si… ho voluto provare una nuova palette! Mi fa piacere che tu l'abbia notato.”

Noto ogni cosa di te, pensò Suguru, ma persino lui si rendeva conto di quanto fosse squallido da dire ad alta voce.

“Mika-chan, stavo pensando, se non hai impegni questo fine settimana---”

Mika si alzò in piedi all’improvviso. “OH! Mi sono dimenticata che il direttore mi aveva chiesto di portargli il caffè!! Devo andare!”
La ragazza scappò via in un lampo, lasciando Daishou con un pugno di mosche in mano.

Quando si girò, sospirando per essere stato di nuovo scaricato, vide Akaashi in piedi dietro di lui, che lo stava osservando intensamente.

“Beh, cosa vuoi? Vuoi ridere di me? Fai pure. Daishou Suguru non riesce a conquistare una segretaria.”

“Quando parli sembri finto, Daishou-san. Credo che Yamaka-san non si fidi di te.”

“Oh, come mi dispiace, ma sai, non tutti possono avere una relazione tutta rosa e fiori come la tua con testa d’uccello.”

Come se Daishou lo avesse evocato, la porta dell’ufficio si spalancò, e Bokuto Koutarou entrò canticchiando. Doveva essere di ritorno dalla palestra, perché aveva i capelli giù, ancora umidi, ed indossava come al solito una canottiera nera e dei jeans strappati. Gettò il borsone da palestra a terra, in mezzo al corridoio, corse verso Akaashi e lo avvolse in un stretto abbraccio, sollevandolo da terra e facendolo volteggiare in aria.

“Come sta il mio meraviglioso fidanzato?”
“Kou--- Bokuto-san, per favore. Siamo in ufficio.” Bokuto lo lasciò andare, abbassando lo sguardo, deluso. Akaashi gli passò una mano tra i capelli in un gesto affettuoso, sussurrandogli “Più, tardi, Koutarou.”

Daishou imitò il suono di un conato, attirando così l’attenzione dei due piccioncini. Vide Akaashi rivolgergli un’occhiataccia, mentre Bokuto sembrò accorgersi di lui solo in quel momento.

“Daishou! Come te la passi?” disse, mentre avvolgeva il fidanzato in un abbraccio affettuoso da dietro, ed appoggiava la testa sulla spalla di lui.
“Bene, e al contrario di te e Akaashi so ancora cosa sia la decenza. State mettendo in imbarazzo l’intero ufficio.” disse, indicando le varie persone che distoglievano lo sguardo quando passavano accanto alla coppia.

“Kaashi, ti sto mettendo in imbarazzo con i colleghi?” chiese Bokuto sollevando la testa, seriamente preoccupato.

“No, Bokuto-san. Daishou-san è solo nervoso perchè Yamaka-san lo ha appena scaricato.”

Daishou sentì il sangue ribollire nelle vene e la faccia tingersi di rosso per la vergogna. “COME OSI---”

In quel momento, Mika arrivò di corsa, cercando di tenere in equilibrio un bicchiere di carta, presumibilmente il tanto atteso caffè del direttore “Ahh, stavo per dimenticare lo zucchero---!!”

Akaashi lanciò uno sguardo al borsone da palestra di Bokuto per terra e sgranò gli occhi “Yamaka-san, fai attenzione!!”

Mika si rese conto troppo tardi dell’avvertimento e all’ultimo tentò un salto, ma perse l’equilibrio e il bicchiere le scivolò dalle mani. Akaashi, Bokuto e Daishou scattarono tutti insieme nello stesso momento. Keiji, che era il più vicino, riuscì ad afferrare al volo la ragazza, mentre la tazza di caffè volò dritta sulla camicia di Daishou, che stava ancora tendendo in avanti la mano per afferrare Mika. Ignorò il dolore della bevanda bollente sul suo braccio e si precipitò verso la ragazza. “Mika-chan!! Va tutto bene?”
La ragazza, con l’aiuto di Keiji, si alzò in piedi. “Sì, Akaashi-kun mi ha presa in tempo, non mi sono fatta nulla… ah! Daishou-san!!! La tua camicia!”
Daishou finalmente si guardò il braccio, nel punto in cui era atterrata la bevanda bollente, e notò con orrore che l’intera manica era stata completamente sporcata di caffè... E che faceva un male cane, ora che non era più preoccupato per Mika.

“Il caffè era bollente, il capo lo adora così!!!” Senza chiedere e in preda al panico, Mika slacciò il bottone della manica della camicia di Suguru ed iniziò a portarla su, per vedere l’entità del danno “Devi toglierti immediatamente la camicia... ah, dobbiamo controllare se ci sono ustioni, una volta ho letto di una tipa che si è ustionata con il caffè di Starbucks---”
Sentire Mika così preoccupata per lui e le sue piccole mani tiepide toccargli la pelle fecero per un attimo dimenticare a Daishou la gravità della situazione in cui si trovava, ma venne bruscamente riportato alla realtà quando le mani della ragazza si fermarono lungo il suo braccio.

Daishou guardò cosa stesse succedendo, e realizzò con orrore che Mika stava fissando il suo tatuaggio.
“No!” urlò, ritirando il braccio, stringendolo a sé “No-- questo, ecco--” Mika lo stava ancora osservando con gli occhi sgranati.
Fu Akaashi a salvarlo da quella situazione senza via di scampo.
“Daishou-san, è meglio se vai in bagno a cambiarti e a mettere il braccio sotto l’acqua per alleviare il dolore di una possibile ustione. Se non hai un cambio, Bokuto-san dovrebbe avere qualche maglietta pulita in borsone che può prestarti. Non è vero?”
“Uh? Ah, sì, in effetti ho una t-shirt nuova che tengo di scorta! Puoi prenderla se ne hai bisogno!” annuì Bokuto.
“E se sei preoccupato per la poca professionalità, beh, puoi sempre tenere sopra la giacca del completo. Se invece lo ritieni opportuno, a seconda della gravità delle ustioni, puoi anche decidere di tornare a casa prima.”

Daishou lo odiò in quel momento, e odiò sé stesso per aver odiato Akaashi. Sapeva che lo stava aiutando, avrebbe dovuto essergli grato, ma si sentiva così umiliato per non essere riuscito a mantenere la calma.

Prese la maglietta che Bokuto gli stava porgendo, e si diresse verso il bagno, senza voltarsi e sentendo tutto il peso dello sguardo stupito di Mika su di sé. Doveva aver capito tutto.


Si tolse la camicia macchiata ed infilò la maglietta, che grazie a Dio era una semplice t-shirt nera con una scritta bianca su sfondo rosso (Ace), e mise il braccio arrossato sotto l’acqua fredda del lavandino. Non era così grave come Mika aveva pensato, ma la pelle era arrossata ed era meglio evitare complicazioni. Guardava mentre l’acqua scorreva sul tatuaggio del serpente crotalo, che sembrava fissarlo con sguardo divertito..
Non si può sfuggire dal passato… mi dovrò rassegnare a rinunciare a Mika. Ora penserà che tutte quelle storie su di me siano vere.”


Rimase chiuso in bagno per tutto il resto del pomeriggio, aspettando che l’ufficio si facesse silenzioso. Aveva fatto una scenata e non voleva incontrare nessuno - in particolare Mika. Non avrebbe avuto la forza di guardarla in faccia dopo aver visto il suo sguardo poche ore prima. Criminale. Teppista. Infame.


Quando fu abbastanza sicuro che non ci fosse più nessuno in giro, sgattaloiò fuori dal bagno e raccolse gli oggetti dalla sua scrivania, piegò la camicia macchiata e lesse una nota di Akaashi che diceva che avrebbe potuto tenere la t-shirt. Si diresse verso l’uscita.

“Daishou-san, aspetta.”

Daishou si paralizzò sul posto. No. Si girò molto lentamente.

“Mika-chan!” disse, sfoggiando il suo miglior sorriso di circostanza “Mi dispiace, ma oggi devo proprio correre via, è già così tardi!”

“Non mi prendere in giro.” disse lei, sbuffando “Forza, vieni qui. Ho tagliato una foglia di aloe dalla pianta nell’ufficio del capo.” si sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, rivelando le sue guance arrossate.


Quello fu il colpo di grazia per Daishou, che si sedette insieme alla ragazza sui divanetti in entrata. Ci fu un momento di imbarazzo, ma poi esitante Daishou le porse il braccio, rivelando nuovamente il tatuaggio. Questa volta la ragazza non si scompose, e spremette il liquido contenuto all’interno della foglia sulla pelle arrossata di Daishou, massaggiando in maniera molto delicata per spalmarlo meglio. Le dita di lei indugiarono sul tatuaggio, seguendo la forma del serpente. Suguru deglutì.

“Mika-chan... scusami. Non avrei voluto che tu lo vedessi.”

“Per quale ragione? È solo un tatuaggio. Non c’è nulla di male..”

Daishou sospirò. Era sempre così buona. “Mika, sono sicuro che conosci le voci che girano sul mio conto. Sono vere. Sono stato a capo di una banda, anni fa. Ho fatto molte cose di cui mi vergogno. Non sono il Principe che meriti. Ti lascerò in pace”

Questa volta fu il turno di Mika di protestare.

“Per me non ha importanza che tipo di persona eri in passato. L’importante è chi vuoi essere ora. Sai… non è a causa di quelle voci su di te che non ho mai voluto darti corda.”

“E allora perché?”

“È perchè non mi sei mai sembrato sincero. Mi sorridevi, ma è lo stesso sorriso che riservi ai clienti. Però, a volte, quando pensi che io non stia guardando, mi volto verso di te e…” Mika arrossì, e non continuò la frase, abbassando il volto imbarazzata.

Anche Daishou era scarlatto in volto, non riusciva a credere alle sue orecchie. La sua preziosa Mika-chan… lo osservava di nascosto?

“M-ma allora..!”

Mika continuò a guardare verso il pavimento, imbarazzata, e spostò la propria mano su quella di Daishou, dando una leggera stretta “M-mi piaci anche tu, Suguru-kun.”

Daishou quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Stava accadendo davvero?

Iniziò ad iperventilare e a biascicare qualche parola incomprensibile, non riconoscendosi più. Quando finalmente riuscì a calmare il tumulto che aveva dentro di sé, ricambiò la stretta di Mika.

“Sicura di volerti mettere con un ex-teppista?”
Mika annuì. "Per me non è un problema. E devo confessarti anche io un segreto, Suguru-kun…. in realtà, sapevo che le voci erano vere. Io e Bokuto siamo amici su Instagram, ogni tanto parliamo." disse, tirando fuori il telefono, e mostrando una foto del ragazzo palestrato che metteva in mostra la propria schiena tatuata, mentre due braccia (Akaashi, senza dubbio) lo stringevano.


Daishou osservò la ragazza, e non credette a cosa stava per dire. “Vuoi… fuori fare una foto anche tu?”

Gli occhi di Mika si illuminarono. Intrecciò le dita a quelle di Suguru - e lui penso di poter morire - e fece aderire il suo volto a quello del ragazzo - oh, sì, era morto ed ora era in paradiso - portò il telefono in alto e disse “Sorridi, Suguru-kun!!!”

Nonostante fosse abituato a sorridere per lavoro praticamente sempre, in presenza di Mika si sentiva di nuovo un ragazzino alle prese con la prima cotta, e fece un ghigno imbarazzante che ben poco si avvicinava a un sorriso. A Mika sembrò piacere però, visto che guardava la foto sorridendo. Applicò un filtro e la pubblicò su instagram, inserendo compiaciuta vari hashtag, tra cui Daishou notò #badboy #badgirl #tattoolove e altre cose veramente imbarazzanti, mentre ridacchiava tutta contenta.


“Fatto~! Ora che è pubblicato, è ufficiale~”

“Nessun ripensamento?” chiese Daishou.

“Nessun ripensamento!~” rispose Mika, raggiante. Strinse nuovamente la mano del ragazzo, ed appoggiò la testa sulla sua spalla “Magari ora sto correndo troppo, ma non vedo l'ora di presentarti ai miei.”

Un’altra vampata di calore avvolse Daishou. Mika faceva sul serio. “Mi farebbe molto piacere.”

Mika sorrise. “Tu e mio padre potreste scambiarvi storie sui vostri anni da teppisti! Ha fatto parte di una gang durante il liceo, all’epoca usavano un cobra reale come tatuaggio. Il tuo crotalo è molto più carino!”

Cosa.

Cosa.

“Mika-chan…Cosa…Tuo padre...?” chiese Daishou, voltandosi verso la ragazza.

“Nessun ripensamento. Giusto, Suguru-kun?~”


In quel momento, Daishou Suguru si rese conto di due cose. Primo, era innamorato perdutamente di Mika Yamaka. E secondo, era spacciato.












Avrei dovuto scrivere una breve flashfic, esattamente quando la cosa mi è sfuggita di mano? Non so neanche più se questa sia più una Daishou/Mika o una BokuAka vista dagli occhi di Suguru.


Kuroo è il miglior amico di Bo, e capo della gang rivale di Daishou - avrebbe dovuto fare la sua comparsa ma lo ho tagliato per ragioni di spazio - ma chissà, potrebbe saltare fuori se mai deciderò di scrivere un continuo sul matrimonio di Suguru e Mika. O se decidessi di scrivere un prequel solo su come Bokuto e Akaashi si sono conosciuti.


Il titolo è stato scelto a casissimo in 0.2 secondi.

   
 
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