Templars
Capitolo 1:
Tappe
Mi siedo, o meglio, mi
lancio sul letto, e sbuffo.
È dura, veramente
dura,
non l’avrei mai detto, ma adesso ce l’ho fatta.
Si si, lo so. È
solamente
una tappa, ma ehi...che tappa!
Chi prima di me ci era
riuscito? O meglio, riuscita?
Giusto, dopotutto meno
gente lo sa e meno si corre il rischio di essere scoperti da certi individui che dovrebbero farsi gli
affari propri, invece di rovinare la vita altrui. Ma dopotutto...cosa
si può
fare?
Ah ah, quello che ho fatto
io. Li si può prendere in giro.
Sorrido tra me e me e mi
stendo completamente sul letto.
Sono completamente
indolenzita, e di questo me ne dispiaccio. Anni di addestramento per
cosa? Per
rimanere sfinita dopo un’intera giornata dove ho indossato
tutto il tempo elmo,
cotta di maglia, che pesa molto più di quanto si possa
pensare, e tutto
l’armamentario vario? Senza contare che sono stata per tutto
il pomeriggio
sotto il sole più cocente di tutta la mia vita.
Ma i sacrifici ripagano,
eccome!
Come ripaga il fatto di
essere al seguito del Re Guglielmo. Già, in questo modo,
ognuno di noi abbiamo
la nostra minuscola stanza, ma sempre un pò di privacy
abbiamo. E c’è anche da
considerare che, nel mio caso specifico, così ho molto ma
molto stress in meno
da gestire.
Pensando a queste cose, chiudo
gli occhi tentando in questo modo di addormentarmi, e me lo merito di
certo
dopo una giornata del genere.
Sto ancora cercando di
annullarmi totalmente e di ritrovare un pò di riposo per le
mie membra stanche,
anche se questo termine non rende affatto giustizia alla mia
situazione, quando
una leggera brezza si fa largo nella mia “stanza” e
mi porta al viso tutti gli
odori tipici del luogo in cui mi trovo.
Sale, un odore intenso che
sinceramente amo e...no non mi trovo vicino ad una cucina. Esattamente
mi trovo
su una nave, una robusta caravella che mi sta portando lentamente e
dondolando
nel luogo più sacro e pericoloso di tutto il mondo, in
questo momento.
I miei occhi hanno ceduto
nuovamente, e i miei sensi stanno per fare esattamente la stessa cosa,
cullati
dolcemente dall’andatura della nave e dal rumore delle onde.
È tutto perfetto,
se non
fosse per l’odore che il mio naso, sensibile in questa
materia, percepisce e
che annulla completamente tutta quell’atmosfera.
Digrigno i denti e sussurro
qualcosa che dovrebbe somigliare vagamente ad un “odio i
pesci”, ma potrebbe
essere scambiato semplicemente per un ringhio.
Ah, comunque è
vero, io
odio i pesci, in tutte le loro forme e colori, ma niente batte il mio
disgusto
per il pesce appena pescato e il suo “odore”.
Disgustata fino
all’osso,
infilo la mia tunica che dovrebbe essere candida, ma, a causa
dell’usura, è di
un bianco sporco, molto sporco, e
mi
precipito sul ponte della nave.
Appena arrivata alla mia
meta, appoggio i gomiti al bordo della nave e, dopo essermi calata un
poco,
appoggio il viso ad una mano.
E allora cerco di
eliminare quel senso di nausea che ancora provo, anche se la puzza del
pesce è
ben lontana da me, e mi concentro su quello spettacolo che ho davanti.
Il
mare...
Il mare! È
così bello
e...non riesco a descriverlo, tale è l’emozione
che provo. Dopotutto è la prima
volta lo vedo e ancora, dopo averlo ammirato per giorni, non riesco a
staccare
gli occhi dalle piccole onde che lo increspano.
E rimango lì ad
ammirare
il riflesso del sole dorato che offre alle acque della terra, come un
dono o
più che altro...come un ponte, un collegamento tra mare, e
quindi terra, e il
sole, il perfetto abitante dell’immenso e sterminato cielo,
che ci osserva da
lassù, così distante, così beffardo a
volte, così nobile da essere stato scelto
come elemento per avvolgere e proteggere Dio stesso, mentre noi uomini,
qui
sulla terra a penare e sperare, preghiamo quell’unico Dio in
un continuo
anelare la perfetta armonia e pace, che solo Egli può donare
ai suoi
prescelti...
-Alfredo!
In contemporanea sento una
mano calda poggiarsi sulla mia spalla destra ed io, che mi stavo quasi
addormentando cullata da quella magica atmosfera, mi drizzo come solo
un gatto
spaventato da un’improvvisa comparsa di un cane
può fare.
-Ehi, calmati giovanotto!
Immediatamente mi giro e
nel tempo stesso in cui vedo i suoi capelli di un castano scuro, la sua
giovane
barba ma soprattutto i suoi intensi e, ahimè, preoccupati
occhi verdi, capisco
chi è stato a farmi prendere un così terribile,
ma anche sciocco, spavento.
-Mio signore...
Capitan Frederick, per l’esattezza.
-Su, calmati adesso anche
se non vedo il motivo di tanta agitazione!
Mi rilasso un poco,
perdendo un pò di rigidità ma mantenendomi sempre
in una posizione molto simile
all’attenti.
Nel frattempo che io cerco
di riprendere “discretamente” il fiato, mi rendo
conto di qualcosa che prima mi
era sfuggito. La voce, non l’avevo cambiata. Oh cavolo. Ora
cosa posso fare?
Dire che ho il mal di gola? O forse è meglio lasciare
perdere, magari non ha
sentito che era così tanto...femminile.
-Signore, cosa fate qui?
Lo dico ingrossando un
pò
il tono. Certo, tutti mi prendono per un ragazzino effeminato, ma non
mi
importa nulla. Però...che domanda stupida che ho appena
fatto.
-Mmm, niente. Stare in
camera tutto il tempo è noioso.
Certo, stare in una camera
con tutti i confort possibili è noioso. Ma lo sai come sono
le nostre?!?
-E tu cosa fai qui?
-Oh, ehm...il mare.
E il pesce.
-È la prima volta
che lo
vedi, giusto?
-Si, non riesco a
staccarmene. È per questo.
Ma soprattutto per il
pesce.
-Ma stai bene? Per caso
soffri il mal di mare?
-N-no signore...- Ci manca solo
quello – Perchè?
-È che sei un
pò verde,
sei sicuro?
E mentre mi dice queste
parole, mi guarda profondamente negli occhi e io...beh, potete
immaginare la
mia reazione, no? Si, si, sono rossa come un pomodoro.
Comunque rispondo con un
flebile si, ma a lui non basta, come potrà mai bastare?
Quindi porta la sua
mano destra sulla mia fronte e mi guarda nuovamente.
-A me non sembra affatto.
Forse hai un pò di febbre. Vieni, ti accompagno nella tua
camera.
A quelle parole io mi
imbarazzo, e quindi arrossisco ancora di più e divento anche
un pò più
debole...argh! Odio quando sono
cosììììì...!
E nel bel mezzo della mia
patetica autocommiserazione, Frederick si
stacca da me e fa una piccola risata.
-Se dubitassi della vostra
virilità, crederei che voi siate innamorato di me, Alfredo.
Bang. Colpita e affondata.
O è meglio usare il maschile? Non ci capisco più
nulla!
Comunque, a quelle parole
riprendo
un pò di forze e sorpasso Frederick, però, prima
di raggiungere la mia stanza mi
fermo dinanzi a lui. Beh, è sempre meglio farmi venire la
nausea che sopportare
questa tortura bella e buona.
-Mio signore...- Faccio un
breve inchino con la testa - ...non c’è bisogno
che mi accompagniate o
preoccupiate per me. Sono in perfetta forma. Ora se mi volete scusare...
-Non ti offendere, dai! Ti
ho già detto che non ti metto in dubbio! Comunque sono qui
anche per dirti
qualcosa di importante, in effetti all’inizio ero uscito per
questo.
Sentendo quelle parole la
mia attenzione, e non irritazione, è nuovamente su di lui.
Cosa mi potrà mai
dire? Non mi hanno scoperta, altrimenti non sarebbe così
calmo, anzi sarei già
in catene o cos’altro. E allora cosa?
-Cosa, mio signore?
-Fra due giorni, quando
arriveremo nelle terre di Gerusalemme, verrai consacrato come cavaliere
templare.
-C-cosa? Templare? Ma se
ancora...
-Si, lo so. Questa maledetta guerra
sacra ci sta portando via più vite di quanto
pensassimo. Poi con i
nuovi nemici che ci siamo creati...
-Quali nemici?
-Al momento non ti
è dato
saperlo, ma sta tranquillo, appena saremo arrivati tutto ti
sarà rivelato. Per
ora sappi che abbiamo bisogno di più cavalieri possibili, ma
al momento tu non
affronterai delle battaglie. Dato che sei ancora un novellino,
senza offesa,... – come senza offesa?!? – verrai
messo
come guardia davanti alle mura del palazzo o qualcosa del genere, non
rischierai la vita.
-Quindi...
-Si, in pratica servite
solamente per ingrossare le fila e spaventare Saladino e le sue armate,
te la
dovrai cavare solamente contro dei mendicanti e persone che hanno perso
la
ragione ormai da tempo.
-Ah.
È l’unica
cosa che riesco
a dire. Ma caspita, da quanto tempo aspettavo questo momento? E lo
commento
così? Mi faccio pena, eppure...non riesco a distogliere gli
occhi dai suoi...
Mentalmente mi do un pugno in faccia.
Alessa, no, mi chiamo Alfredo,
ti prego! Concentrati su qualcos’altro! Ma come posso ridurmi
così...
Sposto lo sguardo
più in
giù, ma incontro le sue labbra. Nooo, quella è
una zona pericolosa. Vado allora
nuovamente più in su e incontro i suoi capelli. I capelli
vanno bene, no? Cosa
ci potrà mai essere di così pericoloso in quei
riccioluti e morbidi
capel...cavolo, non posso permettermi di guardare davvero nulla di lui.
Quindi
mi concentro su un punto imprecisato alle sua spalle e annuisco. Devo
avere
proprio una faccia da deficiente in questo momento.
-Bene, adesso va nella tua
stanza, credo che a quest’ora ti avranno già
portato le tue nuove vesti. Addio,
Alfredo.
Inchino la testa mentre
ricambio il saluto e riprendo la strada verso la mia stanza.
Oh, che bello! Se non
avessi un minimo di dignità e non dovessi nascondere il
fatto che appartengo al
gentil sesso, me ne andrei in giro
saltellando
per la nave come un’idiota. Certo che anche a solo pensarle
certe cose ce ne
vuole di coraggio...eh si, sono proprio un’idiota. Alfredo,
il cavaliere
templare idiota! Ahah...aha...ah. Basta, devo finirla di pensare queste
sciocchezze, o prima o poi me ne scapperà qualcuna in
pubblico e sarò finita,
templare o no.
E nel bel mezzo delle mie
elucubrazioni mentali, non mi accorgo di essere arrivata davanti ad un
muro ed
io, senza accorgermi di nulla, sbatto la testa contro di esso e cado a
terra.
All’inizio chiudo
gli
occhi e non riesco assolutamente ad aprirli, conscia solamente del
dolore
atroce che provo. Poi, molto ma molto
lentamente, riesco a prendere il controllo del mio corpo, anche se sono
alquanto instabile.
Mi appoggio al muro che
è
magicamente apparso qualche istante fa mentre mi tengo fermamente la
testa fra
le mani, ma dopo qualche minuto, o così mi pare, mi stacco
da esso e provo a
fare qualche passo. I primi due o tre passi sono un successo,
però al quarto mi
sento girare fortemente la testa. In pochi istanti tutto intorno a me
diventa
un vortice a cui non riesco a sottrarmi. Così cado
nuovamente e questa volta,
ogni tentativo di alzarmi mi pare inutile.
-Signore...Signore!
Quando sento qualcuno che
mi chiama, forse, non so precisamente se sta chiamando me o se
è solo frutto
della mia mente, sbatto istintivamente gli occhi.
All’inizio, vedo
tutto
buio, anche con gli occhi aperti, ma lentamente tutto ciò
che vedo si schiarisce
e si definisce meglio, anche se per lo più rimangono delle
macchie colorate.
Però, fra il legno
di cui
la nave è costruita e della stoffa bianca buttata a terra,
riconosco un
ragazzino che è chino sopra di me.
-Signore, cosa le è
successo?
“Aiutami ad
alzarmi”.
Almeno così avrei
voluto
rispondergli, ma dalla mia bocca esce soltanto un qualcosa di non
esattamente
identificato, e quindi il ragazzino, non contento dei miei mugugni
comincia a
scuotermi.
No, ma sinceramente,
scuotere una persona che presumibilmente era svenuta fino a due minuti
fa? A
questo qui gli manca un pò di cervello.
-Arion, cosa è
successo?
Il ragazzino un pò
deficiente smette così di torturarmi e rivolge tutta la sua
attenzione a
qualcuno che non è ancora entrato nel mio campo visivo.
-Mio signore, l’ho
trovato
svenuto per terra.
-Ah, capisco. Arion, va a chiamare il medico, per
favore.
-Subito.
Il moccioso, subito dopo
il comando di quell’uomo misterioso, si alza e se ne va.
Medico.
C’è qualcosa che
non mi quadra, come se dovessi impedirgli di chiamarlo, ma
perchè? La mia mente
non riesce proprio a ragionare in questo momento...
Intanto, solo per
curiosità, giro la testa verso sinistra per vedere chi
è l’uomo misterioso, ma
è in controluce, credo, e vedo solamente una macchia scura
che si china
anch’essa su di me.
All’inizio mi poggia
una
mano sulla fronte e poi, delicatamente, mi prende con la sinistra per
la
schiena e con la destra per le gambe e mi solleva.
Lo sento ridacchiare, e io
ancora non riesco maledettamente a capire chi è!
-Chi...chi siete.
Ma sicuramente la mia voce
è così flebile che non riesce a sentirla, dato
che inizia a parlare anche lui.
-Te l’avevo detto
che non
stavi bene. E adesso stai letteralmente cocendo!
Ascoltando queste parole,
capisco finalmente chi è, e al solo pensiero che sono fra le
sue braccia, riesco momentaneamente
a
riprendere un pò di forze e cerco di scendere.
-L-lasciatemi. Riesco a
camminare adesso.
-Ah, di questo ne dubito
fortemente. E poi guarda, siamo già arrivati alla tua camera!
E lui come fa a sapere
dov’è la mia camera?!?
Evidentemente la mia
faccia deve aver espresso magnificamente quello che stavo pensando.
-Non preoccuparti. Noi
abbiamo tutto lo schema della nave, sappiamo dove sono alloggiati i
nostri
compagni.
Sinceramente la cosa mi
sembra ancora un pò strana, ma comunque questo non
è il momento più adatto per
discuterne e quindi decido di annuire.
Nel mentre Frederick mi appoggia sul letto e
questa cosa mi da un pò
fastidio. Non è che mi piacerebbe stare ancora fra le sue
braccia o cos’altro,
no. Semplicemente questo letto mi sembra fatto di pietra di
quant’è duro.
-Dai, adesso riposati.
E a quelle parole, come se
fosse un comando, chiudo lentamente gli occhi e mi addormento
velocemente,
anche se a dire la verità, il tono di quella frase,
così dolce, mi turba un
poco.
Eccomi qua!
Bene, se siete
arrivati
fin qua vi meritate una bella medaglia d’oro, con tanto di
contributi statali
(che sono una bella cifretta!>.< XD) perchè
davvero, non so come avete
fatto!
Infatti, questa
storiella (che sarà composta da pochissimi capitoli...una
mini-fic! XD) serve
solamente a far aumentare l’agognato numero delle ff di
questa sezione, oltre
che come esercizio per imparare a scrivere meglio! Però devo
dire che questo
primo capitoletto è veramente scritto con i piedi...-.-
scusatemi, cercherò di
impegnarmi di più!
Comunque, non
so se ho avuto una grande originalità (sinceramente non
riesco a seguire tutte
le fic T_T ma prima o poi le leggerò tutte, promesso!)
quindi non linciatemi!
Beh, ora vi
lascio perchè devo andare a seguire i mondiali di nuoto che
mi stanno facendo
rinascere la mia centenaria passione per questo sport (che pratico
anche...),
quindi ciau ciau da Giada, alla prossima!!!!!XD