Ciao!
Questa è la mia prima fanfic, siate clementi
XD
Attenzione:
gli avvenimenti e i personaggi saranno un po’
del cartone e un po’ del fumetto. Alcune
parti saranno scritte in terza persona, altre in
prima.
Un
ultimo ringraziamento molto speciale a Yaya-Sana,
senza la quale le mie fanfic non sarebbero qui! ^^
Ma
ora, iniziamo!
Proemio.
Un
inizio non male.
<<
Porca bomba! Sei stato grande! >>
Esclamai,
avvicinandomi timidamente a quel ragazzino
solitario. Timidamente. Già, una parola
quasi sconosciuta nel mio vocabolario, ma
sicuramente la protagonista di quel momento.
<<
Oh, niente di che. È normale farsi
rispettare dagli stupidi. >> Ribatté
lui in modo vacuo, fissando il vuoto.
<<
Certo. Ma comunque l’
hai fatto… con classe. Non è che ti
sei difeso come loro ti hanno attaccato... in quel
senso. Ti sei fatto rispettare e quei babbei sono
scappati con la coda tra le gambe. Io li avrei
presi a pugni… ahah… >>
Quella
risatina mi morì in gola, notando che il
ragazzo non faceva una piega.
<<
Uhm. Sì, ho notato anche io il tuo
caratterino. Mi sembri tosta, come ragazza. Niente
al confronto di quelle galline di Patty e Matty…
>>
Fece
un sorriso enigmatico. Sembrava soddisfatto,
contento, seccato ed imbarazzato nello stesso
tempo.
<<
Grazie… e sai invece che ho notato io?>>
Ghignai maliziosa.
<<
Noto che non sei molto abituato ad essere…
insomma… considerato in senso buono,
ecco.>> Alzò il capo, spalancando
gli occhi a palla.
<<
Intendo dire che ho capito che sei una personcina
fuori dall’ordinario, qui, e magari non ti
trattano benissimo. La gente ti schiva… ti
mette nella lista nera degli studenti…
Ti
giudicano ancora prima di conoscerti.>>
<<
Lo so. Ho notato.>> sbuffò, ma
sembrava colpito dalla mia deduzione.
<<
Ci sono passata anche io. Piacere, sono Elena
Patata.>>
gli
tesi la mano, sorridendo.
<<
Piacere… Ezechiele Zick …>> Tese
la mano titubante, poi me la strinse un po’
debolmente, ma si leggeva la sua convinzione
impedita negli occhi… oh, aveva la pelle
ghiaccia come la morte.
<<
Sì, lo so, è un nome buffo. Non ti
metterai a ridere anche tu!>>
<<
No, no, se non lo vuoi non lo faccio. >> Zick
sorrise guardandosi i piedi, mentre ghignava.
<<
Uhm… ma avrai pure un soprannome…>>
<<
Mi chiamano semplicemente Zick, ma per lo più
“Cadaverino ”, “ Pappamolla ”
oppure “ Re dell’oltretomba
rincretinito” o anche “ Morto vivente”
ma anche “Zombie”, “Spettro
ambulante” e... >>
<<
OKOKOKOK! Per me sei semplicemente Zick.>>
tagliai corto. << Alleluia. Finalmente
qualcuno intelligente in questa scuola!>> Alzò
gli occhi in cielo e allargò le braccia.
<<
Grazie, Zick… ^^ senti, io sono nuova qui…
mi diresti per favore i nomi delle persone da
evitare? Ho già una vaga idea…
>> Sorrisi e lui mi guardò con i
suoi occhi marroni mogano.
<<
Allora… quello con i capelli a caschetto
biondo è David McMackamack. Ma chiamalo
De-ded-de-devid.>>
<<
La testa a fungo è un po’
b-b-bba-balbuziente?>> Ridacchiai.
Fece
quel suo solito sorriso sghembo.
<<
Io credo che non sia il suo vero carattere. In
realtà so che ama leggere, i suoi genitori
sono bibliotecari. >> spiegò Zick con
calma. << Ah… e quindi fa lo scemotto
solo per sentirsi voluto e più forte? >>
<<
Certo! Hai visto come mi ha trattato quando sono
arrivato? Neanche fossi il Re dell’Universo.
>> esclamò Zick.
<<
Uhm… andiamo avanti… >>
<<
La palla di lardo con l’apparecchio è
Ford… non ci perdere tempo con quello, sa
soltanto ripetere a pappagallo tutto quello che gli
dice Soup.>>
<<
Quello basso, coi capelli a spazzola e gli
occhialini da nerd? >>
<<
Esatto. Non farti ingannare dall’apparenza,
Elena, è il più furbo di tutti. >>
<<
Ohoh. E che mi dici di quelle due smorfiosette…
>>
<<
Ahh… Patty e Matty. Ma lasciale perdere…
sono solo delle truzze sceme. >>
<<
Solo queste due parole? >> dissi io ridendo.
<<
Ovvio. Tre, due, uno... Guarda dietro di te.
>> Mi girai. Quelle due ci stavano…
pedinando.
Erano
rosse in faccia ( soddisfatta pensai che avessero
sentito le parole di Zick…) ma
ridacchiavano, additandoci…
Feci
per andare da loro a dire di smetterla quando Zick
mi fermò afferrandomi saldamente per un
braccio.
<<
Calmati… te l’ ho detto. Lasciale
perdere. Tanto alla fi… >> <<
No! Non voglio che ci prendano l’abitudine!
>>
Scostai
la sua mano pallida e mi avvicinai quasi marciando
verso le due truzze.
<<
Ehi, voi due!? Non sono di certo venuta qui a farmi
trovare sulle riviste dei gossip della scuola!>>
sbraitai agitando le braccia.
<<
Ihihihhiuhh!!!>>
<<
Sentite. Voi che ci guadagnate a parlare male degli
altri senza nemmeno conoscerli? Fate solo la figura
delle classiche ragazzine scimunite, che sanno solo
parlare male degli altri quando loro sono…>> Mi
zittii a forza non dire quella parola che avevo in
mente.
<<
OH, MA GUARDATELI! LA PATATA E LO STRAMBO! INSIEME!
LA STRANA COPPIA È FORMATA GENTE!
UAHAHAH!!>>
Si
misero a strillare, emettendo quasi degli
ultrasuoni da quanto erano acute le loro vocette.
Dei
ragazzini passanti si erano messi a ridere di noi,
e ormai avevano formato un anello di voci
schiamazzanti attorno a me e Zick. Un ragazzo però
sentendo quelle risatine odiose…
<<
Ma chetatevi… non avete niente di
meglio da fare invece di farsi fare il lavaggio del
cervello da delle oche? >> disse rivolto alla
folla.
Il
ragazzo strizzò un suo occhio azzurro cielo
e se ne andò via, ridendo per la sequela di
fischi e “ BUUU” provenire dalla folla.
“ Porca
bomba, com’è stato gentile quel
ragazzo! Neanche ci conosceva!”
Pensai
sorridendo soddisfatta.
Zick
intanto mi aveva guardato ed aveva sogghignato.
<<
Avete sentito, racchie? Quindi chiudete quei becchi
che vi ritrovate e fatevi gli affaracci vostri, per
una buona volta! >>
Sbottai
io. Sì, un buon finale.
E
ce ne andammo via, col sorriso sulle labbra, mentre
le nostre orecchie ascoltavano con piacere il
silenzio dietro di noi, di tutte quelle boccacce
che finalmente si erano zittite.
<<
Allora, Zick? Dicevi che era meglio ignorarle? >>
Gli
lanciai un’occhiata di sfida.
<<
Uhm… direi che hai avuto ragione.
Complimenti. >> Sembrava tanto
disinteressato ed altezzoso… ma sapevo che
era un modo per mascherare il suo entusiasmo e la
sua timidezza.
In
quel mentre passò un’automobile, dalla
quale marmitta uscì un fumo nero e
puzzolente.
Zick,
che sembrava in preda al panico, si tirò
fuori dalla tasca dei pantaloni uno strano
aggeggio, e se lo ficcò in bocca. Premette
lo stantuffo e sembrò che riuscisse a
respirare meglio. Tirò una boccata…
<<
Oh, Zick… ma tu soffri d’asma…
>> Alzò gli occhi al cielo
<<
Anche… >> << Come sarebbe a dire
“ anche” ? >>
<<
Ho anche molte altre allergie… >>
<<
A che cosa sei allergico? >>
<<
A tutto. >>
<<
A…TUTTO??! E come fai? >>
<<
Sto molto spesso in casa, non esco quasi mai. E non
vengo alle gite scolastiche. >> Poverino,
pensai. Che razza di vita!
<<
Oh… non dev ’essere bello…
>> << Ci sono abituato. >>
tagliò corto.
Ma
io vedevo, che soffriva…
<<
E... i tuoi genitori che fanno? >>
Zick
sembrò turbato da quella domanda.
<<
Mia mamma, Greta Barrymore, è una fioraia ed
ha un negozio qua vicino. >>
<<
E tuo papà? >>
Zick
mi guardò negli occhi con un’espressione…
triste.
<<
Papà è scomparso in Amazzonia da sei
anni, sette mesi e due settimane >>
<<
O Porca b… scusami Zick io non... volevo…
mi... mi dispiace! >>
<<
Tranquilla Elena… sto bene. >>
Mi
guardò coi suoi occhi incredibili, che ora
erano lucidi dalle lacrime, e mi rivolse un
sorrisino malinconico.
<<
Non ricordo quasi niente di lui. Avevo circa tre
anni quando è... scomparso. Di lui mi
rimangono solo delle foto e i racconti di mamma. So
che era un gran entomologo, cioè uno
studioso degli insetti, e spesso andava a fare
viaggi in giro per il mondo. >>
Abbassò
lo sguardo, e si asciugò le lacrime con la
manica.
Misi
la mia mano sulla sua spalla.
<<
Mi dispiace davvero tanto, Zick. Scusa per…
avertelo chiesto ma... >>
<<
Ma non lo sapevi ed è giusto che tu me
l’abbia chiesto. Tranquilla. >>
Gli
feci l’occhiolino, e scostai la mano.
Il
ragazzo strizzò l’occhio con...
timidezza.
Dopo
qualche secondo di silenzio…
<<
Scusa ma… cos’è quella cosa che
fai… come si chiama…” Occhi da
Spettro”… col quale minacciavi quei
tre…? >> Zick fece una faccia
noncurante e fece spallucce.
<<
Oh, sì… niente di che. Un trucchetto
che faccio fin da piccolo per togliermi dai piedi
gli scocciatori.>>
<<
Fammelo vedere! >> Mi sembrò che
Zick stesse borbottando :
<<
Ma tu non sei una scocciatrice… >> Mi
sentii soddisfatta.
<<
Va bene… è così. >>
Mi
diede le spalle e poi si girò di scatto.
La
mia reazione?
<<
AHAHAHAHAAHHAAHH!!!!! >>
<<
Scusa, ma cosa c’è tanto da ridere? >>
mugugnò lui, facendosi tornare il viso
normale.
<<
Niente, Zick..sei così..mostruoso…^_^
>>
<<
Ah, non dirmelo T_T.>> tagliò corto
lui abbassando la testa.
Mi
ricordai le cose che mi avevano detto Patty e Matty
riguardo la sua convinzione di vedere i mostri
dappertutto.
Restai
per un attimo perplessa, ma rimasi muta.
Con
gli occhi così strabuzzati… quelle
rughe sotto di essi e la pelle bianca come quella
di un cadavere… non era né spaventoso
né strambo. Era… buffo.
Attraversammo
un passaggio pedonale, e dopo
Cominciai
a scrutare ogni minimo dettaglio del ragazzino che
camminava svagatamente accanto a me, l’unico
che sapesse farmi imbarazzare e intimidire.
Era…
tipo. Molte cose mi colpivano di lui: la sua pelle
fredda e di quel pallore insolito, nonostante
l’estate fosse appena finita.
Anche
le strambe rughe violacee che aveva sotto gli
occhi.
E
quegli occhi… a palla, forse leggermente
strabuzzati. Aveva anche problemi con la tiroide?
Boh. Ma il colore era stupendo. Un marrone mogano
brillante, che non emanavano calore, ma nemmeno
tanta freddezza. Semplicemente ne venivi catturato,
ed ogni occhiata che ti rivolgeva ti penetrava
dentro come una lancia.
Se
li guardavi troppo ti ci perdevi.
Ma
i capelli … O_o. Erano la cosa più
incredibile.
Ciocche…bluastre…che
ricadevano ribelli sul viso, celandosi dietro
quegli occhi incredibili. E quello strambo
cappellino, che faceva parte di un genere che non
avevo mai visto.
Forse
i lineamenti del suo viso erano un po’ troppo
spigolosi, per essere un preadolescente, e le
orecchie grandi e un pochino a sventola. Ma era
caruccio, nell’insieme. Particolare.
<<
Carino il cappello. >>
<<
Grazie. Me l’ ha fatto mamma. >>
<<
Scusa ma...ti posso fare una domanda un po’…
indiscreta… ? >>
chiesi
timidamente, abbassando lo sguardo.
Lui
mi guardò scettico, e negli spazi tra una
ciocca e l’altra vidi che inarcò un
sopracciglio.
<<
Dipende. Intanto dimmela, poi deciderò io se
è indiscreta o no. >> rispose con
distacco.
<<
Va bene… ma te, Zick… per caso…
proprio per
caso…
>> << SI? >>
<<
Sei un po’… >>
<<
DIMMI!!! >>
<<
…EMO? >>
<<
CHE COSA SAREI IO???!!! >> esclamò lui
sgranando ancora di più gli occhi,
riducendoli a delle palle da biliardo.
<<
Porca bomba… mi sa che la recluterai nelle
domande indiscrete…! >> risposi con un
sorrisino dispiaciuto.
<<
Niente… Emo. Sai… quel movimento di
ragazzi dei capelli scuri sopra agli occhi, i
vestiti scuri, che sono sempre di poche parole e
malinconici… >>
<<
So chi sono gli Emo! Ma per mia fortuna, non ho
l’istinto di tagliarmi le vene… ! >>
sbraitò Zick.
<<
Scusa… ma dai, sii onesto… somigli
molto ad un Emo… >>
<<
IO SONO COSÌ FIN DALLA NASCITA! Per ora i
miei capelli blu e la mia pelle bianca sono stati
oggetto di scherno da parte dei miei bei compagni!
Ed ora ti ci metti anche tu! >> Era
furioso! << Ma io non ho nulla contro gli
Emo… semplicem… >> <<
IO NON SONO EMO! >>
<<
Ok!!! Ho capito!! Non sei Emo, punto. Era solo una
domanda… >>
<<
Va bene… ma ora basta… >>
sibilò.
<<
Non dici “wow”? >> aggiunse con
sarcasmo.
<<
Non dico “ wow” perché sennò
sembro che ti tratti da fenomeno da baraccone.>>
ribattei ferma.
Lui,
che guardava semplicemente i suoi piedi che
calpestavano le foglie rosse, spalancò
visibilmente gli occhi.
<<
Bene, sai metterti nei miei panni.>>
Gli
sorrisi, guardandolo stavolta direttamente nei suoi
occhi.
Ricambiò,
stavolta sorridendo davvero.
Quello
era il nostro primo giorno di amicizia. E ne
seguirono molti, molti, molti altri.
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