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Autore: g21    01/12/2019    1 recensioni
Il più integerrimo degli uomini cade nella rete di un manipolatore. Inizia così un gioco pericoloso che porterà a nudo, anche letteralmente, due anime all'apparenza opposte, ma che sembrano incastrarsi alla perfezione.
Storia partecipante al contest "Tante navi per una palma" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei ingenuo John Watson

 

And I don’t know what you did

Don’t know what it is

Can’t explain enough

It’s dangerous

It’s dangerous, so dangerous

I wanna do it again

 


John era sempre stato un uomo dai principi sani e immutati, ligio al dovere e ha sempre cercato di seguire la ragione in ogni caso. Non poteva sapere che qualcuno avrebbe messo in dubbio tutto quello che era sempre stato. Non si sarebbe mai immaginato che potesse rimanere affascinato da qualcuno che lo avrebbe portato a giocare con il fuoco, con il rischio di scottarsi anche pesantemente.

Quel giorno era stato portato, chiaramente contro la sua volontà, in un centro sportivo, precisamente una piscina. Si era ritrovato in quelli che aveva identificato come gli spogliatoi, visti gli armadietti classici e le panchine, ed era rimasto da solo per un tempo irrisorio.

“È un piacere conoscerti, John Watson” fece il suo ingresso un uomo.

Indossava un completo elegante, di certo non adatto agli ambienti in cui era appena entrato. Sorrideva malizioso e gli occhi lampeggiavano di qualcosa che poteva assomigliare a divertimento, anche se non il classico divertimento che si poteva scorgere in altri. Nascondeva inoltre qualcosa di misterioso da cui John fu subito attratto, sebbene cercasse di mantenere il solito distacco.

“Chi sei?” chiese subito Watson alzandosi da una panchina.

“Puoi chiamarmi semplicemente James” rispose lui senza abbandonare il sorriso.

“Aspetta, ma eri il ragazzo di Molly Hooper!” esclamò il medico appena si accorse della somiglianza incredibile con il ragazzo che aveva visto al Bart’s poco tempo prima.

“Oh sì, lo sono stato per un periodo” ricordò James come se fosse cosa di poca importanza.

“Lui non si chiamava James” osservò l’ex soldato confuso.

“Mi chiedo cosa ci trovino in te le persone. Ho detto che lo sono stato, ma ora non più” spiegò piatto l’altro, leggermente infastidito.

“Cosa vuoi da me?” chiese ancora John sorvolando sull’insulto velato.

“Penso tu sappia che sto facendo un gioco con Sherlock. Tu sei il gran finale” rispose James semplicemente.

“Moriarty!” esclamò il medico portando la mano dove solitamente teneva la pistola.

Si scoprì sorpreso di non averla con sé, anche se prima di uscire l’aveva senza dubbio presa. Moriarty gli rivolse un’espressione fintamente ed esageratamente sconvolta per poi tornare a sorridere malizioso.

“Credevi davvero che ti avrei lasciato la pistola con il rischio di farmi uccidere?” chiese ironico James in una cantilena irritante.

“Cosa devo fare?” ribatté l’ex soldato rassegnandosi a quella posizione scomoda.

“Beh, tu assolutamente niente. A parte indossare questo” rispose l’uomo prendendo un giubbotto imbottito di esplosivi da un armadietto socchiuso.

“Temo che a Sherlock servirà un incentivo” ammise poi fingendosi affranto.

John ignorò ancora una volta il tono irritante di Moriarty, assomigliava a quello di un bambino capriccioso, e raggiunse l’uomo par farsi consegnare l’indumento. L’altro sorrise nel veder indossare le cariche al medico, ma si fece improvvisamente serio notando che Watson non sorrideva.

“Sai, credo dovresti scioglierti un po’” commento tra sé il moro come se stesse pensando a qualcosa.

L’ex soldato si fece confuso cercando di capire cosa celassero quelle parole, ma non riuscì a dire niente. Due labbra si posarono sulle sue e si irrigidì di colpo. James Moriarty lo stava baciando, solo a stampo certo, ma era comunque una novità che avrebbe preferito non provare.

“Rilassati John, non hai niente da temere” consigliò il moro allontanandosi e mostrando un sorriso pieno di malizia.

James tornò all’attacco con una serie di piccoli morsi sulle labbra del medico. John tentò di restare impassibile, ma una forza sconosciuta lo portò a lasciarsi andare, seguendo l’istinto e i piccoli movimenti dell’uomo.

Moriarty parve senz’altro compiaciuto della svolta che aveva preso la situazione e andò subito a cercare la lingua dell’altro. Il moro continuava a stuzzicare l’ex soldato come se sapesse perfettamente cosa fare. Per il biondo erano sensazioni nuove, ma non credeva che potessero diventare piacevoli. Sapeva che James stava soltanto giocando eppure non riusciva a staccarsi da quelle labbra.

Fu il moro ad allontanarsi, sorridendo come suo solito. Gli occhi brillavano e al medico parve di intravedere un lampo di felicità. Moriarty sapeva di aver raggiunto un nuovo traguardo, ma non era a conoscenza del fatto che John Watson, il più integerrimo degli uomini, non ne aveva avuto abbastanza.

In uno scatto fulmineo, dettato solamente dalla sua parte irrazionale, spinse il moro contro gli armadietti dietro di lui e si avventò sulle labbra dell’altro come un cacciatore con la propria preda. Era come se James, con poche semplici mosse, fosse riuscito a risvegliare quella parte di John di cui forse nemmeno lui era a conoscenza.

Moriarty parve sorpreso da quella mossa improvvisa tanto che non riuscì a trattenere un gemito, ma le sue mani salirono subito a stringere i capelli biondi dell’altro. Il medico intanto lasciava scie di baci infuocati sul collo del ragazzo mentre sfilava con forza la camicia dai pantaloni dell’altro. Con i polpastrelli iniziò a prendere confidenza con la schiena e gli addominali di quell’uomo che annullava tutte le sue difese.

Sarebbe senz’altro andato troppo oltre se solo una mano ferma non fosse andata a bloccare quelle grandi e forti dell’ex soldato. John perse il contatto con le labbra di Moriarty e lo guardò confuso, cercando di capire cosa fosse andato storto.

“Di certo sei una sorpresa, ma il resto lo possiamo lasciare per la prossima volta” commentò ammirato, non abbandonando quel velo di malizia che non guastava.

Watson non rispose ancora confuso dal gesto quasi improvviso del moro. Sbatté un paio di volte le palpebre e sembrò ritornare in sé stesso. Si allontanò in uno scatto guardando Moriarty con un misto di paura e di disgusto. Non riusciva a capacitarsi del fatto che avesse provato piacere a baciare un altro uomo.

“Non ci sarà nessuna prossima volta!” esclamò il medico scuotendo deciso la testa.

“Sei incredibilmente ingenuo John Watson” commentò ironico James strascicando le parole.

“Cosa vuoi dire?” chiese l’ex soldato sull’attenti.

“Lo vedrai” rispose misterioso il moro.

Poi sistemò nuovamente la camicia nei pantaloni e provò a nascondere i marchi che John molto gentilmente gli aveva lasciato. Diede le ultime istruzioni a Watson e sparì come era arrivato lasciando il biondo pieno di interrogativi e dubbi su quello che era appena successo.



 

Era passato del tempo da quando era stato portato in quella piscina ed era stato incantato dalla presenza di Moriarty senza un motivo apparente. Certo non ne aveva parlato con Sherlock, ma aveva faticato a dormire almeno i primi giorni dopo aver provato quell’attrazione così strana.

Sapeva benissimo che non avrebbe dovuto preoccuparsi, probabilmente si era trattato solamente di un momento di particolare debolezza, magari data dalla situazione. Eppure non smetteva di chiedersi perché avesse reagito in un modo così selvaggio quasi fosse un animale.

La cosa che più lo preoccupava era il ricordo di quelle labbra premute sulle sue, un bel ricordo a pensarci bene. Alcuni giorni sentiva la mancanza di quei baci e ne desiderava altri, poi scuoteva la testa e si dava dello stupido tornando a dedicare tutta l’attenzione ad un paziente o ai problemi inutili di Sherlock.

Anche se, quelli in particolare, più di una volta includevano Moriarty e John aveva seri problemi a concentrarsi. Sherlock era rimasto affascinato dall’intelligenza dell’uomo, ma allo stesso tempo cercava in tutti i modi di smascherare il mistero che si creava attorno ai modi particolari di James.

Un giorno John ricevette un messaggio strano secondo il quale si sarebbe dovuto recare nuovamente alla piscina e solo lì avrebbe scoperto qualcosa di interessante. C’era solo una persona che conosceva che avrebbe potuto invitarlo proprio in quella piscina.

L’ex soldato non disse niente a Sherlock, per qualche strano motivo preferiva mantenere quella storia nel silenzio più assoluto. Raggiunse l’edificio da solo ed entrò negli spogliatoi dove si era già trovato faccia a faccia con Moriarty.

“Ci rivediamo John Watson” lo salutò proprio James uscendo dall’ombra regalando al biondo il solito sorriso.

“Moriarty” rispose John senza una particolare inflessione.

“Se preferisci puoi chiamarmi James, sai lo preferisco quando c’è una certa intimità” spiegò l’uomo avvicinandosi a Watson non nascondendo ironia e malizia.

“Dobbiamo smetterla con questo gioco, tu devi smetterla” provò a ragionare serio il medico.

“Però mi sto divertendo così tanto” protestò il moro, il tono di un bambino capriccioso.

“Non dobbiamo più vederci” continuò l’ex soldato deciso, ma gli occhi vacillarono appena.

“Ma questo non lo vuoi, io lo so” ammise semplicemente Moriarty.

“In che senso?” cercò di capire Watson.

“Dovresti ricordarti che la prima volta in cui ci siamo visti stavi per spogliarmi e farmi tuo in un tempo decisamente breve” ricordò James in tono ovvio senza smettere di sorridere.

“Questo non è assolutamente vero!” esclamò il medico sentendo improvvisamente caldo.

“Non mentirmi John, conosco la verità” lo fermò pacato il moro.

Poi portò l’indice a sfiorare leggermente la guancia dell’ex soldato con gli occhi pieni di malizia. John si irrigidì come era successo la prima volta. Serrò gli occhi in un riflesso involontario per non dover vedere il sorriso dell’uomo davanti a lui.

“Non cederò a queste cose” tentò di resistere anche se la voce era ormai ridotta ad un sussurro.

“Quanto sei ingenuo John Watson” commentò Moriarty divertito prima di raggiungere le labbra del biondo con le proprie e staccandosi quasi subito.

“Lasciati andare, non te ne pentirai” sussurrò all’orecchio del medico per poi mordere piano il suo lobo.

Quel gesto fece crollare ancora una volta tutte le difese di John che si ritrovò a ricambiare i baci gentili e terribilmente lenti di James. D’istinto portò le mani a stringere con voglia i fianchi sottili di quell’uomo che tirava fuori il peggio del suo essere.

Fu Moriarty a condurre quel loro primo incontro, quello che il medico identificava come un gioco. Non si accorgeva del fatto che si stava addentrando in qualcosa di troppo pericoloso, qualcosa da cui sarebbe stato difficile distaccarsi per tornare alla vita di tutti i giorni.

Quel pomeriggio James fece suo John, sul pavimento freddo dello spogliatoio testimone della loro storia. Si studiarono con calma, si scoprirono senza fretta assaporando ogni sensazione nuova, riscoprendo emozioni sepolte nel profondo di entrambi.

Watson si lasciò ammaliare dai gesti delicati del moro, dai movimenti sinuosi e calcolati alla perfezione. Il medico apprezzava tutte le attenzioni che gli venivano rivolte e le ricercava come se non aspettasse altro. Gli occhi blu si illuminavano sotto ogni tocco di Moriarty scoprendo che non era poi così male.

“Sei riuscito a sorprendermi John, non succede spesso” commentò il moro seduto su una panchina.

Aveva già indosso l’intimo e i pantaloni, i piedi nudi sul pavimento e il busto leggermente inclinato in avanti. Continuava a passare una mano tra i capelli biondi dell’altro in un movimento ripetuto e incredibilmente gentile. John era ancora sdraiato a terra, i gomiti sulle piastrelle fredde per restare sollevato e un sorriso incredibilmente soddisfatto ad illuminargli il volto.

“Credo di essere più sorpreso di te James. Non pensavo potessero piacermi le tue attenzioni” ammise Watson cercando gli occhi del moro.

“Bastava seguire l’istinto” disse semplicemente James regalando un sorriso malizioso all’altro.

“Se continui a sorridere così potrei non rispondere delle mie azioni” avvertì l’ex soldato.

E in pochi secondi il medico si mise in ginocchio per guardare l’uomo negli occhi. Moriarty lo raggiunse sul pavimento e si impadronì delle labbra del biondo in un attimo. Il moro massaggiava i muscoli in tensione dell’altro mentre le loro lingue danzavano ad un ritmo lento. Le mani di John erano tra i capelli di James, ma quest’ultimo interruppe il bacio prima che potesse evolversi in altro.

“Continueremo la prossima volta. Non vorrai finire tutto subito, vero John?” propose Jim con il solito sorriso.

Il biondo non riuscì a trattenere un verso di disapprovazione, ma accolse la proposta dell’uomo. Si rivestì in fretta lanciando continue occhiate a Moriarty, sembrava non averne mai abbastanza. Prima di uscire dallo spogliatoio, entrambi ormai totalmente vestiti, si avvicinarono per l’ennesimo bacio.

“Mi farò vivo io quando sarà il momento” sussurrò James sulle labbra di Watson.

“Se non riuscirò a resistere?” chiese con urgenza il medico.

“Tutto a suo tempo John” rispose il moro prima di sparire come sempre.

Il biondo mantenne lo sguardo sull’amante fino a quando non lo perse di vista, poi si lasciò sfuggire un sospiro. Sentiva che stava rischiando davvero tanto portando avanti quella relazione con Moriarty eppure non riusciva a smettere di pensare a loro due.

Non aveva idea di che fine avessero fatto i valori che tanto aveva provato a seguire e non gli dispiaceva nemmeno. Si passò una mano tra i capelli pensando a cosa avrebbe dovuto inventarsi per quella assenza improvvisa, nella speranza che Sherlock non si fosse accorto di niente.



 

John aveva fatto fatica a non scrivere all’amante per tutto quel tempo. Sherlock era sempre più invischiato nel gioco di James e il medico temeva quello che sarebbe potuto succedere. Non sapeva più nemmeno se essere felice o no dei progressi del suo coinquilino riguardo al caso Moriarty.

Successe un pomeriggio in cui Holmes sembrava essere vicino alla soluzione del caso più importante di tutta la sua carriera. Watson trovò un messaggio di Jim ad aspettarlo dopo pranzo. Lo aspettava al solito posto e lui, dopo aver inventato una scusa su due piedi, uscì di casa senza nemmeno prendere il cappotto.

Fece la strada con il cuore che sembrava voler esplodere nel petto, i pensieri e i dubbi che si affollavano nella sua mente sembravano non volerlo lasciarlo in pace. Arrivato alla piscina pagò il tassista e raggiunse lo spogliatoio in pochi secondi.

James era seduto su una panchina, i gomiti appoggiati alle ginocchia e lo sguardo che sembrava perso nel vuoto. L’ex soldato immaginò che dovesse essere successo qualcosa perché non aveva mai visto il moro in quelle condizioni. Sembrava quasi rassegnato.

“James” lo chiamò il medico restando sulla porta.

“Ciao John, hai fatto presto” lo salutò Moriarty alzando gli occhi e indossando il solito sorriso malizioso.

“È successo qualcosa?” chiese il biondo preoccupato avvicinandosi di qualche passo.

“Oh no, non c’è niente di cui preoccuparsi” rispose James alzandosi per raggiungere l’amante.

“Adesso voglio pensare solo a te” ammise guardando serio l’altro.

John raggiunse con una lentezza infinita le labbra di Jim dedicandogli completamente tutti i suoi sensi e le sue attenzioni. Un brivido percorse la sua schiena nell’accorgersi che questa volta aveva preso l’iniziativa, ma decise di non dare peso alla cosa.

I due si muovevano come al rallentatore, assaporando ogni cosa come la prima volta. Le loro lingue danzavano ad un ritmo lento, senza alcuna fretta o urgenza.

Fu sempre Watson ad iniziare e fece scivolare la giacca di Moriarty a terra. Si dedicò poi alla cravatta che tolse in poche mosse, pur mantenendo la lentezza che li caratterizzava. Raggiunse i bottoni della camicia del moro e fece finire sul pavimento anche quella.

L’ex soldato si staccò dal bacio per contemplare in silenzio il petto nudo dell’amante, sfiorando leggermente gli addominali in tensione. Si spogliò a sua volta, aggiungendo il maglione e la camicia agli indumenti ai loro piedi. Raggiunse nuovamente la bocca di James per riprendere una danza tutta loro.

“Fammi tuo John. Qui e ora” chiese il moro sulle labbra del medico.

Al biondo mancò l’aria a quella richiesta e si allontanò tanto da poterlo guardare negli occhi. Jim rispose a quella muta domanda con un leggero cenno di assenso, nello sguardo una luce diversa dal solito. John accolse la richiesta dell’altro e si dedicò nuovamente a lui.

Quel pomeriggio si invertirono le parti rispetto al loro primo incontro. Fu Watson a regalare attenzioni e carezze a Moriarty a cui l’altro rispose con sorrisi ogni volta più luminosi. L’ex soldato fece suo l’amante con una dolcezza unica, stando attento ad ogni sensazione ed emozione.

Rimasero abbracciati, stesi sul pavimento della stanza unica testimone di quella storia particolare. Jim con la testa sul petto del medico ascoltando un battito lento e regolare. John teneva il moro stretto a sé, una mano intrecciata a quella dell’altro. Un incastro perfetto nonostante potesse essere visto come strano.

“Credo di non aver mai trovato nessuno come te John” commentò a bassa voce James.

“Io non credevo di poterlo dire, ma mi piace passare il tempo con te” rispose il medico prima di lasciare un bacio leggero tra i capelli dell’altro.

Moriarty chiuse gli occhi per un istante assaporando quel momento di tranquillità solo loro. Regalò un bacio a fior di labbra al biondo prima di alzarsi ricominciando a vestirsi. John lo guardava ipnotizzato e pensava di non aver mai trovato nessuno come quell’uomo in grado di cambiarlo così tanto.

“Potremmo vederci più spesso, magari anche solo per un caffè” consigliò Watson voltandosi su un fianco.

“Non dobbiamo più vederci John, è finita” negò il moro tornando a guardare l’altro, la camicia sbottonata indosso.

“In che senso? Abbiamo appena iniziato a conoscerci” chiese confuso il medico cercando di capire di più.

“Il gioco è finito” continuò James prendendo la cravatta.

“Non credo di riuscire a capirti” ammise l’ex soldato alzandosi per raggiungere l’amante.

“Se vuoi continuare a mantenere il segreto va bene, possiamo farcela” spiegò il biondo prendendo le mani dell’altro.

“Sto per fare una cosa che non mi perdonerai mai, non può più andare avanti” inisistette Jim scuotendo la testa.

“Dopo tutto quello che hai fatto credi davvero che non potrei perdonarti? Mi conosci James, sai che non sono così” affermò sicuro il medico, gli occhi fissi in quelli dell’amante.

“Sei davvero ingenuo John Watson” commentò Moriarty portando una mano ad accarezzare la guancia dell’altro.

Sorrise senza malizia prima di richiedere le labbra del biondo per un ultimo bacio. Quel loro ultimo incontro fu dolce e leggero, condito da una leggera urgenza che non sfociò comunque in altro. Entrambi avevano gli occhi chiusi e poggiarono le fronti l’uno contro l’altro.

“Devi dimenticarmi John. Dimenticami e tutto andrà bene” sussurrò il moro, il leggero tremore nella voce che non riuscì a dissimulare.

Quando John riaprì gli occhi James se n’era già andato, senza lasciare traccia, senza dire altro. Il medico non riuscì a muoversi, il pensiero rivolto ai momenti che aveva passato con l’uomo che aveva portato alla luce la parte sopita dell’animo di quell’ex soldato integerrimo e sicuro di quei valori che aveva imparato a difendere.

I valori che lui stesso aveva dimenticato nello stare con qualcuno che non avrebbe mai potuto coinvolgerlo in quel gioco, o così credeva. Watson raccolse da terra la sua camicia e la strinse al petto con forza. Sapeva che era stato un gioco pericoloso, ma non poté non pensare che, forse, quello che aveva sentito lui l’aveva sentito anche l’altro.

Si rivestì lentamente con la speranza di riveder rientrare James da quella porta. Non trattenne un sospiro quando arrivò il momento di andarsene da quello spogliatoio. Nonostante tutto John aveva amato Moriarty come non aveva fatto con nessun altro e non se ne sarebbe mai pentito.

 

 

 

 

 




Angolo autrice

Prima che possiate iniziare a tirarmi pomodori/qualsiasi altra cosa devo spiegare due cose. Innanzitutto chiedo umilmente scusa a tutte le Johnlock shippers, ma questo contest mi ispirava troppo e l’idea di questa storia (unita alla coppia che mi era stata proposta) ha martellato nella mia testa sin da subito. Non so perché mi sia uscita così spinta (tra l’altro è la prima storia che scrivo su questo genere e sono doppiamente preoccupata), forse mi sono lasciata trasportare da Moriarty. È la prima volta che scrivo di lui e potrebbe essermi uscito poco IC (anche John a dire la verità). E niente, se qualcuno vuole lasciarmi un parere (oltre ai pomodori) è ben accetto, io sono contenta già di aver avuto il coraggio di aver pubblicato questa cosa

Giulia

  
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