Ho paura dell’alba, Sherlock. Quell’alba che ti chiede il conto del tramonto che l'ha preceduta. Quella che riscuote i debiti, che mette piombi nelle scarpe, ti restituisce all'asfalto con uno schianto e ti lascia con le gambe doloranti, le stesse gambe che la sera prima tremavano.
Ho paura delle albe ineluttabili che si accendono negli occhi di chi smaltisce la sbornia della notte trascorsa, albe che incendiano le palpebre e mostrano un letto sfatto, lo stesso letto che al tramonto ti implorava solo di essere scarcerato dal tuo ordine maniacale.

Voglio tramonti che muoiano senza alba finché non abbiamo capito.
 
[100 parole]
 
 
 





Nota: Quando avevo pubblicato “Resta.”, avevo abbastanza chiaro il motivo per cui John non riuscisse a restare, il caos che regnava in quel momento nella sua testa per il cambiamento da cui era stato investito; quel qualcosa c’è sempre stato tra Sherlock e John è improvvisamente e prepotentemente esploso e John, pur non potendo fare a meno di Sherlock, ha comunque paura.
Ho provato a chiarirlo in questa drabble.
Il titolo è tratto dalla canzone “Prospettiva Nevski” di Franco Battiato.