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Autore: Nao Yoshikawa    04/12/2019    17 recensioni
Alexandra è consapevole che non sarà una piacevole vigilia di Natale, non se sarà costretta a passare il suo tempo con Beatriz Hamilton. Ma tra amici che omettono dettagli, una vicinanza forzata e biscotti un po' bruciacchiati, le due si ritroveranno ad approfondire la loro conoscenza e a sorprendersi.
Nathaniel aveva distolto lo sguardo, colpevole. E questo aveva dato da pensare ad Alexandra, la quale subito aveva arricciato le labbra, sospettosa.
«Nathaniel, cos’hai fatto?» domandò, forse rassegnata, ma di certo non sufficientemente preparata.
«Beh… visto che casa di Beatriz è praticamente vicina alla tua, potresti passare a prenderla prima di venire da me, che dici?»
La ragazza gonfiò le guance. A dire il vero no, non ci pensava proprio.
«Non mi sembra il caso e… un momento! Dove starebbe il dettaglio che hai omesso?» si ricordò allora.
Vide il suo migliore amico sistemarsi nervosamente gli occhiali.
«B-beh, io ho già detto a Beatriz che saresti passata a prenderla senza problemi.»
Dannato, stupido, idiota di un imbranato!

Seconda classificata pari merito al contest “Let it snow [Holiday Contest]” indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Bea&Alex'
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Biscotti bruciati con contorno di equivoci

«Andiamo, Alex. Non puoi dirmi di no. Non a me, io sono il tuo migliore amico!»
Alexandra sollevò lo sguardo dal suo cappuccino per rivolgersi al ragazzo occhialuto a lei di fianco.
«Nath, mi dispiace, non posso. Comunque non sarei di nessuna compagnia.»
«Ma io pensavo che tu amassi il Natale! È da un mese che non fai che comprare decorazioni per casa tua!»
Nathaniel le si era piazzato davanti con le braccia spalancate, impedendole di proseguire oltre. Forse non era stata una buona idea quella di uscire con lui, avrebbe dovuto immaginare come sarebbe andata a finire.
«Cosa fai? Ho freddo e nevica, andiamo!» si lamentò Alexandra, battendo gli stivali contro l’asfalto. Si erano fermati nel bel mezzo del marciapiede, di fianco a dei negozi che straripavano di gente, sicuramente il luogo meno adatto per far conversazione.
«E allora dimmi perché non vuoi venire! È per Beatriz, non è vero? Guarda che non dovete parlarvi per forza!»
La ragazza aggrottò la fronte, cercando di sistemarsi la lunga sciarpa di ciniglia. Di certo non avrebbe rinunciato ad una festività con la sua comitiva per un solo elemento, semplicemente non aveva voglia di grandi festeggiamenti.
«Beatriz Hamilton è una vipera, ma non è questo il motivo. Oramai ho imparato a tollerarla. Beh… circa.»
«Benissimo, allora verrai a basta!» decise Nath, girando su sé stesso e finendo per darle le spalle. «Vedrai, sarà una cena di Natale magnifica, ci saranno tanti dolci e canteremo allegre canzoni sulla gioia e l’amore!»
Santo Cielo. Santo, Santissimo Cielo. Era praticamente partito in quarta, come avrebbe potuto spezzare i suoi sogni di un Natale perfetto?
Alexandra sospirò, alzando gli occhi al cielo e decidendo di seguirlo.
«Va bene, d’accordo, verrò! In fondo ci saranno tutti i nostri amici. E nemici», sussurrò a bassa voce, pensierosa.
«Ah, sì. A proposito di questo, ci sarebbe un piccolo, piccolissimo dettaglio che ho omesso.»
Nathaniel aveva distolto lo sguardo, colpevole. E questo aveva dato da pensare ad Alexandra, la quale subito aveva arricciato le labbra, sospettosa.
«Nathaniel, cos’hai fatto?» domandò, forse rassegnata, ma di certo non sufficientemente preparata.
«Beh… visto che casa di Beatriz è praticamente vicina alla tua, potresti passare a prenderla prima di venire da me, che dici?»
La ragazza gonfiò le guance. A dire il vero no, non ci pensava proprio.
«Non mi sembra il caso e… un momento! Dove starebbe il dettaglio che hai omesso?» si ricordò allora.
Vide il suo migliore amico sistemarsi nervosamente gli occhiali.
«B-beh, io ho già detto a Beatriz che saresti passata a prenderla senza problemi.»
Dannato, stupido, idiota di un imbranato!
La sua mano libera si mosse veloce sulla spalla di Nath, stringendola.
«CHE COS’HAI FATTO?!»
«Mi dispiace!» piagnucolò lui, congiungendo le mani. «Ti prego, non farmi del male, siamo sotto Natale, abbi pietà!»
Alexandra lo lasciò piagnucolare prostrato ai suo piedi per qualche istante, troppo occupata a pensare a quanto non sarebbe stata una bella vigilia.
 
Infine aveva accettato. Non che avesse avuto molta scelta, in realtà. Nath se n’era uscito dicendo che Beatriz si era dimostrata ben felice all’idea di farsi venire a prendere da lei.
Ma Alexandra aveva i suoi seri dubbi. Lei e Beatriz Hamilton frequentavano lo stesso corso all’università, oltre che la stessa comitiva, ma non si erano mai sopportate a vicenda.
 Agli occhi degli altri non c’era un perché, era così e basta, forse a causa dei loro caratteri così diversi, quasi agli antipodi.
Beh, in fondo il motivo era anche questo.
Adesso aveva una sola certezza: le toccava passare a prenderla. Dopo essere tornata dalla sua passeggiata con Nath, Alex si era fatta una doccia e si era poi infilata un comodo maglione rosso e un paio di jeans. Per l’occasione si era anche truccata, solo un po’ ed aveva lasciato i capelli lunghi sulle spalle.
Prima di infilarsi il cappotto aveva mandato un messaggio a Beatriz – di cui possedeva il numero per forza di cose, essendo nel suo stesso gruppo Whatsapp – ma non aveva neanche controllato se avesse o meno visualizzato; si preoccupò piuttosto di recuperare la sua borsa e le chiavi, per poi uscire dall’appartamento e infilarsi in auto.
Come se non bastasse, la neve non sembrava volerle dar tregua.
Arrivò a casa della Hamilton alle diciannove spaccate. In mezz’ora sarebbero riuscite a raggiungere casa di Nath, se non fosse stato che la sua cara amichetta stava perdendo tempo.
Aveva pigiato sul citofono di quell’immenso condominio, battendo i denti per il freddo.
La prima volta. E poi la seconda volta. Alla terza volta, quasi sul punto di andarsene, Beatriz rispose con una voce allegra.
«Scusami, mi stavo acconciando i capelli. Ti prego, sali pure, perdo ancora un po’ di tempo!»
«Veramente io non…»
Il suo tentativo di protesta venne troncato sul nascere. Non aveva voglia di entrare in casa sua, ma forse la sua presenza sarebbe stato un incentivo a darsi una mossa, quindi prese un profondo respiro e spinse il portone.
Beatriz abitava al sesto piano e quando raggiunse l’appartamento Alexandra trovò la porta socchiusa.
Spinse quest’ultima, esordendo con un timido “È permesso?”, a cui nessuno rispose.
Immediatamente si sentì sollevata nell’avvertire l’aria calda sul viso. Lo fu un po’ meno di tutto quel disordine. Non si trattava di un appartamento grande, ma c’erano vestiti sparsi ovunque in salotto, paia di scarpe gettate a caso ai piedi del divano e vari rossetti posati sul tavolo. Con gli occhi spalancati, Alexandra si guardò intorno alla ricerca dell’altra ragazza.
«Amh… ma c’è qualcuno?»
Avvertii poco dopo dei rumori provenire da quello che forse era un bagno. Qualche istante più tardi, Beatriz saltò fuori; avvolta in un rosso quanto provocante vestito, teneva ancora un bigodino tra i capelli.
«Cara Alexandra!» la chiamò, languida e irritante. «Ti chiedo scusa, ma ho perso del tempo. Sai com’è, ci vuole un po’ per essere carine. O forse in effetti non lo sai?»
Beatriz sorrise, mostrando una fila di denti bianchi. Alexandra invece si limitò ad assottigliare lo sguardo. D’accordo, non si poteva negare che la Hamilton avesse buon gusto nel vestire, era sempre alla moda, tutta in ghingheri, truccata e pettinata, ma non c’era assolutamente niente di male nel suo abbigliamento.
Era casual e comodo, per l’amor del cielo.
«Sempre così dolce», disse acida, sorridendo. «Ti dispiace darti una mossa? Fuori si sta gettando una tempesta di neve, vorrei arrivare da Nath e non rimanere bloccata nel traffico, magari.»
Beatriz spalancò gli occhi azzurri.
«Giusto! Le scarpe, devo prendere le scarpe!»
Immediatamente si fiondò vicino al divano, afferrando gli stivali in camoscio e cercando, nel frattempo, di togliersi l’ultimo bigodino.
«Giuro che Nathaniel mi aveva detto che saresti passata più tardi, mente lui o hai voluto fare di testa tua?» le domandò con tono di polemica. Alexandra però non l’aveva neanche sentita, troppo occupata a guardarsi intorno. In quella casa c’era un’atmosfera un po’ anonima. Niente foto appese, davvero poche decorazioni. In effetti non aveva idea se Beatriz vivesse o meno da sola.
«Scusa! Mi daresti una mano con la zip? Da sola non riesco!» esclamò l’oggetto dei suoi pensieri, profumata come una caramella.
Alex si limitò ad osservarla, in malo modo. Adesso le toccava fare anche questo?
Con mano un po’ incerta afferrò la zip, trascinandola verso l’alto.
Assurdo, davvero assurdo.
Tra l’altro, come poteva una ragazza dagli occhi così apparentemente dolci, essere in verità così insopportabile?
«Ora sono pronta!» esclamò Beatriz tutta contenta.
«Beh, era ora.»
 
Forse la sua tortura non si sarebbe protratta ancora a lungo, o almeno così sperava. Lei e Beatriz entrarono in ascensore, che in verità non sembrava molto stabile, ma Alexandra si astenne dal parlare.
Una volta arrivati da Nath, gli avrebbe fatto una bella strigliata.
«Pensavo che saresti rimasta a studiare anche la vigilia di Natale», disse ad un tratto Beatriz, velenosa.
«No, mi sono presa una pausa per oggi!» rispose per le rime «E poi io almeno arrivo preparata agli esami.»
«Oh, sei così noiosa, dovresti proprio divertirti ogni tanto!»
Alexandra si voltò di scatto, facendo per insultarla. Era già abbastanza dura doverle stare accanto e darle un passaggio, non poteva sperare di sopportare oltre.
Il suo tentativo di parlare fu frenato da un movimento brusco dell’ascensore. La discesa di quest’ultimo si arrestò di scatto, facendole sussultare entrambi.
E poi buio.
«Non mi piace questa cosa. Si è bloccato?» sussurrò Alexandra, scostandosi i capelli dal viso.
«Dannazione! Sarà sicuramente colpa di questa maledetta bufera!» si lamentò Beatriz, gonfiando le guance.
«Beh? Premi il bottone di emergenza!» esclamò Alexandra, cercando di far luce con la torcia del cellulare.
«Ah, il portiere non verrà mai a salvarci, sarà già andato a casa.»
L’altra si stupì della sua tanto tranquillità.
«Cioè, mi stai dicendo che nessuno può venire ad aiutarci? Questo è veramente ridicolo, adesso chiamo qualcuno…!»
Sarebbe stato troppo facile, ma i cellulari ovviamente non prendevano. Erano al buio, bloccate in un ascensore, mentre fuori si scatenava una bufera di neve e i loro amici le attendevano per una cena a cui non sarebbero mai arrivate in tempo.
Avrebbe dovuto immaginare che sarebbe finita male.
Beatriz iniziò a piagnucolare, accasciandosi.
«Io odio il buio!» disse, ora in pieno panico, ma anche con un certo fare teatrale «E odio gli spazi stretti. Mi manca l’aria…!»
«Non mi sembra proprio il caso di farsi prendere dal panico. Qualcuno verrà ad aiutarci.»
«Non è vero! Rimarremo qui e mi perderò l’unico giorno felice dell’anno. Questo non è giusto.»
Ed ecco che partiva il pianto isterico.  Sì, perché tra le altre cose, Beatriz Hamilton era anche quella che si poteva definire una “drama-queen”. Sicuramente sapeva come farsi notare, nella loro comitiva.
«Già, non è proprio giusto, esatto», Alexandra si poggiò con la schiena contro il muro, lasciandosi scivolare e sedendosi. «Sapevo che sarebbe andata a finire così, che sarebbe finita male. Già solo il fatto di doverti passare a prendere non faceva ben sperare.»
«Ah sì? Beh, non è colpa mia, io neanche guido, è stato Nath a propormelo. E comunque sia quel ragazzo ha un debole per te».
Alexandra sollevò un dito e fece per rispondere, bloccandosi nel sentir nominare il suo migliore amico.
«E questo cosa c’entra adesso? E poi non è neanche vero, cosa dici?»
Beatriz provò un moto di soddisfazione nel sentirla imbarazzata, le era sempre piaciuto mettere a disagio le persone.
«Ah, dovresti vedere come parla di te quando non ci sei, praticamente decanta le tue lodi. È palese, non dirmi che non ci avevi mai fatto caso?»
Insomma, possibile che il timido e dolce Nath provasse davvero qualcosa per lei e che non se ne fosse mai accorta? Alexandra non voleva neanche pensarci, era troppo imbarazzante.
«Non mi sono accorta di niente e non voglio sapere niente. Non so se è meglio essere qui intrappolata con te e o passare il Natale da soli.»
Beatriz scorse immediatamente un tono di malinconia nella sua voce e non poté fare a meno di chiedere.
«E perché avresti dovuto passare il Natale da sola?»
Non avrebbe potuto vederla a causa della luce soffusa, ma Alexandra era arrossita. In genere era timida ed introversa, ma forse a causa della stretta vicinanza non riuscì proprio a non rispondere.
«Questo è quello che mi sarebbe toccato se non fossi venuta. Vivo da sola e i miei genitori mi mandano i soldi per l’affitto, ma abitano molto lontani da qui. E abbiamo un rapporto complicato, quindi forse è meglio così», confidò, nervosa, distogliendo lo sguardo, sebbene non ci fosse motivo. Beatriz giocherellò con le ciocche dei propri capelli, interessata e stupita.
«Posso capire esattamente quello che significa. Nemmeno i miei Natali sono troppo allegri. Vivo con mio padre, ma lui preferisce passare le feste con una delle sue fidanzate, dato che ne cambia una al mese!»
Beatriz parlava concitata, con un mal trattenuto nervosismo. Le si era confidata senza troppi problemi.
Beh, anche lei dopotutto.
«Oh… ah… mi spiace», sussurrò Alexandra, sentendo davvero di poterla comprendere. «Ma… non potresti, non so, passarlo con tua madre?»
Spostò il cellulare con la torcia accesa, illuminando il viso di Beatriz. Se ne pentì nel momento stesso in cui lo fece, perché nel vedere i suoi occhi divenire lucidi, capì di essere stata indiscreta.
Che razza di idiota.
«Lo farei se ne avessi una. Purtroppo se n’è andata quando avevo dieci anni. Un brutto incidente, non credo che mio padre l’abbia superata e… ma perché ne sto parlando con te?» si diede mentalmente della stupida. Lei, sempre allegra e contenta, aveva preso a parlare dei suoi oscuri segreti con una persona che a malapena sopportava, bloccata in ascensore e proprio durante la vigilia.
«Guarda che non ti devi preoccupare. Può sembrare che io abbia un cuore di ghiaccio, ma in verità sono sensibile… molto in fondo… a volte piango quando guardo le serie tv», sussurrò, timidamente.
Beatriz annuì.
«Io ho pianto quando ho finito Sherlock. Non per il finale in sé, ma perché non c’è un seguito. E per il finale di Game of Thrones. E per quello di Once Upon a Time e…»
Alex le fece segno di tacere, sconvolta.
«Vuoi dire che ci piacciono le stesse serie tv?!»
Beatriz sgranò gli occhi, afferrandole i polsi.
«Tu hai degli hobby! Io pensavo fossi solo tutto studio e noia»
«Ed io pensavo che tu fossi tutta uscite a casino!» esclamò lei impressionata.
«Guarda che esco molto meno di quello che può sembrare!» rispose lei per nulla piccata, anzi. Poi assottigliò lo sguardo. «Shippi un sacco anche tu?»
Alex sorrise, divertita.
«Puoi dirlo forte.»
Fu così che Beatriz e Alexandra, che mai avevano approfondito la loro conoscenza, quella sera stessa scoprirono di avere un debole per le serie tv. Da lì poi avevano scoperto che entrambe avrebbero tanto voluto viaggiare, in particolare in Inghilterra. Alexandra scoprì pian piano che Beatriz non era affatto superficiale e snob come poteva sembrare, tutto il contrario, si stava dimostrando essere molto intelligente e con una spiccata sensibilità. E dal canto suo, Beatriz stessa capì che Alexandra non era così noiosa e seriosa.
«Accidenti, mi sta venendo fame», si lamentò ad un tratto, facendo ridere Alexandra, che si sentiva stranamente più rilassata a meno a disagio.
«Beh, io avrei qualcosa in realtà…» ammise.
Poco dopo tirò fuori un contenitore dalla sua borsa, aprendolo e sprigionando un delizioso profumo di… biscotti fatti in casa?
«Wow! Ma perché giri con i biscotti nella borsa?»
«Ma… ma io non giro con i biscotti nella borsa! Li ho fatti io, volevo portare qualcosa per il dopocena di stasera… ma arrivati a questo punto non so se gli altri arriveranno a mangiarli».
Beatriz rise, afferrando un biscotto.
«Beh, tanto meglio, ce ne saranno di più per me».
Alexandra tentò di dire qualcosa, ma capì che non era possibile. Quella ragazza era una vera e propria forza della natura, non poi così irritante. Beatriz staccò un morso dal biscotto a forma di stella che aveva preso, aveva su della glassa bianca molto dolce.
«Non male, però forse sono un po’ bruciati».
«Ma dannazione» imprecò l’altra «Allora forse è un bene, così non avvelenerò nessuno».
«Suvvia, non sono poi così male, a me piacciono» la tranquillizzò, continuando imperterrita a sgranocchiarlo. Alex sospirò, rimanendo in silenzio. Con Beatriz non si stava affatto male, non quanto pensasse, almeno. Anzi, adesso si sentiva addirittura in colpa nei suoi confronti. Di solito era una persona accorta e delicata e si rendeva conto di aver avuto un’uscita infelice.
«Amh… senti, a proposito, mi dispiace per prima», sussurrò, trovando più interessante il contenitore di biscotti che altro «Voglio dire, farti certe domande, non abbiamo neanche tutta questa confidenza, non potevo sapere che tu non avessi… che tua madre…»
Beatriz sgranò gli occhi, con le briciole ancora sulle labbra. Alexandra Fly che si preoccupava per lei?
Ciò la sorprese e la portò anche ad arrossire.
«Ma non c’è affatto bisogno di scusarsi!» disse agitata, gesticolando.  «E poi sai, adesso va meglio. Questo Natale non sono da sola almeno, così come non lo ero l’anno scorso. A proposito, ora che ci penso è il nostro anniversario di conoscenza!»
Alexandra assottigliò lo sguardo. Giusto, adesso che ci pensava lei e Beatriz si erano conosciute esattamente un anno prima, proprio durante la vigilia di Natale.
«Cavolo, è vero… È già passato così tanto tempo?»
«Puoi ben dirlo. E sono cambiate molte cose. Tipo quella ragazza che era nella nostra comitiva, com’è che si chiamava? Ah, sì, Claudette, quella bionda. L’hai più sentita?»
Bene, la magia del momento era appena sparita per colpa della domanda inopportuna di Beatriz. Era davvero una vipera a chiederle una cosa del genere.
«Ah, non saprei, guarda. Forse tu lo sai, no? Ti prego, dopo come le stavi appiccicata quella sera…»
Beatriz divenne rigida a quelle parole, ma assunse anche un’espressione confusa.
«E-eh? Ma che dici?»
«Hai capito benissimo cosa ho detto. Potresti almeno avere un po’ di ritegno e non prendere il discorso, ma dopotutto cosa mi aspettavo da te?»
«Ehi! Se qui c’è qualcuno che dovrebbe sentirsi infastidita, quella sono io!» esclamò acida. Alexandra sentì l’istinto di scappare, ma era in trappola.
«COSA?! Tu volevi provarci con lei!»
«Mio Dio! Che razza di idiota che sei! Provarci con lei, io volevo provarci con te!»
Si portò subito le mani davanti la bocca, come se si fosse fatta scappare qualcosa di troppo. E in effetti era così. Aveva appena dichiarato ciò che si portava dentro da un anno, e come se non bastasse Alexandra la guardava stupita, confusa, sconvolta.
«Come hai detto, scusa…?»
 
Un anno prima…
 
La piazza dove Alexandra e i suoi amici si erano dati appuntamento era magnifica e suggestiva, grazie anche alla neve che cadeva lenta. Al centro era stato allestito un albero di Natale di dimensioni notevoli, illuminato magnificamente. Avevano pensato che fosse un bel posto dove incontrarsi e per andare poi a festeggiare tutti insieme la vigilia a casa di uno di loro.
Ma ad Alexandra sarebbe andato bene rimanere da sola con Claudette.
Claudette aveva i capelli biondi sottili ed era graziosa e minuta, tanto da apparire fragile. Aveva sempre trovato adorabile e dolce il modo in cui si sistemava gli occhiali sul naso o la sua voce acuta. Sì, senza ombra di dubbio quella ragazza le piaceva, ed era per lei una fortuna che frequentassero lo stesso corso all’università. Una fortuna o forse una maledizione.
«Eccoci qua! Aleeex!»
Nath sventolò una mano e gridò per farsi sentire dalle due ragazze che vicine si erano sedute ad osservare l’albero illuminato. Alexandra sorrise, notando subito alcune facce nuove nella loro già numerosa comitiva.
Notò immediatamente una ragazza dagli occhi azzurri, avvolta in bel cappotto nero e con degli stivali che sembravano costosi. Scoprì solo dopo che il suo nome era Beatriz Hamilton.
E tale Beatriz si era presentata a lei e a Claudette in modo piuttosto allegro, forse fin troppo, cosa che le aveva dato fastidio. Riflessiva e tranquilla per com’era, non aveva mai amato la gente troppo irruente. E soprattutto, non amava il modo in cui quella tipa si era appiccicata a Claudette. Quest’ultima, sempre molto dolce e gentile, stava cercando in tutti i modi di intrattenere una conversazione normale. Non le avrebbe dato così fastidio, se solo Beatriz non l’avesse letteralmente sequestrata.
«Che bel posto dove stare con gli amici!» esclamò Nath, stringendosi nel suo cappotto. «Non lo pensi anche tu, Alex?»
Quest’ultima lo ascoltò distrattamente, più interessata ad osservare le altre due ragazze che conversavano vicino l’albero. Non aveva potuto fare a meno di notare come Beatriz ogni tanto la guardasse, con un sorriso che avrebbe quasi interpretato come segno di sfida.
«Ma perché quella lì si è unita a noi?» domandò infatti, con la fronte aggrottata.
«Beatriz frequenta il nostro stesso corso, non c’è niente di male. A proposito, mi piace come ti sta quella sciarpa!» tentò di essere gentile, ma con ben pochi risultati.
Ciò che le stringeva lo stomaco doveva essere gelosa. Non sapeva chi fosse quella Beatriz, ma i suoi modi di fare esageratamente affettuosi non le piacevano.
E soprattutto, che facesse l’affettuosa con qualcun'altra.
«Vado un attimo da loro» disse ad un tratto, a braccia conserte. Non aveva intenzione di fare una scenata, ma almeno avrebbe strappato Claudette dalle grinfie di quella lì.
«M-ma! Accidenti! Ma perché rimango sempre da solo?!» piagnucolò Nath.
Claudette aveva le guance arrossate, intimidita dal modo di fare di Beatriz. Quest’ultima infatti aveva preso a parlare a raffica e a farle un sacco di domande, frenando ogni suo tentativo di fuga.  Aveva una parlantina impossibile da fermare.
Alexandra arrivò silenziosamente, ma imbronciata.
«Scusate!» esclamò, non nascondendo il fastidio.
Beatriz allora le sorrise di nuovo. E ancora una volta lei lo interpretò come un segno di sfida.
«Alexandra, giusto?» domandò indicandola. «Scusa, stavo solo facendo amicizia con Claudette.»
Lei annuì, afferrando per un polso quest’ultima.
«Beh, adesso Claudette deve andare. Forse non dovresti essere così irruente con le persone che non conosci ad alcuni potrebbe dare molto fastidio!»
Beatriz si ritrovò ad arrossire e non per il gelo.
«Irruente? O magari sei tu che te ne stai in disparte senza dire una parola?»
Torto non ne aveva, ma Alexandra non era intenzionata a darle retta. Strinse maggiormente le dita sul polso di Claudette e allora la trascinò via con sé.
Non era stupida, le intenzioni di Beatriz erano chiare: voleva provarci con la ragazza che piaceva a lei, chiunque lo avrebbe capito. In un altro caso si sarebbe data della paranoica… o magari lo era per davvero!
«Alexandra, piano! Mi stai facendo male», si lamentò ad un tratto Claudette. Solo allora si decise a mollare la presa e a mormorare un “mi dispiace”.
«Perché ti sei arrabbiata così? Stavamo solo parlando» disse ancora la ragazza dai capelli biondi.
Non poteva certo dirle qual era il motivo. Dirle che era gelosa che qualcuno l’allontanasse così da lei. E il semplice e triste motivo era uno e uno soltanto: Claudette non era interessata alle donne e il rivelarle i suoi sentimenti avrebbe solo rovinato una bella amicizia.
Alexandra preferiva tenerla con sé come amica piuttosto che allontanarla del tutto. Ma alle volte risultava così difficile…
Si massaggiò il viso, cercando di rimanere lucida.
«Mi spiace, è solo che non mi piace come quella tipa si è appiccata a te; e se sei a disagio, dovresti dirlo!» affermò con un certo tono di rimprovero, che però fece ridere Claudette, facendola sciogliere inevitabilmente e facendola sorridere, non sulle labbra, ma nel cuore.
Ancora in profondo imbarazzo, Beatriz andò a sedersi accanto ad un tremante Nath, il quale si era appena aggiustato gli occhiali scivolosi.
«È un albero magnifico, vero?» domandò. Lei sollevò lo sguardo. Onestamente poco gliene importava, in quel momento.
«Già, magnifico… Ti sento triste, Nathaniel.»
Quest’ultimo si lasciò andare ad un lamento.
«È per Alexandra. Lei è così inarrivabile e non capisco perché, il mio cuore soffre! Però ti prego, non dirle che te l’ho detto.»
Beatriz si voltò, osservando le due ragazze che parlavano in disparte, illuminate dalle lucine sull’albero.
«Tranquillo… non ne farò parola con nessuno.»
 
Beatriz e Alexandra rimasero ad osservarsi per qualche istante, in silenzio e immobili. L’atmosfera da leggera e rilassata era passata ad essere tesa, mentre invece adesso tutto ciò che entrambe avvertivano era il disagio più totale.
Quella ragazza le aveva appena detto di piacerle.
Lei piaceva a Beatriz Hamilton.
Dopo vari infiniti secondi di silenzio, Alex sollevò una mano tremante, indicandola.
«Tu mi stai prendendo in giro, non è vero?»
Beatriz arricciò le labbra, perdendo definitivamente la pazienza. Non era nella sua natura trattenersi ed essere pacata. Anzi, con lei era andata anche oltre le sue capacità, ma adesso era messa alle strette.
«Accidenti a te, ma ti sembra che stia scherzando? Sono seria e sono anche terribilmente in imbarazzo, ma perché non imparo a chiudere la bocca?!» esclamò isterica, torturandosi i capelli con le dita.
Ancora una volta, Alex rimase a fissarla a bocca aperta. Mai, mai nella vita avrebbe pensato di piacerle, questa cosa era distante anni luce rispetto a ciò che credeva. Come avrebbe potuto arrivarci? Beatriz si era sempre comportata come se non la sopportasse.
«Quindi tu… non mi odi perché mi vedevi come una rivale in amore, non è vero?»
Beatriz fece una smorfia, cercando di non implodere.
«PERCHE DIAMINE HAI PENSATO UNA COSA DEL GENERE?!» gridò, mandando in frantumi i suoi buoni propositi. Alex si portò una mano su un orecchio, facendole poi segno di abbassare la voce.
«Mi dispiace! È che quella volta ti sei talmente tanto appiccicata a Claudette che pensavo volessi provarci, era abbastanza fraintendibile come atteggiamento!» spiegò agitata ed anche lei in evidente imbarazzo.
Di solito non piaceva a nessuno e nessuno le si dichiarava mai, era una novità.
«Alexandra Fly, tu sei una vera idiota» sospirò Beatriz. «Va bene, visto che siamo in vena di confessioni, te lo dico: ho avuto un colpo di fulmine con te. Così mi sono appiccicata a Claudette perché vedevo quanto eravate unite e la cosa mi dava fastidio. E con la scusa cercavo anche di estorcerle informazioni su di te, ma senza successo. Insomma, mica potevo chiedere a Nath, è lui il mio vero rivale in amore.»
Alexandra rimase ad ascoltare la sua spiegazione con un’espressione sconvolta. Allora era lei la paranoica che aveva completamente travisato il tutto?
«Ma allora… i tuoi non erano sorrisetti e sguardi di sfida?» sussurrò con un filo di voce.
«No, grandissima stupida, ti guardavo e ti sorridevo perché volevo essere carina» sbottò. «Poi però ti sei arrabbiata e hai portato via con te la tua amichetta, mi sono sentita così stupida. Da quel momento in poi non ho neanche avuto il coraggio di essere tua amica, anche perché avevo capito di essermi presa una cotta per una donna davvero indisponente!»
Alexandra ascoltò quello che era un vero e proprio sfogo da parte di Beatriz, sentendosi la più grande idiota sulla faccia della terra. Aveva passato un anno a detestarla praticamente per nulla!
Ad un certo punto si massaggiò la testa dolorante.
«Sai, io e Claudette oramai non ci frequentiamo più», disse mestamente. «Quando si è trasferita, sei mesi fa, avevamo promesso di tenerci in contatto. E così è stato, ma come molto spesso accade, la lontananza e gli impegni hanno causato un distacco. Tutt’ora ci sto un po’ male, ma non ho mai avuto grandi speranze, lei non è neanche interessata alle ragazze e…»
«Ehi, ehi!» la frenò. «Ma si può sapere perché mi stai dando tutte queste giustificazioni? Cos’è, adesso l’hai avuto tu un colpo di fulmine in ritardo?»
Alex arrossì ancora, così tanto da desiderare di sparire. Beatriz non le piaceva. Certo, era molto più simpatica di quanto credesse, in gamba e sensibile, oltre ad essere molto bella e anche un po’ vittima della situazione ma… no!
«N-no, a-assolutamente», sussurrò, senza potersi impedire di balbettare. «Perché, io ti piaccio ancora?»
Beatriz schiuse le labbra, rimanendo però in silenzio. Non si era mai posta il problema, semplicemente aveva cercato di ricacciare tutto, senza però molto successo, forse ora se ne rendeva conto.
«No… no, affatto. Ah! Sono andata avanti, ovviamente!» dichiarò a braccia conserte «Però, se magari tu avessi cambiato idea sul mio conto…»
Alex sgranò gli occhi. Un tipo controllato e pacato come lei stava rischiando un infarto a causa delle parole di Beatriz. Non poteva essere successo. Ridicolo, non poteva star iniziando a guardarla in modo diverso solo perché le si era dichiarata.
Ad un tratto la luce si accese, al che Beatriz saltò su.
«Oh mio Dio! Funziona di nuovo!» esultò. Alex si rimise in piedi, più pensierosa che felice.
Stava riflettendo sul fatto che forse aveva già iniziato a guardare Beatriz in modo diverso dal momento in cui aveva iniziato a conoscerla. Forse se avesse chiesto, anziché andare avanti con le sue convinzioni, si sarebbe risparmiata un anno di odio ingiustificato, ma magari le cose dovevano andare così.
«Evviva, finalmente non soffoco più!» Beatriz sospirò, uscendo dall’ascensore. «Ah, mi sa che ci siamo perse la cena. Ed io che volevo che fosse un bel Natale, almeno quest’anno!» si lamentò, portandosi una mano sul viso nel ricordarsi la sua brutta figura appena avvenuta.
Alex rimase qualche istante a guardarla, per poi uscire sul pianerottolo. Non sapeva cosa diamine le stesse passando per la testa, forse era impazzita, ma desiderò in modo sincero e disinteressato rendere il suo Natale felice. Le si avvicinò, porgendole il contenitore di biscotti bruciacchiati.
«Perché li dai a me?» domandò, guardandola negli occhi.
Sono sempre stati così luminosi, i suoi occhi azzurri?
Lei fece spallucce.
«Sarebbe un peccato sprecarli. Ad ogni modo forse, adesso che la bufera è finita, possiamo uscire di qui.»
«Pensi che gli altri ci abbiano aspettato?»
Alex scosse il capo. Si era ripromessa di non gettarsi in un’eventuale relazione, non dopo la sua cocente delusione con Claudette, di cui adesso aveva il ricordo dolce amaro di un qualcosa mai iniziato.
«No, non credo. Magari potremmo… solo se ti va, eh, potremmo fare qualcosa per rendere questa Vigilia piacevole. Forse te lo devo, dopo un anno», sussurrò mesta.
Beatriz provò un moto di tenerezza, ma sentì anche il suo cuore battere veloce, nel capire che forse quello era il modo di Alex di chiederle scusa, magari di darle, di darsi una possibilità. In qualsiasi modo le sarebbe andato bene.
«Non pensi che Nath se la prenderà?» domandò mordendo un biscotto, che risultò essere ancora più dolce.
Alexandra sollevò lo sguardo, ridendo.
«Prometto che mi farò perdonare da lui, però prima devo farmi perdonare da te.»
Beatriz assunse un’espressione divertita, ma anche dolce. Avrebbe voluto dirle che non c’era più niente da perdonare, ma lo tenne per sé. In seguito, avrebbero potuto affermare, anzi, avrebbero potuto farlo entrambe, che quella vigilia era stata memorabile.
 
 

Nota dell'autrice
Di solito non mi cimento nelle originali, né nel genere femaslash (mi piace, ma prediligo lo slash), infatti mi sono mantenuta su qualcosa di leggero, in fondo è pur sempre una storia nataliza. Spero che i personaggi vi siano piaciuti, ci sono molto legata. e che in generale la storia sia risultata simpatica (anche qui, in genere scrivo angst xD). Ad ogni modo, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate :)
   
 
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