Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: GladiaDelmarre    07/12/2019    9 recensioni
L'ultima caccia di Arya.
Sfidata da LadyPalma su Il Giardino di Efp.
Per te, l'ultima caccia.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Mi è rimasta un'ultima cosa da fare prima di partire.

Finire la lista. Solo un nome è rimasto, e poi mio padre riposerà in pace.

 

Inspiro.

Espiro.

 

Non sono più io, ora sono un lupo.

 

Le Terre della Corona forse non sono a me note come le Terre del Nord, ma non c'è foresta che sia sconosciuta per chi sa leggerla.

Sento gli odori, vedo le tracce, ascolto la vita che sembra essere intoccata da tutto quello che è stata la guerra. Ora non esiste altra minaccia che non sia lo scorrere della vita stessa.

Ma non per lui: per lui la morte è vicina, e sarò io a dargliela.

 

Miracolosamente sopravvissuto all'assedio di Approdo del Re e al fuoco di drago, non sopravvivà a me.

 

Mi ha visto e forse ha riconosciuto in me mio padre. L'ho visto scappare. Non me ne sono curata. La morte arriverà per lui in ogni caso. Ineluttabile, senza speranza.

 

Il bosco è così bello al crepuscolo. Intravedo la luna che sta sorgendo tra le fronde, mentre la luce si fa sempre più fioca. Non mi serve vedere per seguire una traccia. Ho imparato a vedere con tutti gli altri sensi, e il fiuto mi dice che non sono lontana. Un boia non è un combattente, è solo un porco che scanna la gente a comando. Potrà essere allenato ad uccidere, ma di certo non è abituato ad essere una preda: adesso è solo quello per me.

 

Sento i fruscii e i rumori del bosco. Non è quello che sto cercando.

Mi serve un suono diverso: il cuoio e il metallo dell'armatura, l'odore della paura di un cavallo, qualche ramo spezzato di troppo, perchè le prede nel loro terrore fanno sempre qualche errore. Ed eccolo infatti, fin troppo semplice. Un nitrito lontano, quando tutti i vivi ora sono ad Approdo del Re a leccarsi le ferite. Non può essere che lui.

 

Mi affretto, silenziosa, leggendo il terreno con le mani e con gli ultimi sprazzi di luce: a breve non si vedrà quasi più nulla e lui dovrà fermarsi. Non io. Io corro al buio come un lupo, e lui, vecchio cervo, non può sfuggirmi. Ed infatti eccolo. Non dormirà probabilmente, perchè è certo che qualcuno lo stia seguendo. Non devo sottovalutarlo.

 

Mi siedo a solo pochi metri da lui. Non ha acceso alcun fuoco, ma ugualmente un vago chiarore lunare lo illumina, perchè siamo sul limitare di una radura. La sua pelle sembra cuoio invecchiato e spaccato dal sole, i suoi occhi sono pozzi neri adesso, ma so che il loro colore è un azzurro slavato e sporco, come acqua putrida. Non dimenticherò mai lo sguardo vuoto quando ha tagliato la testa di mio padre. Sta accucciato, ma è attento e teso, vedo che è pronto a scattare. Aspetterò l'alba con lui, perchè voglio che mi veda quando gli taglierò la gola. Voglio che riconosca il mio viso e sappia chi gli sta dando la morte.

 

La luna si fa alta e poi cala, le ore scorrono lente. Quasi tutto tace. D'un tratto, un ululato squarcia il silenzio: c'è una caccia in atto non troppo lontano da qui, e il mio pensiero va a Nymeria. Forse è lei a guidare il branco. Se fosse così, chiunque stia fuggendo, non ha alcuno scampo. Il parallelismo della situazione è quasi sublime. Mi ritrovo a desiderare di essere con loro, sentire con il branco l'odore della paura e del sangue, ma il mio posto è questo, il mio branco è disperso così come la mia famiglia. Così come Nymeria sono sola, e questa è la mia ultima caccia a Westeros.

 

Finalmente si fa giorno.

E' il mio momento.

 

Si alzerà adesso che inizia il giorno. Gli lascerò guardare la sua ultima alba.

 

Lo vedo muoversi, tirarsi su. Il sole è appena sorto.

 

Scivolo alle sue spalle, in silenzio. Posso quasi sfiorarlo. Per un attimo vedo uno sprazzo di umanità in lui. Si sta stiracchiando, come farebbe chiunque. Perfino un essere viscido e mostruoso come lui ha delle movenze umane. Per un attimo rifletto se valga la pena ucciderlo.

 

Poi si volta verso di me, nel mio attimo di esitazione. Lo vedo sgranare gli occhi, aprire la bocca in un urlo muto, con la bocca ridotta a un buco rossastro. Sono su di lui in una frazione di secondo, e gli salto addosso con un ringhio basso e gutturale. Inumana, ferina, sono solo un lupo, mentre lui è solo un uomo che sta per morire. Lo atterro, non gli lascio il tempo di tirare fuori la spada: la sua sola fortuna è quella di essere più grosso di me, ma sono cento volte più rapida. Dove stava arrivando il suo pugno ha trovato solo il vuoto, perchè l'ho visto arrivare ancor prima che lui si rendesse conto che stava per darmelo. Rotolando via, col pugnale recido uno dei tendini nel retro del ginocchio. Sarà molto più semplice adesso. Vedo il sangue macchiargli i calzari e imbrattargli lo stivale destro. Mi rialzo e lo vedo zoppicare, tenendo in mano la spada. Gli servirà a poco, perchè sono già dalla parte opposta. Essere mancina mi da un vantaggio, perchè combatto dal lato dove gli altri sono scoperti. Ho Ago nella sinistra e il pugnale nella destra. La pianta è salda e forte, e posso iniziare la danza che ho iniziato tanti anni fa ormai.

 

Ogni affondo è un piccolo taglio sulla sua pelle, una goccia di sangue in più che va a mischiarsi col terreno bruno e le foglie morte. Mi colpisce di striscio, aprendo uno squarcio sull'interno della manica sinistra. Anche il mio sangue gocciola via da quel taglio e va ad aggiungersi al suo.

 

Scarto verso sinistra, allungando il braccio, scansando la sua lama. Lo colpisco al collo e vedo che questo colpo gli arriva completamente inaspettato. Si porta la mano a fermare il sangue, e il respiro inizia a farsi corto. Con una pesante spada a due mani può farmi molto male, ma solo se mi prende. E non lo farà. Vedo che si distrae per un attimo, e quello gli è fatale. Corro verso di lui, in un passo doppio che lo spiazza, accorcio la distanza fino ad essere troppo vicino per essere colpita dalla sua lama. Gli pianto il pugnale nella gola, da sotto alla gorgiera di ferro che sarebbe dovuta servire a proteggerlo, e i suoi occhi escono quasi fuori dalle orbite. Il sangue spruzza fuori sporcandomi la faccia, bagnandomi i capelli. Non può nemmeno urlare, perchè la sua lingua è stata tagliata prima ancora che io nascessi. Non potrà mai pronunciare il mio nome e maledirmi, ma lui sa chi sono. Lo leggo nei suoi occhi morenti, nell'espressione di terrore che ha adesso.

 

“Il Nord non dimentica” sono le mie uniche parole.

 

Lo lascio a morire voltandogli le spalle, non curandomi più di lui.

La lista è completa.

   
 
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