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Autore: nattini1    09/12/2019    4 recensioni
Il matrimonio di Mary e John è diventato perfetto dopo la morte di lei, tra loro non c’è mai stata una vera comunione; apparentemente, la simbiosi perfetta è quella tra una madre e il figlio che porta in grembo, ma chiunque conosca Supernatural sa che si può ritrovare nel rapporto tra Sam e Dean.
Pochi giorni prima di Natale, il piccolo Dean si prende cura della madre che aspetta Sam.
Scritta per l’Advent Calendar del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Mary Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
Mary salì le scale con più determinazione che energia, tenendo una mano sulla pancia che cominciava a riempirsi, come a proteggere la vita che stava crescendo, e si affacciò alla cameretta del suo figlio maggiore col sorriso più dolce che riuscì a produrre; e invero non si dovette sforzare perché ogni volta che guardava gli occhi vivaci e il nasino spruzzato di lentiggini del suo bambino si sentiva riempire da una gioia immensa che scacciava tutte le sensazioni negative. Chissà se anche l’altro suo figlio avrebbe avuto gli stessi occhi...
Il piccolo indossava una maglietta con la scritta «I wuv hugz» e stava giocando con le macchinine sul pavimento imitando il rumore di un motore; si concesse di osservarlo per un momento e poi gli chiese: «Dean, hai fame?». Al suo richiamo lui abbandonò subito i giochi e le corse incontro felice, tendendo le braccia; Mary ridacchiò: «Ti piacciono più gli abbracci o la colazione?». «Tutti e due!» rispose felice Dean. Avrebbe voluto prenderlo in braccio, ma non era il caso che si sforzasse, come le ricordò la sua schiena appena cercò di sollevarlo. Il piccolo sembrò percepire il suo disagio, la prese per mano e si lasciò condurre docilmente in cucina.
Mary gli versò il latte e gli servì un sandwich. L’odore del cibo la travolse e fece fare una capriola al suo stomaco, ma lei ricacciò indietro la sensazione, ricompose l’espressione e chiese: «Vuoi che ti tagli i bordi?». Dean fece segnò di sì con capo. Aveva appena finito di accontentarlo, che dovette coprirsi la bocca con la mano e correre in bagno.
Il rumore dell’acqua che scorreva nel lavandino era tranquillizzante, uno scroscio continuo quasi ipnotizzante; Mary respirò profondamente, unì le mani a coppa sotto il getto e si portò l’acqua al volto sperando che, insieme ai segni della stanchezza, si portasse via anche il suo malessere. «Staremo bene» disse. Non aveva nemmeno finito di asciugarsi il viso che si sentì piegare in due da un altro conato e fece appena in tempo a raggiungere di nuovo il water. Non poté fare a meno di pensare che la prima volta se l’era cavata molto meglio.
Quando tese la mano cercando a tentoni l’asciugamano, vide che Dean glielo stava porgendo con aria preoccupata: «Sei malata, mamma?».
Lei lo rassicurò: «Non è niente, tesoro».
Mentre il bambino tornava a mangiare, o meglio a divorare la colazione, lei posò istintivamente la mano sulla sua spalla e gli arruffò i capelli: «Sembra che non ti abbia dato da mangiare da un mese! Un giorno ti insegnerò a non abbuffarti in quel modo, ma abbiamo tempo per questo!».
Il telefono squillò interrompendo quel quadro sereno; lei rispose subito con la speranza nella voce, dopotutto mancavano pochi giorni a Natale e il clima festivo sortiva miracoli. Ma all’altro capo del filo non sentì suo marito pronunciare le parole tanto agognate dopo il loro litigio di due giorni prima («Perdonami, sto tornando a casa»), ma solo una serie di recriminazioni, quindi tagliò corto, cercando di moderare il tono per non far spaventare il bambino che era con lei nella stanza: «No John, non voglio parlare di nuovo di questa storia! Vuoi tempo per che cosa? Hai due figli che ti aspettano!».
Prestò poca attenzione alle scuse biascicate e sbottò: «Bene, allora non farlo, non abbiamo altro di cui parlare» e chiuse la chiamata.
Ripensò a quando la sua storia si era, letteralmente, scontrata con quella di John: credeva aver trovato l’anima gemella, la persona con cui creare un’armonia perfetta, per cui aveva tagliato i ponti con quella che era stata la sua vita fino a quel momento, un’esistenza piena di pericoli, ma anche dell’affetto dei suoi genitori. Si chiese se, per John, avesse progressivamente annullato la propria identità, fino a perdersi in lui.
Ricacciò indietro i singhiozzi, maledicendo gli ormoni che la rendevano ipersensibile, ma non riuscì a trattenere le lacrime. Serrò le palpebre per arginarle, si asciugò in fretta le guance e, quando tornò a vedere attraverso il velo della tristezza, il suo sguardo incontrò quello di Dean che dal basso cercava il suo.
Il bambino disse con l’assoluta e innocente sicurezza dell’infanzia, di chi non ha conosciuto fino a quel momento altro che la tenerezza di una famiglia e il calore di una casa: «Papà ti ama ancora!». Poi la strinse con tutta la forza che avessero le sue piccole braccia e aggiunse: «E io ti voglio bene non ti lascerò mai!».
Mary gli baciò il capo e lo cullò; quelle poche semplici parole erano tutto quello di cui aveva bisogno e le riscaldavano il cuore: «Tu sei il mio piccolo angelo, ti va un po’ di torta?».
«Sì, mamma!» disse Dean entusiasta.
Mentre affondava la forchetta nel dolce, Dean chiese: «Perché hai detto “due figli”?».
Ormai avrebbe dovuto sapere che i bambini avevano la capacità di cogliere ogni infinitesimale dettaglio di qualsiasi conversazione altrui anche quando si supponeva non stessero ascoltando, ma Mary non poté fare ameno di mordersi la lingua. Decise che doveva essere sincera e spiegò: «Presto avrai un fratellino; adesso è dentro la mia pancia».
«È un regalo di Babbo Natale e arriverà alla vigilia?» domandò Dean.
Mary rise: «No, arriverà tra qualche mese! Piano piano crescerà finché non sarà abbastanza grande per uscire!».
Dean allungò la mano e le toccò la pancia. Mary ebbe la strana sensazione, come una premonizione, che le anime dei suoi figli si stessero parlando attraversando la sottile barriera della pelle che li divideva, come se stessero creando un piccolo universo invisibile nel quale nessun altro potesse raggiungerli.
«Come si chiama?» domandò Dean.
«Samuel» bisbigliò Mary.
Il bambino scalciò e Dean sorrise: «Ciao Sammy!».
 
 
 
 
 
NdA
 

Ciao a tutti!

Volevo scrivere una cosa totalmente diversa, poi l’ispirazione mi ha portata qui; non è usuale, ma mi diverto molto a inserire i bambini nelle mie fic,  penso che abbiano una dolcezza innocente con cui interagiscono nelle varie situazioni!

Una parte della storia è ispirata dalla 5x16, Dark side of the moon. Nel suo ricordo Dean rivive una mattina a casa con la sua mamma, quando John si era preso una pausa, ma poi il resto è una mia creazione. Fin da piccolo Dean aveva l'istinto di prendersi cura degli altri: pensiamo solo a come prende tra le braccia il piccolo Sam per salvarlo dall'incendio. In quel momento in un certo senso ha diviso la sua anima con lui, ma io sono certa che il loro legame si sia creato prima! Chiunque conosca Supernatural sa che la vera simbiosi si può ritrovare nel rapporto tra Sam e Dean. 

Spero che vi sia piaciuta!

Questa storia è dedicata a Veronica che ama la dolcezza, un piccolo pensiero di Natale in anticipo!

   
 
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