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Autore: Etace    15/12/2019    4 recensioni
Londra, metà anni 60.
In un'università decentrata e apparentemente trascurabile, tre giovani promesse della musica si incontreranno per puro caso durante una lezione di biochimica. Non hanno niente in comune, se non un grande, smodato amore per la musica...
Vi propongo la storia dei Queen, quando ancora frequentavano l'università e non erano diventati i famosi miti che noi tutti adoriamo. Cercherò di attenermi il più possibile alla realtà dei fatti.
Freddie/Mary, accenni Freddie/Roger.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Mary Austin, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era incredibile quanti corsi di laurea potesse raggruppare una materia settoriale e complessa come la biochimica.

Ed era incredibile che lui, Roger Taylor, fosse finito proprio in un’università di seconda categoria come quella federale.

La sua mancata ammissione a Cambridge era stata vissuta come un’onta dalla sua famiglia. Dopotutto suo padre, un ricco e rinomato dentista londinese, si era laureato con il massimo dei voti proprio a Cambridge, e così suo zio, suo nonno e perfino quello stronzo di suo cugino.

Era come se avesse mancato di rispetto a una tradizione di famiglia.
Guardò di nuovo l’orario delle lezioni, traendo un sospiro rassegnato. Oggi avrebbe avuto due ore di biochimica, due di parodontologia, altre due di anestetologia e per finire in bellezza ben tre ore di farmacologia. Roger piegò malamente il foglio e lo ficcò nella borsa. Questi erano matti se credevano che uno studente avrebbe potuto frequentare un delirio del genere. Era chiaro che doveva fare una selezione, visto che era uno e non trino.

“D’accordo, oggi seguo biochimica e farmacologia” pensava abbacchiato, mentre si dirigeva verso l’aula “Domani mi faccio anestetologia, biologia molecolare e parodontologia. O c’era istologia?- si bloccò -Aspetta… Domani è martedì, quindi c’è … Che palle, non me lo ricordo”

E così iniziò a frugare nella borsa per recuperare la scheda con l’orario delle lezioni, solo che, ovviamente, questa era sparita. Tirò fuori un paio di block-notes sbrindellati, le sigarette, le chiavi della macchina, le bacchette da batterista, il portafoglio ma niente, la borsa adesso era vuota e quella scheda del cavolo era scomparsa.

Roger imprecò, com’era difficile la vita. Tra l’altro non si ricordava nemmeno più quali corsi avrebbe avuto oggi. Decise comunque di entrare e di sedersi in fondo, mantenendo il più possibile un profilo basso. Non erano proprio ben visti i figli di papà in un’università del genere e lui non aveva voglia di guai.

Solo che, ovviamente, un tizio dall’aria poco amichevole gli si parò davanti. Sembrava il classico sessantottino rissoso.

-Scusami, ti dispiace? Quello è sempre stato il mio posto- gli fece notare con voce indisponente.

-Non mi pare che ci sia scritto il tuo nome- gli rispose Roger con tono polemico, notando però che si erano avvicinati altri quattro tipi molesti.

-Se è per quello non ho nemmeno le iniziali nella camicia. Perché non ti vai a comprare la laurea invece di rompere le palle a noi, fighetto?-

“Ma vaffanculo” pensò Roger, decidendo tuttavia di inghiottire il rospo. Gli mancava solo una rissa il primo giorno di lezione e suo padre lo avrebbe diseredato del tutto. Prese le sue cose e si alzò di malavoglia, cercando con lo sguardo un altro posto libero, che non fosse nelle prime file. Lo trovò laterale sulla sinistra, accanto a un ragazzo dai capelli cespugliosi, chino su un libro.

-Scusa è libero?- gli chiese -Dei coglioni mi hanno rubato il posto-

Costui sollevò il capo, mostrando dei penetranti quanto intelligenti occhi azzurri.

-Certo- soggiunse, spostando le sue cose per fargli spazio.

-Grazie- mormorò Roger, sedendosi pesantemente al suo fianco. Lo guardò di sbieco: il suo vicino aveva un aspetto dimesso, era completamente spettinato e aveva già ripreso a leggere il suo manuale. Il tipico secchione che non ha una vita al di fuori dello studio.

-Che tu sappia, il prof è sempre quello di biochimica 1?- gli chiese Roger, tanto per intavolare un discorso.

Il giovane alzò un attimo gli occhi, non sembrava molto propenso a socializzare.

-Non saprei. Non ho frequentato biochimica 1-

-Ah, scusami- si scusò Roger, teso -Che corso fai?-

-Astrofisica-

“Merda” pensò Roger, impressionato, ma senza darlo a vedere.

-Però, deve essere un corso complesso-

-Non così tanto, se ti piace- minimizzò il ragazzo, distogliendo lo sguardo per dedicarsi di nuovo agli appunti, scritti con una calligrafia ordinata ma microscopica.

Anche Roger distolse lo sguardo e decise di lasciarlo stare. A quanto pare si era seduto di fianco a un secchione, ecco perché il posto era libero.

Solo che poi il giovane biondo notò qualcosa di interessante, molto interessante per i suoi gusti. Appoggiato al muro giaceva infatti il logoro astuccio di uno strumento musicale, che aveva tutta l’aria di essere una chitarra o qualcosa di simile.

Roger assottigliò le palpebre pesanti e lo guardò di sbieco. Possibile che il secchione asociale suonasse?

“Nah” giudicò, scuotendo la testa con fare annoiato “Questo non sa neanche distinguere un sol da un la”

Ma come Roger pensò così, ecco che il ragazzo al suo fianco gli pose la fatidica, sorprendente domanda.

-Tu suoni?- gli chiese infatti a bruciapelo, cogliendolo completamente impreparato.

-Scusa?- gli domandò infatti Roger, stupito.

-Sei un batterista, vero?- insistette costui. Roger aprì e chiuse la bocca, era interdetto.

-Come fai a saperlo?-

-Si vede dalle dita- gli rivelò l’altro, accennandogli un sorriso -E anche dal modo in cui ti muovi-

Roger si guardò le mani e puoi guardò lui, incredulo. 
-Sono senza parole- gli rispose, ricambiando il sorriso -Non credevo di essere così riconoscibile-

-No figurati, sono io che sono un po' ossessionato in fatto di musica-

-Ossessionato?- ripeté, sempre più sorpreso -Aspetta, fammi indovinare. Quella chitarra appoggiata al muro è tua, vero?-

-L’hai notata- gli sorrise nuovamente il vicino -Ogni tanto strimpello-

-Ma dai. Genere?- domandò Roger, interessato.

-Rock, per lo più, ma sono aperto un po' a tutto. Tu?-

E così iniziarono a conversare, coinvolti e interessati, con il tipico entusiasmo di due persone che condividono la stessa passione.

-…E posso dirti tranquillamente che la musica è tutta la mia vita- esclamò Roger, quasi dimentico di essere a un corso universitario -Se non l’avessi, a quest’ora probabilmente sarei ricoverato in qualche ospizio a ingurgitare della naftalina. Comunque io sono Roger-

-Piacere, Brian- gli strinse la mano, in modo energico e gentile al contempo -Scusa ma ora sta per iniziare la lezione, non posso perdermi una parola-

Roger si zittì e forzò un sorriso. E chi aveva voglia di ascoltare biochimica, ora che aveva iniziato a parlare del virtuosismo tecnico di Ginger Baker?

Comunque il ragazzo di nome Brian era stato sorprendente, era sì un secchione, però era anche forte e aveva una cultura musicale di tutto rispetto, si vedeva che c’era dentro fino al collo.

Ah, la musica, benedetta musica, solo lei riusciva a rendere interessante anche chi non lo era per niente.

E lì in mezzo c’erano dei soggetti noiosi. Roger infatti si era guardato intorno, osservando la variopinta fauna studentesca. Non c’era una ragazza carina neanche per sbaglio, notò con amarezza, e in compenso era già entrato il professore incaricato per la lezione. Era un tizio in sovrappeso e mal vestito, con due grossi baffi uno più corto dell’altro. A Cambridge, uno così, lo avrebbero come minimo buttato fuori a calci nel sedere.

“Che università del cavolo” pensò il giovane Roger, con arroganza.

-Comunque, è anche la mia di vita-

Roger si voltò di scatto verso Brian.

-Cosa?- gli sussurrò, colto alla sprovvista.

-La musica- gli sorrise il ragazzo riccio -Non per sembrarti sfacciato, ma io e un mio amico abbiamo una band e ce la caviamo anche benino, solo che il batterista ci ha mollato. Se ti interessa, posso lasciarti un numero-

Roger Taylor sgranò gli occhi dalla sorpresa, ma reagì d’istinto e scosse la testa -No, grazie. Mi manca solo fare parte di una band ed è la volta buona che mio padre mi ammazza-

-Perché? Cos’ha contro le band?-

-Niente, in realtà. Ha semplicemente qualcosa contro tutto quello che faccio io, se capisci cosa intendo-

-Capisco la situazione- gli rispose comprensivo, per poi rivolgere tutte le sue attenzioni al professore, che aveva iniziato la lezione.

Roger, a differenza sua, non riusciva a stare poi molto attento.

La biochimica non gli piaceva, in realtà il suo intero corso di laurea -odontoiatria e protesi dentaria- non gli piaceva poi tanto. Ma d’altronde era il suo destino e il batterista sapeva che poteva considerarsi fortunato. Era conscio che c’erano persone che lottavano anche solo per pagare la retta di un’università pubblica e non elitaria come quella…


 

Farrokh Bulsara, a differenza di Roger Taylor, non era nato in una famiglia ricca e sofisticata. Lui infatti era un ragazzo immigrato in Inghilterra e, per studiare, doveva lavorare. Ora poi a maggior ragione, visto che aveva iniziato a convivere con la sua ragazza.

Quel giorno era in un ritardo mostruoso, tanto per cambiare. Ma non perché avesse perso l’autobus o altre cause di forza maggiore, era in ritardo perché aveva semplicemente impiegato troppo tempo a prepararsi. E infatti bisognava vederlo per capire quanto dedizione scrupolosa riservasse al suo look stravagante. Sembrava quasi che Farrokh, o Freddie, come preferiva farsi chiamare, volesse nascondere le sue origini dietro i vestiti eccentrici che indossava. Si vedeva infatti che non era londinese, e questo sembrava pesargli come chissà quale macigno.

E d’altronde, gli sguardi sprezzanti che riceveva sovente sia dagli studenti che dai professori non lo aiutavano a sentirsi integrato. Però adorava l’Inghilterra, e probabilmente si sarebbe gettato nel Tamigi piuttosto che tornare a Zanzibar.

Comunque, con ben mezz’ora di ritardo, il giovane  Freddie entrò nell’aula, interrompendo la lezione senza fare troppi complimenti. Era affannato, moro e vestito in modo a dir poco vistoso, con pantaloni a zampa larga che sembravano troppo lunghi e una giacchetta vintage che sembrava troppo corta. In compenso, però, il suo fisico affusolato sembrava dipinto col pennello, tanto era perfetto e valorizzato.

-Scusi, scusi, scusi!- esordì, rivolto al professore -Ho avuto un inconveniente con il mio gatto, mi perdoni-

Il professore di biochimica strinse forte le labbra e lo fulminò con lo sguardo, continuando la lezione complessa.

Il sorriso di Freddie scomparve. Egli si defilò e si sedette nel posto più laterale che trovò libero. Anzi in quello dopo, visto che una ragazza l’aveva letteralmente fulminato con lo sguardo.

-Ma da dove è uscito quello?- sussurrò Roger, divertito -Non l’ho mai visto-

-Fa design- si limitò a rispondergli Brian, reticente come al solito.

-Design? E perché segue biochimica?-

-Non ne ho idea-

-Che strano tipo- sussurrò Roger, scuotendo la testa.

-Magari per lui quello strano sei tu- lo sorprese Brian, di nuovo.

Roger lo guardò, perplesso.

Ecco cosa succedeva a non essere stati ammessi a Cambridge: come per magia, diventi più strano del tipo vestito da saturday night fever il lunedì mattina.




 

 

 

 

 

 

Note

Sapevo che sarebbe successo, era solo questione di tempo e di spezzare il ghiaccio.

Non dico che ho fatto come Rami Malek e che mi sono guardata tutti i loro video/foto/interviste, però ci sono andata vicino, e mi sono fatta un’idea ben chiara di tutti e tre. Tre, perché John Deacon è troppo più giovane per frequentare l’università nei loro stessi anni... Ma arriverà, presto o tardi. Sappiate comunque che cercherò di trattarli bene e di non mancare loro di rispetto, anche se qualche accenno Freddie/Roger temo ci sarà (anzi, senza temo, visto che l'ho già scritto xD).
Poi un'ultima cosa. So bene che Roger si unirà agli Smile leggendo un annuncio in bacheca, e infatti così accadrà anche qui, anche se fra un po'... Vorrei infatti cercare di rispettare il più possibile i fatti realmente accaduti, ovviamente romanzandoli un po' proprio come ha fatto il film Bohemian Rhapsody, però l'idea di fondo dicamo che è questa.

Come avete notato, il linguaggio sarà un pochino scurrile , chiedo scusa nel caso a qualcuno dia fastidio.

Spero che vi sia piaciuto,
Etace

 

 

   
 
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