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Autore: Lumik Lovefood    20/12/2019    0 recensioni
Attenzione contiene spoiler dal capitolo 370 in poi.
"Il brasiliano voleva bene a quei due, ma insieme erano una carica esplosiva a cui non riusciva a stargli dietro, nonostante gli innumerevoli sforzi che aveva provato a fare. Ricordava ancora la sfacchinata che aveva fatto per accompagnare Hinata a vedere la statua del Cristo Redentor, seguiti da un’entusiasta Morgan, che voleva snocciolare le diverse informazioni che aveva studiato su essa. Ovviamente, quei due sempre, non avevano intenzione di prendere uno dei tre ascensori panoramici o una delle otto scale mobili... No. Volevano farsi tutti i duecentoventidue gradini a piedi, ammirando Rio dall'alto e scattando tante foto.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shouyou Hinata
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Feliz Navidad
(2694 parole)









Rio, 25 dicembre 2017



Feliz Navidad
Feliz Navidad”

Hinata si palesò in cucina coi capelli tutti sparati in aria, stropicciandosi gli occhi freneticamente e con le orecchie che si riempivano di quel canto. Dai fornelli si alzavano molteplici odori di spezie e cibarie, e Morgan aveva in testa delle corna rosse alla cui estremità c’erano dei campanelli che suonavano fastidiosi.
Era la mattina di Natale ed a Rio c’erano quasi venticinque gradi. Hinata, la sera prima, aveva fatto tardi dato che a lavoro erano subissati di ordini e consegne, mentre Pedro ronfava ancora, cercando di recuperare le ore perse di sonno per la maratona di
Naruto a cui si era dedicato strenuamente, affinché migliorasse il suo giapponese per poter interagire meglio con l'amico. Morgan invece era tutta elettrica, passava da un fornello all’altro, mescolando pietanze tra i vari tegami e cantando a squarciagola quella canzoncina di Natale, ondeggiando la lunga coda castana stranamente sfumata di rosso, abbandonando il solito blu in occasione proprio della festività.
“Feliz Navidad
Prospero ano y Felicidad”

L’ultima parola, Morgan la cantò con teatralità, alzando in aria il mestolo con cui stava rigirando nell’olio le
rabanadas, schizzandolo dappertutto, ed accorgendosi solo dopo della presenza del giapponese. Si voltò di scatto a guardarlo, regalandogli un meraviglioso sorriso ed illuminando gli occhi. Gli puntò contro il mestolo, continuando a cantare.
“I wanna wish you a Merry Christmas
I wanna wish you a Merry Christmas
From the bottom of my heart”

Hinata capiva poco e male l’inglese, e scoppiò a ridere quando la ragazza allargò le braccia dal petto verso l’esterno, mantenendo sempre quella pomposità e quella spigliatezza che la contraddistinguevano.
Rispetto a Pedro, con Morgan era stato quasi “amore a prima vista” e legarono immediatamente quando lui si era trasferito in quella casa, nonostante il vincolo linguistico. La ragazza aveva la sua stessa età, era scozzese e studiava lingue già dal liceo, conosceva benissimo l’inglese, il portoghese ed il francese, e parlava un po’ di giapponese perché anche lei seguiva numerosi anime e manga, anche se non aveva la minima idea di come si scrivessero gli ideogrammi e, soprattutto, non faceva binge watching tutta la notte come il loro coinquilino brasiliano. Hinata ricordò che, appena aveva varcato quella soglia quasi due anni fa, Morgan fu la prima a presentarsi, sempre col sorriso sulla labbra e cercando di comunicare con lui alla meno peggio. Ricordò che era nervosa ed entusiasta di avere una nuova persona in giro per casa, soprattutto perché era di una cultura diversa, e lei adorava ciò. Allora aveva i capelli castani sfumati di blu alle punte, abbinati alla perfezione con gli occhi, uno marrone come il cioccolato al latte e l’altro azzurro come il cielo di una spiaggia, e questo colpì immediatamente Hinata, abituato a vedere occhi con colori pressoché uguali. Era mingherlina, alta poco meno di lui e il viso a forma di cuore spruzzato di lentiggini caffellatte, che enfatizzava col nome di “baci del sole”. Sembrava un folletto e le fu simpatica fin da subito ed era sempre lei ad averlo inserito a Rio come meglio poteva, insegnandogli la lingua e ad orientarsi per le numerose strade della città, facendogli spesso da guida turistica, visto che studiava per diventare quello.
“Uffa, ma perché nessuno mi accompagna?” borbottò Morgan, tornando ai fornelli “La conosci questa canzone, Shouyo?”
Il ragazzo si sedette pesantemente su una sedia del tavolo, continuando a passarsi una mano sugli occhi “Credo di averla sentita, qualche volta...”
“Che canzoni natalizie ci sono in Giappone?” - ecco che ricominciava a fare domande, come i bambini.
“Più o meno sono simili e mischiano anche loro il giapponese con l’inglese.”
Lasciò perdere le
rabanadas e si sedette affianco a lui, prendendo il cellulare ed aprendo l’applicazione di Tube4You “Dimmi qualche titolo! Per favore, voglio sentirne qualcuna!”
“Non ti piace quella che stavi cantando?”
“Sì, ma è scontata...”
“E va bene...” borbottò Hinata, sfilando dalle mani di lei il cellulare e digitando sullo schermo velocemente in katakana.
Morgan guardò le dita abbronzate dell’amico, secche e ruvide, segno che si stava allenando strenuamente ogni giorno “Come va?”
“Che cosa?”
“Il beach volley.”
“Bene! Ieri ho giocato un paio di partite con Hector e ne ho vinte alcune...” e le ridiede il cellulare “Tieni, ti ho salvato una playlist sul tuo account.”
“Thank you.” sorrise e ripose il telefono in tasca, osservandogli le sopracciglia arancione che pian piano si schiarivano verso l’esterno del viso “Mi dispiace che tu non possa ritornare a festeggiare il Natale a casa.”
“Eh?”
“Dico, in Giappone.”
“Tra poco chiamerò Natsu e la mamma per darle gli auguri. Non le ho chiamate ieri sera perché era veramente tardi e non volevo disturbarvi...”
Morgan scosse il capo “Non avresti disturbato affatto, lo sai... Dodici ore di differenza sono tante.”
Hinata sorrise a trentadue denti “Sì, ma via
Land sono nulla. Sono curioso di vedere i loro albero: solitamente, io e Natsu lo facevamo insieme.”
“Mettevi tu il puntale?” rise la ragazza.
“Spiritosa!” e sospirò “Adesso ho superato il metro e settanta.”
“Sì, siamo uguali di altezza.”
Rimasero un po’ di silenzio, sentendo solo lo sfrigolio di una padella ed il tamburellare sul tavolo di legno. Hinata osservò le dita affusolate di Morgan, smaltate come di consueto di nero, ma notò che il pollice era sbeccato, segno che c’era qualcosa che la turbava. Rispetto a Pedro, loro due erano lontani da casa da molto tempo, lontano dai loro affetti e dalle loro tradizioni, mancanze che alle feste si sentivano ancora di più. Si erano integrati bene certo, si sentivano quasi brasiliani e conoscevano bene il portoghese, ma quando ricorrevano le festività, il magone si ripresentava sempre.
A Hinata mancava moltissimo festeggiare l’Hanami, pranzare con i suoi compagni di squadra sotto un albero di ciliegio in fiore e raccontare aneddoti dei suoi senpai ai nuovi kohai della Karasuno; gli mancava sentire lo stridio delle scarpe da pallavolo sul pavimento arancione del campo; gli mancavano i suoi compagni, con cui aveva iniziato la sua avventura liceale fin dal primo anno, confrontarsi con loro, ridere e supportarsi a vicenda; gli mancava punzecchiarsi con Tsukishima con il capitano Yamaguchi che cercava di rimetterli in riga, gli mancavano le chiacchierate verso casa con Yachi-san, i consigli e le preoccupazioni di lei e gli mancavano le alzate di Kageyama, anche se non lo avrebbe ammesso mai, nemmeno sotto tortura.
Morgan sentiva la mancanza delle vastissime brughiere verdi scozzesi, della zuppa di cardo di sua madre e delle sponde del lago di Loch Ness. Le mancava l’erba sotto i piedi e un nonno Irving borbottante che si lamentava del cane del vicino che aveva sempre la diarrea nel suo giardino e mai nel proprio, mentre si sistemava in vita alla meno peggio il kilt rosso, verde e blu. Le mancava la sua amica Sheena e i suoi ricci rossi, parlare del più e del meno di fronte ad un boccale di
Douglas Scotch Ale. Le mancavano gli Highland Games, con il caratteristico lancio del ceppo, il suono delle cornamusa e dei tamburi che fendevano l’aria, insieme al battere dei piedi sul legno a ritmo di danza.
Morgan e Hinata spesso si erano ritrovati a parlare delle rispettive culture, nelle prime notti insonni di quest’ultimo per via della mancanza di casa, ed erano rimasti l’uno affascinato delle tradizioni dell’altra da promettersi di visitare almeno una volta nella vita i rispettivi paesi di provenienza.
Il giapponese doveva molto all’amica, perché senza di lei avrebbe sicuramente sofferto di più la nostalgia, gli era stata vicino fin dall'inizio e gli aveva dato non poche dritte, facendogli spesso da interprete e da insegnante.
“Hai chiamato casa?” le chiese improvvisamente Hinata, ridestandola dal suo tamburellare.
“Sì, poco fa... Il nonno aveva già bevuto un po’ di scotch e predicava dei tempi passati.”
“Vorrei tanto conoscerlo!”
Scoppiò a ridere “Non ti conviene, davvero!” e poi lo guardò dolce “Anche se tu, sei capace di fare amicizia con tutti...”
“Sicuramente gli piacerò.”
“Solo se avrai bevuto un bicchierino di liquore con lui.” gli rispose, facendogli l’occhiolino e tornando ai fornelli, continuando a canticchiare.
“Feliz Navidad
Feliz Navidad
Feliz Navidad
Prospero ano y Felicidad”

“Morgan, hai rotto.” - Pedro si era finalmente alzato, scorbutico come al solito, e al mattino lo era un po’ di più - “Devi per forza cantare?” - l'anno scorso aveva passato tutta la Vigilia e il Natale stesso a cantare una versione più umile e stonata di
Mariah Carey, strozzando ogni volta o lui o Hinata in un forte abbraccio, alla strofa “All I want for Christmas is you”; quest'anno si era data allo spagnolo invece, che nemmeno studiava fra l'altro.
“Sì, è Natale e siamo tutti più felici e più buoni.”
“Buon Natale, Pedro!” rincarò la dose Hinata, sorridendogli.
“Mi avete fatto venire già mal di testa...”
- il brasiliano voleva bene a quei due, ma insieme erano un carica esplosiva a cui non riusciva a stargli dietro, nonostante gli innumerevoli sforzi che aveva provato a fare. Ricordava ancora la sfacchinata che aveva fatto per accompagnare Hinata a vedere la statua del Cristo Redentor, seguiti da un’entusiasta Morgan, che voleva snocciolare le diverse informazioni che aveva studiato su essa. Ovviamente, quei due sempre, non avevano intenzione di prendere uno dei tre ascensori panoramici o una delle otto scale mobili... No. Volevano farsi tutti i duecentoventidue gradini a piedi, ammirando Rio dall’alto e scattando tante foto. Morgan, intanto, faceva da guida turistica, e spiegava che faceva parte delle Sette meraviglie del mondo moderno, che era in calcestruzzo e pietra saponaria, (con la conseguente domanda stupida di Hinata che se quindi pioveva, faceva sapone), e tante altre cose che lui però non aveva sentito, dato che aveva smesso di ascoltarla dopo sette minuti, che erano comunque un record.
“Vuoi un’aspirina?” gli chiese preoccupata Morgan, affiancandosi a lui e facendo suonare quei campanelli che aveva in testa.
Pedro la guardò, non sapendo se ridere di quelle stupide corna oppure tornare a letto e svegliarsi direttamente il giorno dopo.
Alla fine, scoppiò a ridere “Morgan, togliti quelle cose. Ti prego.”
Mise il broncio “Ma se sono carine.” e si voltò verso Hinata, cercando man forte “A lui piacciono!” - il loro amico si era messo un cappellino rosso e bianco, e agitava la testa affinché il campanello nel pompom bianco suonasse.
“Come devo fare con voi?” esclamò Pedro, stringendosi gli occhi con le dita “Mangerete anche con quei cosi in testa?”
“Ovvio!” risposero all’unisono, continuando a far suonare molesti quei campanelli.
“Sarà un lungo pranzo.” mormorò, accettando la sconfitta e l'invito della ragazza ad accomodarsi a tavola, seguito da Hinata.

Morgan aveva apparecchiato in grande stile: c'erano tre piatti ad occupare un tavolo da quattro posti, con affianco le posate ed un piccolo tovagliolo rosso ripiegato a forma di alberello di Natale, che aveva un cioccolatino avvolto nella carta dorata sulla punta, e dei bicchieri anch'essi rossi. In tavola, poi, servì tre grandi vassoi. C'erano solo tre pietanze, ma racchiudevano tre diverse culture: c'erano le rabanadas, c'erano le kilted chipolata sausages e c'era una bellissima kurisumasu keki. Hinata e Pedro guardarono la ragazza con occhi sgranati, mentre essa si sedeva a capotavola e gli sorrideva dolce, sempre con quelle buffe corna sul capo.
“So che probabilmente non saranno come le originali...” si grattò imbarazzata una guancia “Ma visto che è il nostro ultimo Natale tutti insieme, volevo renderlo speciale, ecco...”
Pedro aveva gli occhi lucidi “Tu... Tu hai fatto tutto questo per noi?” - Morgan annuì, ed il brasiliano si voltò immediatamente a guardare Hinata, pensando di essere l'unico scemo ad emozionarsi così tanto per delle semplici pietanze. Lo ritrovò con il moccio al naso, cercando alla meno peggio di trattenere le lacrime, che gli rigavano già il volto, e gli occhi arrossati.
“Io non so che dire...” e tirò su col naso “All'inizio è stata dura qui, senza la mia famiglia e senza i miei amici, senza avere punti di riferimento... Ma voi, voi siete la cosa più bella che abbia potuto avere qui a Rio.” e passò un dito su un ricciolo di panna che sporgeva dalla torta “E' buonissima Morgan, buonissima.” ripeté, ormai con la faccia tutta arricciata dal pianto.
Pedro agguantò un pezzo di
rabanadas, masticandolo avidamente e fregandosene delle lacrime che ormai scendevano copiose “Sembrano quasi quelle di mia madre.” riuscì a dire, con la voce impastata.
Morgan sorrise felice, iniziando anche lei a piangere, mentre prendeva un pezzo di salsiccia e lo masticava con gusto “Sono felice. Sono felice che vi piaccia e di avervi conosciuto.”
I tre si strinsero le mani, guardandosi a vicenda e con la vista appannata dalle lacrime, sorridendo felici. Non importava se il Natale successivo non sarebbero stati insieme a festeggiarlo, non importava se Hinata ritornava in Giappone da lì a tre mesi, mentre Margot veniva sbarcata in qualche altro paese e Pedro rimaneva in quella casa, l'importante era conservare i ricordi, le lacrime e le risate che quelle quattro mura avevano assorbito in quei quasi due anni di convivenza; le notti insonni di Hinata a mangiucchiare la pelle secca e fritta di salmone che si era portato da casa dentro un enorme giara; Pedro che si sparava a profusione tutti i video di
Kodzuken e chiedendo spesso al giapponese di tradurgli qualcosa oppure se riusciva a procurargli un autografo dello you4tuber; Morgan che imprecava un giorno in una lingua e il giorno dopo in un'altra, sempre con quel sorriso sulle labbra e con qualche T-shirt strana delle sue. E poi le serate sul divano a vedere i film più demenziali, a guardare anime ed a cercare di migliorare un po' quell'inglese; Pedro che passava ore a spiegare il corretto funzionamento di Land a Hinata, mentre dall'altro capo c'era una Natsu che aspettava scocciata il suo fratellone; Morgan che tentava tutte le mattine di far alzare ad un orario decente il brasiliano, perdendo nuovamente ore di lezioni, lamentandosi poi di essere sempre fuori corso. Le risate dei due ragazzi quando la scozzese raccontava aneddoti causati da troppo scotch di nonno Irvin, tra cui il kilt che cadeva sempre nei momenti meni opportuni oppure la lunga barba che prendeva spesso fuoco a causa della pipa. Avevano vissuto tanto dentro quella casa, scoperto lati nascosti gli uni degli altri, visto le debolezze e contato le rughe di espressione non troppo abbronzate per le troppe risa... Hinata osservava Morgan bisticciare con Pedro, perché esso si era servito una dose abbondante di rabanadas, mentre guardava scettico quelle salsiccie avvolte nella pancetta.
“Grazie.” mormorò piano il giapponese, beccandosi un sorriso dai suoi due coinquilini.
“Shouyo, prendi velocemente la tua porzione, o Pedro si mangia tutto!”
“Ehi! Anche lui mangia da fare schifo!”
“Nun è vuro!”
“Visto? Si è già fregato della salsiccia sotto il tuo naso, Morgan!”
“Basta fare i bambini!”


Pedro era, come sempre, sparito dalle faccende di casa, rinchiudendosi in bagno frettolosamente. Hinata passava i piatti sporchi a Morgan, intenta ad insaponarli per bene ed a lasciare in ammollo le pentole.
Finito ciò, si asciugò le mani in un canovaccio bianco, sorridendo verso il giapponese “Grazie. Almeno tu...”
“Figurati!” ricambiò il sorriso Hinata, fermandosi poi di scatto e guardando fisso negli occhi l’amica, portandosi poi un dito sotto il mento.
Alzò un sopracciglio, in allerta, visto che quando il suo amico si metteva a pensare, era sempre presagio di qualche sparata delle sue “Che c’è?”
“Stavo pensando... Adesso non stai seguendo le lezioni, perché hai praticamente finito, e di esami non ne hai, giusto? Oltretutto, devi scegliere la tua prossima destinazione...”
“Continua, voglio capire dove vuoi arrivare.”
Annuì “Ho pensato a Pedro all'inizio, ma ha sempre qualche esame da dare e non può perdere troppe lezioni, mentre tu...” Hinata allora le sorrise a trentadue denti “Perché non vieni con me in Giappone?”








nda.
Buonasera a tutt*!
E' la prima volta che mi addentro in questo fandom e sono abbastanza nervosa, anche perché ho scritto sul periodo brasiliano di Hinata, che potrebbe essere spoiler per chi non segue il manga, introducendo anche un nuovo personaggio che non ha nulla a che fare con il mondo della pallavolo... Insomma, se non mi complico l'esistenza non sono io.
Oltre a ciò, mi sono inspirata all'iniziativa "Sing a song! (Christmas Edition)" indetta sul gruppo Facebook chiamato "Parole tra le dita", in cui proponevano una lista di venticinque canzoni natalizie per far trarre ispirazione agli autori per popolare i fandom e le sezioni originali con qualcosa di allegro e positivo; a tra tutte queste "Feliz Navidad" di José Feliciano mi è saltata subito all'occhio. Non credo che ci sia molto altro da dire, se non che il finale è volutamente lasciato in sospeso perché Morgan sarebbe un personaggio che ho creato per una "futura long" che ho da poco in mente riguardante questo fandom, ma che è ancora in fase di assemblaggio e che per il momento non vedrà luce. Oppure, conoscendomi, questa OS rimarrà da sola per sempre...

NB. I tre piatti presentati in tavola da Morgan sono dei piatti tipici natalizi rispettivamente:
- brasiliani: le rabanadas sono fette di pane immerse nell'uovo e poi fritte nell'olio (dove vivo io, vengono chiamate "lesca");
- scozzesi: le Kilted chipolata sausages oppure Pig in Blankets, sono delle salsicce avvolte nella pancetta;
- giapponesi: la Kurisumasu keki è una torta di pan di spagna farcito con panna e fragole, con decorazioni in zucchero a tema natalizio.
NB2. Land e Tube4You sarebbero i corrispettivi, da me inventati a buffo, dei nostri Skype e YouTube.

Credo che il mio sproloquio sia giunto al termine (finalmente, direte!)...
Nel caso vi piaccia o ci sono errori di battitura (sicuramente), non esitate a farmelo notare e, perché no, in caso vi sia piaciuta di farmelo sapere!
Colgo l'occasione per augurarvi un felice Natale ricco di pandori e/o panettoni, e un buon anno nuovo!

Lumik Lovefood

   
 
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