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Autore: OrderMade96    22/12/2019    1 recensioni
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"Sai…" Sussurrò piano l'angelo secoli dopo, oppure solo qualche minuto, il demone non avrebbe saputo dirlo, sospeso in quel piacevole torpore annebbiate. "Non vedo l'ora che tu apra il mio regalo."
Una pesante realizzazione fece spalancare gli occhi dorati del demone.
Non aveva ancora scelto un regalo per Aziraphale.
[...]
Genere: Comico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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★ Iniziativa: Calendario dell'avvento a cura di Fanwriter.it!
★ Data: 20 Dicembre

 
CHRISTMAS PRESENTS


Uno sbuffo d'aria calda appannò una finestra nel South Downs. L'interno del cottage era caldo e accogliente, per la gioia dei suoi proprietari e, in particolar modo, di un demone freddoloso e brontolone. 
"Odio l'inverno." Si lamentò a mezza voce Crowley, lanciando un'occhiata annoiata alla Bentley parcheggiata alla fine del vialetto. 
Uno schiocco di dita e la neve sul tettuccio sparì in un battere di ciglia. 
"Mio caro, ripeterlo ogni giorno non farà in modo che passi più in fretta." Gli fece notare con calore Aziraphale, raggiungendolo al fianco per porgergli una tazza fumante di cioccolata. 
Il demone mise il broncio, stringendo tra le dita affusolate la calda ceramica nera, spostandosi per far spazio all'angelo sul davanzale. 
L'angelo accettò il silenzioso invito a sedersi, appoggiando casualmente una mano sulla coscia dell'altro. 
Dicembre era iniziato da una settimana abbondante e le feste di Natale erano ormai alle porte. Le nevicate erano diventate una costante giornaliera, insieme ai brontolii del demone e alle cioccolate calde. 
I due esseri eterei e occulti si erano trasferiti in campagna poco dopo aver sventato l'Apocalisse. Chi avesse avanzato la proposta era ancora un po' confuso, ma entrambi avevano concordato che fosse davvero una buona idea. Ora in pensione, senza la paura delle loro parti, l'angelo e il demone erano liberi di esplorare i confini della loro nuova relazione. 
"Non capisco perché ti piace così tanto questa stagione." Borbottò nuovamente Crowley dopo un sorso, leccandosi distrattamente le labbra. 
Non era un amante dei cibi dolci, ma per la cioccolata calda faceva un'eccezione. Soprattutto quella preparata dal suo angelo, corretta con un goccio di liquore. Il fatto che la preparasse così solo per lui era semplicemente una piacevole aggiunta. 
"Oh, Crowley, ci sono così tanti motivi per amare l'inverno." Sorrise bonariamente l'angelo da dietro la sua tazza alata. "Per esempio, guarda che paesaggio incantevole ci offre questa stagione!" Propose, inclinando leggermente la testa verso la finestra e la campagna innevata.
"Già, un gelido e inospitale paesaggio." Controbattè sarcastico l'altro, guadagnandosi uno sbuffo in risposta.
"Non tutte le creature del Signore là fuori sono a sangue freddo, Crowley." 
"Bene. Un punto a tuo favore." Concesse con un basso ringhio sconfitto, disegnando figure oscene sul vetro appannato con la punta di un dito, prima di ricevere un colpetto ammonente sulla mano.
"Inoltre, in inverno ho una scusa in più per la mia cioccolata calda." Continuò con convinzione Aziraphale, accarezzando amorevolmente il bordo della sua tazza preferita. 
"Non hai bisogno di scuse." Dichiarò serio Crowley, posando la mano su quella dell'angelo. "Puoi mangiare o bere quello che vuoi quando vuoi." 
Un leggero rossore coloró le guance del principato al gesto, dal quale fino a qualche tempo fa si sarebbe ritratto, spaventato e imbarazzato. Ora, invece, era libero di ricevere quelle piccole e intime attenzioni, ricambiandole.
Si sporse verso il demone, lasciando un casto bacio pregno d'affetto sulla sua guancia.
"Caro, lo so. Ma d'inverno posso condividerla con te." Il volto del demone si incendió sotto lo sguardo compiaciuto di Aziraphale. 
"Angelo…" Sospirò imbarazzato, passandosi una mano nei capelli ramati. Non era ancora abituato a quelle dichiarazioni ad alta voce così spontanee. 
"Oh!" Esclamò l'angelo, con gli occhi azzurri che brillarono di una nuova illuminazione. "E poi c'è il Natale. Io amo il Natale. Le decorazioni, i regali e il cibo! Soprattutto i dolci." 
Crowley scosse la testa divertito, lanciando un'occhiata verso il loro salotto al cui centro spiccava un enorme albero di Natale addobbato di tutto punto. 
Lo avevano decorato insieme la mattina dell'8 Dicembre, come da tradizione. 
Crowley aveva scelto l'albero, optando per un piccolo abete dagli aghi così verdi da far invidia a ogni singolo sempreverde della Gran Bretagna. Era sceso di buon'ora fino in paese con la Bentley, passando l'intera mattinata al mercato per ispezionare ogni singolo candidato, intimorendo più di qualcuno di essi e optando per quello che, a suo severo parere, si era rivelato il migliore. L'albero aveva risposto alle sue minacce con un appena accennato tremore, aveva fegato quel ramoscello!
Aziraphale si era occupato di scegliere le decorazioni, optando per una discreta quantità di oro e argento, palline e un lucente puntale a stella. Anathema, Newt e Adam con i suoi amici, avevano poi contribuito ad ampliare la varietà di decorazioni sui suoi rami, portando ognuno qualcosa di significativo quando erano venuti a trovarli. 
Il risultato era un maestoso e caotico albero pregno di amore. 
"Mhm… sì, forse non è poi così male, dopotutto." Si lasciò sfuggire il demone sovrappensiero, suscitando una risata angelica.  
"Serpente brontolone." Lo apostrofó l'angelo, prima di sporgersi verso le sue labbra e catturare il suo respiro sorpreso in un bacio languido. 
Aziraphale si allontanò qualche istante dopo, prima che il bacio potesse approfondirsi in qualcosa di più ardito, schiarendosi la voce e incolpando il vischio decorativo sulla trave dell'arco della finestra. Crowley sorrise sotto i baffi, alzando un sopracciglio e lo sguardo verso il fantomatico colpevole. Avrebbe scommesso la Bentley che quel vischio non fosse lì fino a qualche secondo prima, ma decise di tenerlo per sé.  
Mentalmente, si ripromise di appendere vischio sotto ogni trave, arco o porta di casa. 
Scivolarono lentamente in un piacevole silenzio, godendosi ciò che restava della loro cioccolata calda. 
Crowley poteva dirsi felice. 
Con una mano del suo angelo che disegnava cerchi distratti tra i capelli sulla nuca, si concesse di rilassarsi con la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. 
"Sai…" Sussurrò piano l'angelo secoli dopo, oppure solo qualche minuto, il demone non avrebbe saputo dirlo, sospeso in quel piacevole torpore annebbiate. "Non vedo l'ora che tu apra il mio regalo." 
Una pesante realizzazione fece spalancare gli occhi dorati del demone.
Non aveva ancora scelto un regalo per Aziraphale. 
"Tutto bene, caro?" Chiese con preoccupazione l'angelo, avvertendo un'improvvisa tensione nel corpo premuto contro di sé. 
"Certo, angelo. Solo uno spiffero." Mentí prontamente, raddrizzandosi. Materializzò un paio di occhiali da sole e si coprì gli occhi, sfuggendo allo sguardo indagatore dell'altro. "Anche io non vedo l'ora tu apra il mio regalo." 
La menzione del presente catturò subito l'attenzione di Aziraphale, che sorrise raggiante, iniziando a fare supposizioni su cosa potesse essere, mentre il cervello di Crowley elaborava ogni possibile alternativa e fumava quasi visivamente nel processo. 
Dannazione. Dannazione. Dannazione.
"...o magari una prima edizione da aggiungere alla mia collezione. Oh, caro, qualsiasi cosa sarà, sono sicura che la adorerò." 
Concluse Aziraphale, prima di togliergli la tazza vuota dalle mani per portarla in cucina. 
Crowley si maledisse, massaggiandosi la radice del naso. Decise che non solo avrebbe fatto un regalo ad Aziraphale, ma che questo regalo avrebbe dovuto lasciare a bocca aperta il suo angelo.
Lo adorerai, angelo. Lo prometto.

***

Crowley aveva deciso che non avrebbe miracolato il regalo perfetto.
No, quello che doveva regalare ad Aziraphale, quello che voleva donargli, non poteva essere miracolato. 
Dopo un’attenta analisi e aver soppesato tutte le alternative sulla sua lista, una lista molto lunga stilata durante il corso di un’intera settimana dopo la loro discussione, era giunto alla conclusione che non avrebbe potuto semplicemente comprare una delle cose a cui l’angelo aveva precedentemente opinato.
Perchè? Il motivo era molto semplice.
Sarebbe stato scontato, prevedibile, banale. Quindi non avrebbe sortito l’effetto da lui tanto bramato. 
Voleva vedere il viso del suo angelo sconvolto dalla sorpresa. Perciò vini costosi, prime edizioni e tartan furono depennati.
Pensa Crowley, pensa, dannazione.
Cosa avrebbe potuto rendere felice il suo angelo? Come avrebbe potuto esprimere 6000 anni di sentimento con un misero regalo?
C’erano stati altri Natali prima, più o meno da quando era stato inventato, non era la prima volta che faceva un regalo ad Aziraphale. Si ritrovava spesso a portare dei cioccolatini o un mazzo di fiori come semplici gesti di cortesia al suo angelo, proprio per questo motivo questo dono avrebbe dovuto distinguersi dagli altri.
Andiamo Crowley, hai fatto costruire una tangenziale solo per lodare Satana in una lingua morta, fatti venire un’idea!
Nonostante i risvolti negativi, quello dell’M25 restava il suo lavoro meglio riuscito. 
Un ringhio spazientito gli scivolò tra le labbra, spaventando alcuni passanti attorno a lui. Incurante di tutto, tornò a camminare senza meta per le vie di Londra, cercando di farsi venire un’idea. 
Quella mattina si era messo al volante della Bentley nella speranza che la città, con le sue mille alternative, potesse smuovere il suo cervello pigro, concedendogli una qualche sorta di divina o dannata illuminazione. Aveva addirittura pensato di chiamare Anathema per chiedere un consiglio. 
Un brivido freddo lo costrinse a stringersi di più nel cappotto nero. Forse avrebbe dovuto miracolare una sciarpa, pensò. 
“Dannato inverno.” Imprecò ad alta voce, rifugiandosi all’interno di un caffè. 
Il suo corpo flessuoso si sciolse non appena la porta fu chiusa alle sue spalle, salvandolo dal tempo crudele. 
Scelse un tavolo in disparte e ordinò un caffè nero lungo, anche se avrebbe preferito la cioccolata di Aziraphale, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Almeno il caffè si dimostrò buono. 
Il demone tirò fuori dalla tasca un taccuino e iniziò a tamburellare con una penna su di esso. Ogni tanto scarabocchiava qualcosa con convinzione ma non ci voleva molto perché venisse poi depennata con fervore. 
Si lasciò scivolare sul sedile imbottito del divanetto, frustrato. 
“Allora Ella, che programmi avete tu e la tua ragazza per Natale?” 
Senza volerlo, le sue orecchie si sintonizzarono sul discorso delle ragazze alle sue spalle. 
“Nulla di speciale Debbie, pensavamo di festeggiare la vigilia con i suoi e poi andare da me. Le preparerò la colazione la mattina di Natale e poi andremo a trovare i miei genitori fuori città per pranzo.” 
“Non è un po’ troppo tradizionale?” Ridacchiò l’altra, sporgendosi sul tavolino.
A me non dispiace come programma.
Pensò il demone, nascondendo un sorriso dietro la seconda tazza di caffè. 
“Forse sì, è tradizionale, ma non riusciamo mai a passare molto tempo insieme a causa dei nostri lavori, perciò durante le feste vorremmo semplicemente un po’ di tranquillità. E tempo da passare con i nostri cari.”
Crowley si ripromise di miracolare due biglietti per un viaggio nel portafoglio della ragazza prima che lasciasse il bar. Giusto per incitare all’ozio, non perché fosse gentile. I demoni non erano gentili.
“Hai già pensato a un regalo?” A quella domanda, Crowley si fece conseguentemente più attento. 
“Non ancora… non riesco a trovare qualcosa di adatto.” Ammise la ragazza, tamburellando con la mano sul tavolo. 
Siamo sulla stessa barca.
Pensò silenziosamente il demone. 
“Potrei farle qualcosa di fatto a mano… non so, tipo un maglione.” Propose, valutando l’idea e sembrando scartarla mentalmente. “Beh, se potessi le regalerei la Luna, ma credo sia leggermente fuori portata per un essere umano.” Ironizzò con un’ultima tamburellata prima di ridacchiare, suscitando risate anche nell’amica. 
Già, quello è più roba da esseri sovrannaturali. 
Una folgorante idea colpì improvvisamente il demone. 
Si alzò con uno scatto innaturalmente fulmineo, lasciando sul tavolo i soldi per il conto e ricordandosi di compiere un piccolo miracolo prima di uscire dal bar.
Grazie dell’aiuto, Ella. Fa buon viaggio. 
Mentre raggiungeva la Bentley il suo cervello si era messo in moto. Ecco dove aveva sbagliato finora nella sua ricerca. Aveva pensato convenzionale, troppo legato ai limiti umani. Ma lui non era umano tanto quanto non lo era Aziraphale. Oltre ai miracoli, aveva altri assi nella manica legati alla sua vera natura. 
Con un ghigno soddisfatto sfrecciò per le strade di Londra incurante di pedoni e limiti di velocità, pronto a dare inizio all’operazione regalo. 

***

Aziraphale era raggiante. Non solo nel senso figurato del termine, ma anche in quello pratico.
“Angelo, odio doverlo dire. Ma dovresti contenere le tue emozioni. Stai letteralmente brillando!” 
L’angelo si accorse di star effettivamente emettendo luce e arrossì in imbarazzo, ricomponendosi.
“Scusami, caro, credo di essere leggermente euforico questa mattina.”
“Leggermente.” Lo canzonò con affetto Crowley, baciandolo su una tempia.
“Dopotutto è il nostro primo Natale insieme, come potrei non esserlo.” Puntualizzò l’angelo, sistemandosi il morbido maglione di lana davanti allo specchio. “Anche se è ancora solo la Vigilia.” 
Due braccia ossute gli cinsero la vita da dietro, avvolgendolo in un piacevole abbraccio. 
“Non mi sto lamentando del tuo entusiasmo, angelo.” fece le fusa il demone, vicino al suo orecchio. La sua voce ancora impastata dal sonno inviò piccole scariche elettriche lungo la schiena dell’angelo. “Cerchiamo solo di non rendere partecipe della tua gioia tutta l’Inghilterra.” 
“Sei il solito esagerato.” Roteò gli occhi l’altro, guardandolo attraverso lo specchio.
Crowley indossava ancora il suo pigiama di seta nero. I capelli scompigliati sparavano in ciuffi disordinati in ogni direzione e i suoi occhi, quei bellissimi abissi di oro liquido nei quali ora poteva annegare ogni giorno, lo fissavano con una tale adorazione che Aziraphale se ne sentì quasi schiacciato. 
Folle era stato nel voler negare l’amore che aveva avvertito irradiarsi intorno a lui per tutti quei secoli. Gli ci erano voluti 6000 anni per accettare una cosa tanto semplice come l’amore, una cosa per la quale era stato creato e alla quale avrebbe teoricamente dovuto votare la sua esistenza. Quale immenso codardo era stato, ferendo colui che per lui era tutto, pur di non ammettere apertamente ciò che già il suo cuore stava da tempo urlando silenziosamente; quanto egoista, beandosi delle sue calde attenzioni ogni qualvolta si incontravano nello scorrere delle epoche, lasciando che il demone si accontentasse delle briciole dell’affetto che gli veniva ingiustamente negato. 
Oh, non è mio amico.
Sai cosa succederebbe se mi scoprissero a fraternizzare con un demone?
Vai troppo veloce per me, Crowley.
Non mi piaci nemmeno!

Che infido bugiardo era stato fino all’ultimo, troppo terrorizzato dalla furia del Paradiso, fedele al suo ruolo di principato, per riuscire a ragionare con la propria testa. Gli ci era voluta la minaccia di un processo infernale post Apocalisse per ammettere senza remore i suoi sentimenti. 
Da allora, con il susseguirsi rapido degli eventi e il confortante scorrere della loro nuova vita, non aveva avuto effettivamente occasione di scusarsi correttamente per il suo riprovevole comportamento. 
“Sei diventato silenzioso, angelo.” 
Il principato si contorse a disagio tra le sue braccia, girandosi per immergere il viso nel suo petto.
“Caro, mi dispiace così tanto.” 
“Ehi, Zira, che succede?” Crowley osservò il suo angelo con confusione e apprensione. “Angelo, guardami per favore.” Lo implorò, passando una mano rassicurante tra i riccioli diafani.
“Sono stato così ingiusto e crudele con te, Crowley.” 
“Aziraphale, di cosa diavolo stai parlando?” L’angelo non rispose subito, cercando di trattenere i singhiozzi che stavano minacciando di spezzargli il fiato nella gola. 
“Sto parlando di come ho ignorato i miei sentimenti per te fino a pochi mesi fa. Di come ti ho ferito, più e più volte, fingendo di non rendermi conto del male che ci causavo, che ti causavo, nascondendomi dietro la scusa che fosse per la nostra sicurezza, perchè volevo proteggerci dall’ira delle nostre parti, quando probabilmente ero soltanto terrorizzato.
Il demone lo osservò incapace di reagire, lasciando che le emozioni di Aziraphale si riversassero su di lui come un fiume impetuoso.
Era in balia della corrente, incapace di sottrarsi alla veemenza del suo sguardo.
“Avevo paura di essermi sbagliato. Che tu, creatura meravigliosa e gentile e oh, non guardarmi in quel modo, sai benissimo che ho ragione, non avresti mai potuto ricambiare quello che provavo per te e che mi fossi sbagliato, o che peggio, dopo aver avuto un assaggio di felicità, ti saresti stancato di me e mi avresti lasciato indietro. Sei sempre stato tu quello più incline ai cambiamenti, quello che non aveva problemi ad abbracciare il rapido progredire dell’umanità e lo scorrere delle ere, ad adattarsi. E quando finalmente sono riuscito a renderti partecipe dei miei sentimenti, tu li hai accettati, semplicemente ricambiandoli e rendendomi l’essere etereo più felice dell’universo.”
“Questo non è vero.” Lo fermò il demone, sibilando con serietà mentre gli afferrava il viso, catturando la sua attenzione. “Aziraphale, mio bellissimo angelo. Non eri l’unico ad avere paura.” Gli accarezzò le guance rigate di lacrime prima di continuare.
“Non sei stato l’unico a tacere o a ignorare. Ho cercato di nascondere i miei sentimenti per tanto tempo, fallendo miseramente probabilmente.” Una risata nervosa gli scivolò sulla lingua prima che potesse continuare il suo discorso. “Mi sono accontentato di poter stare al tuo fianco, della tua amicizia, perchè era più facile muoversi in un terreno conosciuto, piuttosto che affrontare l’incertezza. Sono sempre stato il tipo da porre domande, ma non ho mai avuto il coraggio di porre quella più importante.” Le lacrime dell’angelo si erano fermate e i suoi singhiozzi si erano ridotti a un flebile mugolio. “Ho sempre avuto paura di perderti, per un motivo o per un altro. Sono noto per incasinare le cose semplici, angelo. E non mi sarei mai perdonato se avessi rovinato l’unica cosa bella della mia vita.”
Sorrise, catturando con un pollice una lacrima bloccata all’angolo di un occhio azzurro. 
“Però non mi hai mai ferito. O almeno non con intenzione.” Il principato sembrava quasi volesse tenere punto, ancora non totalmente convinto dalle sue rassicurazioni.
“Aziraphale, non negherò di essere stato ferito in più di un’occasione.” Il corpo dell’angelo fu attraversato da un brivido di paura. “Ma quello è il passato. Non sprecherò neanche un minuto di più a rimuginare su qualcosa che non posso cambiare, ora che ho la possibilità di essere felice con te.” 
“Tanto per chiarire, se avessi voluto stufarmi di te, avrei avuto ben 6000 anni di tempo per pensarci. Credo di essere abbastanza attaccato alle cose “vecchio stile”. Dopotutto guido una Bentley, non propriamente l’ultimo modello di automobile.” Aziraphale rise sollevato alla battuta. 
Il demone si sporse per appoggiare la fronte contro la sua.
“Direi che entrambi ci meritiamo di perdonarci per il passato, che ne dici?” L’angelo annuì, sospirando, lasciando che l’enorme peso che lo aveva angustiato per buona parte della sua vita scivolasse via dal petto. 
“Ti amo.” Sussurrò appena udibile, stringendo le mani del demone che ancora incorniciavano il suo viso. 
“Ti amo anche io, angelo.” Rispose l’altro, baciandogli la punta del naso. “Ora, che ne diresti di andare a fare colazione? Voglio vederti tornare a brillare come prima.” 
“Non dovevo essere più discreto al riguardo delle mie emozioni? Che ne sarà dell’Inghilterra?.” 
“Beh, l’Inghilterra può andare a farsi fottere.” Proclamò il demone, prendendolo per mano.
“Crowley, linguaggio.” C’era calore nel rimprovero. 
Il demone rise, fermandosi in mezzo alla porta. 
“Crowley?” Prima che il principato potesse chiedere cosa non andasse, le labbra del demone erano sulle sue, macinando bocca contro bocca, appena un accenno di lingua biforcuta ad assaggiare il sapore di cannella e cioccolata misto a quello salato residuo delle sue lacrime.
Il serpente dell’Eden si allontanò con un sorriso furbo, malcelando il suo apprezzamento, osservando il volto disfatto del Guardiano della porta Orientale. 
“Scusami.” Recitò, avvicinandosi con sguardo predatorio. “Colpa del vischio.” Accusò, sollevando un dito a indicare il piccolo rametto dalle bacche rosse.
Il viso del principato andò in fiamme, realizzando a cosa si riferisse con quella battuta. 
Crowley ridacchiò sotto i baffi mentre lo trascinava in cucina, lanciando occhiate compiaciute a ogni rametto strategicamente piazzato lungo il suo percorso. 
Era stato un demone di parola. 

***

Dopo l'episodio di quella mattina, il resto della giornata era proseguito splendidamente.
Crowley aveva preparato la colazione, cucinando pancake soffici come nuvole accompagnati da una deliziosa marmellata ai frutti di bosco, versando cioccolata calda per Aziraphale e caffè per sé. Poi, finito di mangiare, si era cambiato miracolando uno di quei bruttissimi maglioni di Natale con sopra scritto 'jingle my bells', solo per strappare un sorriso al suo angelo. 
Avevano preso la Bentley e avevano guidato fino a Londra, dove avevano pranzato in un incantevole ristorante Hawaiano, per poi andare a fare una passeggiata al St. James's Park. 
Come consuetudine, si erano fermati ad acquistare un sacchetto di mais per le anatre e avevano passato la maggior parte del pomeriggio a dare loro da mangiare, discutendo animatamente se fosse o meno cannibalismo dare da bere del succo di mela a un melo, dubbio esistenziale sollevato dal demone.
Secondo Crowley non era cannibalismo solo perché il melo non aveva potere decisionale in merito.
Il demone non si era risparmiato dal lamentarsi del freddo, ovviamente, suscitando più di un'alzata d'occhi esasperata da parte del suo angelo.
"Se ti decidessi a vestirti adeguatamente avresti sicuramente meno freddo." Lo rimproverò il principato, protetto da diversi strati di vestiti.
Il demone indossava soltanto un lungo cappotto color antracite dal colletto alto e un paio di guanti spessi, oltre i suoi soliti jeans neri super aderenti e il maglione natalizio.
"Non esistono vestiti pesanti attraenti." Borbottò il serpente, ritraendo la testa al riparo del colletto.
L'angelo roteò nuovamente gli occhi, prendendolo per mano.
"Non hai bisogno di vestiti per essere attraente." Gli fece notare, attirandolo a sé per sussurrare con fare cospiratorio. "Anzi, devo ammettere di trovarti tremendamente attraente senza."
La mascella di Crowley minacciò di staccarsi dalla faccia e crollare a terra dallo stupore.
"Ngn! Angelo, sarai la mia morte."
Tornati a casa quella sera, i due esseri eterei e occulti avevano preparato insieme una cena di tre portate, che per una volta Crowley non rifiutò di mangiare, stappato più di una bottiglia di vino costoso e infine avevano passato il resto della serata sul divano, il fuoco nel caminetto che scoppiettava allegramente, placidamente avvolti in un plaid guardando uno dei tanti film natalizi che trasmettevano in tv.
“Oh cielo, quali genitori dimenticano il proprio figlio a casa prima di partire per un viaggio?” Aveva commentato il principato, accoccolandosi meglio sul petto del demone. 
“Dei genitori di merda.” 
“Crowley…” 
“Lo so, lo so. Linguaggio.” Gli fece il verso l’altro.
L’angelo lanciò un’occhiata furtiva verso l’orologio appeso al muro. Mancavano poco più di cinque minuti alla mezzanotte, poi sarebbe stato ufficialmente Natale. Il principato iniziava ad essere ansioso. Non aveva voglia di aspettare l’indomani mattina per dare il suo regalo a Crowley, soprattutto dopo la scenata a cui lo aveva sottoposto quella mattina. 
Se doveva essere sincero con sé stesso, si sentiva ancora un po’ in colpa per lo sfogo emotivo a cui si era lasciato andare. 
“Ehi, Zira, che ne dici di aprire il tuo regalo?” Sembrò quasi leggergli nella mente il serpente, strofinando il naso tra i suoi riccioli ribelli. 
L’angelo adorava quando il demone pronunciava il suo nome con quell’inflessione. 
“Ma non è ancora mezzanotte.” Brontolò, mordendosi un labbro.
“Mancano solo cinque minuti, angelo.” Sbuffò per nascondere un sorriso il demone, baciandogli il collo, graffiando appena coi denti su un punto che sapeva avrebbe strappato un compiaciuto sospiro al composto principato.
“Mhm… Potremmo sempre aspettare, no?” L’angelo cercò di resistere alla tentazione di cedere alla proposta, non riuscendo però a resistere alle attenzioni dell’abile bocca che stava prendendo d’assalto la tenera e pallida carne del suo collo.
“Per cinque dannati minuti?” Crowley alzò un sopracciglio, fermandosi, guardandolo come se avesse detto la sciocchezza più grande dell’universo. 
Aziraphale ricambiò lo sguardo, sorridendo in modo decisamente poco angelico. 
“Conosco un buon modo per passare i prossimi cinque minuti.” Sentenziò, passandogli una mano sul petto, allusivo, catturando la completa attenzione di quegli occhi ambrati che tanto adorava. 
“Non credo basterebbero cinque minuti per soddisfarti, mio caro angelo edonista.” Lo punzecchiò l’altro con voce sensuale.
“No… questo è vero.” L’angelo si leccò le labbra e il demone deglutì rumorosamente d’aspettativa. “Ma possono darmi un piacevole assaggio.” 
Aziraphale chiuse la distanza tra loro, ansimando di gusto quando incontrò la bocca del demone come se stesse assaporando uno dei suoi amati dessert.  
Le lingue danzarono con giocosa sfida e i denti stuzzicarono le labbra, entrambi ringraziarono che le loro corporazioni non dovessero effettivamente respirare per vivere, perché per tutta la durata del bacio nessuno dei due sembrò ricordarsi di dover prendere fiato. 
Quando si separarono, l’orologio da muro segnava ormai mezzanotte e un quarto. 
“Lo avevo detto che non sarebbero bastati cinque minuti.” Sorrise compiaciuto il demone, alzando le sopracciglia, stringendo tra le braccia il suo angelo. 
Le guance del principato erano di un tenero colore rosato e i riccioli biondi sparavano in tutte le direzioni formando un’aureola naturale intorno alla sua testa. 
“Va bene, caro, forse avevi ragione.” Concesse indulgente, accarezzandogli una guancia. “Ora, che ne diresti di aprire i nostri regali?” Si raddrizzò con un sorriso, alzandosi dal divano per schioccare le dita e far apparire un pacco tra le mani. 
Ovviamente nessuno dei due esseri sovrannaturali si era fidato a lasciare il proprio regalo in bella mostra sotto l’albero.
Il demone prese il pacco avvolto in carta regalo tartan e lo studiò per qualche secondo, prima di aprirlo con riverenza. Sembrava quasi un peccato strappare la carta pensando a quanto amore l’angelo doveva averci messo per impacchettare il tutto. Ma poi forse aveva solo miracolato il dono al suo interno, chi avrebbe potuto dirlo. 
Ciò che Crowley trovò, riuscì a dipingergli uno sciocco sorriso sul viso che avrebbe negato per l’eternità. 
Sollevò tra le mani quella che era una semplice sciarpa fatta a maglia, per lo più composta da grossi fili di lana di uno scuro color nero dal tenue riflesso blu, attraversata da piccoli filamenti oro. Ricordava quasi un limpido cielo notturno stellato. Ma a colpirlo non fu l’originalità in sé del regalo. Una sciarpa era un regalo abbastanza ordinario, lo sapevano tutti. A stupirlo, fu l’amore che sentiva irradiarsi dall’indumento. I demoni non dovrebbero essere in grado di percepire l’amore, ma in quel momento Crowley fu sicuro di riuscire ad avvertirlo.
“Angelo.” Soffiò senza fiato, passando la mano sui nodi della sciarpa con assoluta devozione. Alcuni di questi sembravano imprecisi, come realizzati da una mano inesperta. Una domanda silenziosa fu posta con uno scambio di sguardi e il demone sentì il cuore esplodergli nel petto al sorriso di risposta che ricevette. 
“Penso che questo sia un indumento abbastanza attraente e caldo. Che ne dici, mio caro?” Domandò timido il principato, torturandosi le mani nel tentativo di sfogare la tensione. 
E se non gli piacesse? E se fosse banale? Oh buon Dio, guarda quei nodi, avrei dovuto sistemarli di nuovo. 
“E’ perfetto, Aziraphale.” I dubbi del principato vennero spazzati via da una semplice frase e si lasciò rilassare in un sospiro sollevato. 
Crowley si avvolse la sciarpa al collo, alzandosi per stringere il suo amato angelo in un abbraccio.
“Oh, tesoro. Sono così contento ti piaccia.” Cinguettò l’angelo, posando una mano sulla sua guancia.  “Sai, avrei voluto dartela prima. Ormai la conservo già da qualche anno.” 
“Da quanto?” Chiese con curiosità il demone, girando il viso per baciargli il palmo della mano.
“Più o meno dal 1941.” Si schiarì la voce con un colpo di tosse, in imbarazzo. 
The Blitz era stato uno dei momenti cruciali nella realizzazione dei suoi affetti per il demone. 
“Sarà un’altra delle cose vecchio stile che amerò.” Crowley ghignò con affetto, beccando dolcemente le sue labbra. 
Era ora il suo turno di dare il proprio regalo all’angelo. 
Con le mani intrecciate e dopo aver miracolato le giacche di entrambi, condusse il principato nel giardino sul retro del cottage.
Camminarono nella neve, sotto un cielo terso punteggiato da una moltitudine di lucenti stelle.
Aziraphale seguiva ogni passo del suo demone in silenzio, nonostante la curiosità lo stesse divorando dall’interno. Il demone gli lasciò la mano, chiedendogli di restare fermo dov’era, allontanandosi di qualche passo per allungare una mano verso il cielo, sorprendendo l’angelo quando sembrò afferrare una stella e tirarla giù al sicuro tra le sue mani, con la stessa facilità con cui avrebbe potuto prendere una mela da un albero.
“Non è un po’ eccessivo come nascondiglio per un regalo, mio caro?” La sua voce vibrava d’emozione mentre il demone tornava da lui, offrendogli una piccola scatola nera.
Oh, Signore.
“Il miglior nascondiglio è quello in bella mostra.” Sogghignò il serpente, gli occhi che brillavano al chiaror di luna. 
L’angelo strinse la scatolina tra le mani tremanti, sentendo il cuore sbattere rumorosamente contro lo sterno. Dovette ricordare a se stesso che la sua corporazione non poteva avere un infarto, anche se al momento era convinto del contrario. 
Sollevò il coperchio con un click e tutto il fiato che aveva nei polmoni si volatilizzò.
Una semplice fascia argentata, un anello dal design moderno ed elegante, era adagiato su un cuscinetto bordeaux.  C’era qualcosa di insolito nel metallo del quale era fabbricato il dono, notò l’angelo, ma era troppo emozionato per riuscire a far funzionare correttamente i suoi pensieri.
“Crowley… oh, amore… io-” Le lacrime minacciarono di tornare a scorrere sul suo viso per la seconda volta nel giro di poche ore.
“Shhh.” Lo rassicurò il demone, posandogli una mano sulla vita. “Se me lo permetti, avrei due parole da spendere su questo regalo.” 
“Oh, c-certo, tesoro. Tutto quello che vuoi.” Balbettò confusamente commosso. 
Crowley era incantato dalla reazione dell’angelo. In tutto l’universo, giurò, non aveva mai visto qualcosa di più spettacolare dell’essere etereo che aveva in questo momento dinanzi. 
“Bene. Si.” Improvvisamente il serpente dell’Eden si ritrovò senza parole. “Come ben sai, prima della Caduta, ho contribuito a plasmare e appendere alcune stelle. Era un bel compito, piegare le forze cosmiche col mio volere per forgiare un nuovo corpo celeste dal nulla e poi scegliere un posto adatto nel quale collocarlo. Ma sfortunatamente non è più una cosa che mi è concesso fare.”
Lo sguardo del suo angelo si velò di tristezza e Crowley si affrettò a continuare. “Ma va bene così. E’ passato. Ma ho ancora abbastanza potere per modellare della materia esistente.” Spiegò, indicando con lo sguardo l’anello. “Quello è ciò che rimane di un meteoroide, comunemente detto stella cadente.”
Non ebbe modo di continuare la sua spiegazione perchè le braccia di Aziraphale si chiusero attorno al suo collo, trascinandolo in un bacio disperato.
Il demone avrebbe voluto spiegare che conservava quel piccolo pezzo di meteora dalla prima pioggia di stelle cadenti a cui aveva assistito dalla terra, una volta divenuto demone. Aveva catturato il frammento poco prima che l’atmosfera potesse completamente bruciarlo e lo aveva tenuto con sé, un cimelio per ricordargli di un passato ormai perduto. 
Ma ci sarebbe stata sicuramente un’altra occasione per raccontare quella parte.
“Tu, vecchio serpente.” Piagnucolò con affetto l’angelo, baciandolo sulla bocca, le guance, la fronte. 
“Mi sembrava un buon modo per ufficializzare le cose, no?” Il demone si sentiva un po’ stordito da tutto quell’affetto. 
“Il migliore, amore mio.” Rispose il principato, tirando sgraziatamente su col naso. “Fa impallidire la mia sciarpa.” 
“Io AMO quella sciarpa.” Protestò corrucciato il demone. 
Quando le emozioni tornarono gestibili, Crowley lasciò scivolare l’anello sul suo anulare.
Il demone sorrise notando che l’angelo era tornato a splendere tra le sue braccia, proprio come quella mattina. 
“Buon Natale, angelo.” 
“Buon Natale, amore mio.” 

fanfiction


NOTE DELL'AUTRICE:
Ogni tanto risorgo dalla mia tomba con qualche storiella brutta nuova.
Sono finita in un nuovo fandom, Good omens mi sta regalando tante gioie e ho colto l'occasione di questo calendario dell'avvento per scriverci sopra qualcosa.
Spero vi piaccia :3
See ya!



 
   
 
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