Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Cara93    23/12/2019    1 recensioni
Approdo del Re. Tywin Lannister ha deciso che Sansa Stark dovrà sposare un Lannister. Non sposerà il Folletto, però, bensì il vero erede di Castel Granito: Jaime.
What if?
Sansa/Jaime; Jaime/Cersei, Sansa/Tyrion
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il primo di essi, il più doloroso e quello che avrebbe sancito la fine di ciò che era, sarebbe stato dato nella Sala del Trono, perché era lì che tutti i suoi giuramenti erano stati pronunciati ed infranti. Suo padre era stato metodico, in questo.
“Ora che la corte è tutta riunita” cominciò il re, la voce non ancora del tutto adulta “io, Joffrey della Casa Baratheon, Primo del suo nome, Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Protettore dei Sette Regni proclamo e annuncio che Jaime della Casa Lannister, capo delle Guardie Reali è ufficialmente congedato. Jaime della Casa Lannister non farà più parte delle Cappe Bianche e tornerà ad essere l’erede di Castel Granito. Avete servito bene, zio.” 
Quelle parole lo ferirono nel profondo. Come lo feriva e gli toglieva ogni certezza quello che era stato costretto a fare. Non voleva essere un Lord, voleva proteggere il suo re, qualunque esso fosse. Voleva essere un degno cavaliere. Tutti i presenti avevano cominciato a rumoreggiare, incapaci di trattenere lo stupore. Solo i maggiori Lord avrebbero avuto l’onore di presenziare al banchetto ed assistere alla sua completa umiliazione.      
 
Sansa non capiva come mai Joffrey avesse deciso di aspettare per annunciare il suo fidanzamento. Avrebbe potuto farlo tranquillamente nella Sala del Trono, poco dopo aver rotto il giuramento di Ser Jaime.
‘Così, però, sarei stata pronta. Avrei capito cosa stava per fare. No, quel démone tormentatore vuole cogliermi di sorpresa e godere del mio sgomento’, pensò con rabbia. Una rabbia che non traspariva in nessun modo dalla sua esteriorità. Seduta fra Lady Olenna ed un posto vuoto, che sarebbe stato occupato da Ser Jaime qualora questi si fosse degnato di farlo, Sansa si stava comportando come si conveniva ad una perfetta lady: conversava amabilmente con le persone a lei più vicine, soprattutto di piccole sciocchezze, piluccava il cibo che le veniva servito subito dopo che il re e la sua Mano avevano dato il loro benestare, stava ben attenta a mostrarsi compita e rispettosa. Era ben consapevole che non le conveniva attirare l’attenzione, soprattutto non quella sera. Ma, a quanto sembrava, il suo promesso sposo aveva intenzione di farlo in sua vece: non si vedeva da nessuna parte. Sia la regina che Tywin Lannister avevano mandato più di un servitore a cercarlo. Re Joffrey fremeva d’impazienza e malumore. Se un annuncio a bruciapelo durante un banchetto poteva essere spiazzante e magari procurare al giovane re qualche malsano piacere, Sansa sapeva che per ogni minuto in cui questo piacere gli veniva negato, peggiore sarebbe stato il modo in cui l’annuncio sarebbe avvenuto. Non aveva bisogno di un altro incentivo per detestare Jaime Lannister, ma l’uomo sembrava deciso a continuare a fornirgliene. 
 
Jaime si era ritirato alla chetichella, corrompendo un paio di servitori affinché lo coprissero il tempo necessario a mettere abbastanza vino in corpo da rendergli sopportabile quella serata. Oltre a posticipare il più possibile “la disgrazia”. Sembrava che nessuno riuscisse a capire il suo punto di vista. Tyrion, che pretendeva che le altre persone coinvolte in quel poligono bizzarro fossero in una posizione più difficile della sua. Cersei, che aveva cercato di convincerlo che niente sarebbe cambiato, che si sarebbero comportati esattamente come quando Robert era vivo. D’altra parte, Loras non provava alcun interesse per lei e sarebbe stato ben felice di chiudere un occhio, mentre Sansa era ancora troppo giovane per capire determinati risvolti del proprio matrimonio e che doveva solo pazientare, perché anche il tempo della giovane lupa sarebbe scaduto presto. Quando Jaime aveva chiesto spiegazioni circa quella frase così criptica, Cersei aveva risposto che, quando i Lannister avessero ottenuto il controllo completo sui Sette Regni, sarebbe stato facile per lui sbarazzarsi della ragazzina, relegandola a Castel Granito o in quel suo tetro castello nel Nord. Ma Jaime non desideva questo. Tutto ciò che aveva sempre voluto era essere un cavaliere ed essere libero di amare chi volesse. Questo gli sarebbe stato tolto, con il matrimonio. 
Jaime svuotò un calice, prima di decidere di presenziare, finalmente, ai festeggiamenti, facendosi forza. Amava Cersei con tutto se stesso, eppure, allo stesso tempo la detestava. Sembrava non capire quanto fosse importante per lui, rispettare una promessa. Soprattutto da quando lo chiamavano Sterminatore di Re. Soprattutto da quando, per amor suo, aveva quasi ucciso un bambino. Aveva bisogno di trovare un motivo, qualcosa nel suo sé più profondo che lo rassicurasse di non essere davvero quel mostro che, nei momenti peggiori, sentiva che era.
 
Tyrion lanciava occhiate preoccupate al posto vuoto di fianco a Sansa. Come la ragazza, sapeva che più tempo passava, più l’annuncio sarebbe stato sgradevole. Perciò sospirò di sollievo quando vide il fratello entrare nella Sala dei Banchetti, tetro e visibilmente barcollante. 
‘Per i Sette Dei, Jaime. Maledizione!’
Una volta che il re l’ebbe avvistato, si alzò, portando con sé il proprio calice, un sorriso maligno sul viso. 
“Miei lord” cominciò “siete qui riuniti non solo per festeggiare mio zio Jaime, che è riuscito ad attraversare indenne le linee nemiche per tornare da noi, ma anche degli avvenimenti ancora più lieti. Infatti, sono più che felice di annunciare il fidanzamento della mia venerabile madre con il prode Loras Tyrell, rafforzando l’amore ed il rispetto delle nostre famiglie. Non pretenderei nulla di meno dall’uomo che avrà l’onere e l’onore di sostituire il mio amato padre, della forza e della sagacia di Ser Loras.” Uno scroscio di applausi lo interruppe, mentre Cersei si esibiva nel più freddo e finto dei suoi sorrisi. 
‘Quindi lo sapevano già. Mi hanno mentito per tutto questo tempo’, pensò Sansa, cercando di sfuggire allo sguardo di scuse di Margaery e quello indagatore della Regina di Spine. 
“Ma non è tutto. Sono lieto di annunciare il fidanzamento della lady che più mi sta a cuore, la cui sorte ha toccato la mia anima ed il mio cuore: Sansa Stark. Come ben saprete, essendo figlia di un traditore, Lady Sansa non può aspirare ad un unione più che rispettabile, ma noi, nella nostra magnanimità, abbiamo deciso di premiare la sua lealtà incrollabile ed il suo amore incondizionato. Lady Sansa avrà l’onore di sposare l’uomo che permise a mio padre di reclamare il trono, colui che uccise il re folle. Diventerà una Lannister di Castel Granito e si prenderà cura di mio zio Jaime, ora che non è più in grado di combattere come un tempo. So che si dimostrerà degna di tale ruolo.”
Di nuovo, la sala esplose in un insieme di borbottii e gridolini di stupore. Il discorso di Joffrey, al limite della lusinga e dello scherno, aveva toccato tutti. Tyrion si schermò il viso con il bicchiere, osservando le espressioni dei presenti a quell’annuncio così poco consono. Sansa mostrava un sorriso garbato, quasi canzonatorio, probabilmente consapevole di aver disatteso le aspettative di Joffrey, che, dal canto suo, la fissava con una smorfia di disappunto sul viso. Proprio quel sorriso aveva convinto il sovrano a calcare la mano, portando l’attenzione sull’imperdonabile menomazione di suo zio. Lady Olenna spostava l’attenzione su quel re capriccioso e rancoroso, sulla bella nipote e sulla figlia del nord, pensierosa. Cersei era una statua di sale, immobile e probabilmente troppo stordita per riprendersi. Lord Tywin cercava di dominare rabbia e orgoglio oltraggiato; nessuno, neanche suo nipote avrebbe mai dovuto osare ricordare al mondo che i Lannister, in particolare il suo erede, avevano delle debolezze. 
 
Jaime si rabbuiò ancora di più. Tutto il disappunto che provava, si concentrò su Sansa ritenendola la vera responsabile della sua umiliazione. Prese a versarsi un enorme quantità di vino, ignorando i tentativi della giovane di fare conversazione. Sansa lo osservava con un misto di sconforto e preoccupazione. Pensava che Jaime non si sarebbe dovuto mostrare così suscettibile, mostrare quanto quel matrimonio lo turbasse era una debolezza paragonabile al mostrare il fianco in un duello.
‘Ma lui è un leone alla corte dei leoni, non si deve preoccupare di nulla.’
Sbirciò il futuro marito, cercando di capire se poteva fare qualcosa per alleviare il suo umore nero. O se dovesse aiutarlo a mangiare, anche se sembrava che Ser Jaime avesse più intenzione di rendere giustizia al vino che al cibo. Alla fine, dopo l’ennesimo tentativo di avviare una conversazione andato a vuoto, si decise ad ignorarlo, almeno finché, barcollante, Jaime si alzò nel bel mezzo di una portata, borbottando una scusa e lasciando la sala. Strinse le labbra, decisa a mostrare quanto quell’affronto non l’avesse toccata. 
 
“Mio figlio, il mio erede, è un idiota” sbottò Tywin, una volta raggiunto Jaime nelle sue stanze. Il Primo Cavaliere non aveva avuto modo di assentarsi prima di un paio d’ore, dopo l’uscita plateale del figlio. Perciò, era stato costretto ad aspettare che il re aprisse le danze, prima di esprimere tutto il suo malcontento a Jaime. Non poteva credere che fosse così insofferente all’etichetta da mettere in ridicolo tutta la loro famiglia. Non che questo lo stupisse, dato che Jaime si era impegnato a fondo in quello. E, se le voci calunniose sulla sua relazione incetuosa con Cersei fossero state vere, non ci sarebbe stato limite al peggio. Possibile che non lo capisse? Possibile che non gli interessasse? Tra i suoi figli, Jaime era colui su cui aveva riversato tutte le proprie aspirazioni ed ambizioni e, paradossalmente, si rivelava quello più sprovveduto. Persino Cersei, pur nella sua limitatezza naturale, riusciva a capire quale fosse l’atteggiamento giusto da tenere a corte e, nonostante sapesse benissimo dello scontento della figlia riguardo il suo secondo matrimonio, questa non glielo aveva mai palesato. Non così esplicitamente, almeno. Tywin era certo che, se al posto di Jaime ci fosse stato Tyrion, questi si sarebbe comportato in modo più confacente e dignitoso. E quella certezza derivava da come il nano si era affrettato a prendere il posto di Jaime al fianco di Sansa, intrattenendola e mostrandole quel minimo interesse che un futuro cognato è autorizzato a dimostrare. Per contro, la ragazza Stark si era dimostrata più matura e dignitosa di quanto credesse, capace di tenere testa al re e di non cedere alle sue provocazioni.
‘Non posso credere che una bambina si sia rivelata migliore di mio figlio’, pensò infuriato. 
“Allora vi consiglio di diseredarlo, padre” biascicò l’ex Cappa Bianca, palesemente ubriaco.
“Se solo tuo fratello fosse... degno” commentò, prima di lasciarlo da solo. Era inutile una lavata di capo, in quelle condizioni. Ma da quella sera, tutto sarebbe cambiato. Era ora che Jaime prendesse sul serio il suo posto nel mondo: futuro Protettore dell’Ovest, Lord di Castel Granito, erede di una delle più importanti famiglie di Westeros, se non la più importante. 
 
“Mio fratello è impulsivo e piuttosto restio agli attuali... cambiamenti, mia signora. Abbiate la compiacenza di scusarlo.” Tyrion riusciva a capire quanto fossero vuote quelle parole, nel momento esatto in cui le aveva pronunciate. Per tutta la serata, si era prodigato per distrarre Sansa, sfoderando tutte le sue doti comunicative. Oltre ad impegnarsi a riempirle con costanza il bicchiere. La giovane aveva accettato con gioia quelle premure, tanto che si era persino dimenticata di mostrare la propria espressione più vacua, che riservava indistintamente a tutti i Lannister. Ere persino riuscito a strapparle un sorriso riluttante ed ora stava rovinando tutto con una semplice frase. 
“Lo so. Neanch’io ne sono proprio entusiasta. Ma cosa ci possiamo fare? Il potere è nelle mani di altre persone, non nelle nostre.” Anche Sansa si pentì immediatamente delle parole che aveva pronunciato, oltre che dell’amarezza del tono. Non avrebbe dovuto dire quelle cose ad alta voce e, soprattutto, non avrebbe dovuto dirle a Tyrion Lannister. Aveva abbassato la guardia e questo avrebbe comportato la sua fine. Era quello che aveva imparato ad Approdo del Re. 
“Non tenete conto di ciò che vi ho detto, Lord Tyrion” si affrettò a rettificare, mentre il Folletto la scortava verso le sue stanze “il vino deve avermi fatto brutti scherzi.”
“Certo, Lady Sansa. Il vino.”
“Cosa sta succedendo qui?” intervenne la voce armoniosamente esotica di Shae. Aveva sentito delle voci nel corridoio e si era affrettata a controllare chi fosse. Alla vista della giovane e di Tyrion si incupì, serrando le labbra, indispettita.
“Nulla, Shae. Lord Tyrion mi ha solo accompagnata.”
“Ah sì?” sibilò questa in direzione del nano, quando Sansa ebbe varcato la soglia, in modo che non la sentisse.
‘Guerriero dammi la forza di affontare una donna gelosa. Gelosa di cosa, poi’, pensò Tyrion allontanandosi il più velocemente possibile.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Cara93