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Autore: Voglioungufo    24/12/2019    0 recensioni
ObiNaru | Canonverse post-699 | Fluff
Obito ammette di non ricordare l'ultima volta che ha festeggiato il Natale e Naruto realizza una cosa molto importante.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'You put me back together and it feels like home'
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Christmas lights keep shining on

 

 

Oh Christmas Lights
Light up the streets
Light up the fireworks in me
May all your troubles soon be gone
Those Christmas Lights keep shining on

(Coldplay – Christmas Lights)

 

 

 

Stavano passeggiando lungo la strada dei negozi di Konoha quando Obito gli disse: “Non riesco a ricordare l’ultima volta che ho festeggiato il Natale”.
Il sole era da poco sceso oltre le teste dell’Hokage, lasciando dapprima la città nascosta all’ombra e poi sfumando l’intera volta notturna di nero. Era stato proprio nel momento in cui l’ultima raggio di sole si era spento che era iniziato un conto alla rovescia e loro si erano fermati, giusto in tempo per vedere l’enorme pino che torreggiava nella piazza principale venire acceso da mille luminarie di colori diversi. Si era illuminato di colpo, risplendendo la luce su tutti i volti alzati dei passanti che si erano fermati a guardarlo. Lo stesso era valso per loro due ed era stato in quel momento che Obito lo aveva detto, con gli occhi baluginanti dei riflessi dei balocchi. Prima stavano parlando di tutt’altro, discutevano sulla caldaia di Naruto, che aveva ben deciso di abbandonarlo ancora una volta in inverno, e se valesse la pena tentare di provare a scaldare l’acqua con un jutsu di fuoco o consumare metà del proprio stipendio per l’idraulico. Poi l’albero era stato acceso ed entrambi si erano bloccati, per un momento dimentichi della discussione, delle pesanti borse che reggevano, delle altre persone e che Naruto da una settimana sopportava docce ghiacciate.
“Non riesco a ricordare l’ultima volta che ho festeggiato il Natale”.
Era stata un’ammissione detta con tono amaro, un po’ lamentoso e un po’ perso come se stesse scavando nei propri ricordi in cerca di uno in particolare senza trovarlo, e Naruto aveva  provato una stretta al cuore. Non era riuscito a dire niente mentre riprendevano a camminare nel silenzio, l’argomento della sua caldaia dimenticato e sul volto di Obito quell’espressione persa.
Naruto aveva sempre avuto uno strano rapporto con il Natale.
Era una ricorrenza che si ripeteva ogni anno, che lo emozionava perché tutta Konoha veniva illuminata e addobbata di mille lucine colorate e balocchi. Sulle entrate appendevano il vischio e le coppiette si baciavano, quando entravi nei negozi c’era sempre un cestello di  bastoncini di zucchero e in generale le persone sembravano molto più allegre mentre si affaccendavano a prendere i regali. Però il Natale è una festa che si celebra in compagnia, con la famiglia e gli amici, e lui da bambino non aveva né l’una né gli altri. Non aveva qualcuno con cui scambiare un regalo, da invitare in una battaglia a palle di neve o dentro la propria minuscola casa per una cioccolata calda. Il peggio era andare all’Accademia i giorni prima delle feste, sentire gli altri bambini chiacchierare dei loro programmi, esaltarsi all’idea del regalo che si sperava di ricevere e sbuffare per le strane tradizioni di famiglia a cui erano costretti a partecipare. Erano tutte cose che lui poteva capire solo osservandole.
 Una volta aveva provato ad accendere qualche luminaria, appendendo le luci al soffitto e a un albero improvvisato, ma aveva solo aumentato il senso di solitudine. Soprattutto quando la mattina di Natale si era svegliato e lo aveva trovato vuoto, a riprova che nessun Babbo Natale era passato da lui.
Naruto non odiava il Natale, anzi lo amava. Ma amava l’idea, il messaggio, la tradizione, quello che rappresentava e tutto ciò che ne derivava; solo che non lo aveva mai provato in prima persona e per questo si era sempre trovato a invidiare gli altri.
Le cose erano un po’ cambiate dopo la promozione in Accademia. Nel suo primo Natale da genin aveva anche ricevuto i suoi primi regali da parte di Iruka e Sakura. Sakura aveva detto che era da parte di tutto il team 7, ma Naruto sospettava che fosse stata solo lei a prendere le redini della situazione, ed era anche stato il primo Natale dove aveva avuto qualcuno a cui dare un pacchetto, preso con i suoi pochi risparmi.  Poi c’era stato il viaggio con Jiraiya e il Natale con lui era stato bello, in tante città diverse con tradizioni diverse da quelle di Konoha, ma comunque emozionanti.  Jiraiya e il team 7 gli avevano fatto provare quella magia che per così tanto tempo aveva solo invidiato agli altri.
Mentre tornava a casa, pensò che lo stesso fosse valso per Obito.
Anche lui era cresciuto senza genitori ed era considerato la pecore nera degli Uchiha, non doveva aver avuto tanti amici, almeno finché non era entrato nel team con Kakashi, Rin e suo padre. Ma Obito era vissuto anche in periodo di guerra, Naruto non sapeva dire se durante la Terza Guerra Ninja si festeggiasse il Natale, sicuramente non con lo stesso animo di ora, e quando la guerra era finita Obito era ‘morto’. Dubitava che con Madara e l’Akatsuki avesse festeggiato almeno un Natale, probabilmente non aveva nemmeno voluto farlo, doveva essere qualcosa che non sentiva più. Infine, c’era stato il periodo di coma dopo la Quarta Guerra, i due lunghi anni in cui aveva dormito e non aveva potuto godersi la meritata pace.
Naruto si bloccò nel momento esatto in cui mise piede nel suo appartamento, fulminato dalla realizzazione.
Obito non aveva mai festeggiato il Natale.
 
**
 
Qualche settimana dopo, Obito tornava a casa lievemente preoccupato. Era certo che ci fosse sotto qualcosa, che fosse successo qualcosa e nessuno volesse dirgli cosa, perché c’erano troppo cose che lo lasciavano perplesse.
Tanto per cominciare, Kakashi. Ora capiva che il lavoro da shinobi era a tempo pieno, che qualsiasi fosse la situazione dovevano mostrarsi disponibili a intervenire ed eccetera. Ma proprio non capiva perché tra tutti i sottoposti avesse scelto lui, senza contare che si trattava della missione più stupida che gli fosse capitata in tutta la sua carriera: sorvegliare i regali che il Daimyo del Paese del Fuoco voleva spedire al Daimyo del Paese della Terra. Davvero, non riusciva a capire perché avesse scelto un ninja del suo livello per una missione così bassa! Soprattutto era stato da solo a sorbirsi quel viaggio, nessun altro compagno con il quale passare il tempo e la noia – perché ovviamente nessuno aveva attaccato la spedizione di regali, figurarsi, nemmeno un bandito con cui distrarsi un poco.
Sempre parlando di Kakashi e stranezze: il modo in cui lo aveva cacciato frettolosamente, senza nemmeno chiedergli come stesse o qualcosa sulla missione, perché a quanto pare aveva anche lui fretta di tornare a casa a prepararsi per una festa. Lo stesso palazzo dell’Hokage gli era parso più vuoto del solito.
L’altra cosa strana, era che al suo ritorno nessun ninja biondo vestito di arancione si era fatto vedere. Questo, più di tutto il resto, lo indispettiva a morte. Erano settimane che non si vedevano e non solo Naruto aveva accettato la sua partenza senza nemmeno intristirsi un po’, ma ora nemmeno si faceva vedere. Aveva sperato… non so, che una volta scoperto il suo arrivo lo raggiungesse per salutarlo, per dirgli che gli era mancato, per stare con lui e… insomma! Non voleva una festa di bentornato, gli bastava che il suo ragazzo lo abbracciasse e gli dicesse che gli era mancato. Invece niente, si sentiva terribilmente ignorato e abbandonato.
La terza stranezza si presentò quando mise piede nel quartiere degli Uchiha, solitamente buio e desolato. In quel momento invece appariva illuminato quanto il centro, con fili di luminarie che percorrevano tute le bassa mura che lo racchiudevano. Dentro tutti i lampioni erano accesi – cosa che non succedeva da anni – con luci appese tra essi e appoggiate aglii steccati delle case abbandonate, creando un vero e proprio sentiero di luce colorata e baluginante.
Lo stupore aumentò quando si accorse che quelle luci seguivano la strada verso casa sua e rimase folgorato quando girando l’ultima curva fu abbagliato da un’esplosione di luce, come se fosse improvvisamente sorto il sole.
Invece era casa sua.
Casa sua che era praticamente irriconoscibile per via delle luci di natale che percorrevano tutto il suo profilo, che si arrampicavano sui muri, sul tetto, lungo il porticato.
Si avvicinò sospettoso lungo il sentiero che era stato spalato dalla neve e decorato ai lati con orribili statue di Babbo Natale. Un paio di scarpe abbandonate malamente all’entrata confermò solamente il sospetto che ormai poteva dare per certo. Titubante aprì lo shoji con una sola spinta, ovviamente notando la corona di pino con le ciocche rosse e le piccole pigne appesa su esso e la scritta Merry Christmas che capeggiava al centro.
Dentro la casa, la situazione era simile a quella esterna: decorazioni, balocchi e lucine ovunque; c’era in sottofondo una musichetta natalizia, probabilmente veniva dalla cucina, e l’aria sapeva di cannella, zucchero e cioccolata.
“Naruto?” chiamò preoccupato, sicuro che si trovasse nella casa. L’appariscente giubbotto arancione appeso all’attaccapanni d’entrata lo testimoniava.
Mosse qualche passo verso il soggiorno, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo, ma una volta arrivato nell’ampia stanza principale si bloccò con la bocca spalancata.
“Uh, Obito?”
Quasi non si accorse dell’arrivo del ragazzo più giovane nella stanza, non notò il cappello da Babbo Natale che indossava, né il ridicolo grembiulino rosa che doveva aver riesumato dall’armadio di Minato. Tutta la sua attenzione era concentrata all’enorme pino natalizio, gonfio di balocchi, nastrini e luci lampeggianti, con una spruzzatina di neve finta sugli aghi verdi; per non dimenticare la quantità assurda di regali nascosti sotto i suoi rami.
“Che cosa…?” balbettò.
“Sorpresa!” esultò Naruto e finalmente Obito si accorse della sua presenza, forse perché gli aveva strillato vicinissimo all’orecchio.
Si voltò a guardarlo e, dopo essersi quasi strozzato nel vedere il modo in cui si era conciato, ripeté con più convinzione: “Che cosa significa?”
“Buon Natale!” replicò sbattendo languido le ciglia, poi si aprì in un sorriso enorme. “Ti piace la casa?”
La prima cosa che riuscì a dire fu: “Non voglio pensare alla bolletta della luce”, guadagnandosi un’occhiata offesa, la seconda fu: “Hai fatto tutto tu?”
Naruto sorrise al modo in cui si guardava attorno, gli occhi pieni di sorpresa che si spostavano su ogni addobbo che aveva infilato in quella casa solitamente spoglia.
“Il più l’ho fatto io, ma gli altri mi hanno aiutato”.
“Ma quando…” si bloccò, colto dall’illuminazione. “Bakakashi! Kakashi mi ha mandato in missione da solo tutto questo tempo per darti il tempo di farlo!”
Naruto allargò il ghigno furbo, incrociò le braccia e annuì socchiudendo gli occhi.
“Proprio così!” confermò. “Sei tornato giusto in tempo!”
Rimase qualche secondo incapace di dire, pensare, qualsiasi cosa. Non riusciva a smettere di guardare Naruto con quel buffo cappello che gli scivolava sugli occhi e quel grembiulino che aveva visto essere indossato da Minato tantissime volte. Sentì il proprio cuore stritolarsi in una morsa.
“Perché?” domandò incredulo. Perché tutta quella pena, quella cura nel preparare qualcosa del genere? Lo aveva perfino spedito in missione lontano da Konoha per farlo ed era certo che tutte quelle luminarie non fossero state proprio economiche.
Naruto si strinse nelle spalle. “Hai detto che non ricordi l’ultima volta che hai festeggiato il Natale,” spiegò con semplicità, un sorriso morbido sul volto rotondo, “quindi ho pensato di prepararti il felice Natale più felice di tutti!”
Rimase ancora senza parole, ma questa volta sentì chiaramente che la morsa al cuore si stava sciogliendo in commozione, aveva già gli occhi che minacciavano di diventare umidi. Tirò su con il naso per ricacciare indietro le lacrime, deciso a non fare la figura del solito frignone emotivo. Ma, dannazione, se era difficile mostrarsi freddo e distaccato dopo questa scoperta.
“Lo hai fatto per me” bisbigliò senza voce, doveva essersi incastrata in gola con le lacrime.
Naruto si grattò la nuca, il sorriso sbarazzino tinto di imbarazzo.
“In realtà l’ho fatto anche per me” ammise. “Non ho mai festeggiato un Natale decente. O almeno, non l’ho ma festeggiato con te”.
Se quello era un tentativo di smorzare la smielatezza della situazione, fallì miseramente. A quella confessione Obito si sentì sciogliere ancor di più e il tutto, accompagnato al fatto che non lo vedeva da troppo tempo, lo fece franare su di lui in un abbraccio soffocante.
“Ti amo” piagnucolò possessivo, si accorse che anche lui proprio come la casa aveva iniziato a odorare di cannella e zucchero e cioccolata. Quell’odore era così dolce, quasi da evocargli una sensazione familiare, che gli fece aumentare la stretta.
“Mi stai soffocando, dattebayo!” protestò infatti il ragazzo dimenandosi un poco. Del resto Obito sapeva di non sapere proprio di rose dopo la lunga missione i bagni razionati. A malincuore mollò allora la presa, ma Naruto non ne approfittò per scappare via, si sistemò solo meglio sul suo petto e gli circondò il busto con le braccia.
“Mi sei mancato anche tu. Scusami se ti ho costretto a lavorare”.
Obito si guardò attorno, ancora meravigliato dal modo in cui casa sua era stata conciata. Non l’aveva mai vista in quel modo e pensare che era stato Naruto la rendeva ancora più bella.
“Ne è valsa la pene” assicurò. Gli prese il volto tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra, quello che avrebbe voluto fare dal momento esatto in cui era tornato a Konoha. “Anche io ho qualcosa per te…” ammise in un bofonchio.
Gli occhi azzurri si illuminarono e lo guardarono trepidanti mentre si districava per far scivolare lo zaino da viaggio dalle spalle.
“Ti ho preso un regalo di Natale al Paese della Terra,” borbottò senza guardarlo, “ma è proprio una stupidaggine. Soprattutto in confronto a quello che hai fatto tu… Non l’ho nemmeno incartata, però ecco… ci tenevo” terminò tendendogli una ciotola per il ramen. L’aveva comprata cercando quella che fosse più arancione e sgargiante delle altre, la stampa di alcune rane saltellanti lo avevano convinto a scegliere quella. Si rendeva conto che come regalo di Natale era davvero poca cosa, giusto un pensierino…
Eppure Naruto la prese con un sorriso meraviglioso, che raggiungeva entrambe le orecchie e la sollevò come fosse la coppa di un primo posto.
“È bellissima!” strepitò esaltato. “Ci sono i rospi!”
“Ehm, sì…”
“Mi piace, ci mangerò il ramen tutte le mattine. E ai pranzi, e alle cene! Sarà la mia tazza preferita” blaterò studiandola meglio sotto la luce.
Obito sorrise e scosse la testa, si chiese se fosse vero entusiasmo o se si stesse sforzando solo per renderlo felice. In ogni caso, decise che Naruto meritava un regalo decisamente migliore di una tazza presa a quattro soldi in un negozio qualsiasi del Villaggio della Roccia.
“Naruto, vieni qua. Il regalo non è completo” lo chiamò sedendosi a terra.
“Uh, come no?” domandò smettendo di ammirare la propria tazza, ma la perplessità sparì non appena vide l’espressione maliziosa dipinta sul volto di Obito e venne sostituita dall’aspettativa.
Gli si avvicinò e si accucciò mentre il più grandi si aggrappava con una mano al colletto per spingerlo verso di sé e appoggiava l’altra sulla sua vita.
“Questo però potrò dartelo più tardi, solo questa sera…” mormorò e abbassando il tono di voce, le labbra a sfiorargli il padiglione auricolare, gli spiegò di che regalo si trattasse. Naruto avvampò mentre la mano sulla sua vita scendeva ad aggrapparsi possessivo al suo sedere e sussultò nel sentire il piccolo schiaffetto precedere la stretta. Obito finì la sua dettagliata descrizione proprio mentre qualcuno suonava alla porta.
“C-che cosa?” balbettò incredulo Naruto con le guance rosse e gli occhi sgranati, l’accenno di un sorriso sognante per l’aspettativa.
“Oh, chi sarà a quest’ora?” lo ignorò divertito Obito lasciandolo vicino all’albero ancora scombussolato da tutte le promesse che gli aveva appena fatto. Lui stesso pregustava quel momento, ma ogni pensiero perverso si cancellò dalla mente non appena, aprendo la porta, un sonoro “BUON NATALE!” lo investì e si trovò davanti un sostanzioso gruppo di persone.
Non riuscì a dire niente mentre quelli, senza essere invitati, entrarono nella casa infreddoliti e chiassosi.
“Che cosa diamine…?” mormorò confuso mentre vedeva praticamente tutti gli shinobi di Konoha entrare nel suo salotto e lasciare le scarpe sotto il portico.
Qualcuno appoggiò una mano sulla sua spalla. Era Kakashi, un pigro sorriso divertito sotto la mascherina.
“Ma come?” disse quasi con scherno. “Non ti avevo detto che c’era una festa?”
Lo guardò stralunato mentre richiudeva la porta per evitare al vento gelido di entrare nella casa. Ancora perplesso guardò il gruppo di persone che scambiava baci e abbracci e lasciava pacchi e ceste sotto l’albero già gonfio di regali.
Si avvicinò a Naruto, gli occhi neri che chiedevano spiegazioni. Quello sorrise semplicemente.
“Che giorno è oggi?” gli chiese lento come se stesse parlando a un bambino.
“È il ventiqua… oh” si interruppe da solo, realizzandolo. Era il ventiquattro Dicembre, la Vigilia di Natale.
Guardò il ragazzino biondo, sentendo il proprio cuore esplodere dall’affetto improvviso.
“Li hai invitati tu?” pigolò.
“Non si può festeggiare il Natale senza una cena della Vigilia in compagnia con gli amici, giusto?”
Obito si morse il labbro per non singhiozzare. “Giusto” confermò, le lacrime che ormai inondavano il viso, era perfettamente inutile tentare di trattenerle.
La sensazione che provava in quel momento, nel vedere così tante persone riempire il suo soggiorno solitamente vuoto e spoglio, con tutte quelle lucine colorate a illuminarlo… era la stessa che aveva desiderato per così tanto tempo, che aveva gettato via quando si era unito a Madara, che aveva provato combattendo contro Naruto e che lo aveva spinto ad arrendersi a lui. La sensazione di far parte di qualcosa, di un gruppo; di essere circondato da un affetto caloroso, palpabile.
In quel momento era solo grato che Naruto gli avesse afferrato la mano e lo avesse trascinato in quel calore.
“Ohi, Naruto!” sbottò Sakura alzando il tono di voce accorgendosi che Obito stava singhiozzando. “Che cosa combini che lo hai fatto piangere?” indagò già pronta ad arrabbiarsi per l’indelicatezza dell’amico.
Il quale cominciò già a indietreggiare preoccupato dei pugni della ragazza, ma Obito intervenne prima che la minaccia potesse diventare concreta.
“Va tutto bene”. Tirò su con il naso, cercando di ridarsi un contegno. “Sono solo… felice, tanto felice”.
Quella risposta parve tranquillizzare Sakura, che si quietò e sorrise rabbonita per la dolcezza di quella frase. Con un tono vivace informò che portava la torta che aveva preparato in frigo in modo che non si rovinasse e con uno solo sguardo d’intesa tutti i presenti concordarono che avrebbero fatto in modo di far sparire quella torta, perfettamente consci delle disastrose doti culinarie della kunoichi.
“Usuratonkachi” chiamò una voce più dura delle altre. Sasuke si era spostato dal gruppetto per stazionare proprio davanti all’albero di Natale, che osservava con i beffardi occhi neri. “Sei scemo o cosa che non hai messo la stella sulla punta?”
“Teme!” sbottò Naruto gonfiandosi per l’offesa e gli puntò un dito contro. “Non l’ho messa perché volevo che la mettesse Obito, ecco! Non me la sono dimenticata!” protestò.
“E allora fagliela mettere, idiota”.
“È quello che stavo per fare!” gridò più forte.
Subito dopo Obito si trovò una stella rossa tra le mani, con i bordi decorati di oro, il glitter che restava appiccicato sulle sue dita e l’immancabile simbolo di Konoha dipinto al centro. Fu spinto da tutti fin davanti l’albero e lo incoraggiarono mentre si tendeva e si alzava sulle punte dei piedi per raggiungere la cima del pino, dove appoggiò traballante quella stella rossa troppo grande e troppo brillantinata.
Era un gesto da niente, che forse tutti i presenti avevano compiuto ogni anno, per ogni Natale della loro vita, per i quali aveva perso significato. Ma in quel momento a Obito sembrò di tenere nelle proprie mani la magia di tutto il Natale e di essere sorretto dall’affetto di tutte quelle persone.
Quando la Stella fu ben appuntata al suo posto, gli parve tutto così perfetto che ricominciò a singhiozzare commosso.
“Oh, il solito frignone” lo prese in giro Kakashi dandogli una pacca poderosa sulla schiena.
“Mi è andato del glitter nell’occhio!” protestò strofinandosi il viso e cercando di nascondere le lacrime.
Ma Gai avvolse saldamente un braccio attorno alle sue spalle e proclamò: “Le lacrime di gioia sono la giovane virilità degli uomini, non vergognartene!”
“Frignone” riassunse crudele Kakashi, poi con nonchalance tornò alla cucina. “Ohi, ohi, apriamo le danze? Ho una discreta fame”.
“Sì, andiamo a prendere posto”.
Il gruppo parlottante si mosse verso l’altra stanza, dove il tavolo era già stato preparato e imbandito per gli ospiti. Obito rimase indietro, ad asciugarsi le lacrime.
“Non posso venire così, puzzo” protestò indicando la divisa sporca che indossava.
Naruto gli sorrise. “Puoi andarti a fare una doccia, deve ancora arrivare un po’ di gente”.
“Altra gente?” chiese sconvolto, non sicuro che la sua casa avrebbe potuto ospitare altre persone.
Ma Naruto gli sorrise birichino e gli stampò un bacio sulle labbra prima che potesse protestare.
“Vai a lavarti, ci penso io”. Allargò il sorriso. “Anche se vorrei mandarli già tutti via per avere il resto del tuo regalo” aggiunse malizioso.
“I regali si scartano il venticinque, questo lo so perfino io” lo rimbeccò ricambiando però lo stesso sorriso allusivo.
“Già, avrò proprio molto da scartare” concordò facendo scivolare gli occhi sul suo inguine, il ghigno sempre più largo.
Ridacchiò e si voltò per andare al piano superiore e raggiungere il bagno. Dalla porta della cucina veniva il chiacchiericcio allegro di quelle persone che aveva imparato a considerare propri amici e dalla cima delle scale riusciva a vedere con maggior chiarezza il modo perfino un po’ trash con cui ha riempito la casa di balocchi.
“Obito” si sentì chiamare prima che potesse sparire al piano superiore.
“Uhm?”
Naruto sorrise, quel sorriso genuino che ogni volta gli stringeva il cuore e gli faceva desiderare di essere una persona migliore al suo fianco.
“Buon Natale” disse. Ma con un tono dolce, speciale, quasi fosse la confessione di un segreto che potevano condividere solo loro.
E anche Obito ricambiò quel sorriso, sentendosi amato e felice come non lo era da troppo tempo.
“Buon Natale”.
Fuori aveva iniziato a nevicare e i fiocchi brillavano colorata per via delle luminarie ancora accese della stessa che lo aveva riportato a casa.
 
 
 
Buona Vigilia di Natale!
Scusate (?) per questa one-shot stupidina, ma il Natale mi riempie sempre di zucchero e avevo bisogno di mettere di lato tutti gli altri lavori angst e p0rn per contrarmi sul del fluff - slice of life <3 uno dei miei generi preferiti *^*
In particolare, volevo scrivere questa fic in onore del Natale e delle feste in famiglia. Mi rendo conto di essere parte di una bassa percentuale di persone che adora il Natale in famiglia e che ci sono persone per cui invece è una vera e propria tortura, ma spesso ho come la sensazione che si sbuffi per abitudine, senza pensare invece a tutte le cose positive. Forse è perché amo la mia famiglia, ma ogni anno mi fermo a pensare a come sarebbe il Natale se fossi sola, senza qualcuno con cui festeggiarlo e mi sento triste, perché sicuramente non proverei la stessa emozione, anzi mi sentirei davvero triste. Come da bambini Naruto e Obito ;__; Volevo scrivere una storia appunto che ricordasse il punto focale di questa festa, passarla con l’affetto delle persone che ami.
Inutile dire che sono emotiva quanto Obito e mi sono messa a piangere più volte nella stesura, che volete farci xD
La canzone guida del testo è Christmas Lights dei coldplay, che vi consiglio davvero di ascoltare, è una delle mie preferite di Natale. Il testo non ci sta molto, in realtà, perché parla di un litigio il giorno di Natale, ma penso che la melodia sia azzeccatissima per quello che volevo trasmettere.  Inizia in modo dolce, un melodia che ha anche un retrogusto amaro (come chi adora il Natale ma l’ha sempre passato da solo) e ha un crescente di ritmo che diventa sempre più allegro, pur mantenendo quella dolcezza iniziale che dà quel giusto tocco di meraviglia, che secondo me rispecchia perfettamente il calore Natalizio e l’affetto della famiglia (quindi il momento che va da quando Obito scopre la via illuminata dalle luci di Natale e il momento in cui arrivano tutti a casa sua).
Poi ovviamente c’è il parallelismo con la luce, visto che Obito credeva di aver perso la sua con Rin, ma poi ha riconosciuto in Naruto la stessa luce e quindi mi immaginavo che fossero proprio le lucine di Natale a guidarlo anche a casa, dalla persona che ama ;__;  E poi c’è la frase che ripetono più volte “quando stai ancora aspettando che la neve cada, non sembra sia davvero Natale”, che ho immaginato per i due da bambini, che aspettavano con trepidazione di festeggiare il Natale ma per quanto cercassero non lo sentivano davvero; ma poi alla fine, quando il Natale è davvero arrivato ha anche iniziato a nevicare ç_ç
Okay, non mi dilungo oltre che sto davvero diventando troppo prolissa hahahaha spero che la storia vi sia piaciuta e che abbia rispecchiato (o riacceso, non si sa mai) lo spirito Natalizio ^^
 
Un bacio,
Hatta.

 

   
 
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