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Autore: _Claud_    03/08/2009    1 recensioni
Una rivisitazione della famosa storia tra vampiri e licantropi raccontata dal punto di vista di un nuovo personaggio. Cosa può succedere se il tuo più grande amore nasce da quello che dovrebbe essere odio puro? Cosa succede se ti innamori del tuo peggior nemico? Una storia piena di emozioni e coinvolgente che sconvolgerà per sempre il limite tra odio e amore.
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ebbe inizio nel 1940, nel pieno della seconda guerra mondiale.
Avevo 18 anni, mi chiamavo Claudia Garelli e vivevo in Italia, nel bel mezzo del nazismo, anche se devo ammettere di non ricordare molto.
Quello che ricordo alla perfezione è che avevo una famiglia felice: una madre dolcissima e protettiva, un padre coraggioso e autoritario ma decisamente giusto nella sua severità e un fratello più grande di 22 anni, Andrea. Da Quel giorno... tutto cambiò.
Alla radio si iniziava a sentire le terribili notizie delle prime controversie tra paesi e i primi orrori che ne conseguivano.
L'italia in quel periodo aveva già stretto il famoso “patto d'acciaio” con la Germania ed erano numerosi i soldati tedeschi che percorrevano giorno e notte le nostre strade per controllare la situazione. L'atmosfera era perennemente in tensione e se tutto ciò non bastasse io non stavo bene...
Ho ricordi vaghi... ricordo solo che ero malata. I dottori che entravano ad ogni ora del giorno e della notte in camera mia dicevano Tubercolosi.
Non sapevo neanche precisamente cosa fosse, mia mamma cercava ogni volta che le chiedevo spiegazioni, di nascondermi il più possibile per non farmi soffire maggiormente... come se fosse possibile.
Ma non ero scema, sapevo che era qualcosa di grave e sapevo che non era da prendere alla leggera.
Fuori dalla nostra casa apparentemente tranquilla la situazione perggiorava.
I soldati tedeschi iniziavano ad entrare nelle case di quelle famiglie ebree e portavano via tutti... Perchè tutto questo? ma soprattutto dove andavano?
Ero leggermente sollevata nel sapere che la mia famiglia non avesse origini ebree. Puri italiani.. e forse solo per questo risparmiati.
Iniziavano i coprifuochi serali, nessuno poteva uscire dopo una certa ora... Pena: i soldati tedeschi sparavano a vista.
Fu proprio questo che mi rese colpevole del futuro di mio fratello. Quella sera la mia malattia sembrava volesse lacerarmi. Soffrivo, e anche molto... Avevo bisogno delle mie medicine... ma in casa erano finite.
Mio fratello si offrì volontario per uscire e andare alla prima drogheria aperta per comprarle. Sapevamo del coprifuoco e non lo volevamo far andare. Ma lui insisteva, guardava i miei occhi quasi velati e insisteva con mia madre
“Devo provare!! Claudia ne ha bisogno, non possiamo aspettare domani! sai cos'ha detto il dottore, se vedete gli occhi spegnersi è probabile che non superi la notte!”
Sentire quelle parole mi faceva paura, ma mi sentivo anche leggermente sollevata che presto quel dolore sarebbe finito. Fù così che mio fratello convinse mia mamma.
Prima si sedette vicino al mio letto, mi prese la mano e mi sussurrò dolcemente
“Tornerò con quello che ti serve sorellina... stai tranquilla” mi baciò la fronte e corse fuori.
Quella notte fu molto lunga e mio fratello non tornava... eravamo preoccupati e nonostante il dolore acuto mi offuscasse la mente il mio pensiero era rivolto a lui. Mi sentivo mancare.. ma non volevo arrendermi.
Era l'1 di notte. Sentimmo un forte rumore proveniente da fuori, precisamente un tonfo contro la porta.
Mio padre si fiondò alla porta, la aprì e trovò mio fratello steso a terra, quasi disanguato. Il sangue proveniva da una ferita alla schiena, sicuramente colpo di fucile.
In mano, stretta tra le dita una boccetta... la mia medicina!
Mio padre lo sollevò con forza, lo posò a terra di fianco al mio letto (come se la malattia non fosse abbastanza dolorosa, dovevo per forza assistere a quello che avevo causato) e chiamò il dottore... a quanto pare per entrambi. Stavo peggiorando.
Il dottore arrivò nel giro di pochi minuti e iniziò ad occuparsi di mio fratello, lo sussurrò, ma lo sentì perfettamente
“Signor Garelli, inizio dal maschio, c'è più possibilità di salvarlo se preso in tempo... sua figlia, è ormai in stato terminale.. mi spiace.”
Una lacrima mi rigò il viso. Cercai di sfrozarmi, allungai il braccio oltre il materasso, lo stesso fece mio fratello e ci trovammo con le dita incrociate, incredibilmente strette... quasi volessimo aggrapparci entrambi alla vita.
Io annuì, il dottore lo notò e capì che ero d'accordo con lui. Ci fissò entrambi per alcuni secondi.
Era bellissimo. Sicuramente non aveva più di 35 anni, o per lo meno li portava benissimo. La pelle era pallidissima, sembrava fatta di ceramica, gli occhi di un castano profondo, ma notandolo bene sembravano quasi dorati e capelli scuri tenuti corti. Ero ammaliata dalla sua bellezza e tranquillità.
Chiese gentilmente ai miei genitori di lasciarlo solo, in modo da potersi concentrare.
Una volta solo, si avvicinò a noi, si inginocchiò nel mezzo dei nostri corpi stesi e ci fissava.. un po' a me e un po' a mio fratello. Lo vedevo indeciso... Ma indeciso di cosa?
Il mio copro si stava lasciando andare.. lo sapevo, lo capivo. Si stava arrendendo.
Girò improvvisamente il volto verso di me con gli occhi sbarrati. Che avesse sentito i miei pensieri? che stavo per mollare? Impossibile.
Ad un certo punto si rivolse a mio fratello frettoloso e preoccupato, gli si avvicinò all'orecchio e disse
“Devo salvare tua sorella... per favore non mi odiare! Forse è meglio se non guardi”
Mio fratello sgranò gli occhi.. non riusciva a parlare, il dolore del proiettile ancora caldo nella schiena era lacerante. Non capiva, gli si leggeva sul volto. Ma non si girò.
Il dottore si avvicinò a me, mi accarezzò la fronte, si avvicinò con la guancia alla mia. Era freddissimo...
O erano i miei sensi a spegnersi? mi supplicò di scusarlo, sussurrandomi all'orecchio che lo faceva per salvarmi e di farmi forza.
Forza per cosa?
Non feci in tempo a finire il pensiero che sentì due lame affilate penetrare il mio collo. Spalancai gli occhi, sentivo qualcosa invadermi il corpo, era.... era.... caldo.... sempre di più... fino a quando diventò fuoco.
Da quel momento la mia mente era completamente offuscata, vedevo fiamme e nient'altro.
Girai involontariamente il viso verso mio fratello che era attonito, immobile steso a terra... il volto sconvolto e non capiva cosa mi stesse succedendo. Infine vidi il viso del dottore... aveva una goccia di sangue che gli colava dalle labbra perfette. Mi aveva morsa!!
Sentì mio fratello improvvisamente urlare
“Prendi anche me!”
aveva capito cosa stava succedendo... al contrario di me che non riuscivo a capire nulla.
“Prendi anche me! Non riuscirò a sopravvivere senza di lei!”.
Il dottore fece segno di abbassare la voce e chiuse gli occhi in un'espressione di dolore.
“Sapevo che non dovevo farlo vicino a te... tu riuscirai a sopravvivere... non ne hai bisogno” disse
“No... potrà sopravvivere il mio corpo, ma il mio cuore morirà con lei”
Vidi sul volto del dottore una leggera paura, più simile ad una curiosità...
“Il vostro legame è più forte di quanto avessi pensato” poi prese con le mani i volto di Andrea e con un sorriso dolce disse “Vi prenderò entrambi con me... non abbiate paura...” e vidi ripetere la stessa azione che procurò a me quel dolore straziante che sembrava infinito.
Fu così che iniziò definitivamente la nostra vita da immortali... da vampiri.
  
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