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Autore: Darlene_    26/12/2019    1 recensioni
Una caccia andata male, un tuffo imprevisto nelle acque gelide del Pacifico, sono mille i motivi per cui, ogni tanto, i fratelli Winchester si ammalano, ma sono sempre pronti a prendersi cura l'uno dell'altro.
Una raccolta di storie che non hanno legami tra loro se non per il genere e i personaggi.
Scritte per vari eventi legati al gruppo fb hurt/comfort italia fanfiction ed eventi.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia scritta grazie al prompt
di Miriam Mikiri
sul gruppo Hurt/comfort


 

Trauma cranico
Fandom: supernatural




CONFUSIONE



 
 
Dean imprecò, posizionando un braccio intorno al corpo di Sam e chiudendo la portiera con un calcio. Quella caccia era stato un vero e proprio disastro e, se non fosse stato per l’aiuto del detective del luogo, non ne sarebbero mai usciti vivi. Un’infermiera uscì di corsa dall’ospedale per aiutarlo, ma lui rifiutò con un cenno del capo, pregandola di andare a cercare una barella.
“Sam, resisti!” Cercò di sistemarlo meglio in modo che la maggior parte del peso fosse su di lui e non dovesse fare sforzi a camminare. “Adesso ti porto dentro.”
Il minore si aggrappò con forza alla sua giacca di pelle marrone, sussurrando qualcosa a proposito di vampiri e di una possibile trappola, ma Dean lo zittì, assicurandogli che ormai erano in salvo.
L’infermiera ritornò con una barella e il maggiore cercò di coricarvi il ferito. Sam si arpionò a lui, il viso coperto dal sangue vischioso che colava copioso dal taglio alla testa. “Non lasciarmi, Dean. Portami a casa!”
Probabilmente non era in sé, troppo confuso e forse ancora convinto di essere in quella grotta insieme ai mostri, perciò cercò di alzarsi, scalciando. Le braccia possenti di Dean lo ancorarono alla lettiga e le sue parole rassicuranti servirono a calmarlo un poco.
Lo trasportarono in una stanzetta al piano terra, divisa dalle altre da una semplice tenda. L’infermiera provò a convincere il fratello ad attendere fuori, ma Dean, caparbio, decise di restare.
“Come si è procurato la ferita?” Chiese la donna, con una cartellina in mano.
“La caccia!” Strillò Sam, delirante.
Il maggiore lo fulminò con un’occhiataccia e rivolse un sorriso sghembo alla professionista. “Non lo ascolti, è confuso, non sa quello che dice.”
“Sono stati loro…. I vampiri!” Urlò nuovamente fissando lo sguardo in un punto imprecisato del soffitto.
Dean prese la donna per un braccio, spostandosi verso il lato più estremo rispetto al letto. “Eravamo in campeggio, qualcuno ci ha assaliti, non abbiamo visto chi fosse. Sam ha sbattuto la testa a terra, più volte, poi ho cercato di allontanare la creatura… emh, l’aggressore, e quando mi sono voltato mio fratello era steso a terra.” Cercò di inventare una scusa convincente, ma non riusciva a pensare lucidamente e quella che pronunciò fu una versione molto vicina alla realtà se non per il fatto che si era trattato di un mostro e che loro, il campeggio, lo avevano progettato di proposito, per sembrare esche appetibili. La sua interlocutrice non parve molto convinta, ma decise di non indagare oltre, a lei interessava solo il benessere dei suoi pazienti.
“Dopo il trauma subìto è svenuto?”
Dean tentennò, pensando a come lo aveva preso a schiaffi per farlo rinvenire. “Sì, un paio di volte, mentre raggiungevamo l’ospedale, ho cercato di non scuoterlo troppo, però gli ho dato qualche pacca sulla guancia per svegliarlo.”
L’infermiera annotò la risposta.
“Delira?”
“Non proprio.”
“In che senso?” Domandò incuriosita, quel ragazzo gli stava dando del filo da torcere.
Il maggiore spostò il peso da un piede all’altro, non poteva di certo raccontarle che sì, i mostri erano reali, ma non si era trattato di vampiri. “Non ricorda proprio tutto lucidamente.” Decise che quella era l’affermazione più simile alla verità.
Annuì, non del tutto soddisfatta. “Nausea, vomito, capogiri?” Ad ogni risposta negativa segnò qualcosa sulla cartellina.
“Bene, prima di tutto bisogna ricucire la ferita, poi il medico deciderà se siano opportuni altri accertamenti.”
Dean fece un cenno affermativo con il capo.
La donna indossò un paio di guanti in lattice e il ragazzo si voltò improvvisamente verso Sam.
“Senta, so come mettere dei punti di sutura, mi lasci fare, mio fratello è già abbastanza sconvolto…” Provò a convincerla notando il terrore negli occhi di Sam.
“Non se ne parla nemmeno! Lei non è un medico di questo ospedale e non ho l’autorizzazione…”
Il maggiore alzò le mani in segno di resa. “Ok, ok, nessun problema, mi faccia solo parlare un secondo con lui.”
Senza attendere la reazione, si avvicinò alla barella, carezzando i capelli del minore. “Sam, Sammy?” Il paziente aprì gli occhi, con un gemito, la luce era troppo intensa e gli provocava un forte mal di testa.
“Dean?” Pronunciò con voce titubante.
“Sam, stammi a sentire, adesso l’infermiera di metterà i punti, mi raccomando, non dire nulla sulla caccia, chiaro?”
Annuì, troppo stordito per capire davvero le parole del fratello.
La donna si avvicinò stancamente al paziente, con un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante. Gli pulì la ferita e con gesti precisi e veloci iniettò l’anestesia, quindi cominciò a suturare.
“Questo sarà un lavoro preciso, non come i tuoi. Tu rammendi come un macellaio!” Sam accusò Dean, che, preoccupato dalla reazione dell’infermiera, le sorrise ammiccante.
“Vi capitano spesso questi incidenti?” Domandò con curiosità, lusingata dalle attenzioni di quel bel ragazzo.
“Solo ogni tanto, sa, siamo rangers…”
“Oh no!” Esclamò il minore. “Oggi eravamo agenti federali, non è vero Dee?”
Per fortuna l’infermiera finì proprio in quel momento di mettere i punti, perciò il maggiore non si sentì in dovere di dare ulteriori spiegazioni.
Quando rimasero soli, Dean si avvicinò al lavandino, dove vi immerse una garza. Si sedette sul materasso accanto a Sam e, con delicatezza, gli pulì il viso dal sangue ormai secco.
“Questa sera hai fatto davvero un bel casino, Sammy.” Sussurrò più a se stesso che al fratello. “Se quella ti avesse creduto ci avrebbero sbattuti in un manicomio…” Scacciò il pensiero con un cenno della mano, in fondo non gli importava poi molto, se la sarebbero cavata anche in quella situazione. “Adesso stai meglio?” Non ottenne risposta.
“Sam? Sammy!” Si accorse con orrore che il più piccolo aveva chiuso gli occhi e sembrava incosciente. Avvicinò una mano sul suo petto per accertarsi che ci fosse respiro, e si sentì leggermente sollevato nel rendersi conto che era solo svenuto. Provò a scuoterlo, ma non ottenne nessun risultato.
“Aiuto! Un medico!” Quindi rivolto al fratello. “Ti prego, Sammy, non ti addormentare.” Gli prese il viso tra le mani, e disse: “Sam guardarmi, Sam, brutto figlio di…”
“Dean?” La nebbia cominciò a dissolversi nella sua mente confusa. “Cosa succede?”
Il ragazzo lo abbracciò, affondando il viso tra i suoi lunghi capelli castani che ancora odoravano di sangue e polvere. “Sei in ospedale, ma va tutto bene, stai tranquillo.”
“Cosa succede?” Un dottore entrò nella stanza di gran carriera, attirato dalle urla del maggiore.
“Mio fratello è svenuto, temevo che…” Dean non finì la frase. Il medico, un certo dottor Sloan, si avvicinò a Sam con sguardo critico. Studiò la ferita, controllando i punti di sutura, quindi estrasse una luce che gli puntò negli occhi per verificarne i riflessi. Decise di prescrivere una TAC, per maggiori accertamenti e li lasciò soli.
 
“Non ho bisogno di una badante!” Sbottò Sam, spazientito. Erano trascorse diverse ore dall’aggressione e pian piano acquisiva sempre maggiore lucidità. Quando si era reso conto che, nonostante si sentisse bene, il medico desiderava fargli una TAC aveva provato a convincere il fratello a lasciare l’ospedale, ma Dean, solitamente favorevole all’alternativa, si era mostrato contrario. In quel momento si trovavano entrambi nella stanza per l’esame e il maggiore, come sempre troppo premuroso, tentava di aiutarlo ad indossare il camice.
“Cosa credi, che mi piaccia toglierti i pantaloni? Lo faccio solo per non affaticarti!”
Sam sbuffò, all’improvviso gli sembrava di essere tornato il bambino grassoccio a cui Dean doveva badare. Si tolse la t shirt, cercando di non toccare la ferita, quindi la buttò a terra. I capelli gli ricaddero sulle spalle nude e il maggiore li sollevò con delicatezza per impedire che si impigliassero tra i lacci del camice. Lo aiutò a chiuderlo sulla nuca, pregando qualcuno (sicuramente non gli angeli, né tantomeno Chuck) che tutto si risolvesse nel migliore dei modi.
“Bene, ora Sam dovrai coricati. Mentre faremo la TAC sentirai dei rumori, ma devi restare il più fermo possibile. Sei hai bisogno di qualcosa devi dirmelo attraverso il microfono.” Il medico entrò nella stanza interrompendo quel momento di intimità fraterna.
“Posso stare con lui?” Domandò Dean, anche se già immaginava la risposta.
L’uomo scosse la testa. “Purtroppo no, per motivi di sicurezza, ma potrai stare come me dietro al vetro.” Gli posò una mano sulla spalla. “Vi lascio ancora qualche minuto.” Attraversò la stanza a grandi falcate e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
“Se qualcosa in me… Se la mia testa…” Non era la prima volta che uno di loro riportava dei traumi, ed entrambi sapevano che si trattava di un rischio del mestiere, Sam ne era consapevole, ma non voleva che le sue condizioni di salute avessero delle ripercussioni sul fratello.
Dean scosse la testa. “No, Sammy. Qualunque sia l’esito di questo esame troveremo una soluzione. Conosciamo il mondo soprannaturale meglio di chiunque altro e abbiamo amici che possono aiutarci, perciò no, Sam, non mi chiedere di lasciarti al tuo destino, sai che non posso farlo.”
Si sporse in avanti e lo abbracciò: era certo che tutto si sarebbe sistemato.




Ciao a tutti! Chiedo scusa per il titolo a dir poco penoso, ma non mi viene davvero in mente altro, perciò se qualcuno ha dei consigli li accetto molto volentieri :) Detto questo si tratta di un racconto hurt/comfort senza troppe pretese, per chi conosce il genere sa che non c'è una vera e propria trama, ma deve essere presente il momento di conforte del protagonista da parte di un altro personaggio principlae. Vorrei ringraziare Rossella e il suo meravigliso gruppo che mi permette ogni anno di scrivere storie che altrimenti resterebbero latenti nella mia mente. Non sarà un raccolta con aggiornamenti regolari, anche perchè i capitoli non sono legati da un filo conduttore, spero comunque che abbiate voglia di seguirmi in questa avventura :)
  
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