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Autore: Baudelaire    28/12/2019    12 recensioni
Il tragico destino di Charlotte de Polignac mi ha colpita fin dalla prima volta in cui ho visto l'anime. Una ragazzina che non riesce ad accettare il futuro che la madre vorrebbe imporle e solo nel suicidio trova la libertà.
Ho creato un parallelismo con un altro personaggio, di mia invenzione.
Sono due giovani anime la cui condizione le porta a credere, inevitabilmente, nell'ineluttabilità del destino.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Charlotte Di Polignac, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Era il tramonto. Oscar e André cavalcavano lentamente, dopo una giornata estenuante.
Mancava poco, ormai, e presto sarebbero rientrati a palazzo Jarjayes a ristorarsi con le delizie messe in tavola da Nanny.
Oscar precedeva André, come sempre.
André fissava la sua schiena eretta e il movimento cadenzato del suo corpo. Sospirò, passandosi una mano sulla fronte e scostando all’indietro una ciocca di capelli.
All’improvviso, César si fermò.
André aggrottò la fronte, chiedendosi perchè Oscar si era fermata. Con un lieve colpo di redini, si affiancò a lei e la guardò.
Oscar fissava qualcosa davanti e lei e gli occhi di André seguirono la direzione del suo sguardo.
Trasalì.
Di fronte a loro c’era una ragazzina, che non doveva avere più di dodici anni. Aveva i capelli legati in una lunga treccia, la pelle nivea ed era vestita di stracci. Qualche lentiggine le punteggiava il viso e fissava Oscar con espressione implorante.
Oscar era visibilmente sorpresa, ma non disse nulla, fino a che non fu la ragazzina a parlare.
“Mi offro a voi, signor soldato. Guardatemi, sono bella.” – disse la giovane, scostando leggermente la camicia e lasciando intravedere il piccolo seno appena pronunciato.
Oscar spalancò gli occhi per l’orrore.
“Posso darvi piacere, signor soldato. Quanto potete pagare per il mio corpo?”
Anche André fissava la ragazza, con un misto di tristezza e raccapriccio.
Quella ragazzina aveva scambiato Oscar per un uomo, e si stava offrendo a lei, in cambio di denaro.
André si voltò verso Oscar. Era talmente sconvolta che sembrava aver perso l’uso della parola.
“Posso stare con voi anche tutta la notte, signor soldato. Non vi deluderò.” – insistette la giovane, un po’ nervosa di fronte al silenzio di Oscar.
In genere, quei gesti e quelle parole funzionavano. Erano molti i soldati che cedevano alle sue lusinghe e finivano per appartarsi con lei, godendo del suo corpo per ore.
Ma, stranamente, quel bel soldato biondo dall’aria gentile non sembrava interessato a questo. Piuttosto, la fissava con sguardo triste e questo la fece sentire a disagio. Non aveva bisogno di essere compatita, aveva bisogno di lavorare.
Dinanzi all’ostinato silenzio di Oscar, la giovane dedicò la sua attenzione ad André.
Forse lui non l’avrebbe rifiutata. Forse il bel soldato moro dagli occhi verdi avrebbe gradito il suo corpo. Forse, grazie a lui, quella sera avrebbe guadagnato qualcosa.
“Mi volete per voi, soldato?” – gli chiese senza troppi preamboli. “Sono bella, non trovate?”
La ragazza mise in mostra nuovamente il seno. Il piccolo capezzolo turgido spuntò dalla camicia e fu allora che Oscar non riuscì a resistere oltre e scese da cavallo.
La giovane si spaventò e arretrò d’istinto, ma Oscar le sorrise.
Questo spiazzò un po’ la ragazza, che si limitò a fissarla per qualche istante, sorpresa.
Oscar non si mosse. Non aveva nessuna intenzione di spaventarla e ritenne opportuno rimanere al suo posto. Ma voleva farle capire che non aveva nulla da temere.
“Come ti chiami?” – le chiese in tono gentile.
Anche André smontò da cavallo e si avvicinò a Oscar.
“Marguerite, Monsieur.” – rispose la giovane, tremante.
Perché quel soldato le faceva domande? Non poteva semplicemente prendere il suo corpo, come facevano gli altri? Così la faceva sentire a disagio e le faceva perdere tempo prezioso. Presto sarebbe dovuta rientrare a casa e non poteva farlo a mani vuote.
“Ciao, Marguerite. Il mio nome è Oscar, e questo è il mio amico André.”
Marguerite si voltò verso André, che le sorrise dolcemente.
“Ciao Marguerite.” – le disse André.
“Voi… voi… non mi volete?” – chiese Marguerite in tono triste.
Oscar e André si scambiarono una fugace occhiata.
Poi Oscar si chinò un po’ verso di lei, pur continuando a tenersi a distanza.
“Non è questo, Marguerite. Il fatto è…”
Oscar esitò.
André la guardò con uno sguardo dolcissimo e lei trovò il coraggio di parlare.
“Quanti anni hai, Marguerite?” – le chiese.
“Undici, Monsieur.”
“Undici.” – ripeté Oscar a voce così bassa che perfino André fece fatica ad udirla.
Gli occhi di Oscar si riempirono di lacrime, che trattenne a stento. André se ne accorse e le accarezzò una mano, in un gesto leggero quanto fugace.
Oscar deglutì.
“Perché fai questo, Marguerite?” – le domandò, in tono neutro.
Doveva sapere, doveva capire.
“E’ mia madre che me l’ha chiesto, Monsieur.” – rispose Marguerite, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.
Oscar sgranò gli occhi. “Tua madre? E perché?”
“Ma per mangiare, Monsieur. Non abbiamo altro modo per vivere. Siamo poveri. E così mia madre mi ha detto di offrirmi ai soldati. Sono molto bravi con me, e pagano bene. Noi viviamo di questo, Monsieur.”
Per alcuni istanti, Oscar non riuscì a parlare. Stentava a credere alle parole di quella ragazza.
“Allora voi non mi volete?” – insistette nuovamente Marguerite, che aveva come unico scopo quello di portare a casa del denaro prima che la notte inghiottisse Parigi.
“Non puoi vivere così, Marguerite.” – sbottò Oscar per tutta risposta. “Non puoi. Devono esserci altri modi, non puoi…”
A quelle parole, il cuore di Marguerite fece un balzo. Quel soldato sembrava dispiaciuto per lei. Ma lei non poteva mostrargli la sua debolezza, non poteva celargli cosa nascondesse il suo cuore di bimba costretto a crescere prima del tempo.
Non poteva e non doveva.
Il fato ha vie che non possiamo cambiare*, Monsieur.” – le rispose.
E, senza darle il tempo di rispondere, corse via.
 
 
 
Il giorno dopo
Oscar e André giunsero a Versailles, quella sera, per partecipare alla festa di fidanzamento tra la Contessina Charlotte di Polignac e il Duca de Guise.
Entrambi sapevano che la Contessina era stata costretta dalla madre, la Contessa di Polignac, ad unirsi in matrimonio al perfido Duca, molto più grande di lei, che nutriva per lei un’attrazione a dir poco morbosa. A nulla erano valse le proteste di Charlotte. La madre era stata irremovibile. L’unione era quanto mai necessaria per far fronte agli spaventosi debiti che la famiglia aveva accumulato.
Oscar passeggiava per i corridoi di palazzo, un paio d’ore dopo il fidanzamento ufficiale. Tutti gli invitati si trovavano ancora nel salone centrale, impegnati nelle danze e nei festeggiamenti.
All’improvviso, udì un singhiozzo.
Si voltò e rimase spiazzata nel vedere la Contessina correre verso di lei.
“Contessina Charlotte! Che cosa ci fate qui?”
Vedendola, Charlotte arrestò la sua corsa.
“Madamigella Oscar!” – ribatté, altrettanto sorpresa.
Oscar notò il suo volto rigato di lacrime e provò un moto di pietà per lei.
Conosceva molto bene il motivo di quelle lacrime.
“Perché piangete, Contessina?” – le chiese, in tono dolce.
Charlotte abbozzò un sorriso triste. “Credo che voi lo sappiate molto bene, Madamigella.”
“Forse… forse non tutto è perduto.”
“Lo credete davvero? Questa sera mi sono fidanzata.”
“Lo so. Forse le cose potevano andare diversamente…”
“No, Madamigella Oscar. Il fato ha vie che non possiamo cambiare.*”
Oscar spalancò gli occhi.
Solo il giorno prima aveva udito quelle stesse identiche parole da un’altra persona, una persona che aveva la stessa età di Charlotte.
Non è possibile…
Senza darle il tempo di replicare, Charlotte si fece più vicina e prese una mano di Oscar tra le sue.
“Siete una bella persona, Madamigella Oscar. Dolce e gentile. E io non vi dimenticherò mai.”
E così dicendo Charlotte di Polignac corse via.
 
Mezz’ora dopo, Oscar e André uscirono nel cortile, attirati dalle grida.
Una piccola folla di nobili si era radunata lì, tutti con i volti rivolti verso l’alto. Tra di loro, Oscar riconobbe la figura alta e algida della Contessa di Polignac, madre di Charlotte.
“Charlotte!” – gridò la Contessa. “Che cosa vuoi fare?”
Oscar e André guardarono in su e si accorsero, con orrore, che sul tetto di palazzo c’era una figura.
Una figura che Oscar avrebbe riconosciuto tra mille, con quell’abito turchese che le aveva visto indosso solo pochi minuti prima.
Charlotte.
Sua madre urlava, in preda al panico.
Dio mio, no…
Prima che chiunque di loro potesse fare qualunque cosa, Charlotte si lanciò nel vuoto.
La Contessa di Polignac urlò.
Quando il corpo senza vita della Contessina si schiantò al suolo, Oscar e André rimasero lì a fissarla, impietriti dall’orrore.
La Contessa di Polignac accorse da sua figlia e, dinanzi all’atroce verità, raddoppiò le sue grida.
Oscar, le guance rigate di lacrime, si voltò verso André, aggrappandosi a lui.
André, sconvolto quanto lei, la strinse in un abbraccio pieno di calore.
Restarono così, senza dire nulla, aggrappati l’uno all’altra.
Fu André, qualche attimo dopo, ad interrompere il silenzio.
Gemete perché il mondo è ingiusto**.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Il fato ha vie che non possiamo cambiare (Kahlil Gibran)
**Gemete perché il mondo è ingiusto (Percy Bysshe Shelley)
   
 
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