Ciao a tutti!
Eccomi tornata con una nuova fic,
naturalmente Zonami!
Come avrete intuito dal titolo, ogni
capitolo sarà caratterizzato da una giornata diversa, fino al
raggiungimento del sesto giorno.
Ho messo come rating per ora l’arancione,
ma dubito che riuscirò a rispettarlo… Aspettatevi un cambio al
rosso molto presto! :)
Spero vi piaccia!
Buona lettura
1° Giorno
Bloccati qui
La legna crepitò, lanciando qualche scintilla nel
fuoco acceso.
Il calore che partiva dal caminetto della stanza
arrivava a scaldare tutta la baita.
“Dannazione” mormorò la ragazza, mentre
guardava fuori dalla finestra “andrà
avanti ancora un bel po’” sospirò, alzando gli occhi a quei nuvoloni grigi che portavano con loro la tormenta.
Neve, tanta. Troppa.
Sembrava non finire più.
“Siamo stati anche troppo fortunati” la riprese
il compagno, mentre muoveva un pezzo di legna e sistemava il fuoco. “Se non fossimo riusciti a trovare questo posto come avremmo
fatto?” si domandò.
La rossa non rispose.
Aveva ragione, avevano rischiato di
morire congelati. Erano finiti su quell’isola
invernale solamente da un paio di giorni, e già Nami non vedeva
l’ora di andarsene.
“Chissà come staranno gli altri…”
sospirò lei, finalmente staccando lo sguardo dalla finestra e portandolo
ad osservare il compagno. Si portò a sedere su una poltroncina lì
accanto, sbuffando sonoramente.
“Stanno bene” rispose con fermezza Zoro.
“In fondo, l’hai visto anche tu… questa tormenta colpisce
solo all’interno dell’isola, al di fuori c’è un sole
da spaccare le pietre”
Sì, Zoro aveva ragione. Era questa la
particolarità di quella dannatissima isola. All’interno,
tempeste e tormente erano all’ordine del giorno.
Un’isola pressocchè invivibile, tranne che per poche persone.
“Mi domando” spezzò il silenzio la
ragazza “che ne sia stato dei proprietari della
baita in cui ci troviamo”. Forse facendo conversazione avrebbe sentito
meno freddo.
“Saranno salpati come gli altri” rispose burbero
Zoro.
Conversare non era il suo forte e Nami,
questo, lo sapeva bene.
Lo osservò con la coda dell’occhio, mentre
ravvivava con un ferro il fuoco nel caminetto.
I muscoli, illuminati dalla sola luce delle fiamme
traballanti, risaltavano ancora di più.
“Zoro” lo chiamò
titubante lei “io ho un po’ freddo…i vestiti sono ancora
bagnati?” provò a chiedere, certa già della risposta
del compagno.
“Temo di sì” rispose lui “qui
c’è un’umidità troppo alta… se va bene saranno
asciutti per domani” scosse la testa sconsolato.
Faceva freddo, Nami aveva ragione “Prova a
venire più vicina, forse ti sentirai meglio”.
Nami, vestita solo di biancheria intima, si avvicinò
a lui. Un brivido la percorse quando vide tutto il
corpo del ragazzo in soli boxer.
Dannazione….se solo fosse
meno stato meno sexy…
Nami sospirò, rivolgendo lo sguardo verso il basso.
Zoro se ne accorse, ma non fece domande.
Anche lui era in evidente disagio.
Averla lì, in un intimo talmente succinto da poter
essere definito ‘inesistente’, lo mandava completamente fuori di testa.
Nella sua mente varie scene di ciò che avrebbe potuto
fare con lei si susseguivano rapidamente, ed era
incredibile quanto queste fossero vietate ai minori di 18 anni.
Zoro si sedette con lei sul divanetto accanto al camino,
chiudendo gli occhi per un istante.
Doveva calmarsi, assolutamente.
“Secondo te ci sarà
l’acqua calda?” chiese Nami, anch’ella con gli occhi chiusi
per beneficiare di più di quel lieve calore proveniente dalla sua
destra.
“Dubito fortemente” rispose in fretta lo
spadaccino.
Nami aprì gli occhi e rimase a pensare qualche
secondo.
“Vado a cercare delle coperte” disse alzandosi,
sentì dietro di lei lo sguardo di Zoro che la seguiva nei movimenti, finchè non sparì dietro una porta.
No, così non andava proprio.
Zoro si alzò in piedi con uno scatto, e andò
verso la cucina, rabbrividendo al contatto dei piedi col pavimento gelido.
Nami tornò dopo qualche secondo con delle grosse
coperte di lana, ma non lo trovò.
“Zoro?” lo chiamò, senza ottenere
risposta. Tese l’orecchio alla ricerca di qualche rumore che gli confermasse la sua presenza, e poco dopo sentì
distintamente il rumore di qualcosa che si rompe, seguito da una forte
imprecazione.
Sorridendo, Nami si avvicinò a lui, entrando in
cucina e trovandola devastata.
“Che diavolo…” cominciò, ma si interruppe subito. Quello era sangue?
“Ti sei fatto male?” chiese allora. Lui non
rispose, ma si voltò verso di lei.
“Cosa?” le chiese. Nami
inarcò un sopracciglio. Non si era nemmeno accorto di essersi tagliato
con il vetro che aveva rotto?
“La mano…” indicò. Si
avvicinò a lui, attenta a non pestare neanche una scheggia con i piedi
scalzi, e gli prese gentilmente la mano per guardare quanto profondo fosse il taglio.
“E’ solo un taglietto da niente” rispose
corrucciato Zoro.
Nami scosse la testa sconsolata, e mise la mano dello
spadaccino sotto l’acqua fredda.
Zoro sentiva il tocco gentile di Nami sulla sua mano, come
se lo stesse accarezzando, e sospirò di piacere. Avrebbe voluto sentire
quelle mani toccarlo dappertutto, non solo lì.
Scosse la testa velocemente, come a voler scacciare una
mosca – o in questo caso un pensiero sconveniente, e riprese ad osservarla.
Nami finì pochi secondi dopo, e prese a tamponargli
la ferita con uno strofinaccio.
“Ha già smesso di sanguinare, hai davvero una
pellaccia dura tu” ridacchiò lei.
Insieme, si chinarono a raccogliere
i vetri rotti, sistemando quel disastro in cucina.
“Cosa cercavi?”
domandò Nami a un certo punto.
Zoro sorrise vittorioso, prendendo in mano 5 bottiglie.
“Queste” rispose con ghigno
“non si è mai sentita una baita in montagna senza alcolici,
no?”
Nami gli sorrise, avviandosi con
lui di nuovo in salotto.
Si sistemarono sul divano accanto al caminetto, ognuno con
una coperta che lo avvolgeva, e una bottiglia di Rhum in mano.
“Salute” disse Zoro, alzando la bottiglia verso
di lei e cominciando a bere velocemente.
Nami lo imitò, bruciandosi leggermente la gola.
L’alcool scaldava, così
dicevano. Era stata una buona idea, quella di
Zoro.
Tuttavia, Nami non capì perché dopo la seconda
bottiglia cominciasse a trovare il compagno così
irresistibile.
Zoro, daltrocanto, più
cercava di ignorare la presenza accanto a lui, più non riusciva a
resisterle, e le si avvicinava.
Non seppero mai come, ma in poco tempo, leggermente brilli,
si ritrovarono l’una nelle braccia dell’altro.
Ottima scusa, quella del freddo.
Zoro accarezzava piano una ciocca dei capelli rossi di Nami,
mentre lei finiva di bere l’ultima bottiglia rimasta.
La posò a terra, e si appoggiò a lui,
chiudendo gli occhi.
Zoro prese ad accarezzarle una guancia, chiamandola
dolcemente. Lei rispose mugugnando lievemente, come una gatta che fa le fusa per avere altre coccole.
Era così raro sentire Zoro così vicino…
voleva che succedesse più spesso.
Il corpo del ragazzo, sotto il suo, la calmava più di
qualsiasi cosa. Il profumo virile che lo caratterizzava era capace di mandarla
in estasi, e la sua voce roca che la chiamava… ah, come avrebbe voluto
sentirla gemere dal piacere.
Nami si strusciò di nuovo contro di lui, percependolo
incredibilmente caldo. Sorrise, stringendosi a quel corpo caldo, mentre il primo
sbadiglio faceva capolino dalle sue labbra.
“Nami” la chiamò ancora. Lei
mugugnò qualcosa di intraducibile,
evidentemente disturbata nel dormiveglia.
“Nami!” la richiamò con scarsi risultati.
Ormai la bella cartografa era nel mondo dei sogni.
Zoro la guardò, per qualche istante, per capire se
dovesse svegliarla o lasciarla dormire.
E, naturalmente, si perse ad
osservarla per un tempo indefinito.
Le pareva la cosa più bella, fragile e tenera che avesse mai visto. Niente a che vedere con la strega strozzina
che era da sveglia.
Le accarezzò una guancia, dolcemente, e le
baciò piano la fronte.
Sì, si disse Zoro, era davvero bellissima.
Aveva ragione Sanji a volergliela
portare via.
Ma lui non glielo avrebbe permesso.
Muovendosi piano, lo spadaccino prese Nami in braccio e si
alzò in piedi, gettando uno sguardo al fuoco che scoppiettava
tranquillo.
Con movimenti lenti e calcolati, si diresse nella camera da
letto – che aveva intravisto prima – e ci si fiondò
dentro, stando attento a non svegliare la rossa dormiente.
Con estrema delicatezza, la poggiò sul letto e la
coprì con le grosse coperte di cui era provvisto il giaciglio. Fece
appena in tempo a staccarsi da lei che già Nami era agitata e si muoveva
alla ricerca di una fonte di calore.
Zoro sorrise, soddisfatto, e raggiunse
Nami sotto alle coperte, avvicinandosi a lei e riprendendola tra le braccia.
Il profumo della ragazza, quel particolare aroma dolciastro,
lo cullò meglio di una ninnananna.
L’ultimo pensiero coerente che Zoro riuscì a
fare, prima di addormentarsi, fu che si sarebbe volentieri addormentato
così per l’eternità.