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Autore: Sherry    03/08/2009    7 recensioni
"Neve, tanta. Troppa.
Sembrava non finire più.
“Siamo stati anche troppo fortunati” la riprese il compagno, mentre muoveva un pezzo di legna e sistemava il fuoco.
“Se non fossimo riusciti a trovare questo posto come avremmo fatto?”"

Eccomi qui con una nuova fic, naturalmente ZoNami. Leggete e fatemi sapere! Un bacio
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti

Ciao a tutti!

Eccomi tornata con una nuova fic, naturalmente Zonami!

Come avrete intuito dal titolo, ogni capitolo sarà caratterizzato da una giornata diversa, fino al raggiungimento del sesto giorno.

Ho messo come rating per ora l’arancione, ma dubito che riuscirò a rispettarlo… Aspettatevi un cambio al rosso molto presto! :)

Spero vi piaccia!

Buona lettura

 

1° Giorno

Bloccati qui

 

La legna crepitò, lanciando qualche scintilla nel fuoco acceso.

Il calore che partiva dal caminetto della stanza arrivava a scaldare tutta la baita.

“Dannazione” mormorò la ragazza, mentre guardava fuori dalla finestra “andrà avanti ancora un bel po’” sospirò, alzando gli occhi a quei nuvoloni grigi che portavano con loro la tormenta.

Neve, tanta. Troppa.

Sembrava non finire più.

“Siamo stati anche troppo fortunati” la riprese il compagno, mentre muoveva un pezzo di legna e sistemava il fuoco. “Se non fossimo riusciti a trovare questo posto come avremmo fatto?” si domandò.

La rossa non rispose.

Aveva ragione, avevano rischiato di morire congelati. Erano finiti su quell’isola invernale solamente da un paio di giorni, e già Nami non vedeva l’ora di andarsene.

“Chissà come staranno gli altri…” sospirò lei, finalmente staccando lo sguardo dalla finestra e portandolo ad osservare il compagno. Si portò a sedere su una poltroncina lì accanto, sbuffando sonoramente.

“Stanno bene” rispose con fermezza Zoro. “In fondo, l’hai visto anche tu… questa tormenta colpisce solo all’interno dell’isola, al di fuori c’è un sole da spaccare le pietre”

Sì, Zoro aveva ragione. Era questa la particolarità di quella dannatissima isola. All’interno, tempeste e tormente erano all’ordine del giorno.

Un’isola pressocchè invivibile, tranne che per poche persone.

“Mi domando” spezzò il silenzio la ragazza “che ne sia stato dei proprietari della baita in cui ci troviamo”. Forse facendo conversazione avrebbe sentito meno freddo.

“Saranno salpati come gli altri” rispose burbero Zoro.

Conversare non era il suo forte e Nami, questo, lo sapeva bene.

Lo osservò con la coda dell’occhio, mentre ravvivava con un ferro il fuoco nel caminetto.

I muscoli, illuminati dalla sola luce delle fiamme traballanti, risaltavano ancora di più.

“Zoro” lo chiamò titubante lei “io ho un po’ freddo…i vestiti sono ancora bagnati?” provò a chiedere, certa già della risposta del compagno.

“Temo di sì” rispose lui “qui c’è un’umidità troppo alta… se va bene saranno asciutti per domani” scosse la testa sconsolato. Faceva freddo, Nami aveva ragione “Prova a venire più vicina, forse ti sentirai meglio”.

Nami, vestita solo di biancheria intima, si avvicinò a lui. Un brivido la percorse quando vide tutto il corpo del ragazzo in soli boxer.

Dannazione….se solo fosse meno stato meno sexy…

Nami sospirò, rivolgendo lo sguardo verso il basso. Zoro se ne accorse, ma non fece domande.

Anche lui era in evidente disagio.

Averla lì, in un intimo talmente succinto da poter essere definito ‘inesistente’, lo mandava completamente fuori di testa.

Nella sua mente varie scene di ciò che avrebbe potuto fare con lei si susseguivano rapidamente, ed era incredibile quanto queste fossero vietate ai minori di 18 anni.

Zoro si sedette con lei sul divanetto accanto al camino, chiudendo gli occhi per un istante.

Doveva calmarsi, assolutamente.

“Secondo te ci sarà l’acqua calda?” chiese Nami, anch’ella con gli occhi chiusi per beneficiare di più di quel lieve calore proveniente dalla sua destra.

“Dubito fortemente” rispose in fretta lo spadaccino.

Nami aprì gli occhi e rimase a pensare qualche secondo.

“Vado a cercare delle coperte” disse alzandosi, sentì dietro di lei lo sguardo di Zoro che la seguiva nei movimenti, finchè non sparì dietro una porta.

No, così non andava proprio.

Zoro si alzò in piedi con uno scatto, e andò verso la cucina, rabbrividendo al contatto dei piedi col pavimento gelido.

Nami tornò dopo qualche secondo con delle grosse coperte di lana, ma non lo trovò.

“Zoro?” lo chiamò, senza ottenere risposta. Tese l’orecchio alla ricerca di qualche rumore che gli confermasse la sua presenza, e poco dopo sentì distintamente il rumore di qualcosa che si rompe, seguito da una forte imprecazione.

Sorridendo, Nami si avvicinò a lui, entrando in cucina e trovandola devastata.

“Che diavolo…” cominciò, ma si interruppe subito. Quello era sangue?

“Ti sei fatto male?” chiese allora. Lui non rispose, ma si voltò verso di lei.

Cosa?” le chiese. Nami inarcò un sopracciglio. Non si era nemmeno accorto di essersi tagliato con il vetro che aveva rotto?

“La mano…” indicò. Si avvicinò a lui, attenta a non pestare neanche una scheggia con i piedi scalzi, e gli prese gentilmente la mano per guardare quanto profondo fosse il taglio.

“E’ solo un taglietto da niente” rispose corrucciato Zoro.

Nami scosse la testa sconsolata, e mise la mano dello spadaccino sotto l’acqua fredda.

Zoro sentiva il tocco gentile di Nami sulla sua mano, come se lo stesse accarezzando, e sospirò di piacere. Avrebbe voluto sentire quelle mani toccarlo dappertutto, non solo lì.

Scosse la testa velocemente, come a voler scacciare una mosca – o in questo caso un pensiero sconveniente, e riprese ad osservarla.

Nami finì pochi secondi dopo, e prese a tamponargli la ferita con uno strofinaccio.

“Ha già smesso di sanguinare, hai davvero una pellaccia dura tu” ridacchiò lei.

Insieme, si chinarono a raccogliere i vetri rotti, sistemando quel disastro in cucina.

Cosa cercavi?” domandò Nami a un certo punto.

Zoro sorrise vittorioso, prendendo in mano 5 bottiglie.

“Queste” rispose con ghigno “non si è mai sentita una baita in montagna senza alcolici, no?”

Nami gli sorrise, avviandosi con lui di nuovo in salotto.

Si sistemarono sul divano accanto al caminetto, ognuno con una coperta che lo avvolgeva, e una bottiglia di Rhum in mano.

“Salute” disse Zoro, alzando la bottiglia verso di lei e cominciando a bere velocemente.

Nami lo imitò, bruciandosi leggermente la gola.

L’alcool scaldava, così dicevano. Era stata una buona idea, quella di Zoro.

Tuttavia, Nami non capì perché dopo la seconda bottiglia cominciasse a trovare il compagno così irresistibile.

Zoro, daltrocanto, più cercava di ignorare la presenza accanto a lui, più non riusciva a resisterle, e le si avvicinava.

Non seppero mai come, ma in poco tempo, leggermente brilli, si ritrovarono l’una nelle braccia dell’altro.

Ottima scusa, quella del freddo.

Zoro accarezzava piano una ciocca dei capelli rossi di Nami, mentre lei finiva di bere l’ultima bottiglia rimasta.

La posò a terra, e si appoggiò a lui, chiudendo gli occhi.

Zoro prese ad accarezzarle una guancia, chiamandola dolcemente. Lei rispose mugugnando lievemente, come una gatta che fa le fusa per avere altre coccole.

Era così raro sentire Zoro così vicino… voleva che succedesse più spesso.

Il corpo del ragazzo, sotto il suo, la calmava più di qualsiasi cosa. Il profumo virile che lo caratterizzava era capace di mandarla in estasi, e la sua voce roca che la chiamava… ah, come avrebbe voluto sentirla gemere dal piacere.

Nami si strusciò di nuovo contro di lui, percependolo incredibilmente caldo. Sorrise, stringendosi a quel corpo caldo, mentre il primo sbadiglio faceva capolino dalle sue labbra.

“Nami” la chiamò ancora. Lei mugugnò qualcosa di intraducibile, evidentemente disturbata nel dormiveglia.

“Nami!” la richiamò con scarsi risultati.

Ormai la bella cartografa era nel mondo dei sogni.

Zoro la guardò, per qualche istante, per capire se dovesse svegliarla o lasciarla dormire.

E, naturalmente, si perse ad osservarla per un tempo indefinito.

Le pareva la cosa più bella, fragile e tenera che avesse mai visto. Niente a che vedere con la strega strozzina che era da sveglia.

Le accarezzò una guancia, dolcemente, e le baciò piano la fronte.

Sì, si disse Zoro, era davvero bellissima.

Aveva ragione Sanji a volergliela portare via.

Ma lui non glielo avrebbe permesso.

Muovendosi piano, lo spadaccino prese Nami in braccio e si alzò in piedi, gettando uno sguardo al fuoco che scoppiettava tranquillo.

Con movimenti lenti e calcolati, si diresse nella camera da letto – che aveva intravisto prima – e ci si fiondò dentro, stando attento a non svegliare la rossa dormiente.

Con estrema delicatezza, la poggiò sul letto e la coprì con le grosse coperte di cui era provvisto il giaciglio. Fece appena in tempo a staccarsi da lei che già Nami era agitata e si muoveva alla ricerca di una fonte di calore.

Zoro sorrise, soddisfatto, e raggiunse Nami sotto alle coperte, avvicinandosi a lei e riprendendola tra le braccia.

Il profumo della ragazza, quel particolare aroma dolciastro, lo cullò meglio di una ninnananna.

L’ultimo pensiero coerente che Zoro riuscì a fare, prima di addormentarsi, fu che si sarebbe volentieri addormentato così per l’eternità.

 

 

  
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