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Autore: Miharu_phos    31/12/2019    0 recensioni
É il giorno di Natale e Jude sta per ricevere un regalo particolarmente speciale.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jude osservava la schiena bianca e ossuta del ragazzo seduto sul letto, mentre quest'ultimo infilava la bella sottana di pizzo color avorio che lasciava scoperte le spalle.

 

-Devi andare?- domandò tirandosi su nel letto logoro, ancora impregnato del piacere che aveva assalito i due ragazzi.

 

-Si Signor Sharp, ci sono altri clienti, mi spiace. Ma potete tornare a trovarmi quando volete- 

 

La voce del ragazzo era delicata e gentile ed il suo viso suscitava una disarmante tenerezza nel giovane Lord, totalmente incantato dal nuovo acquisto del suo bordello di fiducia.

 

-Aspetta, ma non so neanche come ti chiami. Dimmi il tuo nome, così potrò chiedere di te-

 

Il ragazzo dagli ondulati capelli castani sorrise, abbassando la testa imbarazzato.

 

-Chiedete di Fiore, ed io verrò subito da voi. Con permesso.-

 

Dopo aver fatto un elegante inchino il ragazzo in sottana era uscito dalla stanza, lasciando il suo cliente avvolto dal buio.

 

Jude si buttò sul letto sospirando, quel posto, con tutti quei ragazzi, erano il motivo per il quale lui si ritrovava ancora scapolo nonostante i suoi ventiquattro anni.

 

Nonostante ciò parecchi anni prima il ragazzo aveva acquistato da solo una bella proprietà, così da staccarsi subito dalle grinfie dei suoi genitori che non avevano fatto altro che presentargli donzelle non appena il ragazzo aveva compiuto la maggiore età.

 

Ed in quella casa lui ci aveva portato spesso i suoi amanti, innumerevoli e splendidi ragazzi che riuscivano a distogliere la sua mente dai molteplici doveri derivanti del proprio lavoro e dalla solitudine della sua vita priva di affetti.

 

Aveva pensato immediatamente di portarci anche "Fiore" come aveva detto di chiamarsi il nuovo ragazzo grazioso che aveva cominciato a lavorare in quel luogo di piacere.

 

Jude sorrideva sospirando, pregustando i bei momenti che presto avrebbe vissuto accanto a quel ragazzino che non arrivava di sicuro neanche a vent'anni.

 

Non che a Jude piacessero i più piccoli, per carità, ma c'era stato qualcosa in lui, un qualcosa che il ragazzo non era riuscito bene a definire ma che lo aveva colpito nel profondo, suscitando immediatamente il suo interesse non appena il castano lo aveva preso per mano all'ingresso della bella casa, senza neanche presentarsi.

 

Nonostante la sua giovinezza e l'apparente timidezza, il ragazzo aveva dimostrato di sapere perfettamente come donare piacere ad un uomo, e Jude si era goduto quelle ore fra le braccia calde e bramose del suo nuovo amico.

 

Quando lasciò il bordello diede un ultimo sguardo in giro, per vedere se riusciva a scrutare da qualche parte il bel viso magro del giovane, ma non trovandolo si convinse che qualche altro cliente doveva averlo adocchiato, appropriandosi del suo corpo caldo e delicato.

 

Lasciò quel luogo a bordo della sua carrozza che lo attendeva all'esterno e come di consueto, prima di rientrare a casa fece tappa nel suo pub preferito, un luogo pieno di lerci ubriaconi e marinai pervertiti, un luogo dove uno elegante ed impettito come lui non passava certo inosservato, ma dove nessuno poteva giudicarlo.

 

Passarono giorni prima che il dolce ragazzo dai begli occhi verdi potesse comparire ancora nella vita del giovane imprenditore, e fu proprio grazie a quel pub aperto nel giorno di Natale, e al suo scorbutico e crudele proprietario che il ragazzo poté accorgersi della presenza tremante e infreddolita all'esterno del locale.

 

Più volte al bordello aveva chiesto di lui, di Fiore, ma quelle donnacce non avevano mai voluto dirgli che fine avesse fatto.

 

E tutto ad un tratto eccolo lì, che chiedeva l'elemosina fuori dal pub con un fagotto stretto fra le braccia, scalzo e vestito di cenci.

 

Jude scattò in piedi quando si rese conto che il proprietario lo stava percuotendo con una scopa per cacciarlo via, provocando dei gridolini di terrore nel povero ragazzo che si stringeva il fagotto al petto per proteggerlo.

 

-Vi prego lasciatelo stare, che cosa fate!-

 

Il giovane lord si era piazzato davanti al ragazzo che aveva preso a piangere di paura, alternando i singhiozzi ad una forte tosse.

 

-Ma Signore, non vedete, è un vagabondo! Voleva entrare nel locale che tanto amate per infestarlo di pulci!- aveva urlato il vecchio, incattivito e spietato, mentre fulminava il poveretto con lo sguardo.

 

-Sono certo che volesse soltanto chiedere qualcosa di caldo da mangiare, non è vero?- 

 

La voce di Jude era gentile, ragionevole, mentre si voltava verso il ragazzo che si sfregava le braccia per il freddo.

 

Non aveva il coraggio di spiccicare parola, lo aveva riconosciuto e si vergognava a morte; rimase in silenzio mentre piangeva sommessamente, controllando di continuo quello che sembrava essere un neonato.

 

-Lasciatelo entrare. Non darà fastidio a nessuno-

 

Jude aveva posato il proprio soprabito sulle spalle congelate del castano che lo aveva guardato pieno di meraviglia.

 

-Gli offrirò volentieri la cena-

 

Sotto lo sguardo contrariato dell'uomo Jude accompagnò il giovane viandante all'interno del locale, che con il suo calore ritemprò immediatamente le membra gelate del ragazzo, facendolo sospirare di piacere.

 

-Presto portate una zuppa per il mio amico e del latte caldo per il bambino- aveva mormorato Jude, rivolto alla cameriera che aveva subito annuito, per poi allontanarsi.

 

Lo aveva fatto accomodare su di un divano, dove il giovane si era rannicchiato per riscaldarsi le gambe.

 

Continuava a coccolare il piccolo, senza avere il coraggio di guardare l'altro negli occhi, il quale invece non smetteva di fissarlo.

 

-Fiore? Che cosa ti è successo? Cosa ci fai per strada?-

 

Con voce premurosa e preoccupata gli aveva rivolto quelle domande e solo per educazione e rispetto verso la sua posizione fu che l'altro gli rispose, con voce tremante.

 

-Non ho più un lavoro, signore ed i miei fratellini hanno fame- spiegò, spiazzando il ragazzo dai biondi capelli ricci. 

 

-Tu hai dei fratelli? E dove sono?-

 

-A casa nostra. Mia madre è morta dando alla luce il mio fratellino ed io ho dovuto cominciare a lavorare per poter sfamare tutti quanti.-

 

Le portate richieste avevano finalmente raggiunto il tavolo accompagnate da un cestino pieno di panini che subito il ragazzo agguantò e Jude decise di lasciar mangiare il poveretto, per poi tentare di aiutarlo a nutrire il minuscolo bimbo ancora in fasce.

 

-Ti hanno mandato via dal bordello? Che cosa è successo?-

 

Il ragazzo mandò giù l'ultimo boccone di minestra e sospirò, abbassando ancora il capo.

 

-I miei fratelli hanno commesso un grave errore nei confronti della proprietaria, signore. Credendo di fare del bene hanno provato a derubarli, e così adesso non ho più un posto dove lavorare. Mi avevano accettato per pietà.- ammise, provocando una gran pena nel cuore di Jude.

 

-Perché non provi a cambiare lavoro?-

 

La domanda di Jude poteva sembrare scontata, ma poi ci rifletté, ripensando alla somma che doveva sborsare per godersi le attenzioni dei ragazzi di quel luogo; era effettivamente un lavoro conveniente.

 

-Non so fare nulla, signore. E poi chi mi accetterebbe, conciato in questa maniera?-

 

Il ragazzo annuì, mostrandosi comprensivo.

 

-Hai un posto dove stare, per la notte?-

 

Il ragazzo annuì, baciando la testa del fratellino ormai sazio e Jude sospirò, per lo meno aveva un tetto sulla testa.

 

Sempre che la baracca nella quale il poveretto abitava potesse definirsi tale: dopo avergli offerto un passaggio in carrozza infatti, Jude si trovò di fronte una stamberga che cadeva a pezzi, ai margini della periferia.

 

"Non posso lasciarlo qui" pensò immediatamente, mentre osservava una marmaglia di bambini che veniva fuori dalla catapecchia sfasciata.

 

-Fratellone! Che cosa ci hai portato?!!- 

 

La voce acuta e dolce di un bimbetto di appena quattro anni giunse alle orecchie di Jude, sceso dalla carrozza per accompagnare l'amico fino all'uscio di casa.

 

-Sol, che cosa ci fai qui fuori! Forza entra in casa, e anche voi su su, tutti dentro che si gela!-

 

Il tono del castano era cambiato, si era fatto forte, non tremava più, era autoritario e deciso, proprio da fratello maggiore.

 

Guidò i fratellini in casa e li fece disporre in cerchio mentre Jude si guardava attorno con riserbo, osservando le condizioni estremamente disagiate in cui viveva la povera famiglia.

 

Tirò fuori dalla tasca del soprabito gentilmente concesso, alcune pagnotte che ci aveva infilato chissà quando e le porse ai fratellini che cominciarono a mangiare con gusto.

 

-Lui chi è? È uno cattivo?- domandò un ragazzino sugli undici anni dai bei capelli turchesi.

 

-No Aitor, lui è un amico e si chiama Signor Sharp. È grazie a lui se vi ho portato la cena- spiegò accarezzando la testa del fratellino.

 

Jude sorrideva e osservava quei marmocchi saltellargli attorno incuriositi, mentre mangiavano il loro panino come se fosse la delizia più buona del mondo.

 

-Ciao Signor Sharp io sono Gabi!- aveva mormorato uno dei piccoli, dimostrava al massimo otto anni e aveva cominciato subito ad esaminargli le tasche alla ricerca di qualcosa da rubacchiare.

 

-Loro invece sono Michael e Riccardo- aveva mormorato il castano facendo cenno a due ragazzini scontrosi che se ne stavano a braccia conserte appoggiati al muro, uno sui quindici e l'altro sui diciotto anni, mentre fissavano il giovane Lord con un astio ostentato.

 

Jude riconobbe il grande, era lo stesso che lo aveva derubato circa un mese prima, ma non disse nulla.

 

-E lui è il piccolo Fei- concluse, accarezzando la testolina del neonato.

 

-Quindi sei solo tu a non avermi detto ancora il tuo nome- osservò il biondo, sorridendo con delicatezza verso il castano che a quella affermazione arrossì.

 

-Mi spiace Signore, non potevo rivelare il mio nome in quel luogo. Mi chiamo Caleb- spiegò, per poi sentire la voce di Jude mentre ripeteva quel nome, come per imprimerselo nella mente.

 

-Ehy ma quale "signore"? Siamo amici, no? Chiamami Jude- disse gentilmente, provocando ulteriore imbarazzo nell'altro che annuì sorridendo.

 

-E ditemi un po', bambini, li avete già ricevuti i regali di Natale?- domandò Jude abbassandosi all'altezza dei piccoli, sotto lo sguardo triste di Caleb.

 

A malapena riusciva a procurargli da mangiare, fargli anche dei regali era davvero troppo da pretendere, dato che si occupava di tutti loro da solo.

 

-No signore, siamo troppo monelli per avere dei regali- spiegò con voce triste e sincera Sol, spezzando il cuore del ragazzo.

 

-Sol!- lo rimproverò il maggiore, per poi ricevere un'occhiata intenerita da parte di Jude.

 

-Permettimi di portarvi tutti a casa mia, Caleb, te ne prego. Non ce la faccio a lasciarvi qui, soprattutto per i piccoli. Per favore-

 

I bambini cominciarono a gridare contenti, mentre supplicavano il fratello maggiore di accettare, tirandogli la giacca.

 

Le mani di Jude avevano preso quelle sporche e magre di Caleb che lo aveva guardato incredulo mentre continuava a stringere il fratellino fra le braccia.

 

-Ma cosa dici Jude, siamo troppi, e poi ti distruggeranno la casa sono delle pesti! E cosa ne penseranno i tuoi genitori...non posso, non possiamo davvero, non è giusto- spiegò il castano ma Jude scosse la testa lasciando un leggero bacio sulla mano del ragazzo che lo guardava incredulo.

 

-Io vivo solo, Caleb, e la mia casa è talmente tanto grande e vuota da essere invivibile. Per favore, permettimi di fare questo regalo a tutti voi, sono solo e vorrei tanto aiutarvi. Fallo per i tuoi fratellini-

 

Il castano aveva abbassato la testa, era sconvolto, perché mai uno sconosciuto benestante come lui voleva aiutare dei pezzenti?

 

Era vero, di filantropi ce n'erano tanti in giro e spesso anche lui, da piccolo, aveva ricevuto dei regali o del denaro da gente buona e generosa.

 

Ma addirittura questo era troppo e accettare gli sembrava così sconveniente, soprattutto per il tipo di vita che la morte della madre lo aveva obbligato a condurre.

 

-Prendi loro, io resterò qui. Non posso insozzare la tua casa con la mia depravazione, Jude. Non sono degno di entrare in un luogo così puro come il posto in cui vivi tu.-

 

Prima che potesse aggiungere altro venne travolto da un abbraccio del biondo che lo strinse con affetto senza pensarci neanche un attimo.

 

-Tu sei la parte più importante, Fiore. È con te che voglio stare. Vieni anche tu e ti renderò felice, lo prometto. Non vi farò mancare nulla.-

 

Caleb spalancò gli occhi a quella dichiarazione e solo quando sentì le labbra dell'altro baciargli la testa riuscì finalmente a sciogliersi, rilassando le membra fra le braccia forti del giovane Lord.

 

-Perché vuoi farlo?-

 

La voce del castano non era irritata, anzi era molto sincera e incuriosita.

 

-Perché è Natale, suppongo. E tu mi hai già regalato tanto.-

 

Caleb si morse il labbro inferiore trattenendo un sorriso e si staccò appena dall'altro, così che i loro occhi potessero fondersi.

 

-Andiamo allora- sussurrò sorridente, provocando un grande sorriso in Jude che per la felicità lo abbracciò sollevandolo da terra.

 

I bambini cominciarono a saltellare intorno felici sotto gli sguardi dei due adulti che li guardavano con tenerezza.

 

Jude prese Sol e Gabi fra le braccia e gridò "Che aspettate? In carrozza!" Mentre si dirigeva all'esterno, dove il cocchiere lo guardava sconvolto.

 

Nonostante l'astio iniziale anche Riccardo e Michael salirono a bordo, l'uno tenendo in braccio Aitor e l'altro Gabi, mentre Jude tentava di tenere a bada quel terremoto di Sol.

 

Caleb guardava Jude negli occhi ancora incredulo e gli sorrideva, pieno di riconoscenza.

 

Passarono insieme il più bel Natale mai vissuto, per ognuno di loro.

 

Jude acquistò dei regali per ognuno dei bambini, si occupò del loro guardaroba e ben presto assunse un precettore che potesse dedicarsi alla loro educazione.

 

Il piccolo Fey aveva ormai compiuto un mese e Caleb, vestito con eleganza da capo a piedi, non si staccava da lui neanche per un minuto.

 

-Siamo qui solo da due settimane e si comportano già da padroni. Scusaci- mormorò Caleb, osservando come i bambini avevano distrutto lo studio di Jude che guardava quel disastro con i capelli stretti fra le mani.

 

-Okay manteniamo la calma. Adesso sistemiamo tutto, vero bambini?!- gridò, facendoli fuggire via spaventati.

 

Caleb appoggiò Fey nella culla in salotto e raggiunse il suo amico per aiutarlo a rimettere a posto, trovandolo però stravaccato sul divanetto dello studio.

 

-Lascia stare, vieni qui- lo chiamò Jude, battendo una mano sui cuscini e Caleb ubbidì, andando a sederglisi affianco.

 

Jude gli strinse la vita con un braccio e lo attirò a sé per baciargli una guancia.

 

Il castano era arrossito e si era irrigidito ulteriormente quando Jude aveva preso a lasciargli caldi bacetti sul collo.

 

-Sei così bello, Fiore-

 

Caleb si era sentito pervadere da brividi al sentir pronunciare ancora quel nome ed aveva abbassato la testa.

 

-Non voglio più essere Fiore. Odio quel nome. Se sarò Caleb, mi vorrai comunque? Mi terrai lo stesso con te?- domandò, rivolgendo i suoi occhi umidi verso Jude.

 

Il biondo sorrise, accarezzando il bel viso bianco del ragazzo affianco a lui.

 

-Non ti lascerò mai andare ora che ti ho preso, qualunque sia il tuo nome. Ora posso baciarti?- 

 

Caleb aveva abbassato ancora una volta il viso e l'altro gli si era avvicinato, sollevandogli il mento per guardarlo negli occhi.

 

-Posso?-

 

Era stato il castano però a sporgersi verso di lui, in risposta.

 

E finalmente Jude poté riassaporare quelle labbra, le stesse che non aveva mai smesso di desiderare fin da quell'incontro alla casa di piacere.

 

Caleb gli si avvinghiò immediatamente, come aveva fatto quella sera; anche lui lo aveva desiderato ardentemente per giorni, senza però avere il coraggio di fare il primo passo.

 

E purtroppo quell'occasione venne interrotta dalle risate dei fratellini che si erano appostati fuori dallo studio a spiare i due ragazzi presi dalle loro effusioni;  ma quella stessa notte il loro amore poté finalmente sbocciare indisturbato, nella camera da letto di Jude, camera che da quella notte in poi cominciarono a condividere.

 

Jude rimase scapolo per il resto della vita, eppure aveva messo su una famiglia davvero invidiabile, piena di allegria, follia e soprattutto di amore. 

 

 

 

   
 
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