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Autore: EnryS    02/01/2020    0 recensioni
«Ti ucciderò.
Glielo ha promesso e non ha mai creduto tanto a delle parole pronunciate come a queste, sibilate contro quel piccolo maledetto stronzo che tessendo una tela con l’abilità del più velenoso dei ragni è riuscito indisturbato a condurlo fino a lì, dove adesso è intrappolato, alla mercé di tutti quegli scorpioni della Port Mafia.»
{!!!Spoilers sulla III stagione dell'anime}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Era solo un ragazzino di otto anni, quando lo avevano accolto fra loro.
Solo, totalmente solo con un potere troppo grande quasi impossibile da gestire e niente altro; neanche la memoria di un nome o di un volto — niente tranne una rabbia feroce, ricordi confusi di una mano dorata penetrata nel buio per afferrarlo e tirarlo fuori. Chuuya si era ritrovato così, nel mondo: dal buio alla luce catapultato in una vita a cui non sapeva neanche di appartenere, a vagare per le strade di una città squarciata da un’esplosione terrificante, sfregiata da un cratere immenso che era stato lui a creare.
Allora, Chuuya non lo sapeva. Allora non sapeva niente, non era niente.
Finché non aveva avuto loro, le Pecore, che lo avevano accolto e di cui era diventato il Re — anche se quel nome Chuuya l’ha sempre odiato.
Digrigna i denti, serra le palpebre per soffocare, dimenticare la tristezza più che il dolore, mentre stringe la mano attorno al fianco che continua a sanguinare. È così strano: fra la ferita e il veleno, quello che fa più male in quel momento è quel vuoto gelido che gli si è creato intorno — di nuovo.
Famiglia non ha mai significato nulla per lui eppure adesso, mentre il veleno gli intorpidisce gli arti e gli secca la gola, Chuuya sa che ora che di anni ne ha quindici l’ha appena persa, quell’unica famiglia che aveva mai conosciuto.
Ti ucciderò.
Glielo ha promesso e non ha mai creduto tanto a delle parole pronunciate come a queste, sibilate contro quel piccolo maledetto stronzo che tessendo una tela con l’abilità del più velenoso dei ragni è riuscito indisturbato a condurlo fino a lì, dove adesso è intrappolato, alla mercé di tutti quegli scorpioni della Port Mafia. Spalle al muro, senza nulla e nessuno e — soprattutto — senza scelta. Non avrebbe mai lasciato trucidare i suoi compagni, mai, neanche se lo hanno appena tradito nel più vile dei modi, neanche dopo aver visto qualcuno con cui è cresciuto, di cui si è preso cura e che ha protetto e difeso innumerevoli volte, infilargli una lama cosparsa di veleno per topi nel fianco.
Che leader del cazzo.
Si ripete, mentre il sangue che lascia il suo corpo lo fa sentire sempre più debole, abbandonato. Forse è il veleno, forse entrambe le cose, e mentre sopra la sua testa i colpi di mitra sparati dai mafiosi agli ordini di quel maniaco dei suicidi rimbombano carichi di tutto il fallimento e la miseria che quegli ultimi giorni hanno portato su di lui, Chuuya prova comunque ad alzarsi.
Serra la mascella, chiude gli occhi, prova a spostare il peso del corpo sul lato destro ma è troppo debole: le sue gambe sono quasi del tutto insensibili, la testa gli gira in modo violento, quasi gli sembra di non mettere più a fuoco quello che lo circonda.
Fottuto Dazai. Lo aveva previsto da quando? Dal pomeriggio in sala giochi, che le Pecore lo avrebbero tradito al minimo dubbio instillato in loro? Che la paura che Chuuya potesse lasciarli e diventare un loro nemico, sarebbe stata troppo più grande di qualsiasi riconoscenza, qualsiasi affetto avessero mai potuto provare per lui?
Dazai lo aveva fatto dannatamente bene, era stato tanto sottile da essere invisibile.
Ti ucciderò.
«Chuuya,»
Sussulta, spalancando gli occhi senza essere cosciente di quando esattamente li ha chiusi, di quando ha abbandonato la testa contro quella roccia. Era svenuto? Sbatte le palpebre per rimettere a fuoco mentre solleva il volto, anche se sa benissimo a chi appartiene la voce che lo ha appena chiamato. È per questo che nonostante la debolezza e la bocca impastata Chuuya riesce comunque a rispondere:
«E tu che cazzo vuoi?»
La sua voce è graffiante, la gola è secca e la testa continua a girargli, ma se Dazai si avvicinasse appena un altro po’, Chuuya la forza per colpirlo con una testata la troverebbe eccome.
«Ti ci lascerei volentieri, qui a crepare fra gli scogli,» risponde Dazai. «Dopotutto i capelli adatti a fare la Sirenetta ce li hai. Purtroppo, ho altri ordini.»
Altri ordini. Sarà meglio che questi ordini non siano quel che Chuuya creda che siano perché per messo male che sia, preferirebbe mille volte trascinarsi sui gomiti o crepare lì piuttosto che——
«Ti ucciderò, Dazai, fosse l’ultima cosa che faccio,» sibila Chuuya in un sussurro rabbioso mentre sporge la testa in avanti e, sorretto soltanto dall’orgoglio, solleva una mano per aggrapparsi alla parete rocciosa e tirarsi su. Dazai sospira, e Chuuya può quasi vederlo inclinare la testa in quel suo odioso modo di mostrarsi perennemente esasperato dalla vita — da lui.
«Sì, sì, lo so. Lo hai già detto.» Dazai lo asseconda, avvicinandosi a Chuuya che intanto si è alzato — più o meno. Col peso tutto sbilanciato su un lato, riesce a stare semieretto soltanto grazie alla roccia a cui si è appoggiato. Dio, se si sente di schifo. Si tiene il fianco con una mano, soffoca il senso di nausea ed ignora la frustrazione che gli provoca il sentirsi così pesante, il non poter usare il suo potere neanche per aiutarsi a stare in piedi. Quando Dazai è vicino abbastanza da entrare nel suo campo visivo anche in quella posizione, Chuuya lo fulmina con gli occhi.
«Dazai——se provi a toccarmi giuro che ti rompo tutte le ossa della mano e———»
«Ti assicuro che questo è più doloroso per me che per te,» Dazai lo interrompe, afferrando il braccio con cui Chuuya si tiene alla roccia e portandoselo attorno alle spalle, «—nonostante il tuo notevole vantaggio da coltellata con veleno per topi
Chuuya scuote la testa, digrigna i denti, freme dal desiderio di mantenere la sua promessa —— ma non può: è troppo debole. Non si regge neanche in piedi, la ferita continua a sanguinare ed il veleno si propaga nel suo corpo ad ogni battito, ad ogni respiro. Per quanto l’idea di usare le sue ultime forze per stritolare la mano di quello stronzo sia allettante, Chuuya sa che deve concentrare tutte le sue energie per non perdere i sensi un’altra volta. La sua vista è sempre più appannata, la testa è sempre più pesante, ma in qualche modo il ragazzino riesce a mettere un piede davanti all’altro, trascinandoli nella sabbia fine.
«Ti ucciderò.» Gli ripete, fissandolo e vedendo in quegli occhi leggermente assenti qualcosa che non capisce, che probabilmente non capirà mai. Perché quel ragazzino odioso Chuuya l’ha trovato insopportabile dal primo momento in cui gli è piombato addosso eppure l’ha percepita, quella inevitabile connessione, il modo in cui i loro poteri si compensavano e gli avevano consentito di riuscire a scampare ad una situazione troppo più grande di loro. Se non erano morti entrambi quel giorno era stato soltanto perché avevano fatto squadra, nonostante i loro quindici anni e decisamente troppo ego.
«Ci puoi provare.» Sghignazza senza emettere un suono, Dazai. «Ma almeno per oggi: tregua?»
Tregua?
Come se avesse scelta.
La testa di Chuuya si abbatte sulla spalla dell’altro, troppo pesante da sorreggere per il suo collo, adesso, troppo scuri i contorni di quello che vede.
Sa di veleno, la sua bocca, e la colpa non è della ferita che ha sul fianco.
«Fottuto Dazai.»



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One-Shot scritta sul prompt "Tregua" per l'Advent Calendar del gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
   
 
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