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Autore: nagrafantasy    03/01/2020    1 recensioni
Inizia l'avventura di un'Elfa Maga diventata Araldo di Andraste contro ogni aspettativa. Capitolo introduttivo, visto dall'ottica di Blackwall.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blackwall, Inquisitore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il cielo verdastro ribollì, uno strano rumore riecheggiò su Heaven.
Lo Squarcio era gigantesco, molto più minaccioso e sconcertante di quanto pensasse. Visto da lontano, sembrava quasi non appartenere alla realtà, mentre lì rendeva pesante persino l’aria che si respirava.
Abbassò lo sguardo, forse per paura, forse perché in cuor suo sentiva che quella visione non aveva nient’altro da offrirgli.
La gente lo aveva accolto di buon grado, tuttavia nessuno si azzardava ad avvicinarsi troppo; fatto dovuto allo stemma del Grifone impresso sulla tunica, e sulla corazza. Un Custode Grigio solitario… le antiche favole e la storia più recente ne descrivevano parecchi, ognuno con fatidici destini al seguito.
Non poteva biasimare nessuno.
 
«Vi hanno portato il pane e il formaggio?»
 
Quella voce.
Si voltò e lo sguardo stanco piombò su un viso delicato, candido, decorato dal Vallaslin e deturpato da vecchie cicatrici, lunghe e frastagliate, che tuttavia non riuscivano a spezzarne l’elfica grazia.
Si sentì sporco nel cuore per aver fissato troppo a lungo le labbra rosee, e repentino risalì sul volto; si aggrappò con tutte le sue forze al verdazzurro dei suoi occhi.
 
«No. Non si è avvicinato nessuno all’infuori del Comandante, mia signora.»
 
Il nasino si corrucciò, dando vita a un’espressione di grande disappunto.
 
«Molto male, avevo chiesto espressamente di portarvene un po’. Dovete avere una fame da lupi!» Da dietro la schiena esile spuntarono le mani, che reggevano un fagotto di tela. Profumava di pane fresco, e formaggio buono.
 
«Datelo a chi ne ha più bisogno, mia signora.»
 
«Tutti hanno diritto e bisogno di mangiare, Custode Blackwall. Non ho intenzione di lasciarvi ai vostri doveri con l’appetito.»
 
Il silenzio che susseguì non fu vuoto, bensì colmo di parole e pensieri non detti.
Blackwall osservò l’Araldo, la sua figura tutt’altro che possente. Eppure, sul campo di battaglia sembrava perdere quell’esile apparenza, trasformandosi in una macchina da guerra non indifferente.
Chiunque fosse il Guardiano del suo Clan, l’aveva involontariamente addestrata a dovere per ciò che le avrebbe serbato il futuro.
Un destino in guerra, uno Squarcio nel cielo, un popolo diviso.
Perché Andraste aveva scelto proprio un’Elfa, perché proprio lei? Un delicato gioiello messo in mostra alla razza umana, soggetto alle bruttezze e ai pericoli, quando avrebbe dovuto rimanere custodito, amato e devoto nel profondo delle selve.
I pensieri vorticavano nella mente del Custode e non si rese conto che, con un solo sguardo, Maeve Lavellan l’aveva ormai imprigionato.
 
«Vi prego, accettate. Ce n’è ancora in abbondanza per tutti.» Ripeté l’Araldo. Vestiva di pelle di Halla e pelliccia di fennec. Recava con sé il profumo del bosco anche se nel bosco non vi era più tornata.
 
«Voi siete la speranza per il Thedas, mia signora.» Sibilò. Le parole uscirono di getto, in una nuvola di condensa dovuta al freddo.
Freddo che tuttavia non sentiva nel cuore, non dopo il sorriso che ella gli regalò.
Le mani si mossero, divenne di nuovo padrone del proprio corpo e accettò il cibo.
 
«Nei prossimi giorni torneremo nelle Terre Centrali. Dobbiamo aiutare ancora molte persone e sedare gli ultimi fuochi di rivolta.» Pianificò Lavellan, con un sospiro, mentre lo sguardo si sollevava verso il cielo. «Cassandra mi è sempre stata vicina, ma so che ha diversi doveri qui a Heaven.»
 
Qualche briciola scivolò oltre la casacca del Custode, che tentò invano di riottenere un contegno. Masticava la pagnotta con gusto, non si era accorto di avere tremendamente fame. Ma i sensi, l’udito, lo sguardo non perdevano d’occhio l’Araldo.
Maeve tornò a fissarlo, sempre con quel fare quieto di chi non ha paura di nulla, di chi cammina sul mondo con estrema leggerezza. Come se dopotutto credesse di appartenere a quella storia, e non volesse un destino differente, nonostante gli orrori e le ingiustizie subite.
 
«Avrò bisogno di voi, Blackwall. La vostra esperienza in battaglia si rivelerà cruciale per quello che ci attende. Inoltre, siete un Custode Grigio. Avete vissuto senz’altro avvenimenti che la gente comune ignora.»
 
«Non potete neanche immaginare, mia signora…»
 
L’ultimo pezzo di pane andò giù con piacere nella gola dell’uomo, le mani si affrettarono a unirsi per sfregarsi a vicenda, rimuovere le ultime briciole.
S’accorse di averne alcune sulla casacca, ma non fece in tempo a rimuoverle da sé, che una candida mano giunse in soccorso. Una ad una, le briciole vennero raccolte dalla mano dell’Araldo. Poté osservare da molto vicino le venature verdastre, pulsanti della stessa luce di cui era fatto lo Squarcio in Cielo.
Avrebbe dovuto temerlo, una parte di sé probabilmente lo fece; ma il resto del corpo, dello spirito, credette di sognare. Nessuna donna si era mai presa cura di lui in quel modo.
 
«Qualche uccellino sopravvivrà alla notte, mh?» Sorrise, Maeve, prima di gettare le briciole su uno sprazzo di terreno non cosparso di neve. Di lì a poco qualche passerotto si soffermò per beccarle, ma a quel punto l’Araldo era di nuovo rivolta al Custode.
 
«Sarò al vostro fianco.» E come avrebbe potuto negarlo? «Vi proteggerò quando avrete bisogno di me. Il mio scudo sarà per voi come una muraglia di pietra spessa. Nessuno oserà scalfirvi; nessuno potrà finché sarò in piedi pronto a contrastare la minaccia.»
 
Lo sguardo di Maeve si aprì in un barlume di gioia.
Il cuore di Blackwall si fermò.
 
«E’ più di quanto mi aspettavo. Siete un uomo d’onore, Blackwall.»
 
Il mezzo inchino che susseguì da parte dell’Araldo causò uno spostamento d’aria tale da riportare alle narici il profumo del bosco.
 
«Vi lascio riposare, adesso. Sapete dove trovarmi, se necessitate di qualcosa.» Così dicendo ella sparì, inghiottita da quella città così fredda e solitaria fra le Montagne Gelide, pronta a ricominciare l’avventura in pasto al Fato avverso. E ci sarebbe stato lui a seguirla, d’ora in avanti.
  
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