Bana, la befana
Bana si
svegliò di soprassalto: qualcuno era entrato in casa.
Alzò la faccia dal cuscino del divano, un po’
sbavato e macchiato di trucco. Si
passò una mano fra i biondi capelli e sospirò.
“Non
stavo dormendo!” esclamò, mentendo spaesata,
quando si
trovò davanti un vecchio e un nano, comparsi improvvisamente
nel suo salotto.
Si mise seduta e si sistemò il vestito da sera ricoperto di
paillettes;
riconobbe il suo abbigliamento per la notte di capodanno.
Cercò le scarpe con
lo sguardo, ma ne vide solo una, girata con il tacco a spillo
all’aria, vicino
alla poltrona.
“Signora
B…” iniziò il piccoletto, guardandola,
e Bana
strizzò gli occhi per metterlo a fuoco. Signora?
Ma stava parlando con lei?
“Ehi,
nanerottolo, signora ci chiami tua nonna” ribatté,
stizzita alzandosi in piedi. Purtroppo l’equilibrio le
mancò e si ritrovò
seduta. Dannati Sprizt. O forse erano stati i Mojito…
probabilmente neanche la
vodka aveva aiutato.
“Bana,
cara…” provò allora il vecchio. Bana
riuscì ad alzarsi
e riconobbe l’uomo: era il Mago Maggiore. Colui che Tutto
Poteva.
“Grande
Mago Maggiore” lo schernì lei, abbozzando una
reverenza molto spartana.
“Vecchia
ubriacona” mormorò sottovoce il nanerottolo. Bana
lo
osservò: era vestito di verde e aveva delle scarpe a punta.
“E tu,
saresti, pidocchio?” Il nano si alzò in tutta la
sua
poca altezza. “Sono Pigo, un Elfo Aiutante Capo, il nuovo
sottosegretario del
Grande Mago Magg…” iniziò, ma Bana lo
liquidò con una mano, dicendo: “Oh, una
spia del vecchio babbioso”.
Pigo divenne
tutto rosso e si arrabbiò: “Babbo Natale non
è
un vecchio babbioso!” La
donna sbuffò
e si girò di nuovo verso il Mago.
“A
cosa devo l’onore della vostra visita?” La sua era
una
domanda ironica: il Grande Mago non andava mai a trovare nessuno,
quindi non
era qualcosa di buono di sicuro.
“Sai
che giorno è oggi, Bana?” le chiese lui, mentre si
sedeva sul divano e, con un colpo di mano magica, pulì il
tessuto e riordinò la
stanza; l’altra scarpa comparve da sotto il mobile e si
affiancò ordinatamente
accanto a quella vicino al divano.
Bana
guardò il calendario: tre
di gennaio. Il tre di gennaio!!
Miseriaccia non aveva fatto il giro delle calze dei bambini! Tutti
sapevano che
la notte fra il due e il tre di gennaio, lei sarebbe dovuta passare di
casa in
casa a lasciare dolci e piccoli doni.
Il piccolo Elfo
Gratta Chiappe, sorrideva spocchioso, mentre
la guardava. Leccapiedi
pensò la
donna. “Mi sa che ti sei scordata, Signora
Bana” disse gongolando. Bana spalancò
gli occhi: quel nanerottolo aveva i
giorni contati! Ma riuscì a calmarsi prima di mettergli le
mani al collo e
sorrise al Mago.
“Non
mi sono dimentica: ho fatto sciopero” proclamò.
“Sciopero?”
esclamarono entrambi gli ospiti. Bana annuì.
Poteva essere il momento buono per perorare la sua causa.
“Sì.
Non mi piace il mio lavoro, così ho deciso di fare
sciopero.”
“Di
cosa non sei contenta, Bana?” le chiese dolcemente il
Mago, facendole cenno di sedersi accanto a lui.
Bana
sbuffò e non si sedette. “Non mi piacciono i
bambini”
iniziò. L’Elfo Gran Puzzolone spalancò
gli occhi: per lui probabilmente era
impossibile.
“Sono
piccoli esseri mangia caccole, appiccicosi e fuori
dalla realtà. Leggi qui, cosa mi ha chiesto un bambino
l’anno scorso: il robot
che fa i mestieri! E quest’altro? il cd di Lady Gaga! Ma chi
è ‘sta Lady Gaga?
E il cd, poi! Non sai quanto ci ho messo a far entrare il robot nella
calza!
Avevamo detto che avrei portato soltanto piccoli doni che stessero
nelle calze!
Sai quanto pesava il mio sacco l’anno scorso, Grande
Mago?”
“Babbo
Natale non si è mai lamentato…”
L’Elfo girava per la
stanza mentre mormorava frasi assurde.
“Il
vecchio non si porta il sacco sulle spalle a piedi come
me! Ha una cavolo di slitta trainata dai cani!”
“Veramente,
sono renne.”
Se lo sguardo di
Bana avesse potuto uccidere, l’Elfo Verde
Vestito avrebbe avuto vita breve. Ma lui non la guardò.
Osservava invece delle
ciotole con cioccolatini e caramelle. “Posso
prenderne?” chiese, indicando le
caramelle.
“Non
sapevo che avessi problemi, Bana, davvero. Perché non mi
hai informato?”
“Ho
mandato tre missive solo quest’anno, Grande Mago.”
Il Mago si
girò verso l’Elfo e chiese:
“È vero?” Il piccolo
rospetto annaspò e rispose che poteva essere, che
c’era stato tanto lavoro da
fare per il Natale e qualcosa poteva essere sfuggito. Ma lei fece una
smorfia.
Dannato Elfo!
Il Grande Mago
tirò delicatamente la donna per un braccio e
la fece sedere accanto a sé, battendole la mano con gesto
rassicurante.
“Possiamo rivedere i termini dell’accordo, se ti
va” disse. “Alla fin fine è
tanto tempo che lo fai e qualcosa si può cambiare”.
Bana
annuì e poi sorrise. Disse all’Elfo che poteva
servirsi
di ciò che preferiva e tornò a parlare con il
Mago.
“Voglio
anch’io un mezzo di trasporto” dichiarò.
L’Elfo
si buttò sulle ciotole di dolci e allungò le mani
anche su quelle della frutta secca. Bana lo osservò e fece
per parlare, quando
lui disse con la bocca piena: “Potremmo darle un asino, come
all’altra signora
che porta i doni”.
Bana chiuse la
bocca di scatto e si girò verso il Mago:
“Niente animali. Non ci vado d’accordo. E
puzzano”. L’Elfo sbuffò prima di
mettere in bocca una mandorla. Bana lo guardò, ma, ancora,
non disse niente.
“Ti
potrebbe piacere l’idea di una scopa volante?”
propose il
Mago.
Bana sorrise
spalancando gli occhi e le braccia. “Sarebbe
magnifico!” Il vecchio annuì.
“Però anche’io voglio portare il carbone
ai
bambini che non si sono comportati bene” disse ancora. Era
vero: i bambini che
non si meritavano niente erano quelli con le richieste più
assurde e ridicole.
Ma non voleva essere troppo simile al
vecchio babbioso, così
aggiunse: “Anche
l’aglio. Voglio portar loro anche
l’aglio”.
“Che
idea assurda!” esclamò l’Elfo masticando
noccioline.
Bana lo
ignorò. “Nient’altro?” chiese
il Mago. La donna ci
pensò: il due di gennaio era troppo presto. Lei aveva ancora
in corpo i
festeggiamenti per il capodanno, ci voleva un po’ di tempo
per riposarsi.
“Voglio
più tempo fra me e il vecchio ba… Babbo Natale.
Potrei lavorare una notte di aprile.”
“Troppo
vicino a pasqua” mormorò il nano, mordendo una
mandorla.
“In
estate?” provò a chiedere Bana.
Ma il Mago
scosse la testa. “Troppa luce e troppa poca notte.
Deve essere d’inverno. E sarebbe meglio che fosse ancora
durante le vacanze”
dichiarò, alla fine.
“Giusto,
giusto. Allora vado stasera” disse, desiderosa di
provare la sua scopa nuova e di lasciare carbone a chi volesse.
“Facciamo
così: ti do tre giorni per riprenderti. Non mi
sembri propriamente… stabile”. Il Mago la
osservò e lo fece anche l’Elfo, anche
se in modo diverso: il suo sguardo si posò sulle sue lunghe
gambe e solo dopo
un po’ tornò sul suo viso. Gli fece una smorfia e
lui divenne verde intenso. “
Potrai passare dai bambini la notte fra il cinque e il sei di gennaio,
cosa
dici?” Bana fece un’altra smorfia, ma poi si
riprese subito, pensando agli
altri vantaggi.
“Con
la mia nuova scopa volante.”
“Con
la scopa volante”. Il Mago annuì ancora, mentre si
alzavano.
“E
porterò aglio e carbone ai bambini cattivi.”
“E
porterai…” Il Mago non poté finire che
Bana l’abbracciò.
“Grazie! Grazie!”
Finalmente si
sarebbe divertita anche lei.
“Ma
guarda che razza di richieste! Esigente e
vanitosa…” L’Elfo
storse il naso, allungando una mano verso un’altra mandorla.
Bana questa
volta rise e si rivolse direttamente a lui: “Ora
basta mangiare tutti i miei confetti e i miei M&M”.
L’Elfo
sgranò gli occhi: “Ma… sono solo
mandorle e
noccioline…”
Bana
ghignò: “Sì, quelle che
c’erano dentro ai confetti di
cioccolato!” L’Elfo iniziò a tossire
quando capì che Bana aveva succhiato tutti
i confetti e le scodelline in cui aveva sistemato la frutta secca erano
in
verità dei posacenere da svuotare nell’immondizia
e lei rise, rise forte.
L’Elfo scappò in bagno.
“Come
facciamo, Grande Mago, ormai questa notte è andata e
tutti si aspettano i regali. Come possiamo salvare la
situazione?” chiese il
nanerottolo quando tornò dal bagno, pulendosi la bocca.
“Posso
lanciare una magia: tutti dormiranno fino al sei
gennaio, neanche si accorgeranno che è passato il tempo. Poi
tra tre giorni si
sveglieranno e troveranno i loro doni. Farò in modo che
penseranno che è sempre
stato così.”
Il Grande Mago
non si chiamava così per niente e lui poteva
fare veramente qualsiasi magia, anche far credere a tutti di aver
sempre fatto
qualcosa anche se non era vero.
“Puoi
darmi il nuovo contratto, Pigo? Così Bana lo può
firmare” disse ancora il Mago, rivolgendosi al suo aiutante.
Questi annuì e
tirò fuori un lungo foglio arrotolato e una penna. Il Mago
stese la mano e il
foglio si srotolò, riempiendosi di scritte.
Mentre il Mago
spiegava alla donna le ultime cose, l’Elfo
scrisse qualcosa velocemente in mezzo alle righe del foglio, poi lo
allungò a
loro, insieme alla penna.
Il suo sorriso
silenzioso accompagnò la firma dell’avvenente
donna.
***
La notte fra il
cinque e il sei di gennaio fu gelida. Bana
batteva i denti e si sentiva sempre più infreddolita. Volare
sulla scopa era
fantastico, ma non aveva calcolato tutta l’aria fredda che le
sferzava addosso.
In più, quando entrava nelle case dove l’attendeva
una calza da riempire si
rannicchiava e camminava lentamente, come se avesse un peso sulle
spalle e i
suoi vestiti diventassero strani.
Arrivò
davanti alla calza di un bambino a cui avrebbe voluto
lasciare solo carbone, quando vide un piattino con un bicchiere di
latte e un
biglietto in cui diceva che era per lei e sorrise. Non ebbe il coraggio
di
lasciare al bambino solo il carbone e mise nella sua calza anche monete
di
cioccolato e un piccolo pupazzo a forma di animale: un leoncino
coccoloso. Vuotò
il bicchiere e riprese la sua strada.
Altre case e
altre calze dopo, si sentiva stanchissima.
Mentre stava venendo via dall’ultima casa, passò
davanti a uno specchio e
l’occhio le cadde sulla sua immagine: era vecchia!
Si
avvicinò e si osservò: aveva rughe intorno agli
occhi, al
naso e alla bocca. Il naso era lungo e bitorzoluto e c’era
quello che sembrava
un bozzo sulla sua estremità. Si toccò il collo
rugoso e notò i suoi vestiti:
dove era finito il suo bellissimo vestito da sera? E il suo mantello
elegante?
Perché aveva una lunga gonna con le toppe? E quelle orribili
scarpe! Bana urlò
e scappò subito verso casa sua.
Quando
entrò trovò il Mago e il suo Elfo Pulisci Mutande
ad
aspettarla. “Mi licenzio! Imbroglione! Non voglio
più farlo!” gridò, quando li
notò.
“Perché?
Non ti è piaciuta questa notte? Portare doni, dolci,
felicità e gioia?”
“Sì,
che mi è piaciuto. È stata una magia fantastica,
Mago…”
disse, sincera.
Il Mago fece
apparire un catino d’acqua e quando ci posò
sopra la mano, si animò: immagini di bambini che si
svegliavano e svuotavano le
calze riempì l’acqua e tutti la ringraziavano.
Bana aveva le lacrime agli
occhi, le era piaciuto davvero, nonostante le difficoltà. E
le piacevano anche
i bambini. Voleva continuare a farlo. Però…
“Perché mi chiamano ‘Befana’?
Io
sono Bana. Che vuol dire Befana?”
“Vuol
dire vecchia e brutta strega con abiti cenciosi” la
informò l’Elfo.
“Ecco!!!
È per questo che sono vecchia e vesto così? Mi
avete
imbrogliato!”
“Come?”
chiese il Mago, stranito. La donna si girò verso lo
specchio che aveva in salotto e, nello stesso momento, lo
indicò.
“Guardami!”
Ma quando guardò lo specchio, vide se stessa: una
donna nel pieno del suo splendore, con la pelle non più
liscia ma neanche
segnata dalle rughe della vecchiaia. Si avvicinò, toccandosi
il naso: era tutto
come al solito, al posto giusto e della sua forma abituale. Si
osservò il
vestito: era quello
che aveva messo per
uscire di casa: un abito di lana verde smeraldo che le faceva risaltare
i
capelli biondi. Anche le sue scarpe erano tornate quelle di prima e non
aveva
più quegli orribili zoccoli.
“Ma
come è possibile?” chiese, stranita.
Il Mago scosse
la mano e poi si voltò verso l’Elfo: lui rise
e tirò fuori il contratto, indicando una parte che sembrava
essere stata aggiunta
a mano e non magicamente:
“…
tutti penseranno che
sia sempre stato così e la vedranno come una vecchina rugosa
e butterata,
tenera, dolce e comprensiva, scriveranno filastrocche sui suoi abiti
logori e
la chiameranno…”
“Befana!!”
***Eccomi
qui con un altro contest no contest, ma con traccia su richiesta e una
scopa di cinque parole obbligatorie. :-)