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Autore: fera_JD    11/01/2020    0 recensioni
Johanna Smith, una bambina senza famiglia si ritrova ad essere una strega nell’ Inghilterra del XX secolo. Avventure pericolose, amicizie improbabili e sconvolgenti verità la attendono tra le mura delle più famosa e famigerata scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Dal capitolo 2: “SERPEVERDE!” finì di dire il cappello urlando il nome della casata.
Johanna senza battere ciglio, riconsegnò il cappello alla professoressa e camminò verso il tavolo Serpeverde mentre i suoi componenti l’accoglievano con un tiepido applauso. Era l’ultimo tavolo a destra. Esattamente l’opposto di quello di Potter.
Buona Lettura
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Libro 1 - La Pietra Filosofale
 
Il bambino che è sopravvissuto
 3 Gennaio 1980
L’alba rischiarò la facciata del convento di Saint Johan facendo filtrare la debole luce del sole tra le grate delle piccole celle delle suore che abitavano l’edificio. Quelle donne devote erano solite svegliarsi molto presto per le lodi mattutine e così come tutto i giorni Sorella Angel si svegliò di buon mattino ringraziando il proprio Signore per quel nuovo giorno. Infilato l’abito  ed il velo Sorella Angel uscì dalla propria cella diretta alla cappella posta al primo piano del convento. Era una bella giornata, seppur piuttosto fredda essendo inverno inoltrato. Sorella Angel si strinse le braccia intorno al corpo per riscaldarsi mentre entrava nel quadriportico che faceva da cortile interno al convento, mentre candide nuvolette di fumo si disegnavano nell’aria ad ogni suo respiro. Quella notte aveva gelato e la brina adornava erba e cespugli che abbellivano il piccolo cortile, non ancora rischiarato dalla debole luce del mattino. Sorella Angel si fermò un attimo ad osservare quel piccolo spettacolo della natura che Dio aveva donato loro, rimanendone rinfrancata come se quello fosse un dono per lei soltanto. C’era silenzio quella mattina, la città non si era ancora svegliata e la suora si perse ad ascoltare il richiamo degli uccelli che cantavano in armonia sugli alberi vicini, inneggiando al nuovo giorno. Era un momento quasi paradisiaco, finchè un diverso suono non  disturbò quella pace. Era debole, quasi impercettibile se non ci fosse stato quel silenzio, ma era chiaro cosa fosse: era un vagito.
Sorella Angel corse verso quel suono, che sembrava provenire alle porte principali del convento, non molto distante dal cortile. La sorella si sbrigò ad aprire il pesante portone e infatti subito dopo scoprì ai suoi piedi un piccolo fagottino che era stato abbandonato proprio lì davanti. Era piccolo, forse aveva a malapena qualche mese, ma era freddo, quasi congelato tanto da avere le labbra blu, ma respirava ancora. Nei minuti seguenti Sorella Angel mobilitò l’intero convento per aiutare quel piccolo fagottino a riscaldarsi e dargli qualcosa da mangiare, in una corsa contro il tempo e il gelo dell’inverno che l’avevano tanto provata. Ma non era riuscito a sconfiggerla, perché quella bambina voleva vivere.
 
Lettere a nessuno
20 novembre 1990
La professoressa McGonogall non era nuova a questi colloqui con le famiglie babbane che avevano la fortuna di avere come figli dei giovani maghi o streghe. Spesso si trovava di fronte a genitori spaventati e meravigliati verso un mondo di cui non avevano mai sentito nemmeno nominare e ora ci vedevano il proprio figlio catapultato al suo interno. In queste occasioni l’anziana professoressa si ritrovava a dover rassicurare la coppia di turno e a lunghe e tediose spiegazioni, ma la felicità e la sorpresa di quei bambini la rallegravano sempre la giornata. Oltre che alleggerirle quell’ingrato compito che si doveva subire tutti gli anni la vicepreside di Hogwarts. Questo era dovuto anche al fatto che negli ultimi dieci anni di pace, dopo la caduta del Signore Oscuro il numero dei Nati Babbani sembrava inspiegabilmente aumentato.
Così, armata di sana pazienza, Minerva MacGonogall suonò il campanello di quella villetta della zona residenziale di una cittadina del Galles. Dalla casa provenivano parecchie voci concitate soprattutto di bambini e la strega dovette aspettare parecchio prima che un qualsiasi occupante di quella rumorosa casa decidesse  di aprirle la porta. Alla fine fu una giovane donna dall’aria stanca ad aprirgli mentre urlava dietro di sé ad una probabile bambina di nome Darla: “Ehy, lascia stare il giocattolo di Willis! No, lo sai che non devi prendere le cose degli altri…. posso aiutarla?” rivolgendo le ultime parole al suo ospite con un sorriso solare  ed espansivo nonostante avesse urlato come un ossesso pochi istanti prima.
“Ehm… sì.” Rispose Minerva un po’ stralunata “Lei è la madre di Johanna Smith?” chiese tornando alla sua figura più professionale.
“Be’ sì, insomma…” stava per dire la donna, ma un bambino comparso in quel momento alle sue  spalle che poteva avere al massimo 8 o 9 anni la contraddisse.
“Non è vero. Lei non è la mamma di nessuno qui dentro. Siamo tutti orfani o senza famiglia, questo è solo un posto di passaggio prima che i servizi sociali ci assegnino a qualche altra casa.” Disse il bambino dagli inquietanti occhi vuoti prima di andarsene come era comparso.
“Lucas non…” stava per dire la donna prima di bloccarsi sospirando rassegnata. “Lo scusi, viene da una realtà difficile… ma, lei chi è?”
Minerva in quel momento capì che quella volta sarebbe stata più difficile del previsto.
Almeno una decina di minuti dopo la professoressa era stata condotta al secondo piano della casa, in una delle tante camere che ospitava due letti a castello e ben poco spazio per 4 ragazzini che avrebbe dovuto contenere.
La donna le indicò una stanza dove una ragazzina dai capelli neri sedeva sul davanzale dell’unica finestra  con il naso nascosto in un libro, persa totalmente nel suo mondo.
“Lei è Johanna. È con noi solo da pochi mesi, ma è una brava ragazza. Speravo che qui da noi si sarebbe trovata meglio… ne ha passate tante.” Le spiegò la donna, prima di bussare alla porta aperta. “Johanna, c’è una persona per te.”
La ragazzina alzò lo sguardo verso le due donne rivelando due occhi chiari cerchiati da un grosso e rotto paio di occhiali  riparato alla belle e meglio con dello scotch. La giovane Johanna guardò le due donne più che stranita, soprattutto per l’aspetto piuttosto eccentrico di Minerva per via dei suoi abiti da strega, ben diversi della moda babbana del tempo.
“Lei è la professoressa Minerva McGonogall. È qui perché vorrebbe offrirti un posto nella sua scuola esclusiva.” Spiegò la donna con un sorriso sereno. Serenità che però non sembrò contagiare la ragazzina che continuò a guardarle corrucciata.
“Perché? Io non ho fatto richiesta per nessuna scuola.” disse sospettosa Johanna alzandosi in piedi come a fronteggiare le due donne.
Era piuttosto bassina per la sua età e per non parlare della sua evidente magrezza, tanto che gli abiti anonimi che indossava le ricadevano larghi sulle spalle esili. Coperte da quella sparuta chioma corvina che le incorniciava il volto lungo e dal naso importante. Nel complesso non si poteva dire che era una bella ragazzina, tutt’altro in effetti. Johanna Smith sembrava proprio una di quelle persone talmente anonime che la gente comune tende sempre a dimenticare subito, come se fosse una macchia sullo sfondo di un quadro di Pollock.
“Diciamo, che la scuola che rappresento ha i suoi metodi per selezionare studenti qualificati per i nostri standard.” Disse Minerva con un lieve sorriso. “E tu, signorina Smith li soddisfi a pieno.”
Johanna continuò a scrutarla sempre più sospettosa, si vedeva lontano un miglio che non le credeva. Minerva così decise di cambiare strategia. “Mi scusi Signora” rivolta alla responsabile della casa famiglia. “Ci  potrebbe lasciare sole, così posso illustrare a Johanna la nostra scuola con più calma.”
La giovane donna non era poi così sicura di lasciare una sconosciuta insieme a uno dei suoi ragazzi, ma ad un accenno di assenso di Johanna decise di dare a quella vecchia signora eccentrica il beneficio del dubbio.
“Sono qua fuori se avete bisogno di qualcosa.” Disse chiudendosi la porta alle spalle.
Appena le due rimasero sole, Minerva tese la mano per presentarsi adeguatamente.
“è un piacere conoscerti Johanna. Io sono la professoressa McGonogall, vicepreside della scuola di Hogwarts.”
“Non ho mai sentito nominare questa scuola.” rispose la ragazzina stringendo la mano dell’insegnante.
“è normale, perché Hogwarts è una scuola di magia.” rispose Minerva con un sorriso.
“Come prego?” esclamò stupita.
“Tu sei una strega Johanna. Non ti sei mai accorta di poter far capitare cose che ritenevi impossibili, come spostare oggetti o far comparire delle cose…” cominciò a spiegare la professoressa prima di essere interrotta dalla ragazzina.
“Sì, è successo un paio di volte…” rispose Johanna titubante e ancora visibilmente scossa dalla rivelazione appena ricevuta. “Ok in realtà, forse più di un paio. Ma non sono mai riuscita a controllarli…” continuò abbassando lo sguardo imbarazzata. “Quindi quegli eventi strani, sono magie?”
“Sì, questo si chiama Magia Involontaria. È piuttosto comune nei giovani maghi e streghe, non ti preoccupare. Quando sarai ad Hogwarts ti insegneremo a controllare la magia e a come usarla.” Rispose la professoressa, tirando fuori dalla tasca del mantello la lettera di ammissione.
“Qui troverai l’elenco dei libri e di tutto l’occorrente, ovviamente se accetterai l’invito.”
“Io vorrei ma…”
“Ma?” incoraggiandola a continuare.
“Immagino che mi dovrò trasferire giusto?”
“Ovviamente vivrai ad Hogwarts nel periodo di studio, ma durante le vacanze potrai tornare qui, come minimo d’estate.”
Johanna scosse la testa rassegnata.
“No. Per allora avranno già preso un nuovo bambino. Non avrebbe senso sprecare un letto per qualcuno che vive nove mesi l’anno da un’altra parte.” Rispose la ragazzina con tono sconsolato.
“Oh…” fu l’eloquente risposta di Minerva, ma sinceramente cosa si poteva dire ad una ragazzina che si vedeva strappare via la casa più volte di quanto riuscisse a contarle. Tra le due scese un silenzio teso, mentre Johanna continuava a rigirarsi fra le mani la propria lettera con fare pensieroso.
“Questa scuola potrebbe assicurarmi un futuro? Nel senso un lavoro vero dopo gli studi?”
Di certo Minerca si aspettava di tutto tranne che una domanda simile, soprattutto da una ragazzina che doveva ancora compiere i suoi undici anni.
“Questo sì, è possibile. Se lavorerai duramente e ti impegnerai, potresti trovare un lavoro che ti aggradi nel mondo magico.”
“Esiste un intero altro mondo?!”
“Sì, in un certo senso.” Rispose con un sorriso Minerva “è il nostro mondo, ma vedi per ragione di sicurezza il Ministero della Magia –Sì, esiste anche un Ministero – ha decretato che il mondo babbano, ovvero quello delle persone non magiche dove hai vissuto tu fino ad ora e il mondo magico rimanessero separati. Per questo non puoi dire a nessuno, se non alla tua famiglia che sei una strega.
“Ma io non ho una famiglia.” Rispose lei con una pacatezza che stupì non poco Minerva per la sua evidente indifferenza.
“Allora il tuo tutore.”
“Beatrice si occupa di me solo da pochi mesi.” Disse Johanna riferendosi probabilmente alla donna che gestiva la casa famiglia. “Ma  come le ho già detto è molto probabile che verrò spostata nuovamente… quindi il più indicato a cui potrei rivolgermi per metterlo al corrente della nuova scuola sarebbe il mio supervisore ai Servizi Sociali: il signor Carpenter.”
“Va bene, contatterò io il tuo supervisore e mi metterò d’accordo con lui riguardo alla tua ammissione. Sempre se mi dici che verrai.”
“Oh, sì certo. Accetto volentieri, professoressa McGonogall. Anche se questo posto è probabilmente la miglior casa famiglia che mi capitava da parecchio tempo, la scambio più che volentieri con una scuola di magia.” rispose sorridendo la ragazzina.
Quando Minerva uscì da quella casa lo fece con una leggera tristezza nel cuore. Vedere quella ragazzina così minuta parlare e comportarsi come una specie di piccola adulta l’aveva impressionata. Capiva che molto probabilmente Johanna Smith era da sola da molto tempo e aveva imparato a cavarsela da sé, ma non per questo l’anziana professoressa poteva ritenerlo giusto o adeguato per una ragazzina della sua età. Sperò avidamente che almeno ad Hogwarts avrebbe potuto trovare una casa e una famiglia a cui appoggiarsi come era stato per lei e per molti altri giovani maghi.

Note
Grazie per la lettura.
  
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