Quando i coniugi Tonks si svegliarono la mattina di quel giorno grigio in cui inizia la nostra storia, niente faceva presagire la strabiliante sorpresa che di lì a poco avrebbe stravolto le loro vite. Il signor Tonks come ogni mattina scese le scale canticchiando per arrivare in cucina dove la sua bella moglie "Meda" stava preparando la colazione: uova e pancetta, le sue preferite.
Sovrappensiero non si accorse della piccola Dora, che arrivando di corsa dal salotto richiamata dall'odore di "CIBO!", per poco non lo travolse mandandolo gambe all'aria.
"Tesoro sta più attenta, per poco non facevi cadere papà" disse Meda divertita scuotendo la testa e iniziando a servire la colazione.
"Oh scusa pa'! Ma non ci vedo più dalla fame!" esclamò la piccola con un ghigno sul volto, che quel giorno aveva tratti asiatici; da quando aveva scoperto di essere metamorphomagus si divertiva continuamente a cambiare aspetto e a far esasperare i propri genitori.
Il signor Tonks si sedette sulla sedia iniziando a mangiare borbottando improperi contro quella piccola peste di sette anni che prima o poi lo avrebbe mandato al manicomio.
"Ancora caffè tesoro?" gli chiese sua moglie con un sorriso bonario, vedendo l'espressione sconsolata dipinta sul volto del marito.
"Oh nooo, papà è già così nervoso, non gli serve mica altro caffè ma'?"
"Ancora con questa storia... mph, papà ha bisogno di energie tesoro perché devo andare al lavoro!" esclamò Ted spazientito.
"Avanti non fare così, si preoccupa solo per te" si intromise Meda trattenendo a stento le risate.
Alle otto e mezza il signor Tonks prese la sua valigetta ventiquattr'ore, baciò la moglie con un gesto affettuoso e scompigliò i capelli - in quel momento fucsia - della piccola Dora; aprì la porta di casa e per poco non cadde nuovamente per terra, ma stavolta, il colpevole, era un piccolo cestino in vimini.
Incuriosito si inginocchiò cautamente mantenendo la presa salda sulla bacchetta, di quei tempi la prudenza non era mai troppa.Mollò la presa sulla valigetta e scostò l'involucro di coperte presenti nel cestino; quello che vide per poco non gli fece prendere un colpo!
All'interno comodamente adagiata tra morbide coperte rosa c'era una piccola creaturina che dormiva il sonno dei giusti: aveva un piccolo ciuffo di capelli nero pece e stringeva i pugnetti davanti alla bocca. Affianco, nascosta tra le lenzuola, c'era una lettera che riportava scritto con una calligrafia elegante il nome da nubile di sua moglie, Andromeda Black.
Nel corso della notte precedente:
Bellatrix camminava.
Camminava nel buio corridoio senza riuscire a venire a capo dei propri pensieri.
Tra le braccia stringeva una coperta, che avvolgeva morbidamente la sua piccola creatura; doveva salvarla a tutti i costi, non avrebbe permesso alla lurida feccia del ministero di mettere le mani sulla figlia del signore oscuro.
Quella stessa creatura che lei stessa aveva partorito.
Tuttavia, come fare per metterla al sicuro?
Sua sorella Narcissa aveva rifiutato: quello stolto di Lucius ora che il signore oscuro era caduto non voleva avere niente a che fare con lei. Ad ogni modo, il suo tradimento non sarebbe rimasto impunito, appena le si fosse presentata l'opportunità gliel'avrebbe fatta pagare.
Rimaneva un'unica possibilità.
Se soltanto fosse stata sicura di poter fuggire indisturbata lo avrebbe fatto anche per tutta la vita, pur di poterla tenere con se.
Solo che, ormai erano già sulle sue tracce.
I mangiamorte che non si erano arresi erano già stati catturati, presto o tardi qualcuno avrebbe rivelato la sua posizione pur di salvarsi dal bacio del dissennatore; la casa di Rodolphus non era più un luogo sicuro.
Aveva preso la sua decisione... quale sarebbe stato il prezzo da pagare?
Sua figlia sarebbe stata salva... conosceva Andromeda come le sue tasche e, a dispetto dei suoi gusti "discutibili", sapeva che non avrebbe abbandonato la creatura.
Che educazione avrebbe ricevuto? Era quella a preoccuparla; La figlia di Voldemort "Babbanofila"? Quello si che sarebbe stato un vero orrore e il Signore Oscuro non le avrebbe mai perdonato se il frutto del suo seme fosse stato contaminato in quel modo.
Decise che ci avrebbe pensato in seguito, quando sarebbe tornata a prenderla... perché avrebbe attraversato persino l'inferno pur di poter tornare da lei.
Avvolse maggiormente la coperta intorno a quel corpicino caldo che si dibatteva piano emettendo dei piccoli lamenti e uscì dalla porta conscia che con quel suo gesto stesse compiendo più di un destino.
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Buoooonaaaa seeeraaaa,
Mi rivolgo a tutti i fan di Harry Potter e non, fatevi avanti per questa mia fanfiction XD
Ogni recensione/valutazione/critica sarà immensamente apprezzata!
Dunque, la trama e il prologo si spiegano abbastanza bene da soli, ma se doveste avere dubbi non esitate a chiedere, sarò disponibile ad ogni spiegazione.
Un saluto