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Autore: fera_JD    21/01/2020    1 recensioni
La casa di Serpeverde non è stata concepita per essere un luogo accogliente, soprattutto per dei nati babbani all’inizio degli anni 70. Grifondoro invece può essere una buona scelta quando sei la figlia di un costruttore di scope, basta non inimicarti dei conbinaguai di professione risiedenti proprio in quella torre. Corvonero è al contrario un posto tranquillo, ottimo per lo studio, se ovviamente non ti ritrovi un Lovegood selvaggio in classe…
Quattro nuovi personaggi entreranno ad Hogwarts il 1 settembre 1971. Conosceranno nuovi incantesimi, finiranno nei guai e si ficcheranno nelle vite dei giovani maghi che abbiamo imparato a conoscere grazie ai libri di Harry Potter. Saranno amici o nemici? O forse qualcosa di più? Per scoprirlo basta venire a leggere le nostre avventure!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Premessa
Marauders Era –RPG, non è una normale storia scritta ed inventata da una persona, ma è la trascrizione sotto forma di racconto, delle “giocate” di un gioco di ruolo a tema Harry Potter. Per chi non ha mai sentito parlare dei Giochi di ruolo (GDR) o Role-Playing Game (RPG) ecco una veloce spiegazione: i giocatori assumono il ruolo di un personaggio, nel nostro caso di loro invenzione,  e tramite la conversazione e l’immaginazione si crea uno spazio immaginario, dove avvengono fatti ed avventure fittizie in cui poter muovere e far vivere i propri personaggi. Il creatore dello spazio e delle avventure è chiamato Master –ovvero la sottoscritta- ed è lui che agisce da arbitro e da narratore. In più è la voce di tutti i personaggi non giocanti (NPG), che sempre nel nostro caso,  sono tutti i personaggi canonici della saga di Harry Potter.
Quindi, i 3 personaggi giocanti (PG) che incontrerete in questa storia, sono 3 persone reali che hanno interpretato il loro ruolo durante la sessione di gioco e le di cui avventure ho deciso di raccontare anche a voi in questa “storia”.






 
LETTERE
Nel 1970/71 ben 32 lettere vennero scritte e imbustate dalla vicepreside di Hogwarts pronte per essere aperte dai loro rispettivi proprietari, chi con timore, chi con sorpresa e chi con felicità. In quell’anno 32 giovani studenti si ritrovarono a contare i giorni nell’attesa del primo settembre.
 
29 ottobre 1970
Londra era avvolta nella nebbia mattutina quel giorno di fine ottobre. Il tutto era coperto in un silenzio surreale, mentre i contorni della città sbiadivano con l’intensificarsi della caligine. Il classico paesaggio cittadino di alti e freddi palazzi tutti uguali che caratterizzavano quella parte della periferia di Londra prendeva una connotazione misteriosa quasi magica. Era a questo che pensava il ragazzino di quasi undici anni affacciato alla finestra della propria stanza.
Si stava decisamente annoiando quella mattina, non avendo nulla da fare dopo che era stato messo in punizione  dal padre. La guancia pulsava ancora per lo schiaffo  che era calato sul suo viso  per l’ennesima marachella combinata ai danni dell’austera e noiosa casa di famiglia. In fondo si era trattato solo del vano tentativo di  ritinteggiare leggermente la sala da tè con colori un po’ più vivi di quell’apatico verde e argento che caratterizzava tutta l’abitazione da generazioni. Il suo intento era dei più buoni, ma ovviamente come ogni suo gesto da qualche tempo a quella parte sembrava irritare e portare vergogna ai suoi genitori. L’unica cosa positiva è che il suo fratellino non era stato beccato ad aiutarlo, così almeno le botte le aveva prese solo lui. Non gli era mai piaciuto vederlo picchiato dai suoi.
D’altronde era lui il fratello maggiore, toccava a lui proteggerlo!
 Già… però le botte facevano sempre un male cane.
Il ragazzino sbuffò a pochi centimetri dal vetro della finestra. Cosa che andò a creare un alone sul vetro,  offuscando così maggiormente il paesaggio aldilà della finestra. Quello in cui vivevano era un quartiere babbano, pieno di famiglie babbane e bambini babbani, mentre loro erano gli unici maghi di tutto il circondario. Da piccolo si era spesso chiesto il motivo per cui non poteva andare a giocare con gli altri bambini nella piccola piazzetta che si apriva proprio davanti alla loro porta di casa. Ma i suoi genitori erano stati categorici, lui non avrebbe mai neanche dovuto parlare con certa gente così inferiore a lui. Quelle persone non erano altro se non feccia senza magia.
Lui spesso non capiva quei discorsi. Cosa aveva lui di così diverso da quei bambini? Provenire da una famiglia magica li rendeva così differenti da ritenersi superiori? Ma era giusto farlo? Aveva posto spesso quelle domande a sua madre e suo padre, ma mai una volta erano stati in grado di dargli una risposta che per lui fosse soddisfacente. Per di più finiva sempre che lo sgridavano per i suo modo di pensare o per quelle domande se esagerava nel suo punto di vista.  Quindi, visto che gli schiaffi non piacevano a nessuno, lui aveva smesso di chiedere.
Così il ragazzino si era abituato ad una vita piuttosto solitaria, con la sola compagnia del fratellino e le sporadiche visite dei parenti e delle famiglie amiche della sua. Ma non era mai riuscito a legare molto con i figli di quelle famiglie:  li riteneva tutti spocchiosi e insopportabili, alcuni quasi odiosi.
Un altro sbuffo scappò dalle sue labbra. Non vedeva l’ ora che la sua lettera per Hogwarts arrivasse per portarlo via da lì. Era stanco di stare sempre  da solo. In più sarebbe potuto stare mesi e mesi lontano dai suoi, e se questo poteva spaventare un qualsiasi altro ragazzino, per lui era solo un sollievo.
A volte certi pensieri lo spaventavano;  stava parlando della sua famiglia, delle persone che lo avevano messo al mondo e cresciuto, eppure l’unica cosa che voleva era staccarsi da loro. Certe volte si sentiva in colpa per quei sentimenti, soprattutto per suo fratello. Si volevano bene, e di fatti era l’unica persona che gli sarebbe veramente mancata una volta ad Hogwarts.
Certo se quel dannato gufo si decideva ad arrivare, ovviamente. In fondo mancavano solo 5 giorni al suo undicesimo compleanno, quel maledetto rapace era decisamente in ritardo.
Il suddetto gufo, in quel momento si sentì piuttosto offeso mentre sorvolava i cieli di Londra  con stretto nel becco una lettera chiusa in ceralacca rossa. Era ancora alla ricerca della sua meta : Grimmauld Place n° 12. Quella dannata nebbia gli stava rendendo il lavoro decisamente difficile, ma niente gli avrebbe impedito di consegnare la missiva al ragazzino designato per entrare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
 
20 dicembre 1970
Un vento gelido sferzava le colline brulle intorno alla piccola cittadina costiera che come un vecchio quadro si stagliava solitaria nel panorama di quel pomeriggio d’inverno irlandese. Nonostante quel freddo glaciale quell’anno non aveva ancora nevicato e il verde delle grandi distese d’erba che sembravano voler far concorrenza al mare di fronte a loro non aveva ancora lasciato il posto al bianco abbacinante della neve.
Le vacanze natalizie erano appena iniziate e i ragazzi erano scesi in strada per godersi quella libertà tanto agognata nelle settimane precedenti così costretti nei banchi di scuola in noiose lezioni di matematica o inglese. Natale era finalmente alle porte e così il compleanno di una dei suoi abitanti.
Al numero 9 di Crameron’Street alloggiava la famiglia MacPayn, una di quelle famiglie strambe che sembravano pullulare in quel particolare quartiere.
 La più piccola della famiglia era proprio Valerye Norah MacPayn. Avrebbe compiuto i suoi 11 anni il 26 di dicembre e come ogni anno avrebbe festeggiato natale e compleanno insieme. Forse era per questo che non amava molto quella festa d’inverno. Ad ogni modo i suoi genitori sembravano molto più felici di poter riabbracciare il figlio maggiore tornato anche lui per le vacanze, da niente di meno che dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts,  per badare all’evidente malumore della ragazzina. Valerye era chiusa in camera sua a rileggere per l’ennesima vola “Animali Fantastici e dove trovarli” di Newt Scamander -probabilmente ormai conosceva quel libro a memoria- quando bussarono alla porta della sua camera. Senza aspettare alcuna risposta un ragazzo alto e dinoccolato fece capolino con la testa all’interno della stanza.
“Ancora con il broncio?” chiese con un sorriso simile ad un ghigno sul volto.
“Io non ho alcun broncio.” Rispose piccata la bambina senza staccare gli occhi dal libro.
“Certo e io sono una acromantula gigante.” Rispose lui allargando il ghigno.
“No, fratellone. Un’acromantula è molto più carina di te!” rispose a tono Valerye regalandogli anch’ella un ghigno. Suo fratello Luke Jonathan McPayn era più grande di lei di quattro anni, cosa che ben si denotava dall’evidente disparità di altezza che li caratterizzava. Se Luke era alto e bruno, Valerye era bassetta e bionda dal viso rotondo ancora da bambina, ben diverso dal volto lungo e affusolato del fratello. A volte faticava lei stessa  a trovare delle somiglianze tra loro. Nel posare gli occhi sul fratello maggiore però  Valerye non potè evitarsi di rabbuiarsi di nuovo nel notare cosa avesse attorno al collo Luke – una splendente sciarpa verde argento, colori della casa Serpeverde di Hogwarts.
Nel notare il repentino cambio di umore della sorella, Luke capì in fretta cosa non andava realmente.
“Non è ancora arrivata vero?”
“No.”
Non aveva voglia di parlarne.
“Andiamo, Val sai di essere una strega. Avrai fatto più danni tu di magia accidentale che tutta la famiglia messa assieme!”
“Sì, ma se non mi accettassero comunque? Forse c’è stato un errore e non è arrivata la lettera, forse il gufo è stato male ed è caduto!! Forse hanno visto che non ho abbastanza potere magico…”
“Val calmati!” disse Luke cercando di fermare quel fiume in piena di parole ridendosela sotto i baffi nel frattempo.
“…o forse non sono davvero una strega e finirò a essere una magonò come la zia Judy! Io non voglio essere una magonò, voglio andare ad Hogwarts! Ma se la lettera non arriva io…”
“LUKE!!” si sentì urlare dal corridoio poco prima che Tina MacPayn facesse il suo ingresso nella stanza con una più che evidente espressione arrabbiata verso il figlio maggiore. Luke, infatti  stava facendo di tutto per evitare di scoppiare a ridere in faccia alle due donne.
“Luke, hai detto che gliela avresti data subito!” disse perentoria la signora MacPayn in tutto il suo metro e cinquantacinque di furia di madre armata di mestolo.
Il ragazzo non ce la fece più e scoppiò deliberatamente a ridere. “Scusa Ma’, ma non ho resistito. È troppo facile fargliela sotto al naso!!”
“Cosa? Di che state parlando?!” chiese Valerye scendendo dal letto abbandonando il libro, visto che era stata deliberatamente tirata in causa. Cominciava a sentire la puzza di uno degli stupidi scherzi di suo fratello e ovviamente la vittima non poteva essere che lei.
“Valerye, tuo fratello ha una cosa per te. Se la smette di ridere come un idiota.” Disse lanciando un’occhiata di fuoco al suddetto interessato.
“Tieni” disse Luke asciugandosi le lacrime dagli occhi per il troppo ridere e porgendogli una lettera tirata fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni.
La lettera era chiusa con ceralacca rossa e riportava uno stemma araldico con su incisi le figure di quattro animali: un serpente, un aquila, un tasso ed un leone rampante.
“è arrivata questa mattina presto, ma sai com’è volevo tenerti ancora un po’ sulle spine!” disse con un ghigno Luke mentre si prendeva una scappellotto dalla madre per la piccola bravata.
Valerye girò subito da lettera, dimostrando che era proprio indirizzata a lei. In un lampo scartò la busta trovandovi all’interno due fogli e il primo redigeva un formale invito ad essere ammessa alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts dal 1 settembre 1971. Valerye era ammessa. A tutti gli effetti.
Un enorme peso sembrò scomparire dalle sue spalle e la ragazzina si sentì all’improvviso più leggera, come il nodo allo stomaco che le aveva impedito di mangiare adeguatamente da giorni – no erano settimane, in realtà- parve sciogliersi e la tensione che le aveva fatto venire torcicolli tutte le mattine se né andò permettendole finalmente di rilassare le spalle. Valerye era in pace.
A differenza di Luke che dovette difendersi per il restante periodo natalizio dalle ire e dagli scherzi incessanti della sorellina minore che aveva deciso di rendergli la vita un inferno il più a lungo possibile.
 
Gennaio 1971, Cokeworth.
Era un giorno molto freddo e umido nella cittadina fumosa di Cokeworth, mentre il fiume scorreva placido ai suoi margini e il cielo era coperto di nubi grigie. Grigie come i fumi dei camini che si innalzavano dalle case a mattoni a vista, tutte uguali come se fossero state prodotte in serie. Era una caratteristica peculiare del sobborgo di Spinner’s End, luogo non proprio ridente e colorato in effetti. Un bambino magro e mal vestito guardava fuori dalla finestra di una di quelle case. Aveva  lo sguardo volto verso il cielo, forse nel tentativo di ignorare i rumori di grida e stoviglie fracassate che veniva dal piano di sotto. I suoi genitori stavano nuovamente litigando, preferendo prendersela l’uno con l’altra per ogni più piccola cosa piuttosto che comportarsi come due adulti responsabili e magari occuparsi di quel figlio che probabilmente entrambi avrebbero preferito non aver mai avuto. Ma lui esisteva e viveva in quella casa da ormai quasi undici anni, infatti mancava meno di una settimana al suo compleanno. Probabilmente il più importante della sua vita. Stava aspettando da dicembre quella lettera così agognata…  non che temesse di non essere un mago. Sapeva fare piccole magie da anni e sua madre stessa era una strega, nonostante avesse preferito rinchiudere la bacchetta in un cassetto e sposare quell’ubriacone babbano di suo padre. Si chiedeva ancora come fosse possibile che una strega purosangue di buona famiglia abbia voluto abbandonare tutto per finire a vivere in quello squallore. Il ragazzino scosse la testa a quei pensieri cupi tornando a guardare il cielo sopra di lui, chiedendosi dove era finito quel dannato gufo. E così come ad averlo chiamato, il rapace fece la sua comparsa uscendo da un banco di nubi proprio in quel momento ed era diretto proprio verso la sua finestra. Un sorriso ferino si aprì sul volto del ragazzino mentre si accingeva ad aprire la finestra in modo che il volatile potesse entrare. Era il primo passo verso la sua nuova vita, una vita lontana il più possibile da Cokeworth.
 
Neanche qualche settimana dopo, in una delle rade giornate di sole che quella città dei territori centrali inglesi potesse contare nel mese di gennaio, un'altra lettera venne recapitata seppur in un quartiere diverso. Ma questa volta non fu un gufo il portatore, ma un uomo vestito con una lunga tunica e uno strano cappello a punta che suonò alla casa della famiglia Evans. Gli Evans erano una famiglia ordinaria, con una madre amorevole, un padre giusto  e retto e due figlie; Petunia la maggiore di 12 anni e Lily la secondogenita che avrebbe fatto i suoi undici anni da lì a un paio di giorni. L’uomo si presentò come un impiegato del Ministero della magia e spiegò ai coniugi Evans che la loro piccola Lily non era che una strega. Lily già lo sospettava da ormai due anni a quella parte, grazie a quell’inaspettato nuovo amico che era comparso quel giorno d’estate con una giacca due volte più grande di lui che senza mezzi termine le aveva detto quelle esatte parole.
Tu sei una strega.
All’inizio l’aveva preso come una specie di insulto, ma non le ci era voluto molto a capire che quello strano bambino le stava semplicemente confermando ciò che in fondo sapeva da sempre. Lei era diversa, era speciale, era magica.
 
Marzo 1971
Remus ancora non riusciva a crederci: Albus Silente in persona era venuto a casa sua il giorno prima per invitarlo ad entrare alla scuola di Hogwarts. Nonostante la sua condizione, nonostante i dubbi suoi e dei suoi genitori, Silente era riuscito a convincerlo. Non perché avesse cancellato la paura e l’orrore che provava ogni mese per sé stesso al sorgere della luna piena. Né aveva fatto sparire il terrore di poter far del male a qualcuno o peggio di trasformarlo nello stesso mostro che era diventato lui quella notte di ormai 5 anni addietro. Ma il desiderio di poter avere una vita normale, anche solo di fingere di averla era stato un richiamo troppo forte da ignorare. Avrebbe potuto avere degli amici, studiare ad uno delle scuole di magie più preparate e meravigliose del mondo. Vivere come un ragazzo normale.
Silente aveva pensato a tutto, per farlo trasformare in sicurezza e al contempo nascondere la sua vera natura al resto degli studenti. Perché Remus sapeva che se fosse stato scoperto, niente e nessuno –nemmeno Silente- avrebbe impedito che venisse cacciato dalla scuola. Quale genitore avrebbe mai voluto che il proprio figlio condivida il banco o peggio il dormitorio con un lupo mannaro?
Remus scosse la testa con violenza, come a scacciare quei pensieri tristi. Non voleva essere di malumore proprio in quel  momento. Il ragazzino sorrise speranzoso nel buio della propria camera, mentre stringeva al petto la lettera di ammissione come se fosse un tesoro prezioso. Mentre un quarto di luna rischiarava quella notte dei primi di marzo.


Note dell'autrice:
Se volete vedere alcune art di Marauders Era -RPG seguitemi sulla mia pagina Tumblr o Istagram. Link qui sotto.
https://fred-art-95.tumblr.com/post/634602436539121664/letters-part-1-sirius-black-he-couldnt-wait-for
https://www.instagram.com/fred_art_95/
 
  
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