December 10th – Sheith
“Clothes Swap”
Le mani di Shiro scivolano facilmente sotto la camicia bianca,
sgualcita dopo le ore passate in un angolo del pavimento. Keith, che l’ha
raccolta da terra per errore, l’ha utilizzata semplicemente per coprire le
spalle dal fresco che l’inverno insinua nel piccolo appartamento, senza neppure
allacciarla – lo stesso fresco che, ora sulle dita di Shiro,
lo fa sussultare, inarcare la schiena e adagiare il corpo contro quello del suo
fidanzato con un lento gemito di piacere.
« Buongiorno. », sussurra Shiro.
La voce è innocente, candida, e le dita risalgono dai muscoli lisci dell’addome
di Keith al suo petto. « Quella è la mia camicia. »
Keith
tiene gli occhi chiusi, i denti affondati nel labbro inferiore. Abbandona il
manico della padella dentro cui le uova sfrigolano contente e cerca a tentoni
il fornello per spegnere il gas, muovendosi con la poca familiarità di chi
utilizza qualcosa di ancora semisconosciuto. Sente la manopola sotto le dita e
la gira, vincitore, un istante prima che Shiro spinga
il bacino contro il suo fondoschiena e trasformi i propri tocchi voluttuosi in
un vero e proprio abbraccio, una morsa che soffoca felicemente Keith.
« Divano… », mormora. Riesce a sollevare le braccia quanto
basta per afferrare il volto di Shiro e trarlo a sé
per un bacio scomodo e confuso, e finisce per posare le labbra contro la
guancia appena ispida di barba, la punta del naso e la mascella dura prima di
centrare il proprio obiettivo. Cattura le sue labbra e senza mai lasciarle si
volta; Shiro si adegua ai suoi movimenti, sciogliendo
l’abbraccio e posando le mani – ora non più tanto fredde – sui suoi fianchi
stretti.
Keith
non ha occhi che per il suo viso ancora pregno di sonno e d’amore. Le braccia
con cui lo ha attirato a sé cingono il suo capo e fanno da dolce morsa per
afferrarlo ancora una volta e ancora una volta baciarlo, occhi chiusi e note di
risate dolci che cadono dalle labbra di entrambi di tanto in tanto. Shiro lo solleva e Keith, atletico, stringe le gambe ai
suoi fianchi senza fatica; si lascia trasportare lontano dalla colazione – a
cui penseranno in un futuro non precisato – e dalla cucina, verso il divano,
esattamente come ha chiesto. Pensa con un brivido eccitato che avrebbe potuto
domandare a Shiro di portarlo sul balcone e lui lo
avrebbe accontentato, un po’ preoccupato ma mai al punto da negargli qualsiasi
cosa desideri.
Solo
una volta crollato sul divano nota che il suo errore è stato emulato dal suo
fidanzato, con risultati eccellenti. « Quella è la mia
maglietta. », lo imita, canzonandolo; Shiro abbassa
lo sguardo sulla maglietta di Keith, che a fatica copre il suo petto e ancora
più a fatica contiene le sue braccia. Quando torna a guardarlo ha un’ombra di
colpevolezza negli occhi.
« Mi dispiace…? », mormora; suona quasi come una domanda, e
Keith risponde ridendo – afferrando il bavero della maglia per sentire il peso
di lui contro il suo, per nulla dispiaciuto.
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