L’ultimo caso della TAC
sta tenendo Benny molto impegnato, prendendolo talmente tanto che si
è
addormentato più volte in ufficio. Ed ora, la scena si sta
ripetendo- anche se
in un luogo differente.
Sbadiglia sonoramente, massaggiandosi
il naso, mentre se ne sta seduto sul tuo divano, circondato da una
miriade di
libri e fascicoli.
“Mi spiace,” sussurra,
massaggiandosi gli occhi stanchi. “Mi sa che stasera non sono
di gran
compagnia. Ah- stanotte, a dirla tutta.”
“Mi sa che possiamo
comodamente chiamarla mattina presto. Sono quasi le quattro.” Sospiri entrando in
salotto. Stai dietro al divano,
e gli massaggi le spalle doloranti. I muscoli sono tesi sotto alle tue
dita,
come nodi, perché sai che sono settimane che non riposa
decentemente. È preoccupato
e spaventato. E a buona ragione: il vecchio amico di Bull potrebbe
essere il
primo uomo condannato alla pena di morte lo stato di New York dopo
oltre mezzo
secolo. Bull è certo che sia innocente, e tu e Benny vi
fidate cecamente del
vostro capo ed amico, perciò avete un bel peso sulle spalle.
E poi c’è un problema:
l’assistente procuratore che segue il caso, un vecchio amico
di Benny e suo ex
collega, è davvero molto bravo ad affasciarne le giurie. E
non parliamo del tuo
campo, le prove: non ce ne sono. Né per condannare, ma
nemmeno a discolpa del
pover’uomo.
“Dovresti provare a riposare
almeno un po’. Se ti addormenti alla sbarra, non sarai di
grande aiuto a
nessuno.”
Mentre gli massaggi le
spalle, Benny stringe la tua mano destra con la sua, e la stringe,
lamentandosi
un po’. “No, sono troppo stanco per guidare la moto
fino a casa. Do un’ultima
occhiata ai rapporti e poi chiamo un taxi, se per te va bene.”
C’è un momento di
pesante silenzio tra voi due, e poi, finalmente, trovi il coraggio di
dire a
voce alta quello a cui stai pensando da ore.
“Perché non ti fermi qui? Ho un
letto enorme e con un comodissimo materasso nuovo di
zecca….”
Benny smette di stringerti
la mano, eppure non lascia la presa. Lo senti prendere un respiro
profondo, voltandosi
verso di te, e cercando, con i
suoi, i tuoi occhi. Sì, avete una specie di storia, e la
cosa va avanti già da
un po’, ma nessuno ha mai passato la notte a casa
dell’altro. Non è solo sesso,
anche se non lo avete mai detto apertamente, e, se non sei certa dei
sentimenti
di Benny per te, sai di amarlo- di averlo amato per anni, dai tempi in
cui tu
eri una poliziotta e lui un assistente procuratore con una brillante
carriera dinnanzi
a sé.
Il fatto è che,
addormentarsi insieme, condividere lo stesso letto con uomo,
è un tipo di intimità,
un lusso che è davvero tanto, tanto tempo che tu non ti
concedi. E’ una vita
che non permetti ad uomo di vedere come sei, al naturale, alle prime
luci del
giorno, e la cosa ti spaventa un po’. Alle otto del mattino
sembrerai pure
composta, con trucco e capelli perfetti, ma una volta tolto il
fondotinta, la
lacca, gli abiti impeccabili ed il tacco 10, sei esattamente una donna
come tante
altre. Anzi. Sembri una casalinga disperata di quelle sit-com degli
anni ’50,
con capelli arruffati, trucco disfatto e casino per casa.
“Dici sul serio?” Ti
chiede, e tu alzi gli occhi al cielo.
“Sì, Benny, dico sul
serio. Anzi, penso di avere una maglietta e un paio di pantaloni della
tuta di
mio fratello da qualche parte che dovrebbero andarti bene. Vado a
prenderteli e
poi vediamo di riposarci per un paio d’ore, se
riusciamo.”
Vai in camera e da un
cassetto tiri fuori la tuta – decisamente più
comoda a letto del completo di
Benny – e poi vai a prendere le tue cose per la notte.
L’occhio ti cade sui
pantaloni grigi da yoga, un po’ sformati, e la maglietta di
tre taglie più
grosse di te, grigia pure quella, che tieni sotto la cuscino. Senza
pensarci
troppo, riapri l’armadio e afferri qualcosa di decisamente
più seducente del
tuo ultimo ensemble da notte.
“Vado a lavarmi i
denti!” Dici, troppo velocemente, segno che stai
“tramando” qualcosa. Ed infatti,
non è dopo cinque minuti che riemergi dal bagno, ma dopo venti, e Benny è
già in tuta a letto, impegnato a leggere un
trattato di criminologia che hai lasciato in giro per casa.
“Tutto a posto? Stavo
quasi per venire a bussare alla porta del bagno per vedere se stavi
bene!” Scherza.
Ma ha abbastanza ragione. Gli avevi
detto che dovevi solo lavarti i denti, ed invece ci hai messo una vita.
E perché?
Ma perché dovevi
perfezionarti – mettere un po’ di gocce del tuo
profumo preferito sul collo,
massaggiare crema idratante (nel medesimo aroma) sul corpo, mettere un
po’ di
trucco e correttore, tanto quanto basta per far sembrare la pelle
perfetta e
non truccata, sistemato
alla meno peggio
i capelli, messo brasiliana e reggiseno a balconcino e un pigiama di
seta.
In pieno inverno. Con la
neve ed il vento in strada. Tu. Che sei la più grande
ammiratrice della
flanella.
“Freddo?” ti chiede
mentre alza le coperte per farti spazio.
“No, no, decisamente
no. Davvero. Per nulla.” Rispondi, ma è una bugia
talmente lampante che Benny
lo capisce subito. Certo, fa il gentiluomo e se ne sta zitto, ma il suo sorrisetto vale
più di mille
parole.
“Tesoro, ti sei messa
il profumo… a letto?” ti
chiede, onestamente
stupito dalla cosa. Ti senti le gote divenire bollenti dalla vergona
mentre fai
di tutto per nasconderti sotto alle coperte, facendoti piccola, piccola
e
stringendoti a fagiolo- anche perché sì, ahi
freddo, e invidi da morire Benny
che ha quella bella tuta pesante addosso. “Tesoro, andiamo,
sul serio?” Ti
sgrida, scherzoso.
Stai zitta, perciò
Benny passa all’offensiva, togliendoti le coperte di dosso,
obbligandoti e guardarlo
in faccia. “Amore, dì la verità. Mica
ti sarai messa in ghingheri per dormire
con me?”
Silenzio, solo
silenzio, e poi… uno sbuffo. “Sì, e
allora? C’è qualche problema? Non penso di
avere tutti i torti, va bene? Soprattutto visto e considerato che
Amanda era perennemente
impeccabile e lo scorso anno uscivi con una trentaseienne che
dimostrava sì e
no vent’anni!”
Stai leggermente uscendo
fuori dal seminato, parlottando come una svitata, però la
cosa, invece di
seccarlo, sembra… divertire Benny. Ti sorride dolce e
premuroso, e passa una
mano nei tuoi capelli, disfacendo il tuo duro operato.
“Ehy, tesoro, lo so che
non sei perfetta, che alla sera sei u essere umano come tutti noi. Ma,
hai un
lavoro che richiede molto da te, con orari impossibili. E stai
crescendo da
sola due bambini. Apprezzo quello che hai fatto, ma… non
voglio questa… questa
falsa perfezione. Non mi interessa. Preferisco…”
sussurra passando delicato un
dito sui tuoi lineamenti, facendoti sorridere. “preferisco
sapere che al mattino
e alla sera sei come tutti quanti, pelle spenta, occhiaie e capelli che
a volta
fanno quello che vogliono. Semplicemente perché sei tu. E
poi, scusami tanto,
ma penso di doverti ricordare quella volta che sono venuto alla casa
di… come
si chiamava? Gillian? Ghilligham? Gallagher? La volta che sono venuto a
portarvi
un mandato, e tu ad un certo punto emergi dalla cantina con un borsone
sportivo
in mano che puzzava come dieci fogne messe insieme. Avevi trovato un
corpo liquefatto
ed il cattivo odore ti era rimasto addosso per giorni! Insomma, se
cercassi una
ragione per non stare insieme a te, mi spiace dirlo, ma credo che
basterebbe
quel ricorda a farmi alzare le tende!”
Scoppiate a ridere, e
Benny ti da un bacio, veloce, sulla punta del naso. “Dai,
vieni qui, che ti
tengo calda.”
Fai cenno di sì con la
testa e ti accoccoli contro il torace caldo del tuo ragazzo. Due ore,
non chiedi
altro, sul serio.
E poi… e poi, sarete
pronti ad affrontare di nuovo il mondo. Insieme.