E’ inutile, non può
più vederci.
Cominciamo
col dire che è basata su una vera esperienza.
È triste,
perciò se non volete appesantirvi con questa fan fiction, vi prego di sceglierne
un’altra.
P.S. -> Fan di Sasuke, non uccidetemi, ma mi
serviva.
Poi capirete perchè.
Un giovane ragazzo biondo
dormiva placidamente nel suo letto.
Sognava ciotole di ramen
nelle quali si tuffava allegramente.
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIIN.
Giusto, il
telefono.
Cos altro,
sennò?
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIIN.
Stupido aggeggio
infernale!
Chi l’ha inventato non aveva
nient’altro da fare?
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIIN.
Il suono -rumore- continuava
imperterrito ignorando la voglia del ragazzo di continuare a
dormire.
DRIIIN.
DRIIIN.
DRIIN.
DRII-
“Pronto?” rispose alzando la
cornetta.
“Naruto?” chiese una voce
familiare dall’altra parte del telefono.
“Sì?”
“Sono Itachi.” Aveva uno
strano tono di voce, il moro.
Chissà
perché l’ha chiamato lui.
Chissà
perché
Non l’ha
chiamato l’altro.
“Dimmi
Itachi.”
Percepì un sospiro
dall’altra parte del telefono.
Strano, il moro non aveva
mai manifestato le proprie emozioni.
“Sasuke…”
“Sì? Cos’ha fatto quel teme,
adesso?”
“È… è morto,
Naruto.”
Il mondo si
sgretolò sotto i piedi del biondo.
“Co… cosa?” chiese con un
filo di voce.
Aveva un groppo in gola, non
riusciva più a parlare.
Non riusciva
più nemmeno a respirare.
“È morto Sasuke,
Naruto.”
Non aveva
mai sentito tre parole così tremende.
Tre
parole che gli hanno fatto crollare il mondo addosso.
Sei
sillabe che gli hanno mozzato il respiro.
Dodici
lettere che gli hanno spezzato il cuore e ridotto l’anima un un cumulo di
cenere.
Sasuke non
c’è più.
Sasuke non
lo sgriderà più per la sua sbadataggine.
Sasuke non
lo prenderà più in giro chiamandolo “dobe”.
Sasuke non
gli racconterà le storie sui suoi antenati che avevano a che fare con i cavalli
quasi ogni giorno.
Sasuke
non…
Sasuke non
ci sarà più accanto a lui.
“Morto…” ripeté come un
automa.
“Sì…” la voce del fratello
del suo -ormai ex- ragazzo era incrinata.
Si stava
trattenendo.
Non voleva scoppiare a
piangere davanti al biondo.
“Scusami, Naruto, ma devo
andare. Domani si terranno i funerali.”
“…”
Capì perché il biondo non
gli aveva risposto.
“… ciao.” terminò quindi
riagganciando.
Naruto rimase per parecchi
minuti con il telefono sulle gambe a fissarlo.
Quello stesso pomeriggio si
vestì e si precipitò fuori casa.
Corse più veloce che
poté.
Non credeva
ad Itachi.
Non voleva credergli.
Ma, infondo,
sapeva che non gli avrebbe mai fatto uno scherzo del
genere.
Arrivò davanti villa Uchiha
e lì ebbe la conferma delle parole che aveva appreso per
telefono.
Davnti al cancello c’erano
due cartelli -uno su ciascuna colonna- con su scritto:
Questa mattina si è
spento
SASUKE UCHIHA
Ne danno il triste annuncio genitori e i
parenti tutti.
Non lo lesse nemmeno tutto,
il cartello.
Sicuramente era tutto uno
scherzo.
Sì, però…
uno scherzo fatto veramente bene.
Avevano
anche chiamato tutti i parenti e li avevano fatti vestire tutti di
nero.
Non c’è che
dire: era stato architettato tutto fin nei minimi
particolari.
Gli scappò una risata, una
risata isterica.
Con passo lento, si avviò
verso la porta d’ingresso.
Mikoto lo accolse
nell’ingresso abbbracciandolo.
“Oh, caro…” pianse “mi
spiace… Sasuke… Sasuke…”
“Me lo lasci
vedere…”
La donna
annuì.
Con passo ancora più lento,
si avviò verso la camera da letto del suo teme, dove c’era più
gente.
Bussò delicatamente alla
porta, come se in realtà non volesse farsi vedere.
Le persone nella camera si
girarono verso di lui.
Una persona lo colpì in
particolare:
Itachi.
Piangeva.
Non l’aveva
mai fatto.
O almeno,
non l’aveva mai visto piangere.
Eppure lo
stava facendo.
Questo fu un
duro colpo per il ragazzo il quale sentì come una katana conficcarsi nel suo
cuore in profondità.
“Naruto…” sussurrò
Itachi.
“Itachi…” rispose
automaticamente. “Sasuke…” cominciò a dire, ma le parole si strozzarono in gola
non appena il moro si girò verso di lui scoprendo la figura immobile nel
letto.
Era
lui.
Sasuke.
Così
pallido,
così
freddo…
“No…” sussurrò. “Ti prego,
no…”
Itachi guardò prima Naruto,
poi Sasuke steso nel letto ed infine gli altri.
Fece un cenno col capo ed
uscì seguito da tutti gli alti.
Li avevano
lasciati soli.
“Sasuke…” si avvicinò al
moro, ma non ebbe il coraggio nemmeno di sfiorarlo.
Lo guardò secondi, minuti,
ore.
Non lo sapeva nemmeno
lui.
Riusciva a sentire i pianti
e le urla di Mikoto che urlava cose sul fatto che i figli non dovrebbero
sopravvivere ai genitori, che una madre non deve seppellire il proprio
figlio.
Tornò ad osservare il
moro.
Immobile nel suo letto, era
bello anche nella morte.
I capelli sparsi
ordinatamente sul cuscino, gli occhi chiusi -per sempre-.
Il candido lenzuolo poggiato
ordinatamente su quel petto che non si muoveva, come il cuore e tutto il
resto.
Non ebbe nemmeno il coraggio
di dirgli qualcosa.
Solo.
Pianse.
Il viso era
impassibile.
Gli occhi
cacciavano lacrime salate.
Lacrime
perdute
Per un amore
perduto.
Sentì la porta aprirsi ed
entrarono Fugaku e Shisui.
Ognuno aveva un mazzo di
fiori tipici funebri tra le mani.
Li portarono fuori al
balcone.
-È inutile.- pensò il
biondo.
-Perché portate fiori, doni,
omaggi a chi non può vederli? Ormai non c’è più. Che senso ha portargli
qualcosa, se non può nemmeno ringraziare?-
E intanto passava lo sguardo
dai fiori al ragazzo ancora immobile nel letto.
Perché a
lui?
Non meritava
di morire.
Le solite
cose che si dicono…
E com’era
morto?
Nessuno lo
sa.
Forse
infarto…
Oppure un
forte ictus.
E intanto i suoi pensieri
erano tutti rivolti ai giorni felici che avevano passato
insieme.
A quando
si era “sbrodolato” col ramen e Sasuke l’aveva ripreso.
A quando
battibeccavano per un nonnulla finendo sempre per mangiare un gelato e fare
pace, ovunque fossero.
A quando
Sasuke gli raccontava, dopo aver fatto l’amore, che quando era piccolo faceva
nascere i puledri con suo zio.
E intanto
piangeva,
il volto
rigato da lacrime salate.
Ti amo, amore mio.
"La vita è
effimera. Basta un nonnula, e quella si spezza come un filo di seta sotto
l'effetto di forbici d'argento."
(NaruYondaime)