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Autore: Alyssa Ryan    04/08/2009    1 recensioni
La mente umana non è come il database di un computer. Raccoglie informazioni, momenti belli, momenti brutti ma a lungo andare tutte queste immagini inizieranno inevitabilmente a sbiadire e a confondersi tra loro fino a diventare inestricabili. Sarebbe davvero bello se potessimo conservare tutti i nostri ricordi in un luogo sicuro e poterli rivedere ogni volta. Per fortuna siamo nell’era telematica dove le foto e i video sembrano ovviare a tale problema. Ma in realtà anche questi risultano inutili perché spesso possono mostrarci delle immagini che sembrano appartenere ad un mondo che ormai non ci riguarda più e si fa davvero fatica a ricordare le sensazioni che erano legate a quei bei momenti. Credo allora che solo appuntando tali bei ricordi e soprattutto le emozioni vissute ci possa poi aiutare, rileggendo, a ricordare davvero. Io non voglio dimenticare neanche un solo attimo vissuto con le persone che reputo più importanti e con le quali ho condiviso momenti altrettanto importanti. Purtroppo non sempre si ha a portata di mano una macchina fotografica al momento giusto, ma la mia mente ha registrato tutto nei minimi particolari e dato che ora i ricordi sono ancora recenti e vivi, non voglio assolutamente perderli e sono qui a scriverli.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo– L’inizio di ciò che non si sa

 

Era lì, inconfondibile,

si agitava ripetutamente

davanti ai suoi occhi

ma lei proprio non riusciva a vederlo.

 

 

Quella mattina, come la precedente, mi ero svegliata presto, avevo fatto colazione bevendo il solito latte al cioccolato, mio padre mi aveva accompagnata in stazione, avevo preso il treno per Napoli ed ero finalmente giunta all’università. Era solo da una settimana che ero diventata ufficialmente una studentessa universitaria ma mi sembrava di essere già entrata appieno nella solita routine. Ero molto entusiasta della scelta fatta di intraprendere lo studio della lingua giapponese nonostante la disapprovazione dei miei genitori. Loro avrebbero voluto che scegliessi qualcosa di più sicuro dal punto di vista lavorativo ma io, da testarda quale sono, non avevo voluto sentire ragioni e mi ero iscritta alla facoltà di  Lingue Orientali. Una scelta decisamente eccentrica se paragonata a quella di mia sorella che si era iscritta  a Medicina. Ma provenivo da cinque anni drammatici di Liceo Scientifico e avevo deciso di tagliare nettamente i ponti con tutto ciò che facesse parte della sfera scientifica. Ero stata indecisa molto a lungo su quale università scegliere ed avevo oscillato più volte tra l’Accademia di belle arti e Lingue ma alla fine aveva prevalso il mio amore per il Giappone. In effetti, anche se fino ad allora non lo avevo mai manifestato così esplicitamente, il Giappone mi aveva sempre affascinato con la sua cultura, la sua lingua con i simboli così carini, le canzoni e soprattutto i manga e gli anime. Pensai che forse avrei potuto diventare una traduttrice di manga o di libri e addirittura di diventare una fumettista giapponese professionista e pertanto seguii la mia strada. Durante l’estate avevo imparato gli hiragana e i katakana, gli alfabeti base, tramite qualche sito internet e così alla prima lezione di giapponese mi sentivo un po’ avvantaggiata. Riuscii a seguire tranquillamente le prime lezione e ciò che mi rendeva perplessa era solo la struttura universitaria e la disorganizzazione generale alla quale poi mi sono abituata.

Ricordo perfettamente di essere entrata in crisi il primo giorno poiché non capivo quale corsi seguire e in quali aule, quali fossero i miei professori, in cosa consistesse il mio corso di laurea, ma anche a questo mi sono abituata.

Tornando a quella fatidica mattina, ero un po’ disperata dal punto di vista sociale. L’unica ragazza che conoscevo era la mia amica Chiara, la quale si era iscritta assieme a me, e temevo seriamente di non riuscire a fare amicizia con nessuno poiché ero sempre attaccata a lei. Nella prima settimana infatti non avevo rivolto parola a nessuno se non a lei nonostante l’aula fosse gremita di gente, soprattutto donne. Ma quel giorno invece riuscii finalmente a parlare con una ragazza, Camilla detta poi Milly, ed entrammo subito tutte e tre in sintonia. Ma fu allora che, senza saperlo, conobbi il ragazzo che sarebbe poi entrato in modo devastante a far parte della mia vita. È strano pensare adesso che la persona che ebbi davanti a me quel giorno per qualche minuto e di cui ignoravo tutto sarebbe poi diventato la persona con cui ho passato più tempo in assoluto e con cui ho condiviso molto. Mai e poi mai avrei pensato di poter entrare in sintonia con uno come lui.

Credevo seriamente che la cosa finisse lì, che non andasse oltre le presentazioni e che non lo avrei più visto se non a qualche sessione di esame rivolgendogli il solito saluto freddo che si rivolge ai conoscenti.

Io, Milly e Chiara stavamo parlando tranquillamente durante la pausa della lezione quando vidi all’improvviso avvicinarsi a noi un essere vivente di sesso maschile, uno dei pochi in mezzo ad una miriade di donne.

- Ciao – salutò Milly tutto felice dandole poi un bacio a destra e a sinistra sulle guance.

- Ciao – lo salutò anche lei mostrando un’espressione non proprio contenta.

Lo scrutai dalla testa ai piedi e pensai che era il primo ragazzo che vedevo all’università. Non avevo mai avuto fortuna con i ragazzi e tutte le cotte che avevo avuto si erano sempre risolte nel peggiore dei modi. Per molti anni non ero neanche più uscita il sabato sera e le occasioni di incontrare qualcuno erano pertanto diminuite se non diventate addirittura nulle. Iscrivendomi all’università avevo perciò pensato che finalmente avrei potuto avere più occasioni di incontrare qualcuno e magari fidanzarmi anche. Forse avevo scambiato l’università per una sorta di supermercato dove puoi sceglierti il ragazzo e la cosa un po’ mi divertiva. Mentre lo guardavo pensai se non avesse potuto diventare proprio lui il mio ragazzo nonostante non spiccasse di alcun tipo di bellezza. Anzi, non era per niente bello ma lui sembrava crederselo parecchio.

- Piacere, Gianluca – si presentò poi guardandomi.

- Jessica – gli dissi io guardandolo poi meglio e giungendo alla conclusione che era decisamente il tipo di ragazzo che non sarebbe mai potuto piacermi.

La mia prima impressione su di lui non fu quindi delle migliori: capelli corti normali, maglia normale, pantalone normale, scarpe normali… insomma un nerd!

Doveva essere un tipo sfigato e forse anche lui, come me, credeva che l’università fosse una sorta di supermercato dove potersi scegliere la ragazza.

Dopo quella breve presentazione si allontanò e sparì nella moltitudine di studenti.

- Ma chi è? – chiesi poi a Milly.

- Ah è una delle prime persone che ho conosciuto venendo qui – disse mostrando la stessa espressione non molto contenta di prima.

Capii che non doveva esserle chissà quanto simpatico.

Mi voltai per cercare di scovarlo in mezzo a tutta quella gente per dargli un’ultima  occhiata per poi tornare a concentrarmi sul giapponese.

 

Nei giorni seguenti ebbi modo di rivederlo e di capire che era decisamente sicuro di essere bello e affascinante poiché non faceva altro che appiccicarsi a molte ragazze, ma con scarsi risultati.  I suoi tentativi di approccio erano decisamente pesanti e ben presto fu soprannominato “la piattola”. Molte ragazze quando lo vedevano arrivare facevano di tutto per evitarlo e anche Milly rientrava tra queste. Inizialmente tutto ciò provocava in me ilarità ma poi mi resi conto che con me non ci provava mai e questo mi turbò un po’ perché mi faceva un rabbia che uno così non fosse attratto da me. Non mi sono mai considerata una gran bellezza, anzi la mia autostima è al di sotto dello zero. Ma ero comunque consapevole di essere almeno carina e il fatto che lui non mi guardasse neanche mi faceva restare un po’ male. Questa sensazione si accentuava soprattutto quando ci provava ripetutamente con Milly con me a fianco, ma poi mi riprendevo pensando che era un sollievo non piacere a uno come lui. Forse è proprio perché ero tra quelle con cui non ci provava  che tra noi iniziò a nascere una sorta di amicizia favorita dal fatto che lo incontravo spesso in fumetteria dove non perdevo occasione di prenderlo in giro.

Lui per me era ormai diventato “Giangi” e non ricordo se lo avessi già sconvolto con i miei pensieri perversi e miei racconti gay. Nonostante il suo modo di parlare e pensare fosse anni luce distante dal mio, ci ritrovavamo spesso insieme a discutere del più e del meno.

Il suo senso dell’umorismo non era tra i migliori anche se io ridevo sempre, ma in realtà ridevo per non piangere. Dopo un po’ di tempo entrammo così in confidenza che io iniziai a “sfruttarlo”. Dato che mi sembrava ricco iniziai a farmi offrire più volte da bere, qualche pranzo forse e lo convinsi anche a comprarmi il numero di un manga. Tutto ciò era divertente e mi sembrava ormai di poter farmi dare qualunque cosa. Così, un giorno in fumetteria, lo condussi davanti a una vetrina e premetti il dito contro il vetro per indicargli ciò che volevo.

- Ecco! Lo vedi quell’anello?

- Si… – rispose già immaginando dove volevo andare a parare.

- Tu me lo compri! Lo voglio!

- Tu stai male! Non spenderò mai i miei soldi per una cosa così orrenda!

Fu così che ogni giorno che entravamo in fumetteria lo tormentavo con la storia dell’anello ma la sua risposta era sempre negativa. E a nulla valsero anche i tentativi della commessa che,  intenerita nel vedere con quando ardore desideravo quell’oggetto, lo spingeva a comprarlo. Lui era ormai fermo nella sua posizione ed io mi ero rassegnata.

Venne dicembre. Oramai ci conoscevamo da due mesi e io iniziavo a sentire di volergli bene anche se ancora non si era radicato in maniera decisiva nella mia vita. Rimaneva comunque ancora un amico pressoché relativo. Non avevamo mai parlato seriamente e io non conoscevo praticamente nulla di concreto su di lui. Non sapevo veramente nulla della sua vita e neanche avevo desiderio di saperlo. Tutto ciò che avevo capito su di lui era che, al contrario di me, aveva una forte autostima, sapeva quali erano i suoi obiettivi e voleva raggiungerli a tutti i costi, che amava viaggiare e che era un arbitro di Magic. Quest’ultima cosa la scoprii quando lo ritrovai alla fiera del Gamecon in una domenica di dicembre e, superato lo stupore iniziale nel vederlo vestito da omino della Foot Locker, lì tentai di farmi spiegare in cosa consistesse il suo ruolo. Dato che lo vedevo a perdere tempo mi feci un’idea che il suo lavoro fosse solo una perdita di tempo e forse lo penso tutt’ora. Nonostante ciò quel giorno mi fece davvero piacere vederlo e avrei preferito che stesse un po’ più di tempo con me e le mie amiche ma non c’era da disperarsi perché lo avrei rivisto presto ai corsi. La sua presenza iniziò a diventare una cosa scontata e ormai era entrato a far parte della mia cerchia di amici. Sedevamo sempre tutti vicini io, lui, Chiara e Milly ed ero davvero contenta di aver trovato dei buoni amici.

Quando ormai eravamo agli ultimi giorni di corso Gianluca fu in grado di stupirmi.

Stavo per uscire dall’aula quando mi si avvicinò e infilò una mano nella borsa.

- Tieni – mi disse porgendomi un pacchetto.

Lo afferrai e lo scartai incredula per poi vedere che era il fatidico anello che avevo tanto voluto che mi comprasse.

- Grazie – lo ringraziai mostrando un percettibile sorriso.

Quel gesto mi aveva resa felice anche se forse lui non se ne rendeva conto.

- Vabbè ci vediamo – mi salutò poi scappando via.

Rimasi lì a contemplare l’anello con un’espressione decisamente inebetita.

- Ti ha fatto il regalo di Natale e lo ha fatto solo a te – mi disse una mia compagna di corso che aveva osservato la scena – Credo che tu gli piaccia, altrimenti come lo spieghi?

La guardai accigliata come se avesse detto la cosa più stupida del mondo e me ne andai via continuando a guardare l’anello, anche se qualcosa aveva  iniziato ad instillarsi in me per depositarsi sul fondo del mio cuore. Tempo qualche mese e quel qualcosa sarebbe poi uscito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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