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Autore: HotChocoAndMarsmallow    03/02/2020    0 recensioni
Scozia, 1947
Innes e Aura.
Due streghe.
Yin e Yang.
Dopo la redazione del registro dei lupi mannari, un brutale omicidio, che rischia di mettere a rischio il lavoro di chi vuole proteggerli e farli integrare con la società dei maghi, sarà l'evento che le farà incontrare e scontrare. Insieme affronteranno un viaggio di conoscenza e scoperta di se stesse e del loro passato.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Primo capitolo

 

Era ormai calata la sera, il buio avvolgeva la sconosciuta come un mantello e i suoi capelli candidi la facevano assomigliare ad uno spettro e Innes si sentiva davvero come se quella che aveva di fronte fosse un’apparizione terrificante. Cosa voleva da lei? Perché era andata a cercarla? Dall’espressione del suo viso sembrava avere buone intenzioni, ma lei aveva imparato a diffidare anche del sorriso apparentemente più sincero.

Colei che ti salverà la vita? Con che diritto poteva dire ciò? In un’altra situazione Innes l’avrebbe congedata in modo assai poco cortese, ma in quel caso non aveva tempo per le formalità-

“Così sarebbe qui per salvarmi, eh? Io non ho fatto nulla, non ho un nemico al mondo. Perché dovrebbe salvarmi? Da chi? Da cosa?”

La risposta aleggiava nell’aria, il presentimento di disfatta si stava lentamente concretizzando davanti ai suoi occhi. Per tutta la vita era riuscita a convivere con la sua condizione, ora per i crimini commessi da un altro come lei, tutto il suo mondo sarebbe crollato e la tana che era riuscita a costruirsi negli anni sarebbe diventata fredda e inospitale, un luogo da cui fuggire, non più un rifugio sicuro.

Lo sguardo carico di urgenza della straniera non fece che acuire la sensazione di instabilità che provava Innes in quel momento.

I sentimenti di Innes la travolsero come un uragano, facendola vacillare, il tempo sembrò dilatarsi mentre lei restava sospesa in un limbo tra il terrore paralizzante e il desiderio di aggredirla, non solo verbalmente.

Non seppe mai per quanto tempo i loro sguardi restarono incatenati in quel dialogo silenzioso, carico di tensione e paura, ma improvvisamente la sconosciuta si voltò, spaventata dall’arrivo di altre persone. Probabilmente fu solo un’impressione, ma le sembrò di sentirla imprecare sottovoce, forse perché lei al suo posto avrebbe imprecato.

La donna si voltò nuovamente verso di lei, si avvicinò e l’afferrò bruscamente per le spalle..

“Stanno arrivando. Scappa. Ora. Non perdere tempo!”

Un istante dopo, senza altre spiegazioni, si materializzò.

Dannazione! Dannazione! Dannazione!

Non riusciva a pensare, non riusciva a muoversi. Cosa le stava accadendo? Immobile, come una statua di sale, mentre il tempo scorreva con la lentezza del miele nel suo barattolo.

Chi stava arrivando? Perché doveva fuggire? Che avesse a che fare con … no, non era possibile, perché avrebbero dovuto cercare proprio lei? Tutte quelle domande si accumularono nella sua mente in pochi secondi, fu Sango a riportarla alla realtà.

Scappa” le disse “Non c’è tempo di ragionare, se quella tizia dice che stanno arrivando, starà parlando degli Auror e …”

Va bene” rispose semplicemente lei.

Innes si fidava di Sango e del suo istinto così, presi due profondi respiri per calmarsi, si materializzò con un sonoro crack, più rumoroso del solito, forse perché, proprio in quel momento, altri due maghi si stavano materializzando davanti a casa sua. Sfortunatamente per loro, non l’avrebbero trovata.

Innes aveva il fiatone, ma non perché avesse corso. Materializzarsi lontano da casa era stato semplice, il difficile era stato il dover affrontare quella situazione e riprendere il controllo di se stessa. Era sempre stata certa di poter reagire in caso di pericolo, ma in quei pochi istanti in cui la sua casa era stata profanata, si era sentita come una preda, nonostante la sua natura intima la portasse a pensare di essere un predatore. No, chi prendeva in giro? Era sempre stata una preda, una creatura in fuga, che si nascondeva perfino da se stessa. Imparare a convivere con le trasformazioni durante le notti di luna piena era stato relativamente facile, ma non si era mai accettata completamente. Provava un odio profondo verso la comunità dei lupi mannari, un odio che aveva bisogno di essere sfogato, in qualche modo, e lei sapeva esattamente come fare.

Era tutta colpa sua, quel dannato Logan McMurdo l’aveva convinta a registrarsi, le aveva detto che sarebbe stata una cosa buona, che loro sarebbero stati i pionieri di un’era nuova, un’epoca in cui i lupi mannari sarebbero stati considerati come tutti gli altri maghi, senza essere discriminati. Certo, sarebbe stato il primo passo di una strada lunga e in salita, ma qualcuno doveva pur compierlo, no? Perché non loro? Perché non in quel momento? Le aveva assicurato che non avrebbe avuto nulla da perdere e tutto da guadagnare e … niente, Innes, pur di levarselo di torno, aveva acconsentito, sperando che la faccenda si potesse chiudere con la firma del documento in cui confessava di essere un mostro.

Era tutto finito lì? Per qualche tempo lo aveva creduto, si era illusa di poter continuare la sua vita come sempre, senza interruzioni, senza essere disturbata … poi erano arrivati quell’articolo di giornale e l’intrusione in casa sua, che l’avevano costretta a fuggire. A fuggire? Lei era innocente! Era sì un lupo mannaro, ma innocente! Perché avrebbe dovuto pagare per i crimini di un altro?

Si sentiva confusa, in preda ad emozioni contrastanti, tra il terrore e la rabbia cieca, e tra le due fu la seconda a prevalere. Se c’era un colpevole da biasimare per la sua situazione, era proprio Logan. Da pari a pari, avrebbe potuto sfogarsi, avrebbe potuto dare un volto a colui che aveva sconvolto il suo piccolo mondo.

Mentre Innes camminava frettolosamente per raggiungere la casa del lupo mannaro, pestando i piedi per placare l’ira, Sango, ben coperta dal mantello, si mosse dolcemente sul suo braccio, come per consolarla con una piccola coccola. Lei percepiva perfettamente la tensione e la preoccupazione della sua amica e si preoccupava per lei. Innes se ne accorse e rallentò l’andatura.

Ti ringrazio, amica mia” disse sottovoce “Non saprei come fare se non ci fossi tu.

Di nulla.” rispose lei “Vedrai, andrà tutto bene. Ho avuto una buona impressione della tizia con i capelli  bianchi.

Innes si fermò di colpo.

Dici?” chiese, titubante

Io mi fiderei di lei. Secondo me è una delle poche persone di cui potresti fidarti.

Innes sorrise, annuendo, ma le sfuggì anche un sospiro. Forse era troppo tardi, ormai era fuggita - perché, poi, se era andata lì per aiutarla? - e anche lei era lontana da casa. C’era una minima possibilità di poterla incontrare di nuovo? In quel momento una folata di vento la scosse e fu solo per quello che non capì se il brivido che provò fu a causa del gelo o di quel pensiero negativo.

Al momento non saprei dove trovarla. D’altra parte se n’è andata ancor prima di presentarsi. Perché, poi? Che senso ha sfondare la porta di una sconosciuta e poi fuggire così?

Almeno ti ha avvisata del pericolo.” rispose placidamente Sango.

Nel frattempo erano arrivate di fronte a casa di Logan McMurdo. L’uomo viveva in una piccola palazzina, nascosta insieme a molte altre in un vicolo della periferia del piccolo paesino di Little Hiddenfot.

Ricordava il giorno in cui era andata a trovarlo, il giorno in cui tutto era cominciato. Serrò i denti con rabbia, tutto il suo corpo si era irrigidito per la tensione, le braccia erano due pezzi di legno ai suoi fianchi e fu solo per miracolo che riuscì ad alzare il pugno per bussare alla rozza porta del misero appartamento di McMurdo, uno tra i tanti in un edificio fatiscente, che sembrava reggersi in piedi più per magia che per solidità strutturale.

“LOGAN! LOGAN!” gridò Innes, fregandosene dei vicini “LO SO CHE SEI Lì, STUPIDO PAZZO! APRI!!”

Prese fiato, cercando di placare l’ira, e restò in ascolto, ma le rispose solo il silenzio, un silenzio innaturale e sospetto. Spaventata e ancor più arrabbiata, diede una spallata alla porta e, con stupore, scoprì che era aperta.

“Non è normale” pensò, mentre con cautela oltrepassava  la soglia. Sango, stretta al suo braccio, quasi glielo stritolò, spaventata da quell’atmosfera di abbandono che le accolse.

La casa era buia così Innes usò la sua bacchetta per farsi luce e ciò che vide la spaventò più del silenzio che avvolgeva l’abitazione.

Logan McMurdo non era certo l’uomo più ordinato del mondo, né il più ricco, ma il suo appartamento, almeno per come se la ricordava, era pulito e ordinato. Non possedeva mobili o altri oggetti di lusso, ma ogni cosa era linda e disposta con cura quasi maniacale. In una sola stanza era riuscito a far convivere la cucina e un dignitoso salottino, riscaldato da un piccolo caminetto. Camera da letto e bagno erano le sole altre due stanze presenti. Di quella casa, ciò che le era rimasto era l’ordine, la pulizia.

Ciò che aveva di fronte, invece, era il caos più assoluto. Le poltrone erano rovesciate, i cuscini barbaramente squarciati. Le ante dei mobili, divelte dai loro cardini, mostravano sfacciatamente ciò che avrebbero dovuto celare. Ovunque erano sparsi fogli stropicciati, su cui si poteva vedere la curata calligrafia di Logan.

Innes si chinò su uno di quei foglietti spiegazzati e, tremando, riconobbe il suo nome. Non una volta. Non due volte. Quello che aveva di fronte era ciò che rimaneva di uno schedario che, almeno da quello che poteva intuire, era il risultato di un maniaco perfezionista. Il suo nome era ripetuto in diverse carte, in un foglio trovò persino il suo indirizzo e ovunque erano sparse anche fotografie che la ritraevano. Molte erano stropicciate, alcune addirittura strappate.

Un brivido di orrore le corse lungo la schiena.

Quindi era davvero uno psicopatico” commentò Sango, con tranquillità.

Innes si limitò ad annuire, troppo stupefatta per poter dire altro.

Quindi sono venuti prima da lui … perché?” chiese.

Se non ricordo male” rispose Sango “Mi pare che ti avesse confessato di essere diventato Lupo Mannaro da pochi anni. Di solito chi viene trasformato in età adulta ha più difficoltà a mantenere il controllo.

Sì, hai ragione” convenne Innes “Probabilmente si sarà messo nei guai e gli Auror avranno deciso di tenerlo d’occhio così ora, durante le indagini, per prima cosa sono venuti qui e tutti i suoi appunti su di me li hanno portati a casa nostra!” concluse, stringendo i pugni e trattenendo a stento la voglia di prendere a calci la poltrona, che già era stata maltrattata da chi, prima di lei, aveva visitato la casa.

Improvvisamente, sentì la terra tremare sotto i piedi e crollò in ginocchio, stremata. La stanza, che prima era silenziosa e quasi morta, sembrò animarsi e lei si sentì osservata da mille occhi che la scrutavano dall’oscurità.

Com’era accaduto? Perché era successo proprio a lei? Lei, che durante tutta la sua vita aveva sempre cercato di restare in disparte, nascosta, silenziosa. Lei, che non aveva mai creato problemi a nessuno! Ora, all’improvviso, si ritrovava nel mirino di uno psicopatico, degli Auror che volevano interrogarla per omicidio e di una donna misteriosa che, a quanto pareva, voleva aiutarla.

Troppe informazioni in una volta l’avevano stordita. In pochissimo tempo la sua vita era stata devastata e non sarebbe più tornata come prima. Ora anche il Signor Flume avrebbe scoperto la sua vera natura e l’avrebbe cacciata? Si sarebbe ritrovata per strada, privata delle comodità del suo piccolo mondo, in cui si era sempre sentita al sicuro. Dal tepore della sua “tana” al gelo di un mondo che non era ancora pronto ad accettare le persone come lei. Aveva paura, per la sua vita, per come avrebbe continuato a sopravvivere se fosse uscita incolume da quella strana avventura. Maledì ancora una volta i suoi simili, imprecò contro suo padre, quell’uomo che aveva devastato prima la vita di una donna innocente, condannandola a partorire una bimba destinata ad essere infelice.

Con Sango al suo fianco, raccolse un cuscino e lo posò nella nicchia creata dalla poltrona rovesciata, per sentirsi più al sicuro, più protetta. Allungò il braccio e, afferrata una coperta di lana che probabilmente Logan utilizzava per scaldarsi nelle lunghe sere invernali, si raggomitolò e, finalmente, si lasciò andare in un lungo pianto liberatorio che, dopo pochi minuti, la cullo verso un sonno profondo.

 

Non avrebbe saputo dire quanto aveva dormito, ma si svegliò di soprassalto, disturbata da alcuni rumori sommessi. Non aveva mai avuto il sonno pesante, così i pochi rumori della stanza bastarono per destarla e renderla completamente vigile.

Prima di addormentarsi aveva notato quanto il silenzio fosse opprimente, allora cos’erano quei rumori? Inquilini di altri appartamenti? No, non li aveva sentiti prima, non c’era motivo per cui dovesse sentirli in quel momento. Chi era? Erano tornati gli Auror? Dov’erano? Tutto sommato la casa non era enorme, avrebbero dovuto individuarla subito, benché nascosta dalla poltrona e avvolta dalla coperta. Cautamente uscì allo scoperto, imitata da Sango, la quale sembrava più a suo agio, come se avesse già individuato la fonte del rumore e si fosse tranquillizzata.

Innes impiegò qualche istante per vederlo a sua volta, infine si accorse della presenza di un piccolo fennec, che sembrava essere lì per un motivo ben preciso. Si alzò, senza però lasciare la coperta, che l’avvolgeva come un mantello, una forma di protezione contro … contro cosa? Contro chi?

“Hey, piccolino …” disse, sforzandosi di parlare normalmente, dopo tanto tempo in cui aveva parlato solo serpentese “Cosa ci fai qui?”

Un brivido le scese lungo la schiena quando si rese conto che il fennec la stava fissando, con uno sguardo che di animale aveva ben poco.

 
   
 
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