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Autore: Pervinca13    04/02/2020    0 recensioni
C'è Riccardo, specializzando di cardiochirurgia a Roma e c'è Claudia, studentessa di infermieristica 1 anno. Due storie avvolte nel mistero che andranno portate alla luce. Buona lettura!
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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“Ma come ho fatto!”. Ecco l’unica cosa che continuavo a ripetermi da circa 15 minuti. “ Sono qui da soli 4 giorni e sono già riuscita a combinare un tale casino!”. Ero scesa dalla metro da circa un minuto quando ho provato a chiamare Marco; ma mi sono resa conto che il telefono era totalmente scarico senza possibilità di ripresa. “ Stupida, Stupida, Stupida!”. Di sicuro non l’avrò attaccato bene al caricabatterie e con tutta la fretta e il ritardo con cui sono uscita sicuramente non mi sono accorta che la batteria era al 20%. Così eccomi, sola in una città che conosco appena, senza possibilità di chiamare nessuno. “ Ok, calmati Claudia, prima di tutto non andare nel panico!”. Facile a dirsi; penso di essere la persona più disfattista sulla faccia della terra, poi se vado nel pallone è la  fine; non sono neanche in grado di dire come mi chiamo. Mi guardo intorno, non c’è nessuno; guardo velocemente l’orologio, le 23 e 40, ci credo che non c’è nessuno, è giovedì sera ed è quasi mezzanotte.  Stamattina quando sono uscita dal tirocinio ho incontrato Marco, uno studente di medicina al terzo anno, che con un sorriso a 32 denti mi ha invitato a festeggiare il compleanno di una sua amica a mezzanotte in un pub vicino Piazza Bologna, non avevo nessuna voglia di accettare l’invito, sono qui solo da 4 giorni; ma Marco è l’unico studente con cui ho stretto una specie di legame e non posso fare la reclusa per un altro anno. Il primo giorno di tirocinio è stato devastante, nonostante abbia già superato il primo anno di infermieristica tutti mi trattano ancora come se fossi una matricola, lui mi ha aiutato da subito, e poi è molto gentile. Così avevo deciso di venire ma ora senza telefono non ho né l’indirizzo, né posso parlare con Marco. “ Che cavolo di casino!”. Sono decisa a trovare un modo per andare così mi ricordo che Marco il primo giorno ha segnato il suo numero su una garza e me l’ha dato, se non sbaglio avevo proprio questa borsa. Mi appoggio su un muretto e comincio a frugare nella mia borsa da Mary Poppins; sono assolutamente un disastro, tiro fuori carte di caramelle, scontrini, trucchi, cerotti, disinfettanti, forcine e Dio solo sa cos’altro quando ad un certo punto trovo anche la famosa garza. Non ci posso credere, alla fine anche il mio disordine è servito a qualcosa. Mi continuo a ripeter “ ok ed ora?”, non credo esistano più i telefoni a gettoni, quindi mi decido a cercare qualcuno e a chiedergli un cellulare. Non vedo nessuno intorno a me, ma sento della musica, sicuramente sarà un pub qui vicino; è una zona piena di locali per studenti aperti fino a tardi per tutta la settimana, non posso essere così sfigata da non trovare nessuno. Appena svoltato l’angolo mi trovo davanti al Pink Puff, un locale con un insegna rosa a led intermittente che fa sinceramente venire mal di testa se la si fissa per più di 10 secondi, da cui fuoriesce una musica tecno assordante e un vago odore di alcool; il locale sembra comunque un posto abbastanza chic, entrando si notano ragazzi in camicia che ballano in modo impeccabile e ragazze con vestiti aderenti e neri su tacchi vertiginosi, il colore dominante è il rosa fenicottero, molte ragazze indossano dei pitoni rosa e li fanno ondeggiare a ritmo di musica, altri sorseggiano dei drink dai colori assolutamente non naturali. Mi dirigo spedita verso il bancone per chiedere se c’è la possibilità di farmi prestare un telefono. “ Salve,mi scusi, può prestarmi un telefono?”, il barista ha difficoltà a capirmi con tutto questo chiasso e devo ripetere più volte la domanda prima che mi capisca. Tengo la garza col numero di Marco stretta nella mano, spero mi aspetteranno. “Mi dispiace, chery” .Mi ha davvero chiamato così?. “ Purtroppo il telefono è solo per chiamate aziendali.” Provo a spiegargli la situazione e il fatto che sono disperata ma a giudicare dalla vergognosa quantità di gel nei suoi capelli e dal suo sguardo vitreo verso i ragazzi che continuano ad ordinare i drink fosforescenti, intendo che a lui non frega davvero nulla di quello che mi possa succedere. Penso di uscire ed entrare in un altro pub ma è già 00.10 e non posso farli aspettare troppo. Guardo i gruppi nella sala, sono tutti eleganti e bellissimi, questo non l’avevo notato entrando, come al solito indosso un vestito a fiori lungo fino alla caviglia con un paio di stivali marroni, uno stile totalmente diverso dal loro; non mi sento a mio agio ma devo trovare qualcuno a cui chiedere un cellulare, non è una cosa complicata, né una richiesta così assurda. A questo punto un gruppo vale l’altro. Mi avvicino a dei divanetti in cui sono seduti 7 ragazzi, tre ragazze e 4 ragazzi, due coppie si stanno baciando in un modo che mi fa avvampare di vergogna, ma loro sembrano tranquilli, anzi credo che si stiano davvero divertendo.. Mi intrometto piano nel gruppo. “ Scusate se vi disturbo, dovevo incontrarmi con alcuni amici ma il mio cellulare è scarico, potete prestarmene uno così chiamo un mio amico e mi faccio venire a prendere?”. Nessuno sembra notarmi, così provo a ticchettare sulla spalla di un ragazzo e ripetere la domanda. Si gira, è un ragazzo dai lineamenti duri, sta fumando una sigaretta che assapora fino all’ultimo tiro prima di guardarmi e dirmi con aria menefreghista di prendere un telefono qualunque dal tavolino. Prendo un telefono nero abbastanza grande con una cover con su scritto “ We don’t give a fuck!”, molto rassicurante. Comincio a sperare che il proprietario non si arrabbi. Il ragazzo che mi ha detto di prendere un cellulare si gira verso uno dei due ragazzi attaccati in modo convulsivo che si scambiano effusioni e dice:” Riki, sta fija dei fiori deve telefonà a n’amico. Ha preso r’telefono tuo, che fai l’accompagni fori a telefonà?” Il tutto urlato e sentito da mezzo locale; il barista ride; stronzo. Mi vorrei sotterrare, se il messaggio sulla cover non era esaustivo lo sguardo che mi lancia il proprietario del telefono sicuramente lo è; infatti uno dei due ragazzi si stacca dalla ragazza, mi colpisce che lei sia davvero bellissima; ma lui è più bello, lineamenti eleganti e sottili, braccia muscolose ma nel complesso un fisico asciutto. Mi guarda per un attimo e vede che ho il suo telefono in mano, fa una faccia terribile, è tremendamente scocciato e si vede; beh mi dispiace caro ma neanche io faccio i salti di gioia per questa situazione. Dice semplicemente “Va bene.” E mentre lo dice si alza, è altissimo, almeno un metro e ottanta e la sua voce è calda. Mi invita a seguirlo fuori dal locale. Sono molto intimorita. Quando la musica si abbassa provo a parlare e chiedergli scusa per aver interrotto la sua pomiciata; ho la gola secca. “ Scusami per il disturbo, ma sono davvero disperata.”Lui liquida la faccenda con un gesto “ Non fa nulla, tranquilla”. Ora si è girato, ha sbloccato il cellulare e me lo passa, ha gli occhi di un azzurro inquietante, quasi bianchi e i capelli castani, un colore tendente al miele. Prendo al volo il telefono, copio il numero con le mani tremanti e faccio partire subito la chiamata mentre il tizio continua a fissarmi; il telefono fa due squilli  e poi Marco risponde:” Pronto?”” Marco, ciao sono Claudia, scusami se non ti ho chiamato ma il telefono era scarico e ora sto chiamando dal cellulare di un ragazzo!”. “ Claudia! Meno male mi hai fatto prendere un colpo! Dove sei? Ti vengo a prendere!” “ Sono in un locale a piazza Bologna, si chiama Pink Puff, sai dov’è?” “ Si, lo so ma mi ci vorranno una decina di minuti per arrivare, aspettami li e non muoverti!” “ok, a dopo e grazie” Grazie davvero Marco, ma come fa ad essere così gentile?. Riattacco e riconsegno il telefono al proprietario. “Grazie mille, davvero”. “Tranquilla, fra quanto arriva il tuo amico?” “ Fra una decina di minuti, credo”. Mi guarda storto, è ancora infastidito “ Aspetto qui con te.” Cosa? No, assolutamente no. “ No, grazie, tranquillo non serve.” Mi guarda storto ancora “ Si che serve, non sai com’è questo posto, soprattutto dopo un certo orario, non sai che gente gira e non è il caso che una ragazza stia qui fuori da sola. E direi che a giudicare da come vai vestita non sai nulla di nulla.” Non capisco se vuole essere gentile o insultarmi ma nel dubbio resto in silenzio guardando il mio povero vestito a fiori, mi piace tanto perché mi dimagrisce un pochino. Dopo alcuni minuti di silenzio mi giro a guardarlo, indossa una camicia bianca e dei jeans neri strappati, le scarpe sono eleganti, nero lucido; le maniche della camicia sono arrotolate e si nota un tatuaggio che gli prende tutto il braccio destro ma non riesco a capire cos’è. Altri due minuti in silenzio, speriamo Marco non tardi. “ Comunque piacere io sono Claudia!”. Gli porgo la mano, speriamo serva a rompere il ghiaccio. Allunga il braccio con il tatuaggio e mi stringe la mano a sua volta. “ Piacere, Riccardo!”. Osservo incantata il tatuaggio, sono state ricalcate le sue vene e le sue arterie in modo davvero realistico, osservo il loro decorso: iniziano nell’avambraccio e finiscono sulla mano, quando mi lascia osservo che si uniscono per creare un fiore rosso e blu nella sua mano. È bellissimo. Segretamente ripenso al mio tatuaggio invisibile e alla sua storia. Ha notato che lo sto guardando e con uno sguardo indecifrabile mi chiede:“ Bello eh?”, gli rispondo riprendendomi dai miei pensieri “ Anatomicamente corretto.” Rimane spiazzato, ma torniamo in silenzio. Sono passati già 8 minuti da quando ho chiamato Marco, speriamo arrivi presto. Ho paura che il mio guardare compulsivamente l’orologio lo faccia innervosire ma ho molto di più il sospetto che sia infastidito dalla situazione generale. Mentre rifletto su questo esce la ragazza con cui stava limonando Riccardo e gli si appiccica addosso; è davvero bellissima, capelli rossi e ricci, occhi verdi, fisico da paura e anche lei dei tacchi vertiginosi. “Riki torna dentro, ci stavamo divertendo.” Ha lo sguardo speranzoso, ma Riccardo liquida la richiesta con un “ Flor, entro appena questa ragazza avrà un accompagnatore.” Lei mi guarda un pochino schifata, sicuramente si sta chiedendo perché lui voglia restare fuori con una come me anziché tornare dentro con una come lei; e sinceramente me lo chiedo anche io. Deve essere matto; non si risponde così a una bella come lei. E invece lei incassa il colpo e con gli occhi a cuore gli dice “ Va bene Riki, a dopo.” Come fa a mettere in soggezione così le ragazze. Ci teniamo a distanza, è chiaro che siamo poco fiduciosi, poi da lontano vedo la maglietta rossa di Marco, la maglietta con la scritta “ don’t be afraid, I’m a future doctor!” per la quale avevo riso il primo giorno che ci siamo incontrati. Mi scordo sempre di quanto è alto, lui ha gli occhi verdi e caldi, i capelli lisci e biondi; sono così felice di vederlo, praticamente mi butto al suo collo. Lui è sorpreso ma non rifiuta l’abbraccio. Probabilmente capisce quanto sono spaventata; mi giro e vedo che ci sono altri 2 ragazzi con lui, mi pare di averli visti studiare in biblioteca, credo facciano medicina ma non ne sono sicura. Comunque mi rendo conto di non essermi comportata in modo carino scappando via così da Riccardo, in fondo è stato gentile con me, scocciato ma gentile. Mi volto e lui è ancora lì; mi avvicino con Marco. “ Riccardo questo è il mio amico Marco, Marco questo è il ragazzo che mi ha prestato il telefono per chiamare, Riccardo.” Sono tesa ma i due si stringono la mano e ;Marco ha uno sguardo strano, sembra voler dire qualcosa e infatti “ Scusami ma ci siamo già visti da qualche parte?”Riccardo con uno sguardo sprezzante dice “ Se quella maglietta non è solo segno del tuo cattivo gusto ma anche della facoltà che stai tentando di finire allora probabilmente si, sono uno specializzando di cardiochirurgia al 4 anno e aiuto il prof. Bersi con l’esame di Cardiologia in veste di assistente!”Rimango a bocca aperta! Con quel tatuaggio e quella aria da stronzo? Chi l’avrebbe mai detto! Un cardiochirurgo. Marco resta di stucco, mi dispiace davvero per lui, mi accorgo solo ora che l’ha insultato. Lui replica “ Mi scusi prof, non l’avevo riconosciuta!” Riccardo alza lo sguardo e fa per andarsene ma io voglio dare una piccola vittoria a Marco su questo stronzo. “ E dire che a me questa maglietta piace davvero un sacco!”. Gli occhi di Marco brillano, Riccardo è girato e se ne sta andando, non credo gli importi molto. Comunque sono contenta che sia arrivato Marco. Mi presenta i suoi amici Luigi e Carlo; sembrano simpatici, loro sono al 4 anno. Ci dirigiamo verso un locale, più che un locale è un pub; sembra davvero carino, lo stile è tranquillo ci sono almeno 20/30 ragazzi e ragazze, dopo quel locale mi sembra di ricominciare a respirare vedendo ragazze con le All-Star; saluto tutti, mi sento comunque impacciata ma solo perché non conosco quasi nessuno. Luigi e Carlo mi presentano le loro fidanzate, sono dolcissime e mi mattono subito a mio agio; poi guardo Marco che ha cominciato a prendere due birre e con aria soddisfatta mi dice:” Dopo quello stronzo credo che tu abbia bisogno di una sbronza!”. Non potrei essere più d’accordo. La birra è forte ma buonissima, mi serviva proprio ma devo stare attenta a non esagerare, mi ci vuole poco per andare giù con gli alcolici. Marco racconta subito l’accaduto ai suoi colleghi che restano scioccati. Alcune ragazze al 5 anno, credo si chiamino Maria e Vittoria raccontano che l’esame con lui è tostissimo; è italoamericano ed ha studiato in America, è venuto in Italia per fare il dottorato, è anche molto stronzo, soprattutto con i ragazzi. “ Inoltre si scopa tutte le ragazze carine dei vari corsi di laurea, ora sta con una certa Florance del 6 anno. Lei è francese e credo abbastanza ricca.” “ Ah si!” dico io “ l’ho vista con lui stasera, ma è legale questa cosa?” “ Finchè non puoi provarlo tutto è legale e nessuno ha voglia di pedinarli  soprattutto perché a uno come Riki Hannover non bisogna rompere le scatole”. Con questo si chiude la conversazione su Riccardo. La serata scorre piacevole, noto che Marco guarda con aria tenera Vittoria; forse le piace, voglio chiederglielo domani. Verso le 2 Marco si offre di riaccompagnarmi a casa. Saliamo sulla sua auto insieme a Vittoria, Carlo e Luigi che non sono solo i suoi amici di corso ma anche i suoi coinquilini; gli dico che sono al Bed&Brekfast “Numa Pompilio”. “ Non hai ancora preso casa Claudia? Se vuoi ti diamo una mano?” “No, tranquilli ho trovato una soluzione conveniente e mi trasferirò da lunedì, fino ad allora sono qui ma per il weekend tornerò a casa dai miei.“ Di Dove sei?” “ Un paesino qui vicino, un giorno vi ci porto!” “accordato!”. Mi lasciano davanti alla soglia del Numa Pompilio, è davvero un edificio fatiscente, cerca di ricreare l’ambiente dell’antica Roma ma fallisce miseramente. Salgo fino alla mia camera e mi metto il mio pigiamone di flanella, è febbraio dopotutto. Sono Stremata così mi metto a dormire immediatamente. Domani dovrò andare a vedere il posto per la nuova casa, ho trovato una soluzione conveniente a Re di Roma come “ragazza alla pari” per due studentesse universitarie abbienti; per loro dovrò solo cucinare e tenere in ordine la casa e fare il bucato, poi verrà una signora delle pulizie a fare il grosso, sarei una specie di governante insomma; avrò una stanza e un bagno privato e il resto della casa in comune con le altre ragazze e non dovrò pagare nulla di affitto! Nell’offerta di lavoro erano richieste abilità culinarie e discrezione, credo di possedere entrambe le qualità; spero solo che il colloquio domani vada bene. Mentre rifletto su queste cose cado addormentata.
   
 
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