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Autore: Woland in Moskau    04/08/2009    3 recensioni
Una volta morti è impossibile tornare in vita. Una lapide fredda è tutto ciò di materiale che rimane a testimonianza della nostra esistenza. Ma nel momento in cui una nuova vita sbocciasse proprio da quell'idillio di morte? La lapide sarebbe ancora la nostra ultima, estrema referenza sulla Terra?
SOSPESA
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno: New York, New York.
 
 
 
 

"Se non rinasceremo, se non torneremo a guardare la vita
con l'innocenza e l'entusiasmo dell'infanzia,
non ci sarà più significato nel vivere."
(P. Coehlo - Sulla sponda del fiume Piedra)
 
 
 

La pioggia picchiettava inesorabile sui finestrini dell'auto, impedendo alla bambina di curiosare fuori dall'abitacolo.
Il vetro prese ad appannarsi e per ammazzare il tempo la piccola prese a disegnarci sopra. Un fiore, un prato, una piccola casetta.
Posto alquanto diverso da quello in cui si stavano dirigendo ora.
-Mamma quanto manca? Ho fame.-
-Helena, ti ho detto che ci sarà ancora un'oretta di viaggio.-
La bambina spazientita iniziò a giocare con uno dei suoi codini biondi, canticchiando un motivetto che era ricorrente alla televisione, quando raramente l'accendeva. Nonostante avesse sette anni, Helena era abbastanza particolare e tutta persa nel suo mondo, a differenza dei suoi coetanei.
Non le piaceva stare con gli altri bambini, preferiva passare i pomeriggi nei giardini della grande villa dei nonni a disegnare, raccogliere fiori e cantare; mentre sua madre si occupava del lavoro come al solito. La vedeva sempre con lo sguardo stanco e affaticato scrivere e riscrivere lunghi documenti senza fine, fare telefonate che duravano anche due ore e la sera sentiva i suoi passi stanchi raggiungere la sua camera molto tardi.
Inutile dire che sua madre fosse veramente oppressa dal lavoro, era laureata in psicologia criminale e si occupava di casi particolarmente ostici per la polizia che venivano affidati alla CIA o all' FBI, con i quali collaborava spesso.
Perciò la piccola Helena, spesso e volentieri, si ritrovava ad immaginarsi in futuro come la sua mamma, a indagare e scoprire sempre cose nuove.
Inutile far presente che una delle sue maggiori caratteristiche era la curiosità, che la portava spesso anche in situazioni abbastanza spiacevoli, che la mamma particolarmente apprensiva non tollerava.
Helena sapeva che per sua madre doveva essere stato difficile crescerla senza un padre, una figura che l'aiutasse e l'amasse al suo fianco; quindi cercava sempre di essere gentile nei suoi confronti e di non recarle particolari preoccupazioni.
Per un periodo di tempo di circa sei mesi avevano vissuto dai nonni, ma ora si stavano trasferendo per lavoro in una grande metropoli: New York.
 
 
Sam stancamente guardò la figlia, che sembrava incuriosita da tutto ciò che stava succedendo. Sorrise debolmente, portandosi una ciocca scura dietro l'orecchio destro. A breve sarebbero giunte a destinazione, non vedeva l'ora di potersi sdraiare nel suo nuovo appartamento e concedersi una dormita ristoratrice; prima che il lavoro tornasse a pressarla.
Da tempo ormai, aveva deciso che questo caso era abbastanza particolare per la sua attenzione e specialmente i soldi che ne avrebbe ricavato erano sicuramente utili per vivere bene. Ma soprattutto lo faceva per Helena; già alla piccola era sempre mancata una figura paterna, almeno voleva concederle una bella vita, senza farle mancare niente. Aveva sì paura di viziarla, ma avrebbe corso il rischio, l'amava troppo. Era la famiglia che non aveva mai avuto. Sperava non fosse solo lei la sua famiglia, ma le lugubri circostanze in cui era morto il padre della bambina non avevano potuto permettere ciò.
Le aveva comunque lasciato un bel regalo e gliene sarebbe stata grata in eterno.
 
 
Finalmente dopo troppe ore di viaggio dall'areoporto, raggiunsero il quartiere in cui la donna aveva trovato affitto. Scesero dal taxi e Sam prese le poche cose che si erano portate dietro, mentre la figlia teneva in mano una bambola da cui non si staccava mai, continuando a mordersi il pollice curiosa.
Un grande edificio, costruito approssivativamente negli anni ottanta, si trovava di fronte a loro. sembrava molto accogliente: pulito, l'intonaco beige e non dava direttamente sulla strada, era all'interno di una via secondaria alla grande arteria che portava nelle strade principali della città.
-Su Helena, sei contenta che finalmente siamo arrivate?-
Sam la incitò delicatamente, vedendo che la biondina si era fermata a guardare l'intenso traffico che a quell'ora popolava le vie in cui avrebbero abitato di lì in poi.
La bambina soprapensiero sorrise dolcemente.
-Certo mamma.-
 
 
Salirono due rampe di scale e Sam trovò il numero dell'appartamento che poco prima, all'agenzia immobiliare, aveva affittato.
Era abbastanza emozionata, ma anche parecchio stanca. Quando aprì la porta un buon odore di pulito le invase le narici e fece aumentare la sua euforia.
La casa non era particolarmente grande, ma molto accogliente: c'era un ingresso che introduceva alla zona giorno, dove c'era la cucina e un salotto abbastanza grande. Una porta scorrevole divideva la zona notte, dove si trovavano due camere da letto, una singola, una matrimoniale e infine un bagno.
L'abitazione era già arredata con i mobili essenziali, un po' vecchiotti, ma abbastanza carini e resistenti.
Meglio così, pensò Sam. Non le piacevano gli spazi troppo ingombri di robaccia inutile, le difficoltavano la concentrazione.
Portò le valigie contenenti i vestiti nella camera in cui avrebbe dormito lei, constatando che era fin troppo grande per una sola persona.
Le venne la malinconia a pensare con chi avrebbe potuto condividerla, anzichè dormirci sola ogni notte. Sospirò e andò a controllare dove fosse la figlia.
Helena era seduta in salone e aveva tirato fuori da uno degli scatoloni del trasloco alcuni fogli da disegno e dei pastelli a cera e, canticchiando con la sua dolce voce, disegnava sul pavimento lindo della stanza.
Sam sorrise e tranquilla tornò a dedicarsi a una leggera sistemazione iniziale della casa.
Mise i vestiti suoi e della figlia nei rispettivi armadi e le cose da bagno nel rispettivo posto, dopo aver disinfettato appena i sanitari, giusto per precauzione.
Sfinita, dopo un'oretta scarsa, si buttò sul letto che aveva appena fatto e ricordandosi della figlia, si alzò malamente e la raggiunse in sala.
-Helly, che dici, è ora di andare a nanna?-
-Ma non ho sonno...-
Disse la bambina tradendosi con un gran sbadiglio sull'ultima affermazione.
-Ah, sì? Forza andiamo, che domani dobbiamo fare un sacco di cose.-
La piccola sorrise e sbuffò appena, sistemando velocemente i fogli sul tavolo lì vicino.
-Tesoro, te ne è caduto uno.-
La piccola si girò nuovamente e si accorse che uno dei suoi disegni era scivolato a terra, avvicinandosi si rese conto però che quello non era uno dei suoi disegni, bensì una foto. Ritraeva un ragazzino sui dodici anni, con un caschetto biondo come il suo e dei vispi occhi azzurri.
-Mamma, chi è lui?-
Sam si girò a guardare la figlia curiosa e prese in mano la foto che le porgeva.
Sussultò e la sua espressione si fece melanconica e triste.
Mello.

 

 

 

Angolo autrice

Bene, dopo molto tempo mi rimetto in sesta con un progetto che non avrei mai pensato arrivasse fino a questo punto. Cioè la pubblicazione. Faccio qualche piccola premessa: i personaggi che tratterò in seguito non mi appartengono tutti e nemmeno le citazioni di cui specifico l'autore che potete trovare a inizio capitolo.

Due parole sul mio stile di scrittura: non mi piace la narrazione in prima persona, ma preferisco quella in terza persona, che trovo più impersonale e che soprattutto mi consente di prendere in considerazione il punto di vista di più personaggi durante la storia. I tempi della narrazione dal prossimo capitolo saranno diversi, diciamo che nello stesso capitolo ci saranno fatti presenti e fatti passati. E' proprio su questo che si basa la mia fan fiction: la piccola Helena si fa raccontare dalla madre tante cose che non sa sul suo passato e su suo padre. Non sarà facile ma spero ci sarete voi a supportarmi e ad aiutarmi. Accetto ogni tipo di recensione, anche critiche, basta che non siano solo a scopo di offendere, bensì volte ad aiutarmi a migliorare! ; )

Detto questo non vi annoio ulteriormente e passo a dirvi che il prossimo capitolo sarà pubblicato a breve, ovviamente se la storia piacerà!

Un grosso abbraccio a tutti coloro che avranno intenzione di seguirmi in questa avventura, sì dai chiamiamola così! Alla prossima.

Amy


  
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