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Autore: Valenicolefede    11/02/2020    6 recensioni
La vita dei nostri due amati sweeper non potrebbe andare così bene: oltre ad essere una coppia affiatata sul lavoro, lo sono anche nella sfera privata. Ma una notte Kaori, in preda alle lacrime chiede ospitalità a Mick e Kazue.
Cosa sarà successo tra lei e Ryo, da farla fuggire?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Erano ormai le 3:00 di notte, ed un rumore violento di colpi alla porta la ridestarono dal suo dolce dormire. Chi poteva mai essere a quell’ora si chiese ancora mezza addormentata. Con assoluta lentezza decise di alzarsi, ed una volta giunta in salotto si apprestò a controllare dallo spioncino il fastidioso disturbatore. Non rimase affatto sorpresa vedendo di chi vi fosse dall’altra parte della porta, era già la terza volta quella settimana che la importunava a notte fonda, come se il giorno per lui fosse scandito dalle ore notturne.
Sul momento pensò di non rispondere a quel bussare incessante, che si faceva sempre più violento ogni minuto che passava. Non voleva litigare nuovamente con lui, non era nelle condizioni per poterselo concedere quindi sperava in cuor suo che prima o poi decidesse di smettere di fare quel baccano al limite del sopportabile. All’improvviso i bussi cessarono e credette che qualcuno lassù l’avesse ascoltata. Tornò nuovamente a sbirciare per controllare quando delle urla la spaventarono, tanto da farla balzare all’indietro.
“Kaori, so benissimo che sei lì dietro! Lo sai che posso percepirti, apri questa maledetta porta!!”
E riprese a menare con ritrovato vigore.
Una volta ripresasi dallo sgomento decise di cantargliene quattro.
“Ryo Saeba sei completamente ubriaco, sarebbe il caso che ti levassi di torno e te ne tornassi a casa! Non aprirò mai questa porta, per cui sei pregato di andartene se non vuoi che chiami Saeko...di nuovo!”
Dall’altra parte una risata gutturale riuscì ad arrivare fino a lei, ed una serie di brividi le percorsero la schiena facendola inquietare.
“Come vedi mia cara alla fine sono di nuovo qua. Allora la vogliamo aprire questa benedetta porta o la devo buttare giù a calci?”
Non sapeva davvero cosa fare, aprire era fuori discussione, non era per niente lucido e dalla mole di aggressività che traspariva dal suo tono e dai suoi gesti era anche parecchio arrabbiato. Cercò di riflettere sul da farsi, quando fu nuovamente scossa dai colpi furenti che lo sweeper aveva ricominciato a dare.
“Ryo te lo ripeto, va via! Non otterrai nulla comportandoti così!”
“Mi sto stancando Kaori, adesso butto giù questa porta”. “Io non lo farei se fossi in te... e ti consiglierei di dare ascolto alla signora”.
Quando lo sweeper si girò trovò Mick sulle scale con un'espressione determinata e risoluta.
“Ecco che arriva il caro paladino della giustizia a salvare la sua dolce principessa” fece Ryo con cinico sarcasmo. “Molto spiritoso, veramente. Comunque te lo ripeto anche io, vai a casa e lasciala in pace una buona volta!” E gli si avvicinò di qualche altro scalino.
“Altrimenti cosa mi fai, biondino?”
“Lo vuoi proprio sapere? Nelle tue condizioni non avrei difficoltà a renderti innocuo, dipende solo da te”. Lo fissò cercando di intimidirlo.
Ryo, che nello stato in cui era non vedeva l’ora di sbollire la sua frustrazione, si avventò sul suo migliore amico cercando di sferrargli un pugno in pieno viso. L’americano con estrema leggiadria si spostò perfettamente in tempo, e questo fece sì che lo sweeper cadde rovinosamente giù per l’androne delle scale. La sua pellaccia dura gli permise di non farsi troppo male, ma rimase per un attimo frastornato ritrovandosi col suo lato b all’insù.
“Spero che questo ti sia di lezione più che le parole” rispose l’americano incrociando le braccia al petto. “Maledetto yankee.....sempre tra i piedi te ne stai. E va bene, me ne vado ma non finisce qui. Riuscirò a parlare con lei, che lo voglia o no!”
E dopo essersi ricomposto alla meglio uscì dal palazzo bianco per tornare al suo, esattamente di fronte.
Mick lo osservò tristemente andarsene sbattendo l’entrata dell’edificio, quando alle sue spalle una porta saggiamente chiusa a chiave venne aperta, e una Kaori alquanto agitata fece capolino.
“Se n’è andato?” Chiese con la voce quasi tremante. “Tranquilla Darling, si se n’è andato. Tu come ti senti? Vieni che ti preparo una tazza di tè caldo, ti rilasserà.”

Così dicendo entrò in quello che negli ultimi cinque mesi era diventato l’appartamento della sua migliore amica e, dopo averla fatta distendere sul divano, andò in cucina a prepararle qualcosa di caldo. Kaori osservando il soffitto non riusciva proprio a capacitarsi di come fossero arrivati a quel punto, o meglio, ne era perfettamente conscia ma mai avrebbe pensato che Ryo, l’unico uomo che avesse mai amato, fosse arrivato a spezzarle il cuore, e adesso non mollava l’idea di lasciarla in pace.
Mick, che nel frattempo si era avvicinato alla ragazza, vedeva chiaramente sul suo volto lo sgomento per l’ennesima bufera che il suo cuore aveva dovuto provare. “Kaori non stare a pensarci adesso, cerca di rilassarti. Troppe emozioni non ti fanno bene.” E l’aiutò a mettersi seduta. La rossa gli fece uno sguardo sorridente di ringraziamento e si mise a sorseggiare quella dolce bevanda, che già col suo calore le allentava la tensione del momento.
“Tranquillo Mick, io sto bene e anche la piccola è al sicuro”.
Mick osservò il pancione di quasi otto mesi che emergeva prepotentemente sotto il pigiama. Era una delizia per gli occhi, la gravidanza l’aveva resa ancora più bella e lui si sentiva responsabile per quelle due vite a cui teneva tanto.
Ripensando alla notte in cui si era presentata alla sua porta in preda alle lacrime, non aveva potuto far altro che accoglierla in casa sua e di Kazue. In un primo momento si era chiesto come mai si fosse rifugiata proprio da loro sapendo che, quando il duo litigava, era solita correre da Miki; ma quando Kazue rientrò tutto fu più chiaro. Era incinta, esattamente di due mesi, ma questo non lo sapeva ancora nessuno a parte loro, nemmeno il legittimo padre di quella creatura. Avevano provato a convincerla a dire la verità, ma era così sconvolta che la dottoressa preferì lasciar stare l’argomento ad un secondo momento, dandole ospitalità e cure mediche se necessarie. Da quella sera erano passati cinque mesi, e alla fine, quella temporanea ospitalità divenne per forza di cose la sua nuova dimora. Così decisero di farla stare al piano di sotto avendo un appartamento di loro proprietà momentaneamente sfitto, lì avrebbe potuto beneficiare della giusta privacy senza sentirsi un ospite in più.
Ovviamente la notizia che City Hunter non era più una coppia nel lavoro e nella vita privata era balzata di voce in voce tra i loro amici, ed in seguito anche tra i nemici, per questo Mick aveva fatto installare delle telecamere in tutte le stanze in modo che potesse intervenire in caso di bisogno. Il fatto che lei abitasse lì arrivò anche alle orecchie di Ryo, che in preda ad una crisi di nervi per non aver avuto più sue notizie e non averla rintracciata nemmeno in America da sua sorella, rimase alquanto indignato e deluso dal comportamento dei suoi amici in primis, poi in seguito da Kaori stessa.
Da quel momento varie volte aveva cercato di fare irruzione nell’appartamento della ragazza più o meno sobrio, ma veniva sempre prontamente allontanato da Mick, o addirittura dagli uomini di Saeko. Aveva inutilmente provato a vederla appostandosi per tutto il giorno al bar di Miki, ma con sua grande sorpresa aveva anche appreso che non si faceva mai vedere, ed era la verità; per proteggere il segreto l’ex mercenaria andava a farle visita a casa. Mick ancora non riusciva a comprendere il perché Kaori volesse mantenere Ryo all’oscuro di una cosa così importante. Cos’era successo quella notte che l’aveva fatta fuggire? Aveva provato più e più volte a farsi raccontare come stavano le cose, ma lei era stata categorica e si era sempre rifiutata di raccontare cosa fosse accaduto.

Una volta che si fu rilassata il biondo decise di tornare al suo appartamento, sperando che la sua amica riuscisse a ritrovare un po’ di quiete.
   
 
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