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Autore: _Cthylla_    12/02/2020    5 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(Il punto della situazione)
 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Dispersi nel vento”.
 
Quella, pensò Arcee, era stata la sua risposta quando Jack le aveva chiesto che fine avessero fatto il resto dei suoi compatrioti, colleghi, amici.
Triste pensare che ormai quella risposta valesse anche per il suo compagno di vita, del quale aveva appena fatto in tempo ad accettare la proposta prima di doverlo abbandonare all’interno di una base in procinto di essere distrutta.
 
“Non dovrei pensare a questo” si rimproverò Arcee “Non nella situazione in cui ci troviamo ora io, Jack e il resto dei nostri compagni, augurandoci che siano ancora vivi e non siano stati presi. Non dovrei pensare all’amore perduto, dovrei pensare al fatto che la squadra vada riunita e necessiti di un comandante, è a questo che dovrei pensare”.
 
Peccato che, nonostante i buoni propositi, nei momenti notturni in cui lei e Jack si fermavano a riposare in luoghi riparati non potesse fare a meno di provare una certa sofferenza nel ricordare il suo “matrimonio” ultra rapido con Optimus Prime. Non per l’unione in sé, per quei pochi istanti si era sentita davvero una femme felice, ma proprio perché era durato tutto così poco.
 
Poggiò la schiena contro un ammasso di rocce e si mise a guardare il cielo. Inizialmente cercò eventuali nemici in arrivo ma ben presto, non vedendone affatto, tornò a rimuginare.
 
Aveva l’impressione di essere una persona destinata a perdere irrimediabilmente tutto uno dopo l’altro. Aveva perso come tutti il suo pianeta natale, morto da tempo e senza possibilità di rivitalizzazione dopo che l’Omega Lock era stato distrutto; aveva perso, tanto in guerra quanto dopo, la stragrande maggioranza di quelli che conosceva; aveva perso due partner, Tailgate e Cliffjumper, sopravvivendo a entrambi; la base in cui aveva iniziato a sentirsi non a casa -nessun posto era come casa- ma molto a proprio agio, era stata distrutta dai Decepticon, e come se non fosse stato sufficiente ora erano tutti dispersi, sparpagliati, forse morti. Nel caso di Spectrus Specter, Arcee sperava proprio nell’ultima opzione.
Era stata colpa sua se i Decepticon li avevano trovati.
 
“Come abbia potuto credere anche solo per un secondo che quel grosso pezzo di stronzo potesse essere meglio di quel che sembrava, non lo so neanche io!” pensò con una smorfia, trattenendosi a stento dallo sputare per terra “Mi ero illusa che facesse l’arrogante solo perché credeva di poterselo permettere, mi ero illusa che avesse solo un carattere un po’difficile ma che in fondo non fosse una bestia completa. A ripensarci mi strapperei il processore e me lo metterei in bocca”.
 
«Arcee…»
 
Sentendosi chiamare, l’Autobot si voltò verso il suo “partner” umano. «Non dormi ancora?»
 
«Ci provo ma ogni volta che chiudo gli occhi finisco per pensare ai nostri compagni, a mia madre…»
 
«Sono certa che stiano tutti bene. June in particolare, l’agente Fowler la sta sicuramente proteggendo in questo momento» disse Arcee «Come il resto degli abitanti di Jasper. Non dubito che siano stati tutti evacuati in fretta».
 
«Fino a poco tempo fa Jasper era una cittadina noiosa… ora non è più neanche una cittadina, è uno di quei paesi fantasma in cui da bambino mi sarebbe piaciuto andare» sospirò, passando una mano tra i corti capelli neri «Ora non mi attirano più, ci credi?»
 
«Ci credo, sì. Jack, ora cerca di dormire» disse la femme, tornando a guardare il cielo «Domani continueremo a cercare gli altri. Sarà dura».
 
Il ragazzino annuì e, concludendo che fosse meglio darle retta, si voltò di lato e chiuse gli occhi.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
«Io mi chiedo solo una cosa, Starscream…»
 
«Ehm… sì, Lord Megatron?»
 
Assiso sul suo trono a Darkmount, Megatron sollevò un grosso sopracciglio metallico. «La nostra è una posizione di netto vantaggio. Abbiamo Darkmount, abbiamo un esercito intero, mentre gli Autobot sono dispersi e privi di una base… se non altro il maledetto ci è servito a qualcosa…» aggiunse, riferendosi a Spectrus e al fatto che l’esplosione da lui causata avesse permesso loro di trovare la base nemica.
 
«Ci è servito per poi essere mandato offline, finalmente, grazie all’Allspark!» esclamò il seeker. Era realmente sollevato per il fatto di non averlo più alle calcagna, di nemici ne aveva già abbastanza.
 
«Tutto vero» annuì Megatron «Quel che mi stavo chiedendo però era: considerato tutto questo, com’è possibile che tu non sia ancora riuscito a catturare quei pochi Autobot che sono in giro? Come possono essere tanto problematici per il mio secondo in comando?! E dovresti essere grato di avere ancora il tuo posto!»
 
«Lord Megatron, Lei ha perfettamente ragione riguardo il fatto che catturarli sia mia responsabilità in quanto secondo in comando e comandante delle nostre forze armate. Tuttavia…» sollevò l’indice della mano destra, con l’espressione di chi cercava di difendersi «Come potrei catturarli, se la persona che dovrebbe darmi modo di farlo non compie il suo dove-»
 
«Soundwave sta facendo tutto quel che è nelle sue possibilità dall’interno della Nemesis» lo interruppe con durezza il signore dei Decepticon «La qualità del suo lavoro non è diminuita nonostante una situazione che, ritengo, tu stesso hai contribuito a creare! Dunque ti consiglio di pensare per te stesso e mettere più impegno in quel che fai, invece di cercare inutilmente di sviare la mia attenzione dalla tua negligenza».
 
Per qualche attimo, l’unico suono udibile in quella parte di Darkmount fu solo il vento.
 
«Non è stata trovata».
 
Quella di Starscream non era una domanda, era piuttosto un’affermazione.
 
Megatron scosse il capo. «No. Non che la cosa ti debba interessare».
 
L’occhiata del leader dei Decepticon fu tale che il seeker fece un passo indietro. «Ne sono consapevole, Lord Megatron, Lei è stato molto chiaro a riguardo, chiarissimo! Ehm. Torno dal nostro gradito ospite, le assicuro che riuscirò ad avere le informazioni che servono!»
 
Detto questo se ne andò alla svelta, facendo ticchettare i tacchi sul pavimento metallico, e Megatron rimase solo.
 
L’ex gladiatore sbuffò, poggiando la schiena contro il suo trono di metallo. Pensò agli Autobot, pensò al messaggio che aveva dato agli esseri umani… sciocche creature. Pensavano davvero che fosse interessato a una coesistenza pacifica? Era evidente che dei Decepticon sapessero ben poco.
Infine, essendo stata menzionata poco prima, il suo pensiero andò alla situazione del suo più fidato amico.
 
“Non lo invidio”.
 
Tra i motivi per cui Lord Megatron non aveva da tempo una compagna c’era anche quello: era difficile portare avanti una relazione in tempi di guerra, specie essendone coinvolti quanto erano loro. Poteva immaginare che la sofferenza del suo tecnico per il fatto che la sua compagna di vita se ne fosse andata, per di più dopo una brutta discussione dalla quale Soundwave era venuto fuori con un graffio all’altezza del petto, fosse grave.
 
“Continua a far danni anche da morto” pensò Megatron, cupo, riferendosi a Spectrus.
 
L’uccisione di Spectrus da parte di Soundwave era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso nella psiche di Spectra, che era già molto provata di suo. Megatron non si meravigliava del fatto che fosse andata via. Riteneva che averlo ucciso fosse la miglior cosa ma, allo stesso tempo, non essendo uno stupido e conoscendo Spectra riusciva a capire la reazione che aveva avuto.
Lei aveva deciso di lasciarlo andare dopo averlo sconfitto, pur avendo capito che bestia fosse e quanti torti le avesse fatto -più che a chiunque altro- e Soundwave non aveva dato il minimo peso alla sua decisione, come se non valesse nulla, facendo di testa propria.
 
“Avrebbe dovuto consegnarlo a me. Soundwave non avrebbe potuto impedirmi di terminarlo, cosa che Spectra sa benissimo, e dunque non avrebbe neanche potuto biasimarlo per la fine che Spectrus avrebbe fatto, né avrebbe pensato che per Soundwave lei e le sue decisioni non contassero. Hai scelto il momento sbagliato per agire d’impulso, amico mio”.
 
Glielo aveva perfino detto quando erano inevitabilmente finiti a parlarne, ma Soundwave era rimasto fermo sulla propria posizione. “Era per il suo bene e lei lo deve capire”, aveva detto, “Non ci avrebbe mai lasciati stare”, aveva aggiunto, “Non credo di aver sbagliato qualcosa, e devo trovarla prima che qualcun altro se ne approfitti”, aveva concluso, perché sì: era piuttosto convinto che Dreadwing, oltre ad averla portata via su sua richiesta, volesse portargliela via in ogni senso.
 
“Conosco Dreadwing. Non sono certo che sia andato via solo per lei o di quali intenzioni avesse prima di incrociarla” pensò  Megatron, da che i filmati di sorveglianza lo avevano mostrato intento ad andare da tutt’altra parte, dopo aver sentito parlare Knockout e Starscream “Ma sono sicuro che non le farebbe nulla di male né lascerebbe che gliene accada. Per il resto, anche fosse, non mi riguarda! Soundwave è stato poco lungimirante e Soundwave, se mai, troverà il modo di risolvere. Era convinto di volerla come compagna di vita pur conoscendola poco più di un mese, lei merita tutto tranne che del male ed è per questo che ho incoraggiato l’unione, però la mia intromissione finisce qui”.
 
Concluso ciò, decise di tornare alle questioni pratiche e di contattare Knockout via comm-link.
 
«Knockout, recati a Cybertron con una squadra di vehicons» ordinò «Cerca le reliquie che sono rimaste lassù dopo la battaglia per l’Omega Lock. Optimus Prime…» ringhiò, una volta chiusa la comunicazione «Che tu sia maledetto. Spero che bruci all’Inferno per quel che hai fatto, distruggere la sola possibilità di ridare vita al nostro pianeta natale solo per salvare un po’di organici».
 
“Avrei potuto rimediare a parte di ciò che ho contribuito a fare con la nostra guerra, avrei potuto salvare la nostra casa. Terraformare questo pianeta, poi, non era uno sbaglio: è più legato alla nostra specie di quanto sia legato agli umani” aggiunse mentalmente.
 
«Ma cose come questa erano tipiche di te, vero?» proseguì «Dovevi cercare di farti passare per l’eroe dell’Universo pur non essendolo affatto, sbaglio? Come tuo solito».
 
Avrebbe voluto aver modo di dirglielo in faccia: l’aveva già fatto in passato, ma repetita iuvant… in teoria. In pratica, secondo Megatron sarebbe stato più facile parlare a un muro.
 
“Non che il problema si ponga più ormai. Le seccature più grandi sulla mia strada sono morte, tutto ciò che resta da fare è occuparsi delle briciole” concluse.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 «…“Nin chi li chisi ti dibbi intirissiri, Stirscrim”! Che se ne vada all’Unicron, dico io» borbottò il seeker, stringendo in mano un pungolo di energon, mentre camminava svelto verso la sua destinazione finale.
 
La dipartita di qualcuno che l’avrebbe voluto morto era positiva, tuttavia continuava a sentirsi tutt’altro che tranquillo. Sapeva di non essere mai piaciuto particolarmente a Soundwave  in quanto molto meno leale a Megatron di quanto fosse lui, e le cose erano peggiorate terribilmente con i fatti di qualche tempo prima: prima non si trattava di qualcosa di personale, ora sì.
Essere consapevole del fatto che il tecnico non avrebbe cercato di terminarlo, salvo ordine diretto da parte di Megatron stesso, lo consolava solo fino a un certo punto.
 
“Tutto per colpa di quella piccola e laida meretrice irriconoscente!” pensò Starscream, stringendo con più forza il pungolo.
 
Quando era venuto a conoscenza del fatto che lei fosse una Specter -per la precisione la protoforma che lui stesso aveva reso invalida nel tentare di ucciderla- si era sentito tutt’altro che bene. Ricordava di aver rigettato il poco di energon che aveva bevuto e ricordava di aver temuto che Spectra si unisse al “caro” fratello per dargli la caccia e non fosse indifesa come sembrava. Poi aveva scoperto che Spectrus aveva cercato di uccidere anche lei.
 
“Ed è meglio che non ci sia riuscito, perché voglio provvedere io”.
 
Lo sconvolgimento iniziale era passato da un pezzo e al momento Starscream riteneva Spectra una delle principali fonti dei suoi guai. Era iniziato tutto quando non era riuscito a uccidere lei e Spectrus -subendo poi una tremenda punizione da Megatron per essere riuscito a uccidere i loro genitori, quando invece non avrebbe dovuto toccare alcun membro di quella famiglia- ed era finita con Soundwave e il violento pestaggio che gli aveva riservato.
Spectra era per lui una fonte di disgrazie, questo era quanto, ed era ironico che tempo addietro avesse creduto che in lei ci fosse il suo destino e che gli portasse fortuna. Quelle due cose e il fatto che lei gli piacesse in vari aspetti lo avevano spinto a chiederle di diventare la sua compagna di vita, ed era stato allora che lei lo aveva rifiutato. Lei gli aveva sempre detto fin dall’inizio di essere innamorata di Soundwave, aveva sempre definito Soundwave “il suo principe”, però non aveva impiegato molto tempo per lasciarsi convincere a dividere la cuccetta con lui, Starscream. Era così inesperta che aveva ceduto presto alle sensazioni piacevoli che lui le aveva dato, l’aveva convinta che non fosse “sbagliato” come Spectra diceva all’inizio quando la baciava, lei poi  aveva anche desiderato qualcosa di più… ma non tanto da andare fino in fondo.
Miss “La connessione solo col mio compagno di vita ma intanto tu metti la testa tra le mie gambe e viceversa”, Miss “Mi sposo e il giorno dopo scappo con un altro”.
 
“Questo però fa ridere. Così Soundwave impara” pensò il Decepticon, sorridendo malevolo “Ed è conveniente per me: se fosse stata nella Nemesis con lui non avrei potuto portare a compimento le mie idee, Soundwave l’avrebbe tenuta sempre sott’occhio, ma lei non è nella Nemesis. Ucciderla e dare la colpa a qualcun altro è perfettamente fattibile! Ci  sono in giro gli Autobot, c’è in giro Airachnid che l’ha sempre odiata e Dreadwing stesso potrebbe ucciderla per colpa di un’avance rifiutata!… no, non ce lo vedo” fece una smorfia “Però l’importante è, eventualmente, far sì che ce lo vedano gli altri”.
 
Era sicuro di volerla uccidere; se concludere o meno il lavoro che aveva iniziato quand’era abbastanza ubriaco, invece, era un aspetto della questione su cui era ancora indeciso. Magari avrebbe seguito l’ispirazione una volta che se la fosse trovata davanti.
 
Arrivato a destinazione si fermò davanti a una porta che scorse di lato pressoché senza rumore. Si rese conto di avere ancora in volto il sorriso malevolo di prima ma concluse che andasse benissimo anche per quell’occasione.
 
«Ho portato un pungolo più grosso e doloroso. Oggi ti deciderai a parlare, Wheeljack?»
 
Il demolitore, legato e ricoperto di graffi e ferite dovuti alle torture subite nelle due settimane passate, sollevò le ottiche azzurre riservando al seeker uno sguardo a metà tra l’essere seccato e di sfida.
 
«Ci sono degli animali volanti chiamati “henn” che di solito sono noti per avere un modulo cerebrale piccolo e mal funzionante. Comincio a pensare che tuo padre possa essersi connesso con-ngh!» esclamò, sentendo sul petto il forte bruciore causato dal pungolo.
 
«Non so se dirti di farla finita e rivelarmi dove si nascondano i tuoi compagni o dirti di continuare a fare inutilmente lo spaccone, così che possa divertirmi ancora un po’» disse il Decepticon «Il tuo masochismo e il fantasticare sugli accoppiamenti di mio padre ti rende abbastanza depravato per essere un Autobot, lo sai?»
 
«Io non sono più un Autobot e tantomeno so dove possano essere finiti i miei ex compagni. Sono stato lontano dalla base fino a poco prima dell’esplosione, brutto idiota, te l’ho già spiegato almeno ventisette volte. L’unica cosa che so, grazie a te» sottilineò Wheeljack «È che sono sopravvissuti al disastro e che quindi presto o tardi prenderanno a calci te, Megatron e il resto dei Decepticon per poi buttare giù questo schifo di fortezza che chiamate Darkmount, “amico”».
 
Sapeva che quelle parole avrebbero portato a ulteriori torture da parte di Starscream -guai ad attentare all’ego del seeker mentre era in una posizione di vantaggio!- ma non gli interessava: non aveva informazioni da fornirgli e, in ogni caso, sentiva di meritare qualunque cosa i Decepticon avessero voluto fargli.
 
Quel che aveva combinato insieme a Spectrus era imperdonabile, lo sapeva benissimo, e il rigurgito di coscienza che l’aveva spinto a cercare di tornare nella base per avvertirli di quel che voleva fare Spectrus Specter -far esplodere la base con loro dentro- non cancellava quel che c’era stato in passato. Era stato complice di Specter in tante cose, non ultima cercare di incatenare Arcee in una grotta per poterne abusare a piacimento come avevano fatto con Airachnid. Non andava fiero neanche di quello, nonostante Airachnid avesse fatto altrettanto e di peggio durante il conflitto su Cybertron.
Gli sarebbe piaciuto poter dare la colpa a Spectrus di tutto quel che era accaduto, gli sarebbe piaciuto poter dire che lui era un mostro e l’aveva corrotto, però era troppo onesto con se stesso per pensarlo: ora come due settimane prima lui non era una protoforma, era un mech adulto e “veterano” di guerra. Non era stato il medico a dirgli di dare retta a quel compagno di squadra che di Autobot aveva solo il simbolo, dunque Wheeljack si considerava sul suo stesso piano.
Era il motivo per cui, una volta venuto tutto a galla, aveva detto a Bulkhead che non erano più migliori amici. Bulkhead meritava persone migliori attorno, come il resto dei loro compagni di squadra… o Miko. Quella ragazzina era un demolitore nell’anima, se n’era convinto da un pezzo.
 
“Se le cose continuano così raggiungerò presto Specter all’inferno” pensò “Lo meritiamo in due. Mi spiace solo per la sorella, ovunque sia: non ho avuto modo di conoscerla per bene ma per non volerlo morto nonostante tutto dev’essere stupida o troppo buona, e ringraziamo la lingua lunga di questo demente di seeker per le informazioni”.
 
«Un gruppetto di fuggitivi non possono distruggere questa fortezza, anche perché per farlo dovrebbero riunirsi prima e smettere di nascondersi poi, contrariamente a quel che fanno da buoni codardi quali sono» affermò Starscream mentre col pungolo bruciava, impietoso, parte del volto del demolitore «Non che potrebbero fare altro. Optimus Prime è morto, Specter è morto anch’egli e non può cercare di avvelenare tutti col Tox-En di nuovo, questo ignorando il fatto che cercherebbe di uccidere anche voi... gli Autobot sono spacciati, finiti, kaputt, quindi perché non ti decidi a parlare e basta?!»
 
«Perché n-non so nulla!» sbottò Wheeljack, sibilando per il dolore al volto «E con questa sono ventinove volte che te lo dico, henn troppo cresciuta che non sei altro!»
 
Vedendo Starscream avvicinare di nuovo il pungolo al suo corpo, comprese che sarebbe stata l’ennesima sessione di interrogatorio estremamente lunga.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Sdraiato sulla nuda roccia di una grotta sotterranea, più morto che vivo ma ancora in grado di parlare, Optimus Prime aprì lentamente i sensori ottici azzurri.
 
«Ar…cee…»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vorrei dire tante cose ma non so da dove iniziare, per cui… ebbene sì, ho cominciato davvero questa sequel dopo ANNI. Chi ha letto la roba che ho pubblicato ultimamente se lo aspettava ma questo è solo un dettaglio. Spero davvero di riuscire a proseguirla decentemente e a finirla, soprattutto.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto abbastanza :)
Alla prossima,
 
_Cthylla_
   
 
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