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Autore: Miriallia    14/02/2020    2 recensioni
Tramite la storia originale, sappiamo cos'è successo a Conan durante il periodo di San Valentino e, soprattutto, in quel giorno così romantico. Dato il forte desiderio di voler scrivere una fan-fiction che si incentrasse su Ai - per questa giornata -, ho pensato io a inventare un contesto... anche se un po' insolito!
La coppia protagonista è la mia crack pair preferita, ovvero Shiho & Rei.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Tooru Amuro
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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11 Febbraio.
 
Solo da qualche ora eravamo venuti a conoscenza del fatto che Kudo-kun fosse partito insieme alla ragazza dell'agenzia investigativa Mori, su invito della sua migliore amica. A quanto pare, si erano recati sulla neve a guardare animaletti carini… o qualcosa del genere. Qualcosa che sapeva tanto di scusa al fine di arrivare a raggiungere un altro scopo. 
 
«Uffa…» sbuffò Yoshida-san, seduta accanto a me. 
 
«Non cominciare a lamentarti. È normale che Edogawa-kun vada dove deve, no?» ribattei con poco interesse.
 
Già. Per me era del tutto normale. Ma era altrettanto normale che i bambini avessero una visione totalmente diversa. Per prima cosa, erano pur sempre dei bambini e, di conseguenza, era davvero facile che si annoiassero. Questo era ciò che accadeva quando qualcosa non andava loro a genio. 
 
«Sì, però...» continuò a indugiare Yoshida-san. 
 
«Avrebbero potuto portare anche noi insieme a loro, giusto?» chiese impettito Tsuburaya-kun. 
 
«Sì, lo penso anche io!» sbottò Kojima-kun. 
 
«Anche Ayumi!!» esclamò Yoshida-san, finalmente convinta di qualcosa. 
 
Mi lasciai andare a un sospiro avvilito. 
 
Ero seduta sul divano del soggiorno della casa del dottor Agasa. I bambini si trovavano insieme a me e a lui, tristi e arrabbiati per l'assenza ingiustificata di Kudo-kun. Anche se, in realtà, non è che avrebbe dovuto dare delle spiegazioni. Non riuscirono proprio a darsi pace in alcun modo. Fin quando il dottore non prese parola. 
 
«Che ne dite di fare un campeggio, allora?» propose entusiasta.
 
I bambini lo guardarono perplessi per un attimo, per poi esplodere di gioia. 
 
«Sì!! Quando partiamo, dottore?»
 
«Quando??»
 
«Quando? Anche Ayumi vuole saperlo!!»
 
«Ehm… Quando…» ponderò di dare una buona risposta dato che sentì degli sguardi esorbitanti intorno a lui. «Che ne dite di domani?»
 
«Domani?? Sì, è perfetto!»
 
«Devo dirlo alla mamma!! Ma per me…!!»
 
«Alt. Per domani ha portato brutto tempo. Sarebbe inutile partire per nulla, no?» gettai un'occhiataccia al dottor Agasa che cominciava a trovarsi in difficoltà. 
 
«Io volevo portare il cannocchiale e vedere le stelle con voi, effettivamente…» si giustificò. 
 
«Uuuh… Ai-chan, quando ci sarà un tempo migliore?» mi chiese Yoshida-san con uno sguardo che suggeriva tutto tranne che felicità. 
 
Non avrei voluto darle una cattiva notizia, ma il tempo non sarebbe stato dei migliori. 
 
«Il 13 porta delle schiarite. Se vi va bene per quel giorno, credo che non ci saranno problemi.» ammisi, trovando la soluzione perfetta. 
 
«Per me va bene, ragazzi!» esultò il dottor Agasa, seguito a ruota dagli altri bambini. 
 
«Non vedo l'ora, Haibara-san!! Ecco… Cosa… cosa ne dite di passare lì anche la giornata di San Valentino?» propose uno Tsuburaya-kun avvampato in viso. 
 
«Siiiì!! Mangiamo anche tante cose buone!!» esclamò estasiato Kojima-kun. 
 
«Che bello!!» Yoshida-san si portò le mani al petto e le strinse in due pugni che oscillavano avanti e indietro perché non riusciva a contenere la felicità. 
 
Io, invece, lentamente, cominciai a realizzare che non mi sarebbe stato possibile partecipare. 
 
«Io non vengo.»
 
Le mie parole lasciarono il gelo all'interno della stanza. 
 
«Perché no, Ai-kun?» mi chiese incuriosito, ma anche preoccupato, il dottor Agasa, mentre i bambini sembravano delle anime in pena. 
 
«Domani… ho un appuntamento importante.»
 
Non volli dare troppe spiegazioni. 
 
«Non mi dire che è perché domani c'è la partita dei Big Osaka!!»
 
Kojima-kun aveva centrato il punto. Come avrei mai potuto perdermi la partita di Higo-san?! 
 
«Allora facciamo un'altra volta…» disse all'improvviso Yoshida-san. «Così anche Conan-kun avrà la possibilità di esserci!»
 
«Sono d'accordo…!» acconsentì Tsuburaya-kun. 
 
Sembrarono davvero due ragazzi più grandi per l'altruismo che dimostrarono. Era un peccato che le loro espressioni facciali esprimessero chiaramente dissenso. 
 
«Però…» Kojima-kun non sembrava recitare nello stesso modo degli altri due. 
 
«Magari puoi raggiungerci successivamente, Ai-kun?» mi propose il dottor Agasa. 
 
«No. Sarebbe inutile raggiungervi per pochissimo tempo. Inoltre, non possiamo nemmeno essere sicuri di incontrarci una volta che vi sarete ficcati chissà in quale punto disperso di Gunma.» ammisi senza remore. 
 
In realtà, avevo davvero una paura matta di imbattermi in qualcuno che non avrei voluto. Ero pur sempre scomoda a chissà quanta gente. Avventurarmi da sola in un luogo sconfinato come quello sarebbe stato impossibile.
 
«Facciamo così. Voi andate pure. Io vi raggiungerò tramite un altro metodo. Conoscete il planetario, no?»
 
I bambini annuirono all'unisono. 
 
«Io guarderò le stelle da lì e ci sentiremo tramite smartphone, così riusciremo a vederle nello stesso momento.»
 
La conclusione non sembrava essere piaciuta particolarmente, eppure non riuscii a trovare altri modi. Ma il dottor Agasa arrivò finalmente a capire per quale motivo avessi detto una cosa del genere e mi appoggiò. 
 
«Facciamo come ha detto Ai-kun… Se no, ci andiamo un'altra volta, ok?»
 
I bambini si guardarono poco convinti. 
 
«Per me va bene!» cominciò a dire Kojima-kun. «Anche se la partita puoi vederla anche in TV, no?»
 
«Non sono interessata alla partita. E, in ogni caso, non sappiamo se la linea prende… e, possibilmente, no.» risposi a tono. 
 
«E va bene… Però, io preferirei tornare qui per il 14, allora!» disse Tsuburaya-kun. 
 
«Ayumi sarebbe d’accordo…» scosse la testa. «Così potremmo guardare le stelle tutti insieme per quella data così romantica! Ti va bene, Ai-chan?»
 
Gli occhi di Yoshida-san sembravano quelli di un cagnolino speranzoso. Ma io avevo già dato la mia disponibilità in ogni caso. 
 
«Baka ne.» feci spallucce. «Va bene, come preferite voi. Il 14 tornerete e ci vedremo direttamente al planetario per vedere le stelle tutti insieme.»
 
Il verdetto finale era arrivato. Come anche il giorno della partenza. 
 
Il 13 c'era la partita che non avrei mai potuto evitare di guardare. Higo-san riuscì a farmi battere forte il cuore, come faceva di solito: da quando ne avevo memoria, non ero mai riuscita a rivedere me stessa in qualcuno come lo facevo con lui. Non ebbi alcun dubbio, la scelta che presi quel giorno fu la migliore. E il 14 arrivò in un battibaleno. Mi ritrovai a casa da sola, senza la benché minima voglia di uscire. Anche se in passato ero solita trascorrere il tempo nella solitudine più totale, da quando stavo insieme a tutti, le mie giornate erano decisamente cambiate. Una giornata trascorsa a guardare la partita, preparandomi per essa e fantasticandoci una volta conclusa, era volata. Però mi aveva lasciata sola. Avevo comunque pensato a come se le stessero passando i bambini, se non stessero esagerando con le schifezze, se stessero bene… Finii con l’addormentarmi molto tardi, in preda ai sensi di colpa.
 
«Forse avrei dovuto rinunciare alla partita e andare in campeggio…» lamentai. 
 
Non capivo nemmeno se lo pensassi davvero o no, anzi… probabilmente, ammettere che mi fossi affezionata così tanto a qualcuno mi faceva addirittura paura. Però non sarebbe durato per sempre. Kudo-kun era già tornato dal suo viaggio dove, come sempre, era riuscito a imbattersi in un caso di omicidio. Non mi andava di chiedergli giusto nel giorno di San Valentino di vederci per andare insieme al planetario. Sicuramente avrebbe già avuto da fare con la persona che ama. Quindi, a un certo punto, mi incamminai verso di esso. 
 
Cercare di camminare per strada nella tranquillità era totalmente inutile. I marciapiedi erano inondati di coppiette che amoreggiavano felici, come se non si vedessero da chissà quando tempo. L'aria era effettivamente frizzante, riuscivo a sentire nettamente che la temperatura era scesa un po' rispetto agli altri giorni. Non potei far altro che sperare che i bambini non si ammalassero. Ma avevo fiducia nella presenza del dottor Agasa, e poi… In fondo, ci saremmo visti in pochissimo tempo. In circa un'oretta riuscii a raggiungere il planetario. 
 
Era un posto molto grande, enorme dal punto di vista di una bambina. Era come se fosse sconfinato. L'ingresso era tutto dorato e si potevano anche prendere delle cartine per esplorare meglio il cielo. Su di esse c'era perfino scritto di installare un'applicazione sullo smartphone, dove si potessero vedere delle versioni in 3D delle mappe stellari. 
 
Non mi dispiaceva affatto tutto ciò, anzi, sembrava anche abbastanza interessante. C'erano diverse sale disposte su tre piani, dove poter ammirare il cielo da diverse parti del mondo. La tentazione di osservarlo da un angolo sconosciuto era grande, ma dovetti necessariamente rispettare gli accordi che avevo preso con i bambini. Quindi, raggiunsi la sala normale dove c'era una visione del cielo che rispecchiava la stessa che c’era fuori in quel momento. Se non fosse che mi ritrovai immersa nel tepore dell'aria condizionata, non avrei mai pensato che il cielo sulla mia testa fosse solo una riproduzione di stelle, pianeti e affini. Era tutto molto realistico e romantico.
 
All'improvviso, mi si avvicinò una signora. 
 
«Scusa, piccola? Sei qui con la tua mamma?»
 
Cosa voleva da me quella tizia vestita di tutto punto? 
 
«No.» risposi senza farmi problemi. 
 
Poi riflettei a fondo perché, in caso non fossi stata accompagnata da un genitore o simile, la possibilità che mi buttassero fuori era molto alta. 
 
«In realtà, sì, cioè, no.» dissi evitando di darle una risposta diretta. 
 
A dire il vero, non avrei saputo che scusa raccontare, dato che mi trovavo lì da sola. Forse non era stata davvero la migliore delle idee aspettare che il dottor Agasa e i bambini arrivassero in seguito. Quanto ci avrebbero messo, ancora?! 
 
Mi guardai intorno, spazientita. 
 
«Sono qui con mio nonno, ma non riesco più a vederlo...» la guardai fingendo paura, quindi, parlando con un tono di voce molto flebile. 
 
«Vuoi che ti aiuti a cercarlo? Magari hai il suo numero di telefono?» mi chiese con cortesia. 
 
Ma il problema non era quello. 
 
«No. È andato in bagno, tra non molto sarà qui, ne sono certa!» dissi ostentando sicurezza. 
 
Lei mi guardò stranita, forse pensava che avessi dei gravi problemi di dissociazione della personalità. 
 
«Però, non puoi restare da sola…» si guardò intorno. 
 
Riuscii a vedere che aveva un cartellino attaccato sul petto. Probabilmente era una hostess che lavorava lì, o qualcosa del genere. 
 
(Ma che seccatura, giusto a me doveva capitare questa scocciatrice?) pensai tra me e me, senza la benché minima idea di come finire la serata nella decenza. 
 
Mi presi di coraggio e feci un passo in avanti, verso di lei. Era molto semplice, le avrei continuato a mentire dicendo che poteva aspettare con me. In fondo, prima o poi sarebbero arrivati. 
 
«Senta---»
 
«Ci sono io con lei!!» avanzò la voce di un uomo che, a poter scegliere, non avrei mai voluto sentire. 
 
«Oh… È suo fratello?» chiese arrossendo all'improvviso. 
 
Eh sì. Questo era l'effetto che faceva sempre a tutte le donne che si imbattevano in lui. Ma ero fermamente convinta che avrebbe potuto spacciarsi per mio padre. Tanto, la signora davanti a me, sicuramente non lo contemplava perché avrebbe preferito che fosse single. 
 
«No, no…» agitò lentamente le mani dissentendo. «Sono un amico.» ammise pacatamente. 
 
Io avrei voluto negarlo, ma dovevo essere sincera: mi stava salvando da un grande guaio. Credo che il prossimo passo sarebbe stato quello di chiamare la sicurezza e chissà quanto macello ci sarebbe stato. Non ne valeva la pena, tanto ci saremmo salutati lì. Anzi, no. Io non avrei nemmeno dovuto farlo, avrei potuto andare a rifugiarmi altrove e attendere lì che quei ritardatari arrivassero. 
 
«Aaah, molto bene… bene!» rispose la donna nel pallone. «Quindi posso anche andare…»
 
«Certamente.» incalzò lui senza farsi alcun problema. 
 
La signora si inchinò e si allontanò lentamente. Così, finalmente, tornò dove doveva e mi lasciò in pace. 
 
(Dovrei ringraziarlo? No, meglio trovare un modo per andarmene.) pensai celermente, ma non abbastanza da evitare una sua reazione. 
 
«Come mai sei qui da sola? I tuoi amici e il dottor Agasa che fine hanno fatto?» si chinò verso di me che, però, gli davo prontamente le spalle. 
 
Non sapevo se rispondergli o meno. Non volevo che si facesse gli affari miei.
 
Nel frattempo, le luci nella stanza diventarono più intense e vidi che al centro di essa c’era un palco. A cosa serviva un palco all'interno di un planetario? Le luci vennero puntate su una presentatrice vestita di nero che si guardava intorno e controllava l'orario ogni secondo che passava, come se il tempo trascorresse troppo velocemente. 
 
«Allora, signore e signori! Ho bisogno della vostra attenzione, per favore!!» disse mentre batteva le mani, facendo sì che tutti si voltassero verso di lei. «Bene…» si schiarì la voce. «Abbiamo intenzione di coinvolgere tutti voi in un gioco molto interessante!»
 
(Un gioco interessante?! Io devo andarmene e aspettare che…!) 
 
Le entrate per quella stanza erano due. Quasi a rallentatore, vidi che venivano chiuse entrambe.
 
(Cosa sta succedendo?! Non è che…??) 
 
Mi guardai intorno, impaurita. Tuttavia, non sentivo quella sensazione che mi opprimeva ogni volta che percepivo uno di loro. Quindi… Dato che Edogawa-kun, portatore di sventure, non c'era, era davvero possibile che stesse per accadere qualcosa come un rapimento o un altro genere di minaccia? Non sapevo nemmeno io cosa fosse quell’inquietudine che sentivo, forse, era solo il fatto che la donna fosse vestita di nero che me la trasmetteva. O il fatto che ero lì da sola, insieme a Bourbon.
 
«Quando siete arrivati al planetario, vi è stato dato un codice, giusto? Era segnato sul vostro scontrino!» ci guardò entusiasta, mentre tutti controllavamo la veridicità delle sue parole. 
 
Effettivamente, anche il mio aveva una numerazione. Io l'avevo prenotato su internet insieme ai bambini e al dottore, proprio per evitare file o controlli. Però, non l'avevo mica notato che c'erano delle cifre in più. Osservai quella donna e tutto mi sembrava regolare. Non si trattava di un caso di omicidi. Forse la parola gioco non era stata usato come una metafora. In fondo, anche quell'uomo che continuava a starmi vicino sembrava essere a conoscenza di qualcosa, dato che tutto pareva fuorché sorpreso.
 
(Mah, finché si fa gli affari suoi, può fare ciò che vuole.) pensai senza remore. 
 
L'unico problema sarebbe avvenuto nel momento in cui i bambini e il dottore non sarebbero più riusciti a entrare. Ma a questo punto non capivo nemmeno se è quando sarebbero mai arrivati. 
 
«L'avete trovato tutti?» chiese ormai certa che l'avessimo visto tutti quanti. «Questo vi permetterà di partecipare a un concorso che abbiamo indetto in collaborazione a un nostro sponsor!» indicò uno schermo al plasma vicino a lei, dove cominciarono ad apparire delle immagini. «Questa sera giocheremo a recitare una delle leggende che alberga tra i personaggi del firmamento.»
 
(Recitare?) pensai, storcendo il naso. 
 
«Verranno selezionati tra di voi due fortunati attori che reciteranno insieme al nostro gruppo il ruolo dei protagonisti! Faremo del nostro meglio per scegliere i ruoli in base a chi uscirà tra i partecipanti selezionati.» sorrise raggiante. «E se non vi interessa fare da attori, magari sapere che c'è un premio per voi, potrebbe?» ascoltò inebriata il rumore assordante della gente che urlava di sì. «Ahah, lo sapevo!! Ebbene, se i rappresentanti riusciranno a far piacere al pubblico il loro operato, vinceranno…» si sentì un rullo di tamburi. «Una stella!!» indicò nuovamente lo schermo. «Come potete vedere, riceverete in omaggio la stella che sceglierete voi stessi e a cui darete un nome. Noi vi forniremo il certificato e le coordinate! Inoltre, avrete anche la possibilità di sfruttare un'applicazione per smartphone dove potrete vederla quando vorrete!! Cosa ne pensate? Vi piace? Bene, ora procediamo con il sorteggio dei numeri delle due persone che reciteranno per noi!»
 
(Una stella, eh? Che sciocchezza. A chi potrebbe mai interessare una cosa del genere?) mi sedetti su una poltrona. (Una stella… potrebbe essere la mia e di Higo-san…) fantasticai tra me e me. (Che nome potrei darle?) ridacchiai, dimenticando tutto il resto. 
 
Poi chiusi gli occhi, lasciandomi andare al tepore contenuto nella stanza.
 
«A me i vostri occhi!! E a voi… i numeri dei fortunati!» cercò di far salire la suspense. «9… e 18! Prego, salite sul palco!!»
 
(Cosa?!) il cuore cominciò a battermi fortissimo. (18… 18 è il mio numero!!) non potevo credere alle mie orecchie. (Com'è possibile che io possa essere così tanto fortunata? Ma posso davvero recitare in queste condizioni?) mi voltai e cercai di capire chi fosse l'uomo che esitava a salire sul palco. (Quella persona reciterà con me, ma…?!) 
 
«Ecco tra noi il primo degli attori!! Oh, è anche un volto noto, una fortuna davvero rara!!» si complimentò la presentatrice mentre io restai a bocca aperta e con gli occhi serrati. 
 
Il cuore stava per uscirmi dal petto, credevo che sarei morta da un momento all'altro per l'emozione. 
 
Ma stava accadendo davvero? 
 
«Buonasera a tutti…! Non so se sarò bravo a recitare, ma farò del mio meglio!» esclamò, leggermente imbarazzato. 
 
«Certo che sì!! Ne siamo tutti consci, vero?» chiese la presentatrice al pubblico che sembrava impazzito quasi quanto me. 
 
No, quanto me era davvero impossibile, dato che avevo la fortuna… quella improbabile fortuna di poter recitare col mio idolo. 
 
Higo Ryusuke.
 
Stava accadendo davanti ai miei occhi. Sì riuscivo a vederlo, anche se non potevo crederci. Poi cominciarono a venirmi dei dubbi. Sgattaiolai in bagno, cercando di non farmi vedere da nessuno. Mi chiusi dentro uno di essi e appoggiai le spalle alla porta. 
 
(OK. Calma. Calma… COME FACCIO A STARE CALMA?!) mi sentivo il cuore in gola, ma sapevo di non poter indugiare. (E se mi sostituissero perché non ci sono?! No… devo assolutamente farlo…) scossi la testa, ancora in preda al panico. (Basta. Potrei non avere altre possibilità nella mia vita… o la va… o la spacca.) riuscii a tornare al mio aspetto originale in pochi attimi che mi sembrarono infiniti, anche se non lo erano affatto. 
 
Il problema, adesso, sarebbero stati i vestiti. Come avrei potuto uscire da lì quasi nuda? Lentamente, aprii la porta del bagno nel quale mi ero rinchiusa e mi avvicinai alla porta del personale che per mia fortuna… era aperta.
 
(Non è che tutta questa fortuna… mi porterà a essere sfortunata per il resto dei miei giorni? Mah, poco importa, ormai… quest'occasione… non deve sfuggirmi di mano!) 
 
Presi i primi vestiti che mi capitarono a tiro e li indossai. Mi calzavano a pennello, doveva esserci davvero qualcosa che non andava… ma cosa? 
 
(Poco importa, muoviti prima che sia troppo tardi!!)
 
Di corsa, come se stessi per perdere l'ultimo treno, mi diressi nuovamente all'interno della sala. Era tutto come prima, esattamente come quando ero andata via. Higo-san stava parlando con la presentatrice, ma la cosa non m'interessava affatto. Avevo bisogno di raggiungerlo… e così feci. 
 
«Io… ho il numero 18.» dissi con un filo di voce, mentre sentivo che la faccia mi diventava di un colore rosso incandescente. 
 
«Finalmente è qui anche lei!! Stavamo cominciando a preoccuparci! Allora, Higo-san e…?» disse fissandomi come a dire di sbrigarmi. 
 
«Mi…» mi fermai, non potevo assolutamente dare il mio vero nominativo, quindi avrei dovuto inventarlo. «Migoto Tenka.»
 
«Migoto-san! Prego, andate nei camerini a cambiarvi! Vi verrà anche dato un canovaccio da seguire. In bocca al lupo!!» fece un occhiolino a Higo-san e, in qualche secondo, degli sconosciuti vennero a scortarci fino a raggiungere i camerini. 
 
«In bocca al lupo!» sentii ripetere dalla persona che mi aveva portato lì.
 
Era una stanza abbastanza piccola, con degli abiti di scena e una specchiera. Su di essa c'era un foglio, probabilmente si trattava del mio canovaccio. Mi avvicinai e lo presi in mano, leggendo su Rivisitazione della storia di Andromeda e Perseo. Quindi si trattava di una storia d'amore? Non avrei mai potuto osare tanto, ma dato che era il caso… aprii la copertina per vedere cosa dovessi fare a grandi linee, ma con inaudita sorpresa, l'interno era tutto bianco. 
 
(Cosa dovrei recitare? Quale canovaccio??) ero quasi su tutte le furie, quando capii che se era bianco, allora potevo fare come preferivo. 
 
«Perfetto… adesso sta a me.» nervosissima, mi preparai meglio che potevo, con gli abiti che più pensavo che potessero rispecchiare Andromeda. 
 
Gli unici che mi venivano in mente erano quelli dell'antica Grecia, chiamati pepli. Ne cercai uno che faceva al caso mio e lo indossai insieme a una parrucca dai lunghi capelli castani. Anche se, a dirla tutta, Andromeda ormai lo vedevo solo con i capelli verdi e in versione maschile a causa di Saint Seiya che i bambini seguivano in modo ossessivo. Poco importava, però. Non è che lo seguissi anche io o qualcosa del genere. Ero a un passo da Higo-san e questo era ciò che mi premeva di più. 
 
Passo dopo passo, raggiunsi il palco, dove era stato calato il sipario. Higo-san, però, era lì. Potevo vederlo indistintamente, con addosso un'armatura grigio lucente. Sembrava abbastanza nervoso, ma sorrideva.
 
(Quanto… adoro questo sorriso…) pensai, mentre stringevo un lembo del peplo. (Devo fare del mio meglio… assolutamente…) 
 
Sì avvicinò a noi un ragazzo, sembrava fare parte dello staff. 
 
«Seguite la storia originale, ma in chiave più o meno moderna, d'accordo? La conoscete, vero?»
 
«Sì.» rispose Higo-san. 
 
«Sì.» risposi anche io. «Ma ce ne sono diverse versioni. Quale dovremmo interpretare?» chiesi per cercare di essere più precisa. 
 
«Ah… quella che vuoi. Ma basta che seguite ciò che diciamo noi del cast. Non sarà difficile, vedrete!» disse sembrando positivo. 
 
Anche Higo-san sembrava convinto. 
 
Io non avevo capito niente.
 
Ma poi sentii che posò i suoi dolci occhi sui miei. 
 
«In bocca al lupo!» esclamò con un tono di voce che stava per farmi svenire. 
 
«Crepi…» risposi a rallentatore, incredula. 
 
Poi si alzò il sipario. Avevano cominciato a recitare gli attori che interpretavano Cassiopea e Cefeo, genitori di Andromeda.
 
«Nostra figlia è già in età da marito, dovremmo provvedere a trovare un buon pretendente alla sua altezza!» esclamò il padre. 
 
«Sì, possibilmente ne servirebbe uno abbastanza ricco e prestigioso. In fondo, la nostra Andromeda è bellissima e avvenente. Cosa potrebbero chiedere di più?» ridacchiò. «Dobbiamo fare del nostro meglio!!» esclamò con cupidigia negli occhi. 
 
Una persona diede qualche colpetto sulla schiena a Higo-san. Probabilmente adesso doveva entrare in scena lui. Ma non era un po' presto?! Lui annuì e, con molta grazia e stile, salì sul palco, al centro della scena, in mezzo agli altri due attori. 
 
«Buonasera, signori.» fece un inchino e mi sentii svenire. «Io sono Fineo, figlio di Belo e Anchinoe. Oggi sono qui in veste di pretendente per la vostra amabile figlia.»
 
(Com'è bello e aitante… quindi… Perseo in questa storia chi lo interpreta?) mi guardai intorno e vidi solo una marea di gente sconosciuta. (Forse possiamo fare un finale alternativo dove Andromeda non sposa Perseo… In fondo, sta a me.) feci un sorriso a trentadue denti. 
 
Sentivo di non potermi trattenere dall'essere felicissima. Non ne capivo il motivo, ma forse il fatto che non ci fosse nessuno con me, mi faceva pensare di meno, così da riuscire a essere più me stessa… come se non avessi più alcun problema alle mie spalle. 
 
«Fineo, siamo davvero lieti di fare la vostra conoscenza!!» esclamò il padre, chiaramente ben disposto nei suoi confronti. 
 
«Nostra figlia sarà sicuramente entusiasta di questa proposta! Lei è una persona difficile perché è timida, ma si innamorerà a prima vista, vedrete!! Noi ti concediamo la sua mano!» rispose la madre senza farsi alcun problema. 
 
«Grazie, vorrei davvero vederla, se possibile.» fece gentilmente richiesta. 
 
Mi tremavano le gambe. Sentivo l'adrenalina salire alle stelle. 
 
«Ma certo!!» Cassiopea si voltò su un lato. «Andromeda, cara!! Vieni qui!!»
 
(Mi ha chiamata…!) il cuore cominciò a battermi ancora più forte. 
 
Sentivo che, nonostante tutto, potevo farcela. Quindi mi feci avanti e li raggiunsi in qualche istante. Sentirmi gli occhi puntati addosso non era proprio il massimo, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si trattasse di me. Sarebbe andato tutto per il meglio, lo sapevo già. 
 
«Madre, perché mi chiamate con così tanta premura?» mi voltai verso Higo-san e lo vidi bello come il sole, quindi ne venni irradiata. «C-Cos---»
 
«Lei è la nostra Andromeda. Prego!» mi guardò la donna che impersonava mia madre. «Lui sarà il tuo futuro sposo, mia cara!» rise soddisfatta e volse lo sguardo su Higo-san. «Scusatela, ma è davvero timida!»
 
«Non dovete preoccuparvi. In fondo, è una ragazza come tutte le altre, solo… dotata di una particolare bellezza.» si chinò e mi fece il baciamano. 
 
Perché mi aveva rivolto quelle parole? Era vero che era una recita, ma era davvero così necessario interpretare nel modo più corretto il suo personaggio?! Non avrebbe potuto solo essere… gentile? 
 
Anche se era lui e nonostante fosse una rappresentazione casuale, quelle parole mi fecero innervosire. 
 
«F-Futuro… sposo?!» guardai mia madre confusa. «Io voglio sposare un uomo che sia innamorato di me, non della mia bellezza!» mi ribellai alla sua scelta. 
 
«Tuuu… sposerai luuuui!» affermò cercando chiaramente di non avere alcuna replica in merito.
 
Mi portò in disparte. 
 
«Fa parte della stirpe di Poseidone, per non parlare di quella della madre!! Tuuu farai come ti dico, chiaro??» mormorò in modo che la sentisse l'audience. 
 
«Io… io non lo amo!!» lamentai. «Ma invece… è probabile che conoscendolo meglio, potremmo andare d'accordo…» aggiunsi. 
 
(Sì, perché, in fondo… quello che ha detto non mi è piaciuto, però voglio avere delle scene romantiche con lui…!) pensai dentro di me. 
 
«Andrete d'accordo e basta dopo il matrimonio!!» disse fregandosene altamente di ciò che avevo finito di dire. 
 
«E la nostra storia d'amore…?» aggiunsi incredula. 
 
«…storia d'amore? Non ne abbiamo il tempo!! Basta, torniamo indietro, o chissà cosa potrebbe pensare che stiamo confabulando!!» tornò dagli altri e da adirata passò a serena. 
 
Era davvero una brava attrice, anche se c'era qualcosa in lei che non mi convinceva. Ma il problema non era quello. Cercai di fare la disperata e tornai dietro le quinte senza salutarlo. Lui fece per seguirmi, ma venne fermato da Cefeo. 
 
«La nostra Andromeda ha accettato di buona lena la vostra proposta!» esclamò eccitato. 
 
«Vi ringrazio. Tornerò presto per i dettagli, allora.» si inchinò. «Se volete scusarmi…»
 
Lasciò il palco anche lui. 
 
«Andromeda! Andromeda!!» urlò nuovamente Cassiopea.
 
Io tornai in scena, anche se, in realtà, avrei voluto solo capire dove voleva andare a parare Higo-san. Avevamo pur sempre avuto un canovaccio bianco, ovvero… potevamo fare ciò che avremmo preferito. Forse era perché…
 
(Già!! Forse è innamorato di me in versione bambina e non mi ha riconosciuta!!! Ora mi spiego tutto!!) 
 
Convinta che fosse la cosa corretta, nonostante fosse un pensiero totalmente privo di senso, mi diressi da mia madre. 
 
«Io…» la guardai. 
 
«Tu adesso farai ciò che ti dico io. Vai a prepararti, organizzeremo una festa per domani!»
 
«Una festa… per cosa?» risposi. 
 
«Come per cosa?! Per il vostro fidanzamento!!»
 
«Ma non dovrei conoscerlo almeno un po' prima di farlo?»
 
«In che tempi vivi, figlia mia??» mi voltò verso il pubblico, tenendo le sue mani sulle mie spalle. «Devi cogliere la palla al balzo. Ovviamente, con essa, tutte le buone opportunità che ti si parano davanti!! Un uomo ricco, aitante, con un'ottima famiglia alle spalle… cosa pretendi di più??»
 
«Un uomo che mi ama per ciò che sono… non per la mia bellezza.» distolsi lo sguardo. 
 
«Ma cara…» mi voltò nuovamente verso di lei. «Tu saresti sprecata a perdere tempo! Sei troppo bella, no, che dico? Sei bellissima!! Nemmeno le Nereidi sono belle quanto te!»
 
«M-Mamma, cosa stai dic--»
 
Si sentirono i suoni di tuoni, fulmini e saette. Salirono sul palco degli attori che rappresentavano Poseidone e alcune ninfe. 
 
«Come hai osato offendere le Nereidi in questo modo?!» disse il dio dei mari con tono intimidatorio, mentre le altre donne restavano dietro di lui. 
 
«Veramente, io…» la madre si guardò intorno. 
 
«Adesso la pagherete!! Tua figlia verrà data in sacrificio!!»
 
Entrò anche Cefeo. 
 
«Nostra figlia non ha nessuna colpa…!!»
 
«Mia figlia non si tocca!!»
 
«Ormai il dado è tratto!» mi afferrò per un braccio, mi strattonò e mi portò con sé. 
 
Io cercai di sembrare spaventata. 
 
«Nooooo!!» urlai a squarciagola. «Lasciami andare!!» non mi diede retta e mi portò via con sé. 
 
Calò il sipario per qualche secondo e, nel frattempo, mi legarono braccia e gambe a un paletto di legno. Inoltre, mi imbavagliarono. 
 
(Sì… Adesso Higo-san verrà a salvarmi…!!)
 
Si rialzò il sipario e accanto a me c'era un uomo con un cappello che gli copriva parte del viso. 
 
«Tu… Andromeda!! La pagherai!! L'affronto… l'onta… pagherete tutto!!» urlò irritato mentre mi puntava una pistola alla testa. «E non morirai solo tu… Ma anche questa città verrà rasa al suolo!» 
 
Perplessa, alzai lo sguardo e vidi che il viso di questo attore era uguale a quello di Gin. 
 
(Cosa?!) urlai dentro di me. (Questa storia sta diventando inquietante… Sarà normale… questa somiglianza?)
 
Mi scese una goccia di sudore su una guancia. 
 
«Di' addio alla tua vita, Andromeda… ringrazia tua madre per ciò che ha fatto… e ciò che ne sarà di te.» sogghignò malefico. 
 
Sentii il cuore battermi fortissimo. Quelle parole me ne ricordavano altre, ma doveva essere un caso… sì, solo un caso. La paura che avevo dentro di me, però, era concreta. 
 
Ma poi udii uno sparo.
 
L'uomo inviato da Poseidone indietreggiò e si fece avanti un giovane dai capelli biondi, con in mano una pistola. Indossava un'armatura dorata scintillante e ai fianchi portava due spade. Aveva anche una sacca su una spalla. Man mano che parlava, continuava ad avanzare. 
 
«Non la sfiorerai nemmeno con un dito!» esclamò con tono fermo e determinato.
 
«Chi sei?!» l'uomo lo guardò sostenendo il suo sguardo. 
 
«Perseo. Questo è il mio nome.» continuò a tenere di mira l'avversario, poi si voltò verso di me. «Qual è il tuo nome, avvenente fanciulla?» mi chiese chinandosi vicino a me. 
 
«Non sono affari tuoi!» risposi alterata nel constatare che non si trattava di Higo-san, ma di Bourbon… o Amuro Toru. 
 
«Mpf… Avevo sentito delle voci diverse sul tuo conto! Come… che sei timida. Mi sembri un tipo abbastanza difficile, invece.» ridacchiò.
 
Mentre si faceva le sue discussioni senza senso, l'uomo che era vicino a me sollevò il braccio in un nanosecondo e fece per colpire Perseo. Lui, però, non sembrava affatto sorpreso dalla cosa. In un tempo ancora più breve di quello del suo avversario, sparò verso di lui, disarmandolo. 
 
«Chi è il padre di questa fanciulla?» domandò alzando la voce. 
 
«Sono io!!» avanzò mio padre, poco convinto. «Sono Cefeo, re di Etiopia!»
 
«Io sono Perseo.» si inginocchiò. «Sono disposto a salvare questo luogo e vostra figlia, ma solo a una condizione!»
 
«Quale…?» rispose mio padre. 
 
«Parla, ragazzo, muoviti!!» fece pressione Cassiopea. 
 
«Concedetemi vostra figlia come sposa!» volse lo sguardo sul mio. «Credo di essermi follemente innamorato… dal primo sguardo che le ho mai rivolto! Questi occhi, questo viso… Per me significano solo amore!» 
 
Lo guardai inorridita.
 
«L'amore… è davvero straordinario! Mi ha permesso di innamorarmi di questa fanciulla non solo per le sue caratteristiche fisiche… ma soprattutto per il suo carattere impetuoso!» sorrise dolcemente. «È vero che ci conosciamo solo da qualche istante, ma i miei sentimenti sono autentici. Il fatto che io possa combattere contro un altro uomo, rischiando la mia vita, ne è la prova!»
 
«Non ha molto senso…» mia madre guardò Cefeo. «Abbiamo bisogno di un uomo più prestigioso di lui…»
 
«Ma ne va della vita di nostra figlia… e anche di questo luogo che, in caso contrario, verrà totalmente distrutto…!» disse spalancando le braccia e tenendo i palmi delle mani aperte. 
 
Mia madre lo guardò perplessa e disinteressata. Io restai a bocca aperta. Era questa l'importanza che mi davano? 
 
Cefeo stette per prendere parola, ma Perseo sparò un colpo al cuore del mostro che sembrava Gin, che cadde a terra privo di vita. 
 
«Ho deciso.» guardò entrambi i miei genitori. «Non m'importa più…» puntò la pistola verso di me. «Adesso sono io a dettare legge.» esitò per qualche attimo, ma poi sparò una serie di colpi. 
 
«Andromeda!!!» i miei genitori urlarono per lo spavento. 
 
Perseo si avvicinò a me e mi prese in braccio in stile principesco. 
 
Ciò che aveva fatto non era sparare direttamente a me, ma alle corde che mi tenevano imprigionata al fine di liberarmi. 
 
«Mi prenderò cura di lei. Se un giorno vi pentirete, potrete sempre venire a trovarla nella dimora di colui che ha sconfitto Medusa, una delle tre Gorgoni.» disse diretto, senza fermarsi nemmeno per un secondo.
 
«Aspetta!» disse la voce di un uomo che alle mie orecchie era inconfondibile. «Lei è la mia promessa sposa! Ho avuto il benestare dei suoi genitori e anche il suo!»
 
In realtà, io non gli avevo dato un bel niente. Perché parlava così? Ci teneva così tanto a me? Non che la cosa mi dispiacesse, ma continuava a farmi irritare allo stesso momento.
 
«Non m'importa del benestare di due genitori che se ne infischiano del volere di loro figlia. Io… mi sono follemente innamorato di lei.» disse abbassando la voce, con gli occhi che brillavano di luce propria. 
 
«Come osi?!» avanzò verso di noi. «Lei è mia! Non ho mai visto nessuna creatura più bella in tutta la mia vita!!» scosse la testa, convinto delle sue parole. 
 
«Capisco che ti sei subito innamorato degli splendidi tratti di Andromeda. Ma non dovresti soffermarti solo a quelli. Dovresti guardare anche com'è fatta dentro. Con il suo caratteraccio da tsundere!» ribatté Perseo. 
 
(Ma che significa?? Da che parte sta??) 
 
Stavo per dimenarmi, quando mi mise giù. Mi guardò gentilmente e poi mi diede le spalle. 
 
«Sei libera di agire come preferisci.» si fece serio in volto. «Ma sappi che qualsiasi sia la tua risposta, il mio cuore non batterà mai per nessun'altra.» si voltò lentamente verso Higo-san. «Ti sfido a duello.» gli lanciò una delle due spade che aveva alla vita della sua armatura dorata e luminosa. 
 
«Interessante.» lo guardò con aria di sfida. «Non potevo chiedere niente di meglio. Allora… il vincitore avrà Andromeda. Le condizioni sono queste.»
 
«Mpf...» si portò i capelli indietro. «Andromeda non è un premio, né un oggetto in palio.» strinse l'impugnatura della spada. «Non lotto per avere la sua vita… Ma per ridargliela! Deve essere libera di scegliere da sé la persona che vuole sposare e la vita che vuole vivere!!» incalzò uno scontro a suon di fendenti. 
 
«Tu non capisci cosa sia davvero importante in questa vita! Ricchezza, potere… prestigio!!» cercò di controbattere i suoi colpi. «La invidieranno tutti quando sarà al mio fianco!!»
 
«Non importa… non importa davvero…!» continuò ad attaccarlo, pieno di rabbia. «Non importa chi la invidierà! Conta solo che sia felice e che viva la vita che vuole!!»
 
Già. La vita che volevo... Qual era? Forse nemmeno io lo ricordavo più. Ma probabilmente, l'unica cosa che avrei voluto, sarebbe stata essere felice, non importava come e dove. Ciononostante, importava con chi. E io avevo deciso. Mi gettai in mezzo ai due con le braccia aperte. 
 
«Finitela di combattere!! Quell'uomo mandato da Poseidone è stato sconfitto! Non c'è più bisogno di continuare con quest'astio!!» guardai Higo-san dritto negli occhi. «Io non sono un oggetto!» volsi li sguardo su Perseo. «E non ho bisogno di essere salvata da nessuno!»
 
Lui rise compiaciuto. 
 
Nel vedere quella risata, arrossii per l'imbarazzo. 
 
Effettivamente, l'unica cosa che mi ci voleva era quella di essere salvata a causa della situazione in cui ero piombata. 
 
«Andromeda, mia amata.» Fineo lasciò cadere la spada a terra. «Io, come tuo promesso sposo, ti ordino di stare al mio fianco ora e per sempre!»
 
«Non hai capito che non sono interessata a seguire gli ordini di qualcuno, men che meno i tuoi?!» alzai il tono della voce, impettita. 
 
Perseo ripose la spada a sua volta. 
 
«L'unica cosa che voglio, è che tu sia felice, Andromeda. Se potessi, ti darei in dono la stella più luminosa di questo cielo sconfinato.» si inchinò davanti a me. «Vivi la vita che più desideri e agogni. Io resterò al tuo fianco, anche se solo con il cuore.» si sollevò e si allontanò da me. 
 
Rimasi perplessa per un attimo. 
 
Qual era la cosa giusta da fare? Non lo capivo, non lo sapevo… ma lo sentivo. 
 
Mi volsi verso Higo-san, che non era più nel posto dove l'avevo lasciato. 
 
«D-Dove…?!» mi guardai intorno e solo in un secondo momento realizzai la verità. 
 
Un urlo mi fece trasalire. Era l'urlo di Perseo che veniva trafitto al cuore da Higo-san. 
 
«Perseo?!» corsi dai due mentre quest'ultimo cadeva a terra. 
 
«Non hai bisogno di lui, né con la mente, né con il cuore. Sarò io l'unico a starti vicino per sempre!» disse prepotentemente. 
 
Delle calde lacrime sgorgarono dai miei occhi. La visione di Perseo a terra mi fece sentire triste e sola. Aveva lottato per me… ma per quale motivo? Davvero mi amava…? Amava me? Mi aveva vista solo una volta, eppure… aveva parlato di amore a prima vista. 
 
Mi tremarono le mani e le gambe per la rabbia e la disperazione. 
 
«Come… come hai potuto uccidere la persona… l'unica persona che mi amava per ciò che sono davvero?!» urlai con tutta la forza che avevo in corpo. «Muori!!!» raccolsi la spada con cui aveva trafitto Perseo e mi avventai verso di lui. 
 
Poi un altro urlo sovrastò la mia voce. 
 
«Non lo fare, Andromeda!!»
 
Era la voce di Perseo! Era ancora vivo…?! Stavo per voltarmi verso di lui, ma lo fece Higo-san prima di me, e, con mia grande sorpresa, lo vidi tramutarsi in una statua di pietra. 
 
«Non voltarti, Andromeda… o diverrai pietra anche tu.»
 
«Ma tu… stai…» cominciai a singhiozzare. 
 
Mi aveva protetta fino alla fine, perché non voleva che diventassi un'assassina. 
 
«Gli occhi di Medusa… tramutano tutto in pietra… anf…» appoggiò la testa della Gorgone a terra, con gli occhi rivolti verso il basso. «Ora… tutto… sarà a posto… e potrai davvero vivere la vita che desideri.»
 
Mi voltai verso di lui con il volto rigato dalle lacrime. 
 
«Ti prego, non morire… non voglio perderti!!» mi avvicinai a lui e gli strinsi una mano. «Ti prego… insegnami ad amare… te ne prego…»
 
Lui sorrise, come se fosse rassegnato alla morte. 
 
«Ti scongiuro, non mi lasciare…» mi chinai su di lui e lo baciai dolcemente, come se quel bacio potesse trasmettergli la vita.
 
Aveva le labbra calde, emanavano un tepore che non avevo mai sentito fino a quel momento. Mi sollevai e gli scostai i capelli dagli occhi.
 
«Non morire… Io… Ti amo…»
 
Singhiozzai così forte da non far quasi capire ciò che stavo dicendo. Ma il messaggio arrivò forte e chiaro, perché Perseo sfoderò il più bel sorriso che poté. 
 
«Anche io…» sollevò una mano per accarezzarmi una guancia. «Ti amo…» chiuse gli occhi, continuando a sorridere. 
 
Quel dolce sorriso, però, si spense dopo qualche secondo e il suo corpo spirò. 
 
«Sigh… come puoi… lasciarmi in questo modo… sigh…» scossi la testa. «Devi vivere!!»
 
Il corpo di Perseo venne illuminato da una luce che sembrava divina. Essa si concentrò e diventò un singolo uomo, che si rivelò essere Zeus. 
 
«Andromeda…» mi fissò con sguardo serio.
 
«Sigh… Padre degli dei… ve ne prego… sigh… fatelo tornare in vita! Lui… non può morire così… mi ha… promesso… che mi avrebbe amata… e io lo sento… sob… che lo amo…» continuai a stringergli una mano. 
 
«Figliola. C'è un solo modo in cui puoi portarlo in vita.» disse solenne. 
 
«Non m'importa quale sia!! Voglio che rinasca!! Per favore, farò tutto, tutto ciò che posso per fargli riaprire gli occhi!!» risposi disperata. 
 
«E sia.» tutto intorno a noi diventò di strani colori, come se fossimo all'interno di una spirale. «Il cuore di Perseo è stato trafitto, quindi ha bisogno del tuo.»
 
Sia io che Perseo levitammo in aria. 
 
«Prenderò parte del tuo cuore, Andromeda, e diventerà anche il suo. E il suo, che è stato fatto a pezzi, diventerà anche il tuo.» chiuse gli occhi. «Le vostre vite saranno dimezzate, questo è il pegno che dovrete pagare.»
 
«Grazie, divino Zeus…» volsi lo sguardo su Perseo. «Nessuna vita… varrebbe la pena di essere vissuta… senza di te.»
 
Sentii che mi strinse la mano. 
 
«Apri gli occhi, amore*…» 
 
Gli applausi del pubblico cominciarono a echeggiare nelle mie orecchie. 
 
«Qualche giorno dopo, Andromeda e Perseo si sposarono e vissero felici e contenti!!» disse entusiasta la presentatrice.
 
Io non riuscivo più a rendermi conto di nulla. 
 
A tratti, potevo anche a sentire il dottor Agasa e i bambini che mi chiamavano. 
 
Poi aprii gli occhi. 
 
«Ce ne hai messo di tempo, Ai-chan!! Ci stavamo preoccupando!! Stai bene?» esclamò Yoshida-san, con la fronte corrucciata. 
 
«Io sto bene… Perseo… come sta?» la guardai intontita. 
 
«Ha avuto il suo lieto fine!! Amuro-san è stato davvero un bravissimo attore! Ehm…» Tsuburaya-kun mi guardò impacciato. 
 
«Non è che ti sei addormentata, Haibara??» sbottò Kojima-kun. 
 
Io cominciai a realizzare. Sì, a realizzarlo. Tutto ciò che era accaduto, non era stato altro che un sogno. Ecco perché era stato tanto incredibile e bizzarro… e perché Higo-san poteva avere quel carattere schifoso… E anche il motivo per cui quell'uomo che voleva uccidermi poteva avere la faccia di Gin… e Cassiopea… sì, ora capisco. Il suo volto sembrava quello di Vermouth… Tutta quella inaudita fortuna… Azioni ed emozioni che non riuscivo a controllare… 
 
Il motivo era solo questo.
 
Mi guardai le mani, che erano sempre della grandezza di quelle di una bambina. 
 
Alla fine, i Giovani Detective e il dottor Agasa mi avevano finalmente raggiunta sul luogo. Mi guardai intorno. L'unica persona che non c'era, era lui. Bourbon. A quanto pare, lo sponsor che era stato nominato dalla presentatrice era il Café Poirot e lui era stato ingaggiato per fare Perseo.
 
«Ai-kun, purtroppo si è fatto tardi… che ne dici se torniamo un'altra volta a vedere le stelle?» suggerì il dottor Agasa. 
 
«Sì, sono d'accordo.» scossi la testa, ancora rintronata. 
 
«Ooh! Ai-chan, guarda qui!!» Yoshida-san mi indicò un pacchetto appoggiato vicino alla mia borsa. 
 
«Mh? Cos'è?» lo presi con discrezione. «Un pacco regalo?»
 
«Non è che qualcuno ti ha fatto un regalo per San Valentino, Haibara-san?» chiese preoccupato Tsuburaya-kun. 
 
«No. L'ho comprato prima, ma l'avevo totalmente dimenticato.» scossi la testa, mentendo spudoratamente. 
 
«Cos'è? Cibo??» chiese quel solito ingordo di Kojima-kun. 
 
«Maah, chissà.» ridacchiai. 
 
«Eeeeeh???» risposero i bambini all'unisono. 
 
La sera, non appena tornati, il dottor Agasa andò a farsi una doccia, mentre io, davanti alla finestra della stanza, mi apprestai ad aprire quel regalo. 
 
(Chi l'avrà messo lì? Se i bambini fossero capaci di mentire, avrei azzardato che fosse un loro trucchetto per farmelo avere.) 
 
Era una busta rettangolare, dai colori dello spazio. Una volta aperta, trovai dentro un biglietto.
 
"Non ti sembra davvero particolare il nome Hoshi? Se lo scrivi in hiragana (ho) (shi) e lo inverti, è ancora più bello, non credi? Buon San Valentino."
 
«Se lo inverto? Beh, ovviamente…?!» restai perplessa per un attimo. ( (shi) (ho)... Ma sarebbe il mio nome?! Cosa significa…?) 
 
Controllai il resto del pacco. C'erano un certificato e una mappa della stella che mi era stata regalata. Certo che chi aveva scelto quel nome doveva essere proprio stupido… 
 
«Che assurdità… chiamare Hoshi una stella… fa davvero ridere.»
 
Anche se il sorriso di quella notte fu più sereno e gioioso che mai.
 
Non sapevo chi avesse lasciato lì quella lettera per me - per la vera me - ma, nel mio cuore, ero sicura che emanasse solo una grande quantità di amore. 
 
«Buon San Valentino anche a te.» 


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NOTE
*Shiho sente "amore" perché si sta per svegliare e, tra la realtà e il sogno, scambia il significato della parola "Ai" del suo nome (detto da Ayumi Ai-chan) per quello.

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Due parole dall'autrice
Buon San Valentino a tutti~! ❤ Ci tenevo a specificare che lo spunto per il regalo che ha ricevuto Ai è davvero esistente. Regalare una stella... L'ho trovato qualcosa di davvero unico e romantico! Quindi ho pensato di usarlo per questa fanfic. Grazie mille per averla letta!! ^v^
   
 
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