Videogiochi > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: Moriko_    18/02/2020    1 recensioni
[Hundred Swords]
"Quando era bambina lo faceva sempre con gli album della sua famiglia: con sua sorella seguiva i racconti della vita dei loro genitori, che per magia si materializzavano da quelle piccole immagini quasi sbiadite dal passaggio del tempo.
Ed era lo stesso anche da adulta: ogni volta che aveva tra le mani una fotografia qualsiasi, subito il ricordo legato ad essa si mostrava ai suoi occhi.
Come stava accadendo in quel momento."

Una fotografia, simbolo di una forte amicizia tra due donne con due caratteri apparentemente opposti tra loro.
[Ellis Arlington, Natalia Backett] [Missing moment, What if?]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sommario: Una semplice fotografia, racchiusa in una cornice, può evocare piacevoli ricordi in un lontano passato nel quale la guerra regnava sovrana.
[Una sorta di missing moment ambientato alla fine di Hundred Swords.
E anche una storia what if, per la presenza di smartphone e altri oggetti che, all’epoca dell’uscita del videogioco, ancora non erano stati prodotti e, dunque, forse non esistevano nemmeno nella storia originale. Però, in una nazione tecnologicamente evoluta in un continente invece medievale per la grande maggioranza, tutto può accadere...]

Nota: fanfiction scritta per il compleanno di stellaskia, nonché autrice del disegno di sotto - del quale io ho fatto un piccolo edit.






Fragment of friendship.



Nella quiete della sua stanza, una ragazza dai capelli biondi raccolti in un cerchietto e vestita con un elegante abito bianco stringeva tra le mani una fotografia, racchiusa in una semplice cornice di legno.
Per quanto la tecnologia si fosse evoluta al punto di riuscire a racchiudere molti dei ricordi personali delle persone in un piccolo oggetto chiamato "smartphone", Ellis Arlington era una di coloro che amavano subito materializzarli attraverso il loro sviluppo su piccoli cartoncini lucidi, invece di conservarli in una "fredda gabbia metallica" e basta.
Così la giovane ragazza definiva l'hard disk, paragonando questo comodo dispositivo ad una vera e propria "cella" per le fotografie che, ammassate di volta in volta, rischiavano di finire solo per essere dimenticate col passare del tempo.
Lei stessa l’aveva provato, con gli scatti che realizzava e quelli che riceveva da altre persone sul cellulare o sul computer personale. Tante, troppe immagini a differenza di qualche decennio prima quando una singola immagine fotografica veniva considerata preziosa e quasi sacra, dato che lo sviluppo era molto difficile e richiedeva molto tempo.
Nonostante il veloce progresso della tecnologia della terra in cui viveva, a Ellis piaceva raccogliere tutte le fotografie in grandi album, pronti per essere sfogliati come libri. Quando era bambina lo faceva sempre con gli album della sua famiglia: con sua sorella seguiva i racconti della vita dei loro genitori, che per magia si materializzavano da quelle piccole immagini quasi sbiadite dal passaggio del tempo.
Ed era lo stesso anche da adulta: ogni volta che aveva tra le mani una fotografia qualsiasi, subito il ricordo legato ad essa si mostrava ai suoi occhi.
Come stava accadendo in quel momento.



«Ehi, sorridi!»
«… ah!»

Da quando aveva quel dannato cellulare la migliore amica di Ellis, Natalia Backett, non perdeva mai l’occasione di scattare fotografie a chiunque. Di ogni singolo ufficiale del prestigioso reparto militare Shu Kanto, la squadra d’elite della loro nazione dalla quale provenivano, Ruplustorie.
Insomma: a chiunque, Ellis compresa.
Se fosse stata solo lei il principale obiettivo dei suoi scatti, sarebbe stato piuttosto sopportabile. Il problema è che Natalia arrivava al punto di coinvolgere - loro malgrado - anche persone che non erano esattamente inclini ad essere al centro dell’attenzione. Per questo motivo, spesso la ragazza tendeva a cacciarsi in guai molto seri.
Convincere l’ufficiale Ingue Godresh, una giovane di grande talento e loro compagna di comando, a cambiare obiettivo dei tiri dal suo arco quando Natalia era nei paraggi e stava per arrivare nella sua direzione non era molto semplice ma, per una persona perspicace come Ellis, semplice era il percepire le sue reali intenzioni nascoste dietro ad un comportamento apparentemente riservato e inosservato. Soprattutto quando Natalia si avvicinava all’improvviso a Ingue per scattarle una foto, proprio allora Ellis percepiva dalla giovane un’aura omicida ancora più forte, volta ad eliminare “quella ragazza impertinente” per poi far sembrare tutto una casualità.
Per non parlare del loro supremo comandante, Zhan Kaliosthea. Se si fosse trattata di una fotografia ufficiale, oppure se ci fosse stata Ellis al posto della sua amica, forse lui non avrebbe dato molto peso alla cosa. Peccato che, appunto, non era lei a scattare fotografie ma proprio Natalia e, per di più, di sorpresa: dato che, ogni volta, il comandante si ricordava ad alta voce il numero dello scatto nel quale si trovava senza perdere la sua proverbiale pazienza, in realtà quello era il sintomo di un appunto mentale per ricordarsi, una volta terminata la guerra, di dare a “quella ragazza impertinente” una bella punizione.
E il fatto che Natalia fosse arrivata alla fotografia numero 52 con lui come soggetto non era di grande aiuto nella sua situazione. Conoscendolo, Ellis riusciva facilmente ad immaginare che, prima o poi, avrebbe dato in escandescenze.
A nulla servivano, dunque, consigli e avvertimenti alla sua amica sulle fotografie che realizzava. Sembrava che lei non ci facesse caso… o, meglio, non le importasse molto di rischiare la vita per immagini di persone colte alla sprovvista: non si sentiva in colpa, né pensava se ciò che aveva fatto fosse stato giusto o sbagliato.
Anche con Ellis era lo stesso. Proprio perché le due erano migliori amiche, con lei si prendeva ancora più libertà del solito rispetto alle altre persone, e quasi si divertiva nel vederla a disagio, mentre l’altra la implorava gentilmente di cancellare quegli scatti. Ma Natalia non lo faceva mai e, anzi, fuggiva via sorridendo.
«Questo è un ricordo che non dimenticherò mai!» ripeteva ogni volta, ridendo candidamente.

Tuttavia, quel giorno Ellis aveva deciso di attuare la sua piccola “vendetta”.
Come d’abitudine la giovane era uscita dalla sua stanza e si stava dirigendo verso la via principale dell’accampamento, per controllare se fossero sorti problemi di ogni genere. Essere uno degli ufficiali più importanti della Shu Kanto non era un compito semplice, e per questo aveva l’abitudine di annotare su un quaderno tutto ciò che poteva essere d’ostacolo a quella che doveva essere l’operazione più grande della loro storia.
Non poteva permettersi di fallire. Avevano insegnato a non farlo, a lei così come a tutti coloro che, in quel momento, si trovavano in quell’accampamento.
A parte i suoi doveri, in realtà lei aveva un altro obiettivo da portare a termine: quello di trovare un momento in cui cogliere in flagrante una certa persona di sua conoscenza: proprio lei, Natalia.
Fortunatamente, per quello non ci volle molto. L’aveva notata con la coda dell’occhio: l’amica era già alle sue spalle, e la stava seguendo di soppiatto.
Ellis sospirò, lasciandosi sfuggire al contempo un sorriso.
Sempre la solita… mai che pensa ad allenarsi o studiare qualche nuova strategia vincente!

Approfittando di un momento di pausa, Ellis si era incamminata verso una strada secondaria che in quel momento era deserta. E, con non troppa sorpresa, fu proprio in quel momento che qualcuno le aveva appoggiato una mano sulla spalla, sorridendo allegramente e scattandole una fotografia con il suo smartphone.
«Ecco qui!»
Ma quella volta non si era lasciata cogliere di sorpresa.
Si era voltata verso Natalia e aveva sorriso anche lei, come se niente l’avesse sconvolta. Un sincero sorriso, senza alcuna traccia di imbarazzo o vergogna… tranne per una singola goccia di sudore che le stava scendendo dal viso.
L’altra era rimasta di stucco nel vedere che il suo gesto non era stato per tutto inaspettato.
«Dannazione… questa volta sei stata più furba!»
E, quando aveva dato un’occhiata allo scatto che aveva appena realizzato, Natalia era rimasta sinceramente attonita. L’immagine che aveva sotto i suoi occhi le sembrava più bella degli altri precedenti scatti che aveva realizzato: per lei, quello era invece la rappresentazione perfetta del loro profondo rapporto d’amicizia.
«Ma... lo sai che questa fotografia è davvero bella?» commentò. «Se vuoi, posso inviartela!»
Ellis aveva scosso la testa e aveva iniziato ad allontanarsi, tornando verso la via principale. «Non serve, tienila tu. Ora devo tornare a lavoro, ci vediamo più tardi.»

Poco tempo dopo, però, la ragazza aveva ricevuto un messaggio proprio da Natalia, con l’immagine in questione.
Nel vederla, sorrise.
Aveva ragione lei: anche a me piace un sacco!



Oltre ad aver rievocato un ricordo a lei molto caro, nonostante il difficile contesto nel quale era avvenuto, anche per Ellis quella fotografia era la sintesi della loro amicizia.
Entrambe sorridevano: Natalia in modo scherzoso e gioioso, mentre lei con tranquillità e serenità.
La ragazza dai capelli biondi ripose la cornice sulla sua scrivania accanto all’immagine della sua famiglia, e si diresse verso l’uscita della sua stanza.
Quello era un giorno molto speciale per lei, e l’avrebbe vissuto al fianco delle persone alle quali voleva bene: proprio coloro che, da quando era nata, erano stati i protagonisti di tutte quelle fotografie che aveva conservato nel suo armadio di volta in volta.
Tra queste persone anche lei era presente: la sua migliore amica con la quale aveva condiviso gioie e dolori, e che non l’aveva mai lasciata da sola, nemmeno quando entrambe erano state coinvolte in quella terribile guerra e, per un piccolo miracolo, erano riuscite a tornare in patria sane e salve.
Ma, ora era diverso. La guerra era finita da diversi anni e, in quel momento, lei stava per coronare il più grande sogno che aveva fin da bambina.
Decisa ad affrontare quella straordinaria giornata, Ellis si sistemò il velo bianco che ricopriva il suo volto e, con un profondo respiro, uscì dalla stanza.

«Arrivo, große Schwester!»




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Come già scritto nella nota iniziale, questa storia nasce con uno scopo: quello di fare gli auguri di compleanno alla solita stellaskia. E, soprattutto, con lo scopo di introdurla in questo ennesimo mondo che credevo di aver dimenticato.
No, scherzo: tanti auguri a te! :P
Preciso subito un paio di cose: in realtà per me l'hard disk è una benedizione per le mille foto che realizziamo ogni giorno, LOL! Se non esistesse, bisognerebbe inventarlo perché… almeno nel mio caso, finirei solo per intasare la memoria del computer. X'D Ma sul resto la penso esattamente come Ellis: preferisco stampare alcune fotografie perché mi piace vederle qualche anno dopo conservate in qualche album e ricordarmi del passato. Ah, l’intramontabile fascino dell’immagine stampata!
Mentre la citazione dell’header di sopra è della scrittrice Silvana Stremiz. «Le fotografie sono la nostra memoria nel tempo, quando i nostri ricordi iniziano a perdersi nel tempo che passa.» Secondo me, racchiude perfettamente ciò che ho provato a narrare in questa storia.
Sul resto, prima di tutto chiedo scusa a tutti i fan di questo videogioco (anche se in realtà questa sembra essere la prima fanfiction presente su EFP...?) se per loro la storia risulta molto "fuori dagli schemi"; per scrivere il testo che avete appena letto mi sono basata su alcune informazioni che si trovano sulla pagina Wikipedia che fa riferimento alla versione giapponese, dove compare anche una sezione dove sono presenti alcune biografie sui personaggi presenti nella storia.
Inoltre, il contenuto di questa fanfiction è stato più volte soggetto a modifiche nel corso della stesura. Per farla breve, tutto ha avuto inizio da una commissione che - un po’ a sorpresa - ho richiesto alla solita stellaskia, commissione che era finalizzata proprio per questa storia - e solo ora lei lo sa, ahahah! Dato che lei non conosceva affatto le due protagoniste - così come (credo) il 90% dei miei lettori - le ho dato qualche indicazione sul come doveva disegnarle; per il resto le ho dato totale libertà in base a ciò che le avevo scritto. Così nella sua immagine è sbucato fuori uno smartphone, ed è da lì che ho avuto l’idea di base per questa fanfiction.
In effetti, chi ha seguito la storia del videogioco sa già che coloro che provengono dalla nazione Ruplustorie hanno tecnologie molto più avanzate rispetto al resto del mondo che, invece, è prettamente medievale. Per intenderci: c’è chi combatte con spade e spadoni, mentre loro sono dotati di un’intera artiglieria e golem meccanizzati. XD
Tornando alla stesura, la fanfiction si è gradualmente trasformata da una storia piena di angst a un testo dal finale decisamente felice. Così, perché mentre ho scritto proprio il finale mi è balzata alla mente un’altra idea: quella di vedere uno dei miei personaggi preferiti di questo videogioco sposarsi e vivere una vita felice. Ma sarete voi a decidere con chi si sposa: largo alla fantasia dei lettori!
Questa storia è what if perché, al di là della storia dello smartphone, il finale di tutti i personaggi legati alla nazione tecnologicamente più avanzata di quel mondo è ancora sconosciuto. Mentre di molti altri personaggi sappiamo cosa accadrà, invece di nessuno di loro conosciamo il destino: potrebbero essere morti in battaglia così come vivi e vegeti nella loro nazione. (Nemmeno la versione originale in lingua giapponese, che approfondisce molto la storia rispetto alla versione occidentale, svela l’arcano. A proposito, se siete curiosi di vedere la differenza tra la versione occidentale e quella giapponese, potete trovare su YouTube alcuni gameplay in lingua.)
Per quel che mi riguarda, per oggi le due protagoniste della storia si sono salvate da un possibile finale crudele che si poteva facilmente immaginare per loro. Per riprendere le parole di Ungaretti in Soldati, “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.” E parliamo di un videogioco concentrato su conflitti e battaglie, per cui...
Come già sottolineato in questa storia, le due protagoniste sono in un certo senso antitetiche: da un lato abbiamo Natalia (per chi non la conosce, nel banner è la ragazza di sinistra) che è molto alla mano e non si preoccupa dei dettagli - lato che, tra l’altro, leggevo provenire dalla sua famiglia, perciò immagino già che simpaticoni che sono, ahahah! Dall’altro abbiamo Ellis, una persona seria e tranquilla che non ama molto le guerre - e perché lei stessa sia finita ad essere proprio una comandante di truppe militari è una faccenda un po’ complessa che, se riuscirò, vorrei raccontare in un’altra sede… magari in un’altra fanfiction, perché no?
Nonostante le loro differenze caratteriali le due sono diventate migliori amiche, forse proprio perché riescono a completarsi l’una con l’altra, come le facce di una stessa medaglia.
Ultima nota: ho concluso la storia con un termine non italiano. “Große Schwester” è “sorella maggiore/sorellona” in tedesco (per favore, correggetemi se il termine è errato ^^”), e la scelta è molto semplice: primo, sempre nella versione giapponese è stato rivelato che Ellis ha una sorella maggiore che è l’erede della sua famiglia; secondo, in uno dei magazine della Dreamcast - che, per chi non lo sapesse, è la console della SEGA sulla quale è uscito il videogioco - è stato rivelato che l’ambito di ispirazione per la nazione Ruplustorie è la Germania del XIX secolo. Ora lo sapete! ;P
Come al solito ringrazio tutti coloro che sono giunti fino a fine storia. Non so se scriverò altre storie su questo videogioco, però mai dire mai: qualche altra idea potrebbe scappare...
Alla prossima!
--- Moriko
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Moriko_