Zanzare
Erano
in una zona un po’ isolata del paese.
Non
vi passavano mai perché c’erano solo i carabinieri (i carramba) e i campi di grano.
Quella
sera vi passarono.
Procedevano
in gruppetti di due, tre o quattro persone (gruppi
nel gruppo) a cinque passi circa di distanza gli uni dagli altri.
Alcuni
ridevano e schiamazzavano.
Altri
piangevano e si massaggiavano le tempie doloranti.
Pensieri
martellanti (lei) nella testa di ogni
ragazzo (ed anche più giù all’altezza
dell’inguine).
Pensieri
martellanti (lui) nella testa di ogni
ragazza (ed anche più giù all’altezza del
cuore).
Messaggi
sul cellulare.
Bip
sommessi.
Esultanti
grida di trionfo.
Sbuffi
impazienti e tristi e sguardi che controllano se c’è campo.
C’è.
È
lui (lei) che non chiama.
Non
è il cellulare che è rotto.
Spiacente.
Nuvole
di zanzare.
Alcune
cadono in battaglia.
Altre,
approfittando del sacrificio delle compagne, portano via il loro bottino (sangue).
Marta
schiacciò con forza una zanzara che si era posata su una spalla di Dario.
“Odio
le zanzare” disse Marta uccidendone una seconda sulla borsetta.
“NO!
Lascia che mi mangino! Ho la maglia bianca” si preoccupò Dario cercando di
controllare che la t-shirt fosse pulita.
“Non
c’è niente” disse Marta sferrandosi una manata sul collo “Urge una boccetta di
off!”
“sì”
rispose semplicemente Dario.
Notte
e zanzare e poi parole.
Parole
senza senso piene di significato.
Parole
profonde ma vuote dentro.
Parole
di chi le parole non le sa usare.
Parole
finte e scherzose.
Parole
finte che fanno male.
Sguardi
veri smentiscono le parole.
(sguardi…)
Eleonora
che era con loro annuì in silenzio.
Estrasse
dalla borsa uno spray antizanzare.
Se
lo spruzzò sulle braccia e inzuppò gli altri due.
“chiedi
e ti sarà dato” disse Marta sollevata.
Eleonora
rise (scordatelo)
Dario
passò un braccio sulle spalle di Marta.
“davvero
Marty?” un sorriso malizioso stampato sulle labbra.
Il suo profumo pungente pizzicava le narici di Marta con la sua famigliarità.
Marta
non capiva. Aggrottò un po’ la fronte. Odiava le sue manacce su di se’.
“posso
leccarti?” chiese il ragazzo.
Marta
rilassò il viso. un altro dei suoi stupidi scherzi.
“No”
disse calma quasi riuscendo a sorridere.
Eleonora
rise (scoop).
Notte
e zanzare e poi parole.
I
carramba dormivano e le cicale cantavano (facevano casino).
I
ragazzi finivano le loro birre.
Chi
per riuscire a continuare a reggere il peso che li opprimeva.
Chi
per dimenticare.
Chi
perché doveva brindare a se’ stesso che era quello
che era.
Chi
per allegra abitudine.
Le
ragazze ridevano alle battute di quei mezzi brilli che le accompagnavano.
Oppure
tacevano.
“Ma
perché sempre no?” chiese Dario assumendo un’espressione di falsa (bastarda) profonda tristezza.
“Perché
no” Rispose la ragazza
“Uffa,
io volevo leccarti”
“la
vita.” Disse Marta.
Eleonora
ascoltava da lontano ormai.
I
carramba dormivano.
Notte
e zanzare e poi parole.
“Mi
piaci davvero” disse Dario improvvisamente serio.
“Bugiardo”
rispose Marta.
“Perché?”
chiese indignato
“odio le zanzare”
Marta raggiunse Eleonora e Dario raggiunse Marta.
La
trascinò in disparte.
Ma
è un’altra storia.
Non
di notte, né di zanzare, né di parole.