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from Scratch
Quel
giorno i Digiprescelti
erano seduti alla solita panchina. Tutti tranne Sora. Il ventiquattro
Luglio si
avvicinava e il gruppo di amici le stava organizzando una festa a
sorpresa per
il suo compleanno.
-Avete visto Sora, oggi dopo la scuola?- disse Taichi quasi ansioso.
-Sora, Sora, Sora... solo Sora sai dire? Comunque sì, l'ho
vista.- rispose con
tono acido Yamato
-Dov'è? Le ho mandato due messaggi ma non risponde.-
-E ci credo.-
-Cosa vuoi dire? Non farmi preoccupare, lo sai che quando si tratta di
Sora
vado in tilt.-
-E allora se vai in tilt fai finta che non ti abbia detto niente.- lo
guardò il
biondo provocandolo e sbattendo le ciglia per prenderlo in giro.
-Non sto capendo un benemerito cazzo. E smettila di guardarmi
così Yamato,
sembri un fenicottero con il tic all'occhio. Va bene ho capito, vado a
cercarla
da solo, tanto poi devo scappare agli allenamenti, fatemi sapere cosa
organizzate. Hikari, poi a casa mi spieghi tutto.-
-Ok.- rispose con un dolce sorriso la sorellina.
-Non pensi che sei stato un po’ acido con Taichi?-
domandò Koushiro quando il
suo amico era ormai lontano.
-Possibile che non si vuole decidere a dichiararsi con Sora? Non
è più un
bambino, lo faccio per il suo bene. Se continua così
finirà per perderla, ci
sono parecchi ragazzi che le ronzano attorno a scuola.- Il rosso
annuì,
effettivamente il bell'Ishida non sbagliava.
-Ci sonoooo! Urlò Mimi facendo sobbalzare i cinque amici.-
-Ti riferisci alla festa o a far svegliare Taichi?- chiese confuso il
Digiprescelto
dell'amicizia.
-Entrambe le cose. Diciamo che a quella festa vestirò i
panni di Cupido per una
notte.- rise con un ghigno malefico.
-Cioè?- disse curiosa e speranzosa Hikari.
-Ovviamente a Taichi dovrai omettere questo particolare, ma mi
è venuto in mente
di giocare ad un certo punto della serata ad obbligo o
verità. Possiamo
preparare i bigliettini degli obblighi e delle verità per
non destare sospetti
e calcolare in base a dove faremo sedere loro due cosa fargli fare.-
disse poi
soddisfatta e con gli occhi che le brillavano per l'idea che le era
venuta in
mente.
Gli altri, inizialmente impauriti dallo sguardo da killer della loro
amica,
approvarono e la aiutarono nell'organizzazione della festa e della
trappola.
Il
ventiquattro
Luglio arrivò.
Sora era pronta davanti allo specchio della camera di Mimi con aria
dubbiosa.
-Mimi, sicura che per andare a fare un semplice brindisi devo vestirmi
così?- L’amica
l’aveva praticamente costretta ad indossare una gonna nera a
vita alta molto
elegante con un top a body verde smeraldo lucido ed un paio di sandali
neri
alla schiava con degli strass verdi che richiamavano il top. I capelli
rossi
ormai lunghi erano lisci, ma morbidi alle punte, rossetto di colore
nude e un
filo di trucco agli occhi caratterizzato da due puntini sotto le ciglia
inferiori che a detta di Mimi era una moda che aveva scoperto nel suo
ultimo
viaggio in Italia. Più si guardava, più non si
convinceva.
-Sei uno schianto Sora, ora smettila e andiamo!-
La rossa annuì, ormai aveva perso le speranze, tanto
decideva sempre lei,
quindi era inutile fare polemiche.
La macchina dell'autista di Mimi era già sotto casa.
Le due amiche salirono e Sora notò subito che qualcosa non
andava.
-Mimi perché il tuo autista sta andando nella direzione
opposta al locale dove ci
aspettano gli altri?-
-Ehm perché in realtà non dobbiamo andare in quel
locale e gli altri non ci
aspettano lì.- dichiarò con nonchalance l'amica
evitando di guardare Sora negli
occhi.
Doveva aspettarselo che quella pazzoide di Mimi, non si sarebbe
limitata ad
organizzarle un semplice brindisi.
Arrivati, la bella Digiprescelta dell'amore si accorse di essere
nell'enorme
casa di campagna di Mimi.
-Sei sempre la solita.-
-Preparati per la festa più bella della tua vita amica mia.-
-Detta così sembra quasi una minaccia.- Risero entrambe per
poi entrare mano
nella mano.
Eccola, la splendida e immensa sala d'ingresso tutta addobbata per la
sua festa
di compleanno, piena di cianfrusaglie e decorazioni colorate, tipico
della sua
migliore amica, Mimi Tachikawa.
-Ma quanta gente hai invitato? Sei davvero una pazzoide.-
-Eh modestamente...- Risero divertite.
Ovviamente a Sora poco importava di tutta quella gente che almeno
metà
conosceva a malapena, quindi non appena notò i suoi veri
amici, il gruppo dei
Digiprescelti che era posizionato all'angolo bar, strattonò
la ragazza dai
capelli color cenere che si era fermata a parlare con un suo compagno
di classe
per correre da loro.
Quando Taichi se la trovò davanti in quelle vesti quasi si
strozzò col cocktail
che stava bevendo.
-Sora auguriiiiii!- Gridarono all'unisono i suoi amici.
-Grazie ragazzi, allora... lo facciamo quel brindisi?-
I ragazzi passarono i bicchieri alle due amiche appena arrivate e li
alzarono
tutti per brindare al compleanno della rossa.
Ma chiunque si avvicinava voleva brindare con la festeggiata e dopo un
po' di
bicchieri Sora iniziò a vederci annebbiata.
-Mimi non reggo più. Portami lontano dagli alcolici ti
prego!-
Bene! Era ora che si trasformasse in Cupido, pestò il piede
a Yamato per avvisarlo
di portare gli altri alla tana del lupo.
-Sì hai ragione, andiamo in posto più tranquillo.-
Salite
le scale
entrarono in una piccola stanza con un tappeto enorme di colore marrone
e beige
e dei cuscini sparsi. Appena sedute sul tappeto, entrò nella
stanza anche
Yamato seguito dal restante gruppo dei Digiprescelti.
Taichi, che era all'oscuro del piano malefico di Mimi chiese ai suoi
amici che
cosa stava succedendo.
-Semplice!- lo interruppe l'amica.
-Giochiamo a obbligo o verità.- disse poi vittoriosa tirando
fuori dei bigliettini
dalla borsa.
-Sei seria?- strabuzzò gli occhi il castano.
-Sì, dai è per fare qualcosa di diverso!- lo
stuzzicò divertito il biondino
seduto accanto a lui.
Ma Taichi aveva molto da nascondere e lo sguardo di Yamato, non era di
buon
auspicio. Ovviamente erano anche riusciti a farli mettere esattamente
vicini
come volevano.
-Dai iniziamo.- incitò Hikari, che era sulle spine di vedere
quei due
finalmente insieme.
-Allora partiamo proprio da te, Hikari. Obbligo o verità?-
-Obbligo!- rispose sicura la castana. I biglietti che aveva tirato
fuori Mimi
erano già stabiliti.
-Dai un bacio a stampo a Takeru.-
-Cosa deve fare mia sorella?- si lamentò Taichi.
-Ma dai, è solo un bacio a stampo.- Lo prese in giro Sora
facendolo
imbronciare.
-E bacio a stampo fu! Ora tocca a te Yamato. Obbligo o
verità?-
-Verità.-
-Quando è stata l'ultima volta che hai fatto l'amore?-
-Mhmm... fammi pensare. Ah sì giusto, ieri!-
disse sicuro di sé facendo ridere tutti.
-Ok, buon per te. Taichi. Obbligo o verità?-
Iniziò a sudare freddo, non poteva
dire verità, sapeva già che Mimi avrebbe
camuffato i biglietti e gli avrebbe
chiesto se fosse innamorato di Sora o roba del genere.
-Obbligo.-
Bene. Era la mossa che Mimi aveva previsto.
Prese il biglietto dell'obbligo soddisfatta per puntarglielo in faccia
compiaciuta.
-HAI A DISPOSIZIONE 7 MINUTI DI PARADISO CON LA RAGAZZA SEDUTA
PIÙ VICINO A TE!-
-7 minuti di che???- chiese confuso il ragazzo.
Mimi indicò un punto preciso alle spalle del castano.
C'era una porta con una scritta 7 MINUTI DI PARADISO.
-Devi baciare là dentro per sette minuti la persona che
è seduta più vicino a
te, in questo caso, Sora.
rispose con sguardo
appagato. Aveva
organizzato tutto nei dettagli ed era soddisfatta. Stava per ribellarsi
imbarazzato quando notò la sua amata alzarsi e andare in
direzione della porta.
-Che aspetti Taichi? Non possono aspettare noi all'infinito per
continuare il
gioco.- Il Digiprescelto del Coraggio si alzò e la
seguì non capendo se stava
succedendo davvero o se era in uno dei suoi infiniti sogni con la sua
amata.
Appena entrati in quel minuscolo stanzino dove a malapena entravano si
richiusero la porta alle loro spalle. I loro corpi stretti tra loro nel
silenzio più totale.
-Sora, non dobbiamo farlo per forza, cioè, non voglio
obbligarti a fare
qualcosa che non vuoi, possiamo rimanere a parlare e appena finiti i
sette
minuti ci chiameranno.
-E chi ti dice che io non lo voglia?- Il castano rimase spiazzato da
quell'affermazione. Sicuramente parlavano quei bicchieri di troppo per
Sora, ma
se non lo avesse voluto davvero anche l’alcol non sarebbe
stato di aiuto.
Approfittò del momento per fare quello che desiderava da
tutta la vita. Si
avvicinò alle sua labbra per baciarla delicatamente, lei
sarebbe rimasta in
quella posizione per ore, senza muovere un solo muscolo, a contemplare
con la
penombra della piccolissima finestrella sul tetto quegli occhi che sia
da
sobria che da ubriaca le facevano perdere ogni volontà.
Taichi, però arrivati a quel punto non era della stessa
idea; infatti con foga
e irruenza le circondò le guance con le mani e premette le
sue labbra su quelle
carnose di lei, insinuando poi la lingua nella sua bocca che fu accolta
dalla
sua dal sapore di alcol. Era ovvio che i sette minuti fossero passati
ma nessuno
li chiamò, ma era altrettanto ovvio che a loro non importava.
Altro che sette minuti di Paradiso, quella per la loro fu la notte
più bella
della loro vita, perché oltre a quel bacio infinito, quella
fu la notte dove
iniziò finalmente la loro storia d'amore. Complice quel
minuscolo stanzino e
tutto il teatrino organizzato nei minimi dettagli dalla loro amica,
Taichi e
Sora, quella notte erano passati da migliori amici a diventare una
coppia.
***
L'estate era passata divinamente. Mimi era tornata in America. Nel
frattempo
anche la scuola era iniziata e la storia tra Taichi e Sora andava a
gonfie
vele.
Era ormai da tre mesi che stavano insieme e il loro rapporto adesso,
anche se
erano fidanzati, era ancora più bello e speciale. Erano
praticamente più
inseparabili che mai.
-Quindi stasera non ci vediamo?- Taichi sbuffò al telefono
-Ma dai siamo stati tutto il giorno insieme, non fare l'esagerato. Devo
studiare per entrambi, altrimenti chi ti aiuterà per il
compito di sabato?- rise
la sua ragazza.
-Ok, giusto. Allora mentre tu studierai per noi, io guarderò
la partita con mio
padre e poi ti chiamerò per augurarti la buonanotte.-
-Ok capo.- risero entrambi.
-Ti amo Sora.-
-Mai quanto ti amo io.-
-A dopo.- E riattaccarono.
Tutto quel miele che non si aspettava dal suo Taichi era una
distrazione
continua per lei. Non riusciva a concentrarsi per studiare. Continuava
a
pensare alla dolcezza del suo amato e si insultò da sola per
aver rinunciato a
vederlo quella sera.
Era assurdo come non potesse più fare a meno di lui in quel
modo. Rimosse per
un attimo quella visione per buttarsi a capofitto sui libri.
Nonostante la tarda ora Taichi stava bussando insistentemente alla
porta della
sua ormai ragazza.
Quando Sora aprì la porta e si trovò davanti il
ragazzo stremato e con le
lacrime che gli rigavano insistentemente il viso rimase turbata.
-Taichi, che è successo?- chiese spaventata la rossa.
Ma il ragazzo si buttò su di lei singhiozzando e
stringendola forte lasciandola
di stucco. Lei d'istinto lo abbracciò e aspettò
qualche minuto prima di
prendere parola per poi farlo entrare in casa. Non lo aveva mai visto
così e
non sapeva nemmeno come fosse possibile. Di solito era lui a
consolarla, non
era di certo il suo ruolo.
Quando Taichi entrò si asciugò il viso con il
fazzoletto che Sora le aveva
dato, i suoi occhi erano rossi e gonfi.
La sua ragazza aspettò che si mettesse a sedere sul divano,
si avvicinò per poi
sedersi accanto a lui e girare il suo viso verso di lei.
Cominciò ad
accarezzargli la folta chioma e avvicinando le sue labbra carnose a
quelle del
fidanzato iniziò a baciarlo delicatamente.
Quel bacio leggero e calmo fu come un toccasana per il ragazzo che
finalmente
rilassò i muscoli contratti per la tensione e l'ansia che
aveva accumulato. Anche
Sora si era accorta che adesso Taichi era più tranquillo,
così con la sua voce
soave chiese al ragazzo cosa fosse successo.
Taichi sospirò per poi iniziare il suo lungo racconto con
voce rotta:
-Stavo
guardando
la partita come ti avevo detto al telefono, quando hanno bussato alla
porta. Hikari
è andata ad aprire e alla porta c'era un ragazzo alto che la
fissava.
A quel punto lei intimorita ha chiesto chi fosse e lui ignorando la sua
domanda
ha risposto che cercava Susumu Yagami, così mia sorella l'ha
fatto entrare
senza pensarci.
Mio padre che era sul divano accanto a me vista la sua espressione
sorpresa non
aveva la benché minima idea di chi fosse quel ragazzo.- La
voce di Taichi iniziò
a tremare e la rossa per rassicurarlo le strinse la mano.
Così lui ingoiando un magone inesistente riprese il suo
racconto.
-Dopo qualche minuto di silenzio iniziale mio padre, finalmente si
è deciso a
chiedere al ragazzo misterioso chi fosse e lui senza sotterfugi e senza
un
minimo di sensibilità nei nostri confronti lasciandoci tutti
pietrificati ha
risposto di essere suo figlio!-
-Che? Suo figlio???- Anche Sora rimase spiazzata dalla notizia. Adesso
capiva
la reazione del suo amato.
-Cioè… Ti rendi conto, Sora? Un Tizio, senza
preavviso si presenta alla porta
di casa nostra e come un fulmine a ciel sereno viene a dirci una cosa
del
genere con una nonchalance che non puoi nemmeno immaginare.
Io e Hikari ci guardavamo interdetti come se avessimo capito male, mia
madre
che stava asciugando i piatti ne ha fatto cadere uno rompendolo in non
so
quanti cocci.
Per non parlare di mio padre più confuso di noi che per
smorzare la tensione
che si era creata comincia a dire che fosse ovviamente opera di qualche
programma televisivo stile Candid camera cercando le telecamere
ovunque. Ma il
suo sorriso ebete lo ha interrotto il ragazzo in questione dicendo una
sola
frase “Sapporo Inverno 1985.”
A quella frase gli occhi di papà si sgranarono. Aveva un
viso devastato come se
finalmente avesse collegato tutto.
Ed io da codardo, dopo il suo sguardo di approvazione me ne sono andato
e sono
corso qui…-
Sora iniziò a riflettere un momento per poi rivolgersi
confusa al castano.
-Taichi, ma nel 1985 tuo padre e tua madre non stavano insieme.-
Quell'affermazione lo svegliò. Era vero. Quindi non aveva
tradito né sua madre
né tantomeno lui e sua sorella.
Abbracciò Sora ringraziandola. Era talmente annebbiato dalla
rabbia che non si
era reso conto di una cosa così importante. Lo sfogo con lei
e quella frase lo
avevano finalmente calmato. Ora si sentiva meglio, il solo pensiero che
il
padre non li avesse traditi come pensava cambiava tutto. Sarebbe
tornato a casa
per affrontarlo.
Ma il suo pensiero fu interrotto da un rumore. Qualcuno che bussava
alla porta
di Sora.
-Ma chi è a quest'ora? Mia madre aveva il turno di notte.-
La rossa si affrettò ad aprire la porta ritrovandosi davanti
Susumu, Yuuko e
Hikari. Erano sicuri di trovarlo lì.
Il castano appena li vide entrare rimase spiazzato.
-Ho delle cose da raccontarvi!- disse il padre del ragazzo prendendosi
tutte le
responsabilità.
E così tutti seduti attorno al tavolo di marmo della cucina
di Sora, con un tè
fumante davanti a loro ascoltarono in silenzio la spiegazione del capo
famiglia.
-Nel freddo inverno del 1985 io e il mio gruppo di amici abbiamo deciso
di
organizzare un viaggio. La meta in questione era Sapporo, una
città famosa per
la birra, lo sci e l'annuale Festival della neve, caratterizzato da
enormi
sculture di ghiaccio. Era la meta perfetta visto il periodo gelido per
trascorrere una settimana di divertimento.
A quei tempi non conoscevo vostra madre, e nessuno del gruppo aveva
relazioni
quindi nessuno ci vietava di conoscere altre persone. La sera del
nostro
arrivo, nonostante la stanchezza del viaggio dopo aver fatto un bagno
rilassante siamo andati al Museo della birra, un museo che ripercorre
la storia
della produzione della bevanda della zona e offre degustazioni e che ha
anche
una birreria all'aperto. In quella birreria ci lavorava una ragazza
molto bella
dai lunghi e ricci capelli nero corvino, con degli occhi enormi marroni
ed un
fisico mozzafiato che si distingueva da qualsiasi altra cameriera per
le sue
curve prorompenti. Il suo nome era Kaori Koizumi.
Fu allora che la conobbi. Ci servì tutta la sera non so
quante birre e ogni
volta che si avvicinava al nostro tavolo i nostri sguardi si
incrociavano
scambiandoci sorrisi e sfiorandoci le mani ogni volta che
c’era l’occasione.
Lo scambio di sguardi durò tre sere, poi il quarto giorno ci
siamo spostati
nelle vicinanze di Sapporo, a Niseko dove c’è un
famoso impianto sciistico. Non
avrei mai pensato di ritrovarla lì con le sue amiche. Le
offrii un caffè e tra
una parola ed un'altra la invitai ad uscire con me. Con il suo lavoro
era
complicato ma l'ultima sera di vacanza si presentò alla
porta della mia camera
d'albergo lasciandomi perplesso per poi iniziare a baciarmi. Ero
all'impatto
basito perché non mi aspettavo tutto questo ma poi ecco...
insomma è successo
quello è successo.-
Prese un respiro prima di continuare.
-Il giorno dopo tornai a Tokyo e solo salito sull'aereo mi sono reso
conto di
non aver dato a Kaori un indirizzo o un contatto telefonico, nulla dove
potermi
rintracciare. E non ho mai fatto niente nemmeno io nonostante sapessi
dove
trovarla, perché solo poco dopo ho conosciuto vostra madre
ed ero talmente
innamorato di lei che la notte con Kaori la considerai solo
un'avventura, fino
a questa sera che il passato è venuto a bussare alla nostra
porta.-
Susumu spiegò tutto senza omettere nulla alla sua famiglia e
alla ragazza di
suo figlio spogliandosi del tutto.
Non aveva tralasciato neanche un particolare e anche i presenti
notarono che
era del tutto sincero. Adesso che aveva finito si aspettava di tutto.
La sua
preoccupazione più grande era che non fosse creduto.
Fu Taichi a sbloccare il silenzio abbracciando il padre.
-Ti
crediamo
papà!
Un
sorriso caldo
avvolse il volto di tutta la famiglia.
Susumu non aveva nessuna colpa ed era all'oscuro di tutto come lo erano
loro. Ma
del resto nemmeno quel ragazzo aveva nessuna colpa quindi era giusto
che lo
accettassero in famiglia perché era venuto per conoscere suo
padre, ne aveva
tutto il diritto di questo mondo.
***
Era passato all'incirca un mese da quando il ragazzo
dell’Hokkaido si era
insediato così dal nulla in quella casa per conoscere il
padre e ormai faceva
parte della famiglia Yagami. Solo Taichi, non si era ancora abituato a
condividere la sua stanza con una persona a lui estranea nonostante la
parentela
forzata. Il fratello acquisito in questione si chiamava Nobu Koizumi,
aveva i
capelli nero corvino e gli occhi grandi marroni esattamente come la
madre, ed
era alto come Susumu. Aveva un bel fisico grazie al lavoro che svolgeva
a
Sapporo. Era un personal trainer motivo per cui in quel mese a Tokyo
aveva già
rubato il cuore di molte ragazzine. Un'altra particolarità
del ragazzo che lo
distingueva dai ragazzi di Tokyo era la quantità di piercing
e tatuaggi da
perdere il conto. Forse era proprio quello per cui veniva notato.
Si era iscritto addirittura nella stessa scuola di Taichi, ma essendo
di due
anni più grande era direttamente al quinto anno. Ormai aveva
conosciuto anche
il resto dei Digiprescelti, ma realmente forse a causa
dell'età più adulta o
magari di una mentalità diversa dai ragazzi di Tokyo le sue
aspettative non
erano le stesse. Di conseguenza iniziò a frequentare altri
ragazzi della scuola
che però a Taichi e ai suoi amici non piacevano
più di tanto. Erano i classici
figli di papà con ville stratosferiche e che organizzavano
feste continue fino
ad ubriacarsi, a ridursi uno schifo e a portarsi a letto chiunque.
Ma del resto non potevano obbligarlo a stare con loro e
facevano finta di
nulla, quindi le loro vite non erano collegate anche
all’esterno dell’habitat
casalingo.
Nel frattempo la storia d’amore tra Taichi e Sora andava
avanti magnificamente,
ma, come da copione in ogni coppia seppur legata, i piccoli litigi
erano
all’ordine del giorno. Lo stava aspettando ormai da
più di dieci minuti al
solito bar vicino la scuola dove andavano spesso i pomeriggi per
studiare
insieme, col portatile già acceso e i libri sparsi sul
tavolo giallo di legno.
Chiunque entrasse continuava a chiederle se la sedia accanto a lei
fosse libera
e lei continuava ripetutamente a dire che stava aspettando il suo
ragazzo.
Altri dieci minuti, ma ancora nulla. Altre persone continuavano a
chiedere di
quella dannatissima sedia e lei sempre insistentemente e con tono
acido, diceva
che stava arrivando il suo ragazzo.
Continuò a guardare l'ora sul telefono sbuffando.
Più di mezz'ora di ritardo, adesso era veramente nervosa,
stava per andarsene
irritata quando finalmente eccolo entrare correndo e buttarsi sulla
sedia
implorando le sue scuse.
-Ok mi dispiace tantissimo io... ecco... il coach ci ha fatto correre
sulle
gradinate praticamente fino a farci vomitare.-
-Bè potevi avvisarmi.-
-Sì, hai ragione ma il coach non vuole che usiamo il
cellulare durante gli
allenamenti. Mi dispiace molto...-
-È sempre la stessa storia. Il calcio, il calcio e sempre il
calcio. E io? Io
non conto nulla?- Taichi la guardò con sguardo
interrogativo. Lei lo sapeva
quando amasse il calcio e quanto amasse lei. Come faceva a fare un
paragone.
-Sei seria?-
-Sì! E sono anche stufa di aspettare. Me ne torno a casa!-
E raccogliendo libri e portatile, sotto lo sguardo confuso del suo
ragazzo andò
via sbattendo la porta del locale. Il moro non l’aveva mai
vista così. Ok che
adesso stavano insieme, ma non c’era bisogno di fare tutto
quel casino per un
maledetto ritardo. Nonostante non fosse colpa sua, continuò
a chiamarla tutta
la sera e a mandarle messaggi di scuse, che ovviamente la ragazza
ignorò
totalmente.
Lo sapeva anche lei che era una stupida litigata ma aveva bisogno di
sbollire.
Da quando stavano insieme pretendeva più attenzioni da lui e
anche se sapeva
benissimo quanto amasse il calcio fin dalle scuole elementari la
irritava.
Il giorno dopo gli avrebbe risposto e come al solito sarebbe tornato
tutto come
prima.
Ma
il giorno dopo
non fu tutto rose e fiori come Sora si aspettava. Lei continuava a
chiamarlo
insistentemente al telefono ma lui non rispondeva a nessuna chiamata.
Quel sabato mattina non c’era scuola, quindi non avrebbe
avuto nemmeno
occasione di vederlo. Iniziò a mandargli messaggi e audio
che ovviamente non
furono nemmeno visualizzati. Contattò Yamato e Koushiro, ma
nemmeno loro
sapevano nulla dell’amico. Non voleva chiamare Hikari o
direttamente a casa sua
per evitare di metterli al corrente del loro bisticcio, ma visto e
considerato
che la situazione le stava sfuggendo di mano decise di andare
direttamente a
casa sua nonostante fosse ormai ora di cena. Non poteva crederci, a
casa non
c’era nessuno.
“Giusto” si ricordò, dandosi della
stupida, che quel weekend i genitori di
Taichi erano andati insieme ad Hikari a trovare la nonna in campagna.
Ma
Taichi?
Ora stava iniziando ad agitarsi. La sua ultima possibilità
di capire che stava
succedendo era Nobu. Ma con sua somma sfortuna nemmeno Nobu rispondeva
alle sue
chiamate.
Non ce la faceva più, voleva parlare con lui, voleva
chiarire. Avrebbe chiesto
scusa pur di far pace con lui anche se non pensava di aver fatto nulla
di male.
O forse sì. Non lo sapeva più nemmeno lei cosa
doveva pensare.
Si appoggiò alla porta d’ingresso di Taichi e
iniziò a piangere. Era disperata.
Finalmente il telefono suonò.
Non era Taichi, ma almeno qualcuno si era degnato a considerarla.
-Nobu.- cercò di sembrare calma.
-Dimmi Sora.-
-Nobu, è con te Taichi?-
Si sentiva musica a tutto volume e persone che urlavano come dei pazzi
forsennati. Ovvio che il suo ragazzo non poteva essere lì.
-Sì. È qui alla festa vieni ti mando l'indirizzo.-
“Cosa? Era andato alla festa? Non era da lui. Non poteva
essere vero. Ma del
resto perché Nobu doveva mentirle.” Non se lo fece
ripetere.
-Ok, arrivo. Grazie mille Nobu.-
Prese un taxi e dopo circa quindici minuti arrivò davanti a
quella maestosa
villa. Dall’interno proveniva un rumore assordante. Appena
entrata si sentì
subito un pesce fuor d’acqua. Il prato e la casa erano
gremiti di ragazzi e
ragazze ubriachi, per lo più studenti della sua scuola
più grandi di lei, tutti
rigorosamente con bicchieri in mano pieni di un liquido rossastro. La
musica a
palla, gente che si baciava ovunque, gente che fumava chissà
quale sostanza
vista la puzza che si insediava nelle sue narici, gente che ballava,
gente che
urlava. E lei che lo cercava ma non lo trovava.
-Sora!- Nobu, che era corso verso di lei, l’aveva strattonata
in pista per
farla ballare porgendole uno di quei bicchieri che avevano praticamente
tutti.
-No, grazie io non bevo.-
-E ti pareva che mio fratello non avesse come fidanzata una
santarellina del
cazzo!- disse l’ormai cognato tutto d’un fiato in
un ghigno malefico ma che
quasi la fece rabbrividire. Ma adesso era altro che la preoccupava.
-Nobu, dov’è Taichi?-
-Taichi? E io che ne so.-
-Ma tu mi hai detto che era qui alla festa.-
-Ah sì, giusto. Non so dove sia adesso, prima l’ho
visto con una biondina da
urlo!-
No, Taichi non lo avrebbe mai fatto.
-A che gioco stai giocando, Nobu?- Stava perdendo le staffe.
-A nessuno. Ho solo detto la verità. Guarda se non mi credi
te lo faccio dire
dalla mia carissima amica, Yuriko. Yuriko, Vieni ti presento Sora
Takenouchi.-
Yuriko Suzuki era bellissima, più grande di lei di un anno e
molto popolare a
scuola. I suoi capelli rosa shocking e gli occhi azzurri come il cielo
emanavano una dolcezza quasi confortante in quel momento teso per la
rossa.
-Piacere, sono Yuriko.-
-Ehm, ciao io sono Sora.- rispose quasi imbarazzata la ragazza.
-Senti Yuriko, te la affido. Mi raccomando.-
Urlò Nobu, per poi sparire tra la folla lasciandola allibita.
La rossa speranzosa rivolgendosi alla bella ragazza disse se conoscesse
e se
avesse visto Taichi Yagami e dopo un attimo di esitazione finalmente
rispose.
-Taichi Yagami? Ah sì, il capitano della squadra di calcio
della nostra scuola!
Certo che lo conosco. Ma non mi pare di averlo visto alla festa,
l’ultima volta
che ho visto Yagami è stato stamattina a scuola con Rika, la
mia compagna di
classe che si occupa del fanclub della squadra. Sono andata a lasciare
dei
moduli e quando li ho visti stavano entrando negli spogliatoi della
palestra
insieme.- disse contenta di essere stata di aiuto per la
giovane non
sapendo invece di averla ferita. Rika era bionda ed era anche molto
bella. Che
Nobu alludesse a lei prima? E poi negli spogliatoi che diavolo ci
facevano? Era
arrabbiata. Possibile che per vendicarsi il suo ragazzo
l’avesse tradita?
-Rika è qui?- disse d’un tratto urlando in faccia
alla bella ragazza dai
capelli rosa convinta più che mai a parlare e a chiarire i
suoi dubbi
direttamente con lei.
-No, mi dispiace, oggi a scuola ha annunciato di avere un appuntamento
con un
ragazzo misterioso. Ti rendi conto? Siamo compagne di classe da quattro
anni e
non si confida con me. Ma ora che mi hai nominato Yagami, mi fa pensare
che il
ragazzo in questione possa essere lui.- disse trionfante di
aver trovato
un’ipotetica soluzione ai suoi dubbi. Si capiva che Yuriko
fosse ubriaca e che di
conseguenza non si fosse accorta di aver ferito Sora per ben due volte,
la
quale era già arrivata da sola a quella conclusione. Con
quell’affermazione,
però, aveva avuto come una fitta al cuore.
L’angoscia si era impossessata di
lei. La paura di averlo perso la gettò improvvisamente in
uno stato di panico e
confusione. Il suo mondo in un secondo era andato sottosopra.
Iniziò a vedere
tutto nero. Sul serio dopo una vita ad amarlo in segreto, adesso che
era suo lo
aveva perso per una litigata così banale?
Era talmente delusa e arrabbiata che corse verso l’uscita ma
ancora una volta
si ritrovò Nobu davanti:
-Ehi, te ne vai di già? La festa è appena
cominciata.-
-Sì, perché tuo fratello è uno
stronzo!- disse singhiozzando senza rendersene
conto.
-Ma che sarà mai, bevici un po’ su.-
Sibilò sarcastico il ragazzo dai capelli
nero corvino. Così Nobu le porse il bicchiere che aveva in
mano e Sora con gli
occhi pieni di lacrime e rabbia se lo scolò tutto
d’un fiato lasciando anche
l’amico stupefatto.
-E meno male che non bevevi!-
Dopo quel cocktail arrivò anche Yuriko, con altri bicchieri
in mano e Sora ad
un certo puntò non capì più nulla,
iniziò a ballare con loro, si era scordata
di Taichi e del suo ipotetico tradimento. Si sentiva felice finalmente
dopo un
giorno intero di sofferenza a causa di quella lite che
l’aveva sfinita. Poi il
nulla.
Solo Black out!
Quando aprì gli occhi non capiva dove si trovasse.
Provò a guardarsi intorno.
Quelle pareti color carta da zucchero non le aveva mai viste. Ma non
furono le
pareti a sconvolgerla dopo che si accorse di qualcosa di inquietante.
Aveva una
coperta bianca in piuma d’oca addosso e sotto era
completamente nuda. Ma non
aveva ancora visto il peggio. Non appena si provò ad alzare
dal letto notò due
sagome oltre a lei seminude sul grande letto. Uno era Nobu e
l’altra era
Yuriko.
“che
cosa è
successo? Cosa ho fatto? Che significa tutto ciò?
Perché non mi ricordo nulla?”
i suoi pensieri erano sempre più neri.
Le mancava l’aria. Riuscì ad alzarsi senza
svegliarli e raccolse subito i suoi
vestiti sparsi nella stanza per poi correre in bagno a vestirsi.
Durante il
tragitto verso l’uscita scansò diversi ostacoli.
C’erano ragazzi e ragazze
ovunque, scavalcò un gruppo di ragazzi addormentati nel
lungo corridoio,
bicchieri di plastica e spazzatura anche nei posti meno immaginabili.
Scappò
disperata e prima di arrivare a casa vomitò
l’anima.
“Cosa diavolo c’era in quei bicchieri?”
Sicuramente non era solo alcool
altrimenti non si sarebbe spiegato il vuoto di memoria. Era impaurita e
non
sapeva cosa fare.
Arrivò
a casa
sperando di non trovare la madre ma per fortuna aveva trovato sul
tavolo un
post-it che diceva che andava al lavoro e che sarebbe rientrare in
serata.
“Meno
male”
pensò. Non avrebbe avuto il coraggio di guardarla in faccia.
Aveva bisogno di
una doccia fredda per rimuovere la sbornia e provare a mettere in
ordine i
pensieri. Sperava sarebbe riaffiorato qualche ricordo di quella notte
ma nulla.
Uscita dalla doccia guardò il telefono e trovò
con suo stupore un messaggio di
Taichi:
“Ciao Sora, ti chiedo scusa se non ti ho risposto
tutto il giorno, ma lite a
parte ho avuto una giornata veramente infernale con la squadra. Il
pomeriggio
della nostra lite, volevo anche dirtelo ma non me ne hai dato modo, il
coach ci
ha comunicato di una partita decisiva e in trasferta. Stamattina
già alle sei
ero in campo, ci hanno massacrati di allenamenti tutta la mattina.
Quando
abbiamo finito, Rika, la ragazza che gestisce il fan club della
squadra, ha
portato le adesioni da firmare a tutti noi e siamo stati catapultati
all’aeroporto senza darci il tempo di avvisare qualcuno o di
passare a casa per
fare le valigie. Dopo un’ora di volo siamo arrivati ad Osaka
e subito siamo
corsi in campo. Per fortuna dopo tutto questo stress abbiamo vinto 4-3
nonostante non sia stato così facile portare a casa la
vittoria. Ho visto solo
adesso le tue innumerevoli chiamate. Ti chiedo scusa ancora, ma ti
prometto che
domani che torno recupereremo il tempo perso.
Ti amo.
Taichi “
Ora sì, che si sentiva una merda totale. Come aveva fatto a
dubitare del suo
Taichi? Come aveva potuto cadere nel tranello di Nobu?
Si sdraiò sul letto e decise di mandare un messaggio a Nobu.
Sperava che quello
che sembrava un tormento fosse solo un equivoco.
“Nobu cosa è successo questa notte? Non
mi ricordo niente”
Ovviamente
la
risposta non arrivò, lo aveva lasciato che dormiva e non
poteva pretendere che
avesse letto il messaggio. Devastata, rinchiusa al buio nel suo piccolo
mondo
si addormentò con i pensieri in subbuglio, nella speranza
che quello che aveva
passato fosse solo un brutto incubo.
Il risveglio non fu dei migliori.
-Sora c’è Taichi?-
Toshiko
la
svegliò facendola tornare alla triste realtà.
-Digli
che non ci
sono!-
-Ma tesoro, gli ho già detto che eri a cas...-
-Mamma inventati qualcosa non lo voglio vedere in questo momento!-
Si accorse che era già sera. Ma quanto aveva dormito?
La madre di Sora fu costretta a mandare via così il ragazzo,
e lei come prima
cosa si apprestò a guardare se Nobu avesse risposto al
messaggio.
Aveva risposto. Il cuore di Sora prese un ritmo forte. Aveva tanta
paura.
“Ciao Sora, non mi ricordo. Ma penso non sia
successo nulla.”
La
rossa si
tranquillizzò per un attimo ma si accorse che oltre alla
risposta c’era anche
una foto. Scaricò il download e quasi il suo cuore smise di
battere per quello
che vide.
La foto che si era aperta era della ragazza che dormiva completamente
nuda. E
sotto la foto una scritta:
“OPS, o forse qualcosa è successo =)
“
Le lacrime scendevano repentine sulle sue guance. Iniziò a
girarle la testa.
Era in preda al panico.
Fu distratta dal suono di un altro messaggio.
Stavolta era di Taichi.
“Io
non capisco.
Mi hai chiamato tutto il giorno ieri, pensavo che fosse tutto risolto.
Perché
fai così? Ti amo Sora, ti prego facciamola finita con queste
liti. Mi manchi da
morire.
Taichi”
Si
sentì morire
ancora di più.Come avrebbe fatto a spiegarglielo? Come lo
avrebbe guardato in
faccia? Non si ricordava nulla... non era in grado di spiegarlo nemmeno
a sé
stessa.
Passarono due giorni da quell’episodio. Ne Toshiko ne Taichi
ne nessun’altro
erano stati in grado di parlare con Sora. Chiusa a chiave nella sua
stanza buia
senza mangiare, bere, parlare. Era diventata un tutt’uno con
il letto e le sue
lacrime. Voleva morire pur di evitare di affrontare l’amore
della sua vita.
-Ti prego Sora apri la porta!-
Taichi e Toshiko, dietro la porta stavano tentando di tutto ma nessun
cenno.
-Io non capisco, Toshiko. Abbiamo avuto una lite stupida ma non
è da Sora fare
così per una sciocchezza del genere.
Il castano raccontò allora la discussione alla madre della
sua ragazza
facendola rimanere stupita.
-Hai ragione, non farebbe mai così per una cosa
così idiota.
-Toshiko, scusami ma io non posso reggere più questa
situazione, ti prometto
che la farò aggiustare.- disse poi guardando in direzione
della porta della
camera di Sora.
La signora Tachenouchi sorrise beffarda al ragazzo per poi fare un
cenno di
approvazione. E così con le sue larghe spalle Taichi
buttò giù la porta
entrando prepotentemente nella camera della sua amata facendola
sobbalzare dal
letto.
Quando il castano vide il viso prosciugato dalle lacrime e le borse
gonfie e
nere che aveva sotto agli occhi gli morì il cuore. Si
buttò sul letto
preoccupato per la sua metà stringendola a sé.
Dopo attimi di silenzio persi in
quell’abbraccio Taichi si scostò per prenderle il
viso e far sì che lo
guardasse negli occhi.
-Adesso ti dico quello che faremo. Ti alzi da questo letto e per prima
cosa vai
a farti una bella doccia. Poi farai un abbondante colazione. Infine ti
prepari
e usciamo.-
-Non voglio Taich…-
-No, non ho detto che puoi replicare!-
La rossa spinta dal ragazzo andò in bagno a farsi la doccia,
e quando fu davanti
alla colazione preparata dalla madre quasi si nauseò, ma con
l’insistenza del
ragazzo riuscì a mangiare quasi tutto. Quando uscirono Sora
si irrigidì, sapeva
che Taichi le avrebbe chiesto spiegazioni. Ma la delicatezza del suo
amato era
indecifrabile e invece di farle domande la coccolò tutto il
giorno senza nessun
tipo di pressione. Si sentiva fortunata ad averlo al suo fianco ma dopo
quello
che gli aveva fatto a causa della sua gelosia e del suo non fidarsi
aveva
rovinato tutto. Non si meritava il suo amore. Si sentiva in torto
marcio. Anche
se non quel giorno, sapeva anche lei che doveva raccontargli tutto.
O per lo meno quella parte che si ricordava. Le venne in mente
l’immagine di
lei nel letto con Nobu e Yuriko.
Yuriko? Come aveva fatto a non pensarci prima? Lei sicuramente sapeva
cosa
fosse successo e le avrebbe sicuramente riempito quel vuoto che aveva.
Il
giorno dopo l’avrebbe cercata.
Il mattino seguente il suo ragazzo era sotto casa ad aspettarla come
sempre per
andare a scuola. La mattinata passò
tranquilla, Taichi continuava a guardarla durante le lezioni con un
amore che
solo il suo sguardo poteva trasmetterle. Ma lei si sentiva un verme e
spesso
evitava quello sguardo che tanto amava. Il tanto atteso da Sora, suono
della
ricreazione arrivò.
-Taichi, devo andare a parlare con una ragazza del corso di economia
domestica
per farmi dare gli appunti delle lezioni che ho perso in questi
giorni.- Evitò
di guardarlo, o avrebbe capito della sua bugia.
-Ok, ci vediamo dopo in classe.- La baciò sulle labbra
davanti ai compagni di
classe facendola avvampare.
Corse verso la classe di Yuriko, pregando di non incontrare Nobu. I bei
capelli
rosa della ragazza spiccavano e non fu difficile trovarla.
-Yuriko...- La ragazza si voltò stranita non riconoscendo la
voce.
-Oh ciao Sora, sei tu?- Si fiondò verso di lei abbracciandola
-Ehm ciao... Yuriko, posso parlati in privato?-
-Certo!-
-Ragazze ci vediamo dopo.- E notando lo sguardo preoccupato della rossa
la
scortò verso una piccola aula che Sora non conosceva piena
di materiale di
cancelleria e scatoloni vari.
-Qui saremo tranquille. Dimmi tutto.- La incoraggiò
-Yuriko ecco... io… riguarda la notte della
festa… non mi ricordo nulla… ho
bevuto troppo… e io di solito non bevo super alcolici... ho
un vuoto di
memoria… un black out totale… so solo che mi sono
ritrovata nuda sul letto con
te e Nobu. Cosa ho fatto? Ti prego aiutami a ricordare.-
Le lacrime iniziarono a scendere sole ricordando quella scena. Ma a
differenza
di Sora, l’altra stava ridendo di gusto lasciando la ragazza
esterrefatta.
-Si può sapere perché non mi hai cercato prima?
Ti sei massacrata il cervello
per tutti questi giorni? Non hai fatto un bel niente. Eri ubriaca
fradicia, ok.
Ti eri addormentata fuori sul bordo piscina e io ti ho presa e ti ho
portata
dentro. Quando ti ho portato al piano di sopra in una stanza non so
cosa hai
visto che ti ha ricordato il tuo ragazzo ma piangevi per lui, lo volevi
in quel
momento, poi ti sei spogliata da sola non so per quale motivo.
Continuavi a
dire che volevi ti portassi il tuo Taichi nel letto. Quando finalmente
ti ho
fatto tranquillizzare, ti ho messo una coperta addosso e ti sei
addormentata.
Poi io sono ritornata alla festa e quando è finita,
all’incirca alle sei del
mattino sono tornata con Nobu e ci siamo addormentati anche noi. E poi
Nobu era
troppo ubriaco per fare sesso e in ogni caso io mi sarei accorta se
qualcuno
scopava accanto a me. Non credi?- concluse con un ghigno ironico
lasciando la
nuova amica a bocca aperta
-Ma lui mi ha fatto pensare al contrario.-
-Che vuoi dire?-
Sora, allora le mostrò la foto che Nobu le aveva mandato e i
suoi messaggi
facendo alterare la ragazza che aveva davanti al punto che quasi
giurò di
vedere delle fiamme nei suoi occhi.
-Sora, devi denunciarlo!-
-Cosa?-
-Adoro Nobu, ma queste cose non le accetto, è uno stronzo
deve pagarla.-
-Ma... ma è il fratello del mio ragazzo?-
-Chi se ne frega della parentela. Ti accompagno io dopo la scuola a
fare la
denuncia.- Le strinse le mani come a rassicurarla e farle sentire che
non era
da sola e Sora lo apprezzò tantissimo.
Appena usciti da scuola Taichi prese Sora per mano per tornare a casa
ma lei lo
bloccò dicendo di avere un impegno facendo segnale verso la
ragazza dai capelli
rosa che la stava aspettando.
-Tu e Yuriko Suzuki? Da quando esci con lei?- la guardò
confuso il castano.
-Ecco io...-
-Sora, non ti ho voluto chiedere nulla in questi giorni
perché non eri
emotivamente pronta, ma non pensi che…-
-Sì, hai pienamente ragione e ti prometto che stasera ti
spiegherò tutto
quanto. Ma prima devo risolvere delle cose.
-Ok.- Sorrise lui un tantino dubbioso su cosa alludesse con
“devo risolvere
delle cose” e su cosa potesse c’entrare la sua
ragazza con quella Yuriko.
Sora si allontanò per andare incontro alla ragazza dai
capelli rosa.
-Senti Sora, mi sono permessa di chiamare mia sorella che è
una rinomata
Avvocatessa quì a Tokyo. Mi ha dato dei consigli sul da
farsi e prima di andare
a fare la denuncia dovresti fare una cosa.-
-Ovvero?-
-Sora, so che può sembrarti in questo momento inutile, e ti
farà tanto male. Ma
devi parlare con Nobu.-
Il sangue di Sora si raggelò. Solo a sentire quel nome le
veniva da vomitare
pesantemente. Ma dopo aver ascoltato per bene tutto quello che aveva da
dire
Yuriko, sui consigli che la sorella le aveva dato fu costretta a
chiamare Nobu per
dargli appuntamento in un bar molto frequentato per non rimanere sola
con lui.
Erano
le quattro
del pomeriggio, quando Sora entrò in quel bar con un nodo
alla gola, che iniziò
a darle ancora più fastidio vedendo la faccia di merda di
Nobu seduto con una
calma insopportabile al tavolo di ferro battuto posto ad un angolo del
locale.
-Ciao cara Cognatina.- disse lui vedendola sedere nella sedia di fronte
alla
sua con lo sguardo cupo. Ma lei non rispose.
-Non ci vediamo da un po’. Che c’è?-
continuò lui.
Ma non vedendola fiatare si rivolse al cameriere
-Scusa, ci porti due Mojito?-
-Uno solo, io non bevo!- Lo fermò lei fulminandolo.
-Uno!- disse al cameriere per poi rivolgersi a lei con un ghigno
compiaciuto.
-Ah no? A me sembrava di sì l’altra sera!- rise
soltanto lui a quella pessima
battuta.
-Dai Sora, cazzate a parte. Ma eravamo ad una festa ed è
abbastanza evidente
che abbiamo fatto una cosa che entrambi volevamo fare, no?- era
divertito
quando lo diceva al contrario di Sora che era la serietà in
persona.
-Hai finito di dire cazzate? Non ti ricordi nulla di quello che
è successo!- Facendolo
ridere a crepapelle a quella affermazione.
-Vero. Ma ti ricordo che c’è una certa foto che
potrebbe fare alludere al
contrario, no?- Aveva uno sguardo crudele.
Il cameriere arrivò con il Mojito e lui come fosse una cosa
normalissima lo
avvicinò alla rossa.
-Cin!-
-Senti, se non hai nulla da dirmi io me ne vado.- Lo sfidò
lei spontaneamente.
-Cara Sora, io non sarei così maleducata se fossi in te.-
-Perché?- Lo provocò ancora
-Perché per esempio ho una foto di te nuda compromettente
che potrei fare vedere
al mio caro fratellino, anche stasera a cena.-
-È una minaccia?-
-Ma che minaccia è un dato di fatto!-
-Ok, allora ti aggiungo qualche altro dato di fatto. Art. 600 ter del
codice
penale: la condanna per la creazione e il possesso di materiale
pedopornografico
è punita con il carcere fino a dodici anni.-
-Pedopornografico?- chiese lui ridendo.
-Sì, Nobu. Ti ricordo che sono ancora minorenne. Per la
legge sono ancora una
bambina. Quindi quelle foto che hai fatto senza il mio consenso non
solo è
illegale che tu l’abbia fatta, ma anche che le conservi nel
telefono. Quindi
fossi in te starei molto attento a farle vedere o a mandarle a qualcuno
altrimenti si aggiungono altri anni.-
-Sai perfettamente che quello non è materiale
Pedopornografico?-
-Tu dillo alla polizia.- detto ciò si alzò dal
tavolo per andarsene, ma aveva
ancora un’ultima cosa da dire.
-Ah… Nobu. Oltretutto prima mi hai anche minacciata. Un
altro anno da
aggiungere alla condanna secondo la legge.-
disse soddisfatta mostrandogli il telefono dove aveva registrato tutta
la
conversazione dal primo istante che era entrata al bar.
-Tu sai cosa succede in carcere a chi viene accusato di Pedofilia? Io
fossi in
te starei molto attento a non far cadere la saponetta dentro la
doccia.- E con
aria di superiorità si girò per andarsene
lasciando il ragazzo di stucco.
Si sentiva fiera di quello che aveva fatto grazie ai consigli della
sorella
della sua nuova amica. E con quella registrazione come trofeo,
andò come
previsto già fin dalla mattina, con Yuriko al suo fianco
alla polizia per
denunciare Nobu.
Uscì dal commissariato sospirando. Non ci credeva che era
riuscita a fare tutto
quello sul serio.
-Grazie Yuriko, senza di te non ci sarei mai riuscita.-
-Figurati. È per questo che servono le amiche. E credimi
Nobu si merita questo
ed altro. Se ti avesse messo le mani addosso quella notte non mi sarei
soffermata a chiederti solo di denunciarlo. Se ti avesse violentata
avrei
chiamato in causa mia sorella per la sua castrazione.-
Quella dichiarazione riuscì a far ridere per un attimo di
gusto le due ragazze,
poi però Sora si rabbuiò facendolo notare anche
alla ragazza che aveva davanti.
Adesso doveva affrontare l’ostacolo più
importante: Taichi.
-Che succede?-
-Nulla, è che... ecco io devo raccontare tutto a Taichi,
adesso. E insomma ho
paura che quando lui saprà quello che è successo
possa prendersela con me e
magari... potrei perderlo per sempre.-
-No che non lo farà! Per quel poco che conosco Yagami
è un ragazzo molto più
intelligente del fratello. Tu non hai nessuna colpa Sora, e il tuo
ragazzo lo
capirà. Ora fatti coraggio e corri da lui prima che arrivi
la polizia e scopra
tutto da solo.-
-Grazie di cuore, Yuriko.- La abbracciò la rossa.
Era sotto casa del suo ragazzo. Tremava come una foglia.
Compose il numero sul cellulare.
-Ehi, Sora! Finalmente... stavo chiamando la polizia perché
ti avevo dato ormai
per dispersa.-
Alla parola “Polizia” la ragazza si
sentì morire ancora di più.
-Sora, ci sei?-
-Ehm... sì, Tai potresti scendere, sono sotto casa tua?-
“Tai”? Lo chiamava così solo quando era
arrabbiata o preoccupata.
-Perché non sali?- Non avrebbe voluto di certo raccontargli
tutto con Nobu nei
paraggi.
-Per favore!- Lo supplicò lei.
-Arrivo!- Il ragazzo della rossa iniziò a preoccuparsi.
Si alzò di scatto dal divano lasciando la famiglia
spiazzata, per poi mettersi
le scarpe velocemente ed uscire dalla porta senza dare nessuna
spiegazione alla
famiglia.
Non appena si trovò davanti a lei le sorrise e
spontaneamente la baciò con
tenerezza facendola sciogliere. Ma lei poco dopo si distaccò
da quel bacio che
tanto avrebbe voluto approfondire.
“Basta declinare!” Era arrivato il momento.
Continuava a fissarlo con l’aria di un cane bastonato. Non
sapeva come iniziare,
così il castano cercò di sciogliere il ghiaccio
aiutandola. Sapeva anche lui
che dovevano chiarire il comportamento di quei giorni, glielo aveva
promesso
anche lei alla fine della scuola.
-Allora, dove sei stata con Yuriko oggi?-
-Sono andata in commissariato!-
-Perché? Che è successo?- Taichi
iniziò a preoccuparsi sul serio stavolta.
-Ti va se ci sediamo?-
-Ok.-
Non appena seduti sui gradini dell’appartamento di Taichi, la
sua ragazza
iniziò a raccontargli tutto, senza tralasciare nessun
particolare. Iniziando
fin dalla mattina dopo la loro stupida lite arrivando a
com’era finita a causa
dell’inganno di Nobu, a quella stramaledetta festa, di come
aveva ceduto alle
ipotesi sul fatto che lui l’avesse tradita con Rika, fino a
ritrovarsi la
mattina dopo in quella situazione del cavolo. Per poi proseguire
mostrandogli
le foto sul telefono che gli aveva inviato il fratello e le varie
minacce,
continuando con l’aver parlato con Yuriko, che per fortuna
l’aveva fatta
riemergere da quello stato di trans in cui viveva da giorni. E
concludendo con
l’incontro al bar con Nobu per poi finire al commissariato
dove lo aveva
denunciato.
Taichi, che era rimasto tutto il tempo senza parlare, aveva lacrime
amare che
gli rigavano il viso. Non riusciva a parlare ma non smetteva di
guardarla negli
occhi.
-Taichi, di qualcosa ti prego.- Ma lui doveva sfogare quella rabbia che
aveva
accumulato in tutto quel discorso. Non ce la faceva più. Si
alzò di scatto per
salire di corsa le scale ignorando la voce di Sora, che lo chiamava
ripetutamente.
Arrivato al suo appartamento aprì la porta con irruenza
facendo sussultare
tutta la famiglia compreso Nobu che non appena notò la sua
faccia capì al volo
che Sora gli avesse raccontato tutto. Ma non riuscì ad
allontanarsi in tempo
che già Taichi lo colpì con un pugno sullo
stomaco talmente forte, che il
ragazzo era volato fino a sbattere violentemente contro il muro.
Definirlo furioso, in quel momento, era un gigantesco eufemismo.
Nonostante il
dolore, Nobu alzò il viso guardandolo con aria di sfida.
-Oh finalmente la tua fidanzatina si è degnata a raccontarti
tutto?- Quella
provocazione lo fece scattare di nuovo, sferrò un pugno
più forte del
precedente spaccandogli il labbro superiore e a giudicare dalla
quantità di
sangue che fuoriusciva dal naso probabilmente anche quello.
-Tu, Sora non la devi nemmeno nominare!- Urlò con gli occhi
che bruciavano di
collera.
-Sei una merda di persona! Noi ti abbiamo accolto in famiglia e tu che
fai?- Ringhiò
il castano alla sottospecie di fratello che aveva davanti. I genitori e
la
sorella del ragazzo guardavano la scena attoniti e spaventati.
Non capivano di certo cosa stava succedendo ma se il loro Taichi stava
reagendo
in quel modo era ovvio che Nobu avesse fatto qualcosa di veramente
grave.
Prese il colletto della camicia di quell'essere che aveva davanti e
preparò il
pugno in posizione della sua faccia pronto a sferrare un altro colpo,
ma Sora,
che era entrata e stava assistendo alla scena dalla porta piangendo,
riuscì a
riportarlo sulla dritta via.
-Taichi, non ne vale la pena. Tu non sei come lui.-
Il Digiprescelto guardò la sua ragazza cercando di liberarsi
da quella rabbia
che lo opprimeva, quando si accorse che da dietro di lei stavano
entrando dei
poliziotti.
-Nobu Koizumi, sei in arresto per possesso di materiale
pedopornografico e
minacce a minori.-
-Pedo che???-
Il signor Yagami era ancora più confuso. Non riusciva a
capire cosa stesse
succedendo.
Taichi mollò la presa del ragazzo per lasciare che il
poliziotto gli mettesse
le manette per poi trascinarlo via con lui davanti allo stupore della
famiglia
Yagami.
Quando alla porta si ritrovò faccia a faccia con la rossa,
Nobu la guardò
un’ultima volta in cagnesco, ma a differenza di quello che
sperava, ovvero di
metterla in soggezione, non riuscì nell'intendo. Sora,
finalmente era
soddisfatta. Lui aveva tentato di rovinarle la vita, e ancora non
sapeva se la
storia con Taichi fosse compromessa o meno. Vederlo portare via in
manette
dalle forze dell'ordine, però, era la prima cosa buona
capitata in quei giorni
di puro inferno. Quando i poliziotti uscirono dall'appartamento, il
silenzio
gelò la stanza e Susumu guardò il figlio
riuscendo finalmente a chiedere
spiegazioni.
Ma Taichi, in quel momento aveva ben altro a cui pensare.
-Ti spiegheremo tutto con calma dopo papà.-
E andando verso la sua amata che continuava a fissare il vuoto, prese
la sua
mano riportandola alla realtà e la trascinò fuori
con lui.
-Mi dispiace per quello che ti ha fatto Nobu. Ma soprattutto mi
dispiace se non
ti sono stato accanto quando più ne avevi bisogno... mi
dispiace di non aver
preso quel cazzo di telefono per dirti semplicemente che avevo una
cazzo di
partita ad Osaka così tu non saresti uscita a cercarmi
finendo in quella
dannata festa. Ti ha fatto una cosa deplorevole.- Era davvero
arrabbiato. Altre
lacrime scendevano copiose sul viso del ragazzo provocando alla rossa
una
stretta allo stomaco alla rossa.
Non lo aveva mai visto piangere, e da quando quell’essere
spregevole si era
insediato come un crotalo nelle loro vite era già la terza
volta che succedeva.
-Taichi non è colpa tua!-
-Sì, invece!- La abbracciò stringendola
più forte che poteva.
-Ti prometto che ti metterò sempre al primo posto
d’ora in avanti in tutto e
per tutto.-
Si avvicinò alla sua amata per posarle le mani sulle guance
per poi farle
scivolare sulla sua nuca. Con i pollici le sfiorò le
orecchie, poi l’attirò
verso di lui lasciandola senza fiato.
Gli occhi marroni erano fissi sulle labbra rosee della digiprescelta
dell’Amore
e i loro volti a pochi centimetri di distanza.
Le loro bocche non si erano ancora toccate ma Sora era quasi sicura di
poter
sentire già il suo sapore. Quel bacio cominciato
tanto lentamente divenne
all’improvviso appassionato.
Si sentirono entrambi come avvolti dalle fiamme e, inalando
l’odore della pelle
di Taichi, che a Sora era sempre piaciuto, si sentì
nuovamente a casa. Era
tutto quello di cui Sora aveva bisogno. Lo voleva su di lei intorno a
lei e
sempre con lei.
-Taichi?- Sibilò lei sciogliendo quel bacio appassionato
-Dimmi, Sora.- Si fermò lui a fissarla quasi preoccupato che
per lei stesse
correndo troppo. Ma Sora voleva dire tutt’altro.
-Taichi, scordiamo questo brutto episodio ti prego. RICOMINCIAMO DA
ZERO!-
Taichi, finalmente sorrise di nuovo. Non avrebbe permesso a nessuno di
rovinare
quello che aveva costruito anno dopo anno, giorno dopo giorno e minuto
dopo
minuto con la sua Sora.
-Ci sto! RICOMINCIAMO DA ZERO, SORA!-
Raccontarono tutto la stessa sera alla famiglia Yagami che rimase
schifata di
aver accettato quel ragazzo nella loro famiglia e nella loro casa. Non
sapevano
quanti anni avrebbe scontato in carcere il figlio ingrato di Susumu, ma
di
certo si assicurarono, parlando con gli avvocati e con il giudice in
tribunale,
che Nobu Koizumi non potesse più mettere piede a Tokyo.
Dopo l’ultimo giorno in Tribunale, come si erano promessi,
ripartirono da zero,
non nominando più né Nobu né quel
brutto avvenimento. Ripresero la loro storia
in mano in meglio e Taichi, adesso era diventato ancora più
attaccato a Sora. Era
anche riuscito a far cambiare la regola del cellulare durante gli
allenamenti
di calcio in modo da poter rispondere a Sora, in qualsiasi istante
della loro
storia d’amore. Da quel giorno tutto sarebbe andato per il
verso giusto.
NOTE
Eccomi tornata con una nuova one shot Taiora.
Sono un’eterna innamorata della Taiora quindi devo inventarmi
un qualcosa per
la coppia tralasciando i Digimon e soprattutto per tenere il fandom
ancora vivo,
visto che ultimamente con mio sommo dispiacere è morto!
Io e Ellie (DIGIHUMAN) stiamo tentando di mantenerlo in vita e
cerchiamo altre
persone come noi disposte a farlo... quindi please scriveteee, Taichi e
Sora
hanno bisogno di noi visto che la Toei è e sarà
sempre una merda. Allora
che dire sulla mia one shot? Intanto
che non penso di aver mai scritto un capitolo così lungo in
tutta la mia vita.
32 pagine e quasi 9000 parole è il mio record!
Avrei potuto dividere la storia in tre momenti (la festa di compleanno
con
fidanzamento, l’ingresso in scena di Nobu e per finire tutto
il patatrac
combinato da Nobu):
Tre capitoli microscopici come faccio sempre del resto, ma no! Stavolta
non mi
andava... xD
L’idea di questa Taiora nasce dalla terza parte di una serie
tv italiana che
sto amando. Spero che qualcuno abbia visto "Skam Italia" e la parte
del patatrac prende spunto dagli ultimi episodi della terza stagione
riguardanti la mia ship preferita (GLI INCANTAVA).
Per quanto riguarda la legge che ho usato è praticamente
presa dalla serie
perché non sono riuscita a trovare nulla sulle leggi
giapponesi, di conseguenza
non avendo avuto alternative ho usato quelle italiane.
Ringrazio Ellie per essere stata la mia Beta-Reader ed avermi aiutata
un sacco
nelle correzioni di errori e virgole (Con la quale ho un pessimo
rapporto xD).
Detto ciò.
Spero vi sia piaciuta!
Alla prossima
Wendy