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Autore: Wendy_88    21/02/2020    4 recensioni
One shot ovviamente Taiora con un nuovo personaggio nella famiglia Yagami che creerà non pochi scompigli e problemi alla coppia.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quel giorno i Digiprescelti erano seduti alla solita panchina. Tutti tranne Sora. Il ventiquattro Luglio si avvicinava e il gruppo di amici le stava organizzando una festa a sorpresa per il suo compleanno.
-Avete visto Sora, oggi dopo la scuola?- disse Taichi quasi ansioso.
-Sora, Sora, Sora... solo Sora sai dire? Comunque sì, l'ho vista.- rispose con tono acido Yamato
-Dov'è? Le ho mandato due messaggi ma non risponde.-
-E ci credo.-
-Cosa vuoi dire? Non farmi preoccupare, lo sai che quando si tratta di Sora vado in tilt.-
-E allora se vai in tilt fai finta che non ti abbia detto niente.- lo guardò il biondo provocandolo e sbattendo le ciglia per prenderlo in giro.
-Non sto capendo un benemerito cazzo. E smettila di guardarmi così Yamato, sembri un fenicottero con il tic all'occhio. Va bene ho capito, vado a cercarla da solo, tanto poi devo scappare agli allenamenti, fatemi sapere cosa organizzate. Hikari, poi a casa mi spieghi tutto.-
-Ok.- rispose con un dolce sorriso la sorellina.
 
-Non pensi che sei stato un po’ acido con Taichi?- domandò Koushiro quando il suo amico era ormai lontano.
-Possibile che non si vuole decidere a dichiararsi con Sora? Non è più un bambino, lo faccio per il suo bene. Se continua così finirà per perderla, ci sono parecchi ragazzi che le ronzano attorno a scuola.- Il rosso annuì, effettivamente il bell'Ishida non sbagliava.
-Ci sonoooo! Urlò Mimi facendo sobbalzare i cinque amici.-
-Ti riferisci alla festa o a far svegliare Taichi?- chiese confuso il Digiprescelto dell'amicizia.
-Entrambe le cose. Diciamo che a quella festa vestirò i panni di Cupido per una notte.- rise con un ghigno malefico.
-Cioè?- disse curiosa e speranzosa Hikari.
-Ovviamente a Taichi dovrai omettere questo particolare, ma mi è venuto in mente di giocare ad un certo punto della serata ad obbligo o verità. Possiamo preparare i bigliettini degli obblighi e delle verità per non destare sospetti e calcolare in base a dove faremo sedere loro due cosa fargli fare.- disse poi soddisfatta e con gli occhi che le brillavano per l'idea che le era venuta in mente.
Gli altri, inizialmente impauriti dallo sguardo da killer della loro amica, approvarono e la aiutarono nell'organizzazione della festa e della trappola.

Il ventiquattro Luglio arrivò.
Sora era pronta davanti allo specchio della camera di Mimi con aria dubbiosa.
-Mimi, sicura che per andare a fare un semplice brindisi devo vestirmi così?- L’amica l’aveva praticamente costretta ad indossare una gonna nera a vita alta molto elegante con un top a body verde smeraldo lucido ed un paio di sandali neri alla schiava con degli strass verdi che richiamavano il top. I capelli rossi ormai lunghi erano lisci, ma morbidi alle punte, rossetto di colore nude e un filo di trucco agli occhi caratterizzato da due puntini sotto le ciglia inferiori che a detta di Mimi era una moda che aveva scoperto nel suo ultimo viaggio in Italia. Più si guardava, più non si convinceva.
-Sei uno schianto Sora, ora smettila e andiamo!-
La rossa annuì, ormai aveva perso le speranze, tanto decideva sempre lei, quindi era inutile fare polemiche.
La macchina dell'autista di Mimi era già sotto casa.
Le due amiche salirono e Sora notò subito che qualcosa non andava.
-Mimi perché il tuo autista sta andando nella direzione opposta al locale dove ci aspettano gli altri?-
-Ehm perché in realtà non dobbiamo andare in quel locale e gli altri non ci aspettano lì.- dichiarò con nonchalance l'amica evitando di guardare Sora negli occhi.
Doveva aspettarselo che quella pazzoide di Mimi, non si sarebbe limitata ad organizzarle un semplice brindisi.
Arrivati, la bella Digiprescelta dell'amore si accorse di essere nell'enorme casa di campagna di Mimi.
-Sei sempre la solita.-
-Preparati per la festa più bella della tua vita amica mia.-
-Detta così sembra quasi una minaccia.- Risero entrambe per poi entrare mano nella mano.
Eccola, la splendida e immensa sala d'ingresso tutta addobbata per la sua festa di compleanno, piena di cianfrusaglie e decorazioni colorate, tipico della sua migliore amica, Mimi Tachikawa.
-Ma quanta gente hai invitato? Sei davvero una pazzoide.-
-Eh modestamente...- Risero divertite.
Ovviamente a Sora poco importava di tutta quella gente che almeno metà conosceva a malapena, quindi non appena notò i suoi veri amici, il gruppo dei Digiprescelti che era posizionato all'angolo bar, strattonò la ragazza dai capelli color cenere che si era fermata a parlare con un suo compagno di classe per correre da loro.
Quando Taichi se la trovò davanti in quelle vesti quasi si strozzò col cocktail che stava bevendo.
-Sora auguriiiiii!- Gridarono all'unisono i suoi amici.
-Grazie ragazzi, allora... lo facciamo quel brindisi?-
I ragazzi passarono i bicchieri alle due amiche appena arrivate e li alzarono tutti per brindare al compleanno della rossa.
Ma chiunque si avvicinava voleva brindare con la festeggiata e dopo un po' di bicchieri Sora iniziò a vederci annebbiata.
-Mimi non reggo più. Portami lontano dagli alcolici ti prego!-
Bene! Era ora che si trasformasse in Cupido, pestò il piede a Yamato per avvisarlo di portare gli altri alla tana del lupo.
-Sì hai ragione, andiamo in posto più tranquillo.-

Salite le scale entrarono in una piccola stanza con un tappeto enorme di colore marrone e beige e dei cuscini sparsi. Appena sedute sul tappeto, entrò nella stanza anche Yamato seguito dal restante gruppo dei Digiprescelti.
Taichi, che era all'oscuro del piano malefico di Mimi chiese ai suoi amici che cosa stava succedendo.
-Semplice!- lo interruppe l'amica.
-Giochiamo a obbligo o verità.- disse poi vittoriosa tirando fuori dei bigliettini dalla borsa.
-Sei seria?- strabuzzò gli occhi il castano.
-Sì, dai è per fare qualcosa di diverso!- lo stuzzicò divertito il biondino seduto accanto a lui.
Ma Taichi aveva molto da nascondere e lo sguardo di Yamato, non era di buon auspicio. Ovviamente erano anche riusciti a farli mettere esattamente vicini come volevano.
-Dai iniziamo.- incitò Hikari, che era sulle spine di vedere quei due finalmente insieme.
-Allora partiamo proprio da te, Hikari. Obbligo o verità?-
-Obbligo!- rispose sicura la castana. I biglietti che aveva tirato fuori Mimi erano già stabiliti.
-Dai un bacio a stampo a Takeru.-
-Cosa deve fare mia sorella?- si lamentò Taichi.
-Ma dai, è solo un bacio a stampo.- Lo prese in giro Sora facendolo imbronciare.
-E bacio a stampo fu! Ora tocca a te Yamato. Obbligo o verità?-
-Verità.-
-Quando è stata l'ultima volta che hai fatto l'amore?-
-Mhmm... fammi pensare. Ah sì giusto, ieri!-
disse sicuro di sé facendo ridere tutti.
-Ok, buon per te. Taichi. Obbligo o verità?- Iniziò a sudare freddo, non poteva dire verità, sapeva già che Mimi avrebbe camuffato i biglietti e gli avrebbe chiesto se fosse innamorato di Sora o roba del genere.
-Obbligo.-
Bene. Era la mossa che Mimi aveva previsto.
Prese il biglietto dell'obbligo soddisfatta per puntarglielo in faccia compiaciuta.
-HAI A DISPOSIZIONE 7 MINUTI DI PARADISO CON LA RAGAZZA SEDUTA PIÙ VICINO A TE!-
-7 minuti di che???- chiese confuso il ragazzo.
Mimi indicò un punto preciso alle spalle del castano.
C'era una porta con una scritta 7 MINUTI DI PARADISO.
-Devi baciare là dentro per sette minuti la persona che è seduta più vicino a te, in questo caso, Sora.
 rispose con sguardo appagato. Aveva organizzato tutto nei dettagli ed era soddisfatta. Stava per ribellarsi imbarazzato quando notò la sua amata alzarsi e andare in direzione della porta.
-Che aspetti Taichi? Non possono aspettare noi all'infinito per continuare il gioco.- Il Digiprescelto del Coraggio si alzò e la seguì non capendo se stava succedendo davvero o se era in uno dei suoi infiniti sogni con la sua amata.
Appena entrati in quel minuscolo stanzino dove a malapena entravano si richiusero la porta alle loro spalle. I loro corpi stretti tra loro nel silenzio più totale.
-Sora, non dobbiamo farlo per forza, cioè, non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi, possiamo rimanere a parlare e appena finiti i sette minuti ci chiameranno.
-E chi ti dice che io non lo voglia?- Il castano rimase spiazzato da quell'affermazione. Sicuramente parlavano quei bicchieri di troppo per Sora, ma se non lo avesse voluto davvero anche l’alcol non sarebbe stato di aiuto.
Approfittò del momento per fare quello che desiderava da tutta la vita. Si avvicinò alle sua labbra per baciarla delicatamente, lei sarebbe rimasta in quella posizione per ore, senza muovere un solo muscolo, a contemplare con la penombra della piccolissima finestrella sul tetto quegli occhi che sia da sobria che da ubriaca le facevano perdere ogni volontà.
Taichi, però arrivati a quel punto non era della stessa idea; infatti con foga e irruenza le circondò le guance con le mani e premette le sue labbra su quelle carnose di lei, insinuando poi la lingua nella sua bocca che fu accolta dalla sua dal sapore di alcol. Era ovvio che i sette minuti fossero passati ma nessuno li chiamò, ma era altrettanto ovvio che a loro non importava.
Altro che sette minuti di Paradiso, quella per la loro fu la notte più bella della loro vita, perché oltre a quel bacio infinito, quella fu la notte dove iniziò finalmente la loro storia d'amore. Complice quel minuscolo stanzino e tutto il teatrino organizzato nei minimi dettagli dalla loro amica, Taichi e Sora, quella notte erano passati da migliori amici a diventare una coppia.
 
 
                                      ***
 
 
 
L'estate era passata divinamente. Mimi era tornata in America. Nel frattempo anche la scuola era iniziata e la storia tra Taichi e Sora andava a gonfie vele.
Era ormai da tre mesi che stavano insieme e il loro rapporto adesso, anche se erano fidanzati, era ancora più bello e speciale. Erano praticamente più inseparabili che mai.
-Quindi stasera non ci vediamo?- Taichi sbuffò al telefono
-Ma dai siamo stati tutto il giorno insieme, non fare l'esagerato. Devo studiare per entrambi, altrimenti chi ti aiuterà per il compito di sabato?- rise la sua ragazza.
-Ok, giusto. Allora mentre tu studierai per noi, io guarderò la partita con mio padre e poi ti chiamerò per augurarti la buonanotte.-
-Ok capo.- risero entrambi.
-Ti amo Sora.-
-Mai quanto ti amo io.-
-A dopo.- E riattaccarono.
Tutto quel miele che non si aspettava dal suo Taichi era una distrazione continua per lei. Non riusciva a concentrarsi per studiare. Continuava a pensare alla dolcezza del suo amato e si insultò da sola per aver rinunciato a vederlo quella sera.
Era assurdo come non potesse più fare a meno di lui in quel modo. Rimosse per un attimo quella visione per buttarsi a capofitto sui libri.
 
 
 
 
Nonostante la tarda ora Taichi stava bussando insistentemente alla porta della sua ormai ragazza.
Quando Sora aprì la porta e si trovò davanti il ragazzo stremato e con le lacrime che gli rigavano insistentemente il viso rimase turbata.
-Taichi, che è successo?- chiese spaventata la rossa.
Ma il ragazzo si buttò su di lei singhiozzando e stringendola forte lasciandola di stucco. Lei d'istinto lo abbracciò e aspettò qualche minuto prima di prendere parola per poi farlo entrare in casa. Non lo aveva mai visto così e non sapeva nemmeno come fosse possibile. Di solito era lui a consolarla, non era di certo il suo ruolo.
Quando Taichi entrò si asciugò il viso con il fazzoletto che Sora le aveva dato, i suoi occhi erano rossi e gonfi.
La sua ragazza aspettò che si mettesse a sedere sul divano, si avvicinò per poi sedersi accanto a lui e girare il suo viso verso di lei. Cominciò ad accarezzargli la folta chioma e avvicinando le sue labbra carnose a quelle del fidanzato iniziò a baciarlo delicatamente.
Quel bacio leggero e calmo fu come un toccasana per il ragazzo che finalmente rilassò i muscoli contratti per la tensione e l'ansia che aveva accumulato. Anche Sora si era accorta che adesso Taichi era più tranquillo, così con la sua voce soave chiese al ragazzo cosa fosse successo.
Taichi sospirò per poi iniziare il suo lungo racconto con voce rotta:

-Stavo guardando la partita come ti avevo detto al telefono, quando hanno bussato alla porta. Hikari è andata ad aprire e alla porta c'era un ragazzo alto che la fissava.
A quel punto lei intimorita ha chiesto chi fosse e lui ignorando la sua domanda ha risposto che cercava Susumu Yagami, così mia sorella l'ha fatto entrare senza pensarci.
Mio padre che era sul divano accanto a me vista la sua espressione sorpresa non aveva la benché minima idea di chi fosse quel ragazzo.- La voce di Taichi iniziò a tremare e la rossa per rassicurarlo le strinse la mano.
Così lui ingoiando un magone inesistente riprese il suo racconto.
-Dopo qualche minuto di silenzio iniziale mio padre, finalmente si è deciso a chiedere al ragazzo misterioso chi fosse e lui senza sotterfugi e senza un minimo di sensibilità nei nostri confronti lasciandoci tutti pietrificati ha risposto di essere suo figlio!-
-Che? Suo figlio???- Anche Sora rimase spiazzata dalla notizia. Adesso capiva la reazione del suo amato.
-Cioè… Ti rendi conto, Sora? Un Tizio, senza preavviso si presenta alla porta di casa nostra e come un fulmine a ciel sereno viene a dirci una cosa del genere con una nonchalance che non puoi nemmeno immaginare.
Io e Hikari ci guardavamo interdetti come se avessimo capito male, mia madre che stava asciugando i piatti ne ha fatto cadere uno rompendolo in non so quanti cocci.
Per non parlare di mio padre più confuso di noi che per smorzare la tensione che si era creata comincia a dire che fosse ovviamente opera di qualche programma televisivo stile Candid camera cercando le telecamere ovunque. Ma il suo sorriso ebete lo ha interrotto il ragazzo in questione dicendo una sola frase “Sapporo Inverno 1985.”
A quella frase gli occhi di papà si sgranarono. Aveva un viso devastato come se finalmente avesse collegato tutto.
Ed io da codardo, dopo il suo sguardo di approvazione me ne sono andato e sono corso qui…-
Sora iniziò a riflettere un momento per poi rivolgersi confusa al castano.
-Taichi, ma nel 1985 tuo padre e tua madre non stavano insieme.-

Quell'affermazione lo svegliò. Era vero. Quindi non aveva tradito né sua madre né tantomeno lui e sua sorella.
Abbracciò Sora ringraziandola. Era talmente annebbiato dalla rabbia che non si era reso conto di una cosa così importante. Lo sfogo con lei e quella frase lo avevano finalmente calmato. Ora si sentiva meglio, il solo pensiero che il padre non li avesse traditi come pensava cambiava tutto. Sarebbe tornato a casa per affrontarlo.
Ma il suo pensiero fu interrotto da un rumore. Qualcuno che bussava alla porta di Sora.
-Ma chi è a quest'ora? Mia madre aveva il turno di notte.-
La rossa si affrettò ad aprire la porta ritrovandosi davanti Susumu, Yuuko e Hikari. Erano sicuri di trovarlo lì.
Il castano appena li vide entrare rimase spiazzato.
-Ho delle cose da raccontarvi!- disse il padre del ragazzo prendendosi tutte le responsabilità.

E così tutti seduti attorno al tavolo di marmo della cucina di Sora, con un tè fumante davanti a loro ascoltarono in silenzio la spiegazione del capo famiglia.
 
-Nel freddo inverno del 1985 io e il mio gruppo di amici abbiamo deciso di organizzare un viaggio. La meta in questione era Sapporo, una città famosa per la birra, lo sci e l'annuale Festival della neve, caratterizzato da enormi sculture di ghiaccio. Era la meta perfetta visto il periodo gelido per trascorrere una settimana di divertimento.
A quei tempi non conoscevo vostra madre, e nessuno del gruppo aveva relazioni quindi nessuno ci vietava di conoscere altre persone. La sera del nostro arrivo, nonostante la stanchezza del viaggio dopo aver fatto un bagno rilassante siamo andati al Museo della birra, un museo che ripercorre la storia della produzione della bevanda della zona e offre degustazioni e che ha anche una birreria all'aperto. In quella birreria ci lavorava una ragazza molto bella dai lunghi e ricci capelli nero corvino, con degli occhi enormi marroni ed un fisico mozzafiato che si distingueva da qualsiasi altra cameriera per le sue curve prorompenti. Il suo nome era Kaori Koizumi.
Fu allora che la conobbi. Ci servì tutta la sera non so quante birre e ogni volta che si avvicinava al nostro tavolo i nostri sguardi si incrociavano scambiandoci sorrisi e sfiorandoci le mani ogni volta che c’era l’occasione.
Lo scambio di sguardi durò tre sere, poi il quarto giorno ci siamo spostati nelle vicinanze di Sapporo, a Niseko dove c’è un famoso impianto sciistico. Non avrei mai pensato di ritrovarla lì con le sue amiche. Le offrii un caffè e tra una parola ed un'altra la invitai ad uscire con me. Con il suo lavoro era complicato ma l'ultima sera di vacanza si presentò alla porta della mia camera d'albergo lasciandomi perplesso per poi iniziare a baciarmi. Ero all'impatto basito perché non mi aspettavo tutto questo ma poi ecco... insomma è successo quello è successo.-  
 
Prese un respiro prima di continuare.
-Il giorno dopo tornai a Tokyo e solo salito sull'aereo mi sono reso conto di non aver dato a Kaori un indirizzo o un contatto telefonico, nulla dove potermi rintracciare. E non ho mai fatto niente nemmeno io nonostante sapessi dove trovarla, perché solo poco dopo ho conosciuto vostra madre ed ero talmente innamorato di lei che la notte con Kaori la considerai solo un'avventura, fino a questa sera che il passato è venuto a bussare alla nostra porta.-
Susumu spiegò tutto senza omettere nulla alla sua famiglia e alla ragazza di suo figlio spogliandosi del tutto.
Non aveva tralasciato neanche un particolare e anche i presenti notarono che era del tutto sincero. Adesso che aveva finito si aspettava di tutto. La sua preoccupazione più grande era che non fosse creduto.
Fu Taichi a sbloccare il silenzio abbracciando il padre.

-Ti crediamo papà!

Un sorriso caldo avvolse il volto di tutta la famiglia.
Susumu non aveva nessuna colpa ed era all'oscuro di tutto come lo erano loro. Ma del resto nemmeno quel ragazzo aveva nessuna colpa quindi era giusto che lo accettassero in famiglia perché era venuto per conoscere suo padre, ne aveva tutto il diritto di questo mondo.
 

 
                                    ***
 
Era passato all'incirca un mese da quando il ragazzo dell’Hokkaido si era insediato così dal nulla in quella casa per conoscere il padre e ormai faceva parte della famiglia Yagami. Solo Taichi, non si era ancora abituato a condividere la sua stanza con una persona a lui estranea nonostante la parentela forzata. Il fratello acquisito in questione si chiamava Nobu Koizumi, aveva i capelli nero corvino e gli occhi grandi marroni esattamente come la madre, ed era alto come Susumu. Aveva un bel fisico grazie al lavoro che svolgeva a Sapporo. Era un personal trainer motivo per cui in quel mese a Tokyo aveva già rubato il cuore di molte ragazzine. Un'altra particolarità del ragazzo che lo distingueva dai ragazzi di Tokyo era la quantità di piercing e tatuaggi da perdere il conto. Forse era proprio quello per cui veniva notato.
 
Si era iscritto addirittura nella stessa scuola di Taichi, ma essendo di due anni più grande era direttamente al quinto anno. Ormai aveva conosciuto anche il resto dei Digiprescelti, ma realmente forse a causa dell'età più adulta o magari di una mentalità diversa dai ragazzi di Tokyo le sue aspettative non erano le stesse. Di conseguenza iniziò a frequentare altri ragazzi della scuola che però a Taichi e ai suoi amici non piacevano più di tanto. Erano i classici figli di papà con ville stratosferiche e che organizzavano feste continue fino ad ubriacarsi, a ridursi uno schifo e a portarsi a letto chiunque.
 Ma del resto non potevano obbligarlo a stare con loro e facevano finta di nulla, quindi le loro vite non erano collegate anche all’esterno dell’habitat casalingo.
 
Nel frattempo la storia d’amore tra Taichi e Sora andava avanti magnificamente, ma, come da copione in ogni coppia seppur legata, i piccoli litigi erano all’ordine del giorno. Lo stava aspettando ormai da più di dieci minuti al solito bar vicino la scuola dove andavano spesso i pomeriggi per studiare insieme, col portatile già acceso e i libri sparsi sul tavolo giallo di legno.
Chiunque entrasse continuava a chiederle se la sedia accanto a lei fosse libera e lei continuava ripetutamente a dire che stava aspettando il suo ragazzo. Altri dieci minuti, ma ancora nulla. Altre persone continuavano a chiedere di quella dannatissima sedia e lei sempre insistentemente e con tono acido, diceva che stava arrivando il suo ragazzo.
Continuò a guardare l'ora sul telefono sbuffando.
Più di mezz'ora di ritardo, adesso era veramente nervosa, stava per andarsene irritata quando finalmente eccolo entrare correndo e buttarsi sulla sedia implorando le sue scuse.
-Ok mi dispiace tantissimo io... ecco... il coach ci ha fatto correre sulle gradinate praticamente fino a farci vomitare.-
-Bè potevi avvisarmi.-
-Sì, hai ragione ma il coach non vuole che usiamo il cellulare durante gli allenamenti. Mi dispiace molto...-
-È sempre la stessa storia. Il calcio, il calcio e sempre il calcio. E io? Io non conto nulla?- Taichi la guardò con sguardo interrogativo. Lei lo sapeva quando amasse il calcio e quanto amasse lei. Come faceva a fare un paragone.
-Sei seria?-
-Sì! E sono anche stufa di aspettare. Me ne torno a casa!-
E raccogliendo libri e portatile, sotto lo sguardo confuso del suo ragazzo andò via sbattendo la porta del locale. Il moro non l’aveva mai vista così. Ok che adesso stavano insieme, ma non c’era bisogno di fare tutto quel casino per un maledetto ritardo. Nonostante non fosse colpa sua, continuò a chiamarla tutta la sera e a mandarle messaggi di scuse, che ovviamente la ragazza ignorò totalmente.
Lo sapeva anche lei che era una stupida litigata ma aveva bisogno di sbollire. Da quando stavano insieme pretendeva più attenzioni da lui e anche se sapeva benissimo quanto amasse il calcio fin dalle scuole elementari la irritava.
Il giorno dopo gli avrebbe risposto e come al solito sarebbe tornato tutto come prima.

Ma il giorno dopo non fu tutto rose e fiori come Sora si aspettava. Lei continuava a chiamarlo insistentemente al telefono ma lui non rispondeva a nessuna chiamata.
Quel sabato mattina non c’era scuola, quindi non avrebbe avuto nemmeno occasione di vederlo. Iniziò a mandargli messaggi e audio che ovviamente non furono nemmeno visualizzati. Contattò Yamato e Koushiro, ma nemmeno loro sapevano nulla dell’amico. Non voleva chiamare Hikari o direttamente a casa sua per evitare di metterli al corrente del loro bisticcio, ma visto e considerato che la situazione le stava sfuggendo di mano decise di andare direttamente a casa sua nonostante fosse ormai ora di cena. Non poteva crederci, a casa non c’era nessuno.
“Giusto” si ricordò, dandosi della stupida, che quel weekend i genitori di Taichi erano andati insieme ad Hikari a trovare la nonna in campagna. Ma Taichi?
Ora stava iniziando ad agitarsi. La sua ultima possibilità di capire che stava succedendo era Nobu. Ma con sua somma sfortuna nemmeno Nobu rispondeva alle sue chiamate.
Non ce la faceva più, voleva parlare con lui, voleva chiarire. Avrebbe chiesto scusa pur di far pace con lui anche se non pensava di aver fatto nulla di male. O forse sì. Non lo sapeva più nemmeno lei cosa doveva pensare.
Si appoggiò alla porta d’ingresso di Taichi e iniziò a piangere. Era disperata. Finalmente il telefono suonò.
Non era Taichi, ma almeno qualcuno si era degnato a considerarla.
-Nobu.- cercò di sembrare calma.
-Dimmi Sora.-
-Nobu, è con te Taichi?-
Si sentiva musica a tutto volume e persone che urlavano come dei pazzi forsennati. Ovvio che il suo ragazzo non poteva essere lì.
-Sì. È qui alla festa vieni ti mando l'indirizzo.-
 
“Cosa? Era andato alla festa? Non era da lui. Non poteva essere vero. Ma del resto perché Nobu doveva mentirle.” Non se lo fece ripetere.
-Ok, arrivo. Grazie mille Nobu.-

Prese un taxi e dopo circa quindici minuti arrivò davanti a quella maestosa villa. Dall’interno proveniva un rumore assordante. Appena entrata si sentì subito un pesce fuor d’acqua. Il prato e la casa erano gremiti di ragazzi e ragazze ubriachi, per lo più studenti della sua scuola più grandi di lei, tutti rigorosamente con bicchieri in mano pieni di un liquido rossastro. La musica a palla, gente che si baciava ovunque, gente che fumava chissà quale sostanza vista la puzza che si insediava nelle sue narici, gente che ballava, gente che urlava. E lei che lo cercava ma non lo trovava.
-Sora!- Nobu, che era corso verso di lei, l’aveva strattonata in pista per farla ballare porgendole uno di quei bicchieri che avevano praticamente tutti.
-No, grazie io non bevo.-
-E ti pareva che mio fratello non avesse come fidanzata una santarellina del cazzo!- disse l’ormai cognato tutto d’un fiato in un ghigno malefico ma che quasi la fece rabbrividire. Ma adesso era altro che la preoccupava.
-Nobu, dov’è Taichi?-
-Taichi? E io che ne so.-
-Ma tu mi hai detto che era qui alla festa.-
-Ah sì, giusto. Non so dove sia adesso, prima l’ho visto con una biondina da urlo!-
 No, Taichi non lo avrebbe mai fatto.
-A che gioco stai giocando, Nobu?- Stava perdendo le staffe.
-A nessuno. Ho solo detto la verità. Guarda se non mi credi te lo faccio dire dalla mia carissima amica, Yuriko. Yuriko, Vieni ti presento Sora Takenouchi.-
Yuriko Suzuki era bellissima, più grande di lei di un anno e molto popolare a scuola. I suoi capelli rosa shocking e gli occhi azzurri come il cielo emanavano una dolcezza quasi confortante in quel momento teso per la rossa.
-Piacere, sono Yuriko.-
-Ehm, ciao io sono Sora.- rispose quasi imbarazzata la ragazza.
-Senti Yuriko, te la affido. Mi raccomando.-
Urlò Nobu, per poi sparire tra la folla lasciandola allibita.
La rossa speranzosa rivolgendosi alla bella ragazza disse se conoscesse e se avesse visto Taichi Yagami e dopo un attimo di esitazione finalmente rispose.
-Taichi Yagami? Ah sì, il capitano della squadra di calcio della nostra scuola! Certo che lo conosco. Ma non mi pare di averlo visto alla festa, l’ultima volta che ho visto Yagami è stato stamattina a scuola con Rika, la mia compagna di classe che si occupa del fanclub della squadra. Sono andata a lasciare dei moduli e quando li ho visti stavano entrando negli spogliatoi della palestra insieme.-  disse contenta di essere stata di aiuto per la giovane non sapendo invece di averla ferita. Rika era bionda ed era anche molto bella. Che Nobu alludesse a lei prima? E poi negli spogliatoi che diavolo ci facevano? Era arrabbiata. Possibile che per vendicarsi il suo ragazzo l’avesse tradita?
-Rika è qui?- disse d’un tratto urlando in faccia alla bella ragazza dai capelli rosa convinta più che mai a parlare e a chiarire i suoi dubbi direttamente con lei.
-No, mi dispiace, oggi a scuola ha annunciato di avere un appuntamento con un ragazzo misterioso. Ti rendi conto? Siamo compagne di classe da quattro anni e non si confida con me. Ma ora che mi hai nominato Yagami, mi fa pensare che il ragazzo in questione possa essere lui.-  disse trionfante di aver trovato un’ipotetica soluzione ai suoi dubbi. Si capiva che Yuriko fosse ubriaca e che di conseguenza non si fosse accorta di aver ferito Sora per ben due volte, la quale era già arrivata da sola a quella conclusione. Con quell’affermazione, però, aveva avuto come una fitta al cuore. L’angoscia si era impossessata di lei. La paura di averlo perso la gettò improvvisamente in uno stato di panico e confusione. Il suo mondo in un secondo era andato sottosopra. Iniziò a vedere tutto nero. Sul serio dopo una vita ad amarlo in segreto, adesso che era suo lo aveva perso per una litigata così banale?
 
Era talmente delusa e arrabbiata che corse verso l’uscita ma ancora una volta si ritrovò Nobu davanti:
-Ehi, te ne vai di già? La festa è appena cominciata.-
-Sì, perché tuo fratello è uno stronzo!- disse singhiozzando senza rendersene conto.
-Ma che sarà mai, bevici un po’ su.- Sibilò sarcastico il ragazzo dai capelli nero corvino. Così Nobu le porse il bicchiere che aveva in mano e Sora con gli occhi pieni di lacrime e rabbia se lo scolò tutto d’un fiato lasciando anche l’amico stupefatto.
-E meno male che non bevevi!-
 
Dopo quel cocktail arrivò anche Yuriko, con altri bicchieri in mano e Sora ad un certo puntò non capì più nulla, iniziò a ballare con loro, si era scordata di Taichi e del suo ipotetico tradimento. Si sentiva felice finalmente dopo un giorno intero di sofferenza a causa di quella lite che l’aveva sfinita. Poi il nulla.
Solo Black out!
 
Quando aprì gli occhi non capiva dove si trovasse. Provò a guardarsi intorno. Quelle pareti color carta da zucchero non le aveva mai viste. Ma non furono le pareti a sconvolgerla dopo che si accorse di qualcosa di inquietante. Aveva una coperta bianca in piuma d’oca addosso e sotto era completamente nuda. Ma non aveva ancora visto il peggio. Non appena si provò ad alzare dal letto notò due sagome oltre a lei seminude sul grande letto. Uno era Nobu e l’altra era Yuriko.

“che cosa è successo? Cosa ho fatto? Che significa tutto ciò? Perché non mi ricordo nulla?” i suoi pensieri erano sempre più neri.
Le mancava l’aria. Riuscì ad alzarsi senza svegliarli e raccolse subito i suoi vestiti sparsi nella stanza per poi correre in bagno a vestirsi. Durante il tragitto verso l’uscita scansò diversi ostacoli. C’erano ragazzi e ragazze ovunque, scavalcò un gruppo di ragazzi addormentati nel lungo corridoio, bicchieri di plastica e spazzatura anche nei posti meno immaginabili. Scappò disperata e prima di arrivare a casa vomitò l’anima.
“Cosa diavolo c’era in quei bicchieri?” Sicuramente non era solo alcool altrimenti non si sarebbe spiegato il vuoto di memoria. Era impaurita e non sapeva cosa fare.

Arrivò a casa sperando di non trovare la madre ma per fortuna aveva trovato sul tavolo un post-it che diceva che andava al lavoro e che sarebbe rientrare in serata.

“Meno male” pensò. Non avrebbe avuto il coraggio di guardarla in faccia. Aveva bisogno di una doccia fredda per rimuovere la sbornia e provare a mettere in ordine i pensieri. Sperava sarebbe riaffiorato qualche ricordo di quella notte ma nulla. Uscita dalla doccia guardò il telefono e trovò con suo stupore un messaggio di Taichi:
 
“Ciao Sora, ti chiedo scusa se non ti ho risposto tutto il giorno, ma lite a parte ho avuto una giornata veramente infernale con la squadra. Il pomeriggio della nostra lite, volevo anche dirtelo ma non me ne hai dato modo, il coach ci ha comunicato di una partita decisiva e in trasferta. Stamattina già alle sei ero in campo, ci hanno massacrati di allenamenti tutta la mattina. Quando abbiamo finito, Rika, la ragazza che gestisce il fan club della squadra, ha portato le adesioni da firmare a tutti noi e siamo stati catapultati all’aeroporto senza darci il tempo di avvisare qualcuno o di passare a casa per fare le valigie. Dopo un’ora di volo siamo arrivati ad Osaka e subito siamo corsi in campo. Per fortuna dopo tutto questo stress abbiamo vinto 4-3 nonostante non sia stato così facile portare a casa la vittoria. Ho visto solo adesso le tue innumerevoli chiamate. Ti chiedo scusa ancora, ma ti prometto che domani che torno recupereremo il tempo perso.
Ti amo.
Taichi “

 
Ora sì, che si sentiva una merda totale. Come aveva fatto a dubitare del suo Taichi? Come aveva potuto cadere nel tranello di Nobu?
Si sdraiò sul letto e decise di mandare un messaggio a Nobu. Sperava che quello che sembrava un tormento fosse solo un equivoco.
 
“Nobu cosa è successo questa notte? Non mi ricordo niente”

Ovviamente la risposta non arrivò, lo aveva lasciato che dormiva e non poteva pretendere che avesse letto il messaggio. Devastata, rinchiusa al buio nel suo piccolo mondo si addormentò con i pensieri in subbuglio, nella speranza che quello che aveva passato fosse solo un brutto incubo.
 
Il risveglio non fu dei migliori.
-Sora c’è Taichi?-

Toshiko la svegliò facendola tornare alla triste realtà.

-Digli che non ci sono!-
-Ma tesoro, gli ho già detto che eri a cas...-
-Mamma inventati qualcosa non lo voglio vedere in questo momento!-
 
Si accorse che era già sera. Ma quanto aveva dormito?
La madre di Sora fu costretta a mandare via così il ragazzo, e lei come prima cosa si apprestò a guardare se Nobu avesse risposto al messaggio.
Aveva risposto. Il cuore di Sora prese un ritmo forte. Aveva tanta paura.
 
“Ciao Sora, non mi ricordo. Ma penso non sia successo nulla.”

La rossa si tranquillizzò per un attimo ma si accorse che oltre alla risposta c’era anche una foto. Scaricò il download e quasi il suo cuore smise di battere per quello che vide.
La foto che si era aperta era della ragazza che dormiva completamente nuda. E sotto la foto una scritta:
“OPS, o forse qualcosa è successo =) “
 
Le lacrime scendevano repentine sulle sue guance. Iniziò a girarle la testa. Era in preda al panico.
Fu distratta dal suono di un altro messaggio.
Stavolta era di Taichi.

“Io non capisco. Mi hai chiamato tutto il giorno ieri, pensavo che fosse tutto risolto. Perché fai così? Ti amo Sora, ti prego facciamola finita con queste liti. Mi manchi da morire.
Taichi”


Si sentì morire ancora di più.Come avrebbe fatto a spiegarglielo? Come lo avrebbe guardato in faccia? Non si ricordava nulla... non era in grado di spiegarlo nemmeno a sé stessa.
 
Passarono due giorni da quell’episodio. Ne Toshiko ne Taichi ne nessun’altro erano stati in grado di parlare con Sora. Chiusa a chiave nella sua stanza buia senza mangiare, bere, parlare. Era diventata un tutt’uno con il letto e le sue lacrime. Voleva morire pur di evitare di affrontare l’amore della sua vita.
-Ti prego Sora apri la porta!-
Taichi e Toshiko, dietro la porta stavano tentando di tutto ma nessun cenno.
 
-Io non capisco, Toshiko. Abbiamo avuto una lite stupida ma non è da Sora fare così per una sciocchezza del genere.
Il castano raccontò allora la discussione alla madre della sua ragazza facendola rimanere stupita.
-Hai ragione, non farebbe mai così per una cosa così idiota.
-Toshiko, scusami ma io non posso reggere più questa situazione, ti prometto che la farò aggiustare.- disse poi guardando in direzione della porta della camera di Sora.
La signora Tachenouchi sorrise beffarda al ragazzo per poi fare un cenno di approvazione. E così con le sue larghe spalle Taichi buttò giù la porta entrando prepotentemente nella camera della sua amata facendola sobbalzare dal letto.
 
Quando il castano vide il viso prosciugato dalle lacrime e le borse gonfie e nere che aveva sotto agli occhi gli morì il cuore. Si buttò sul letto preoccupato per la sua metà stringendola a sé. Dopo attimi di silenzio persi in quell’abbraccio Taichi si scostò per prenderle il viso e far sì che lo guardasse negli occhi.
 
-Adesso ti dico quello che faremo. Ti alzi da questo letto e per prima cosa vai a farti una bella doccia. Poi farai un abbondante colazione. Infine ti prepari e usciamo.-
-Non voglio Taich…-
-No, non ho detto che puoi replicare!-
La rossa spinta dal ragazzo andò in bagno a farsi la doccia, e quando fu davanti alla colazione preparata dalla madre quasi si nauseò, ma con l’insistenza del ragazzo riuscì a mangiare quasi tutto. Quando uscirono Sora si irrigidì, sapeva che Taichi le avrebbe chiesto spiegazioni. Ma la delicatezza del suo amato era indecifrabile e invece di farle domande la coccolò tutto il giorno senza nessun tipo di pressione. Si sentiva fortunata ad averlo al suo fianco ma dopo quello che gli aveva fatto a causa della sua gelosia e del suo non fidarsi aveva rovinato tutto. Non si meritava il suo amore. Si sentiva in torto marcio. Anche se non quel giorno, sapeva anche lei che doveva raccontargli tutto.
O per lo meno quella parte che si ricordava. Le venne in mente l’immagine di lei nel letto con Nobu e Yuriko.
Yuriko? Come aveva fatto a non pensarci prima? Lei sicuramente sapeva cosa fosse successo e le avrebbe sicuramente riempito quel vuoto che aveva. Il giorno dopo l’avrebbe cercata.
 
Il mattino seguente il suo ragazzo era sotto casa ad aspettarla come sempre per andare a scuola. La mattinata  passò tranquilla, Taichi continuava a guardarla durante le lezioni con un amore che solo il suo sguardo poteva trasmetterle. Ma lei si sentiva un verme e spesso evitava quello sguardo che tanto amava. Il tanto atteso da Sora, suono della ricreazione arrivò.
-Taichi, devo andare a parlare con una ragazza del corso di economia domestica per farmi dare gli appunti delle lezioni che ho perso in questi giorni.- Evitò di guardarlo, o avrebbe capito della sua bugia. 
-Ok, ci vediamo dopo in classe.- La baciò sulle labbra davanti ai compagni di classe facendola avvampare.
Corse verso la classe di Yuriko, pregando di non incontrare Nobu. I bei capelli rosa della ragazza spiccavano e non fu difficile trovarla.
-Yuriko...- La ragazza si voltò stranita non riconoscendo la voce.
-Oh ciao Sora, sei tu?- Si fiondò verso di lei abbracciandola
-Ehm ciao... Yuriko, posso parlati in privato?-
-Certo!- 
-Ragazze ci vediamo dopo.- E notando lo sguardo preoccupato della rossa la scortò verso una piccola aula che Sora non conosceva piena di materiale di cancelleria e scatoloni vari.
-Qui saremo tranquille. Dimmi tutto.- La incoraggiò
-Yuriko ecco... io… riguarda la notte della festa… non mi ricordo nulla… ho bevuto troppo… e io di solito non bevo super alcolici... ho un vuoto di memoria… un black out totale… so solo che mi sono ritrovata nuda sul letto con te e Nobu. Cosa ho fatto? Ti prego aiutami a ricordare.-
Le lacrime iniziarono a scendere sole ricordando quella scena. Ma a differenza di Sora, l’altra stava ridendo di gusto lasciando la ragazza esterrefatta.
-Si può sapere perché non mi hai cercato prima? Ti sei massacrata il cervello per tutti questi giorni? Non hai fatto un bel niente. Eri ubriaca fradicia, ok. Ti eri addormentata fuori sul bordo piscina e io ti ho presa e ti ho portata dentro. Quando ti ho portato al piano di sopra in una stanza non so cosa hai visto che ti ha ricordato il tuo ragazzo ma piangevi per lui, lo volevi in quel momento, poi ti sei spogliata da sola non so per quale motivo. Continuavi a dire che volevi ti portassi il tuo Taichi nel letto. Quando finalmente ti ho fatto tranquillizzare, ti ho messo una coperta addosso e ti sei addormentata. Poi io sono ritornata alla festa e quando è finita, all’incirca alle sei del mattino sono tornata con Nobu e ci siamo addormentati anche noi. E poi Nobu era troppo ubriaco per fare sesso e in ogni caso io mi sarei accorta se qualcuno scopava accanto a me. Non credi?- concluse con un ghigno ironico lasciando la nuova amica a bocca aperta
-Ma lui mi ha fatto pensare al contrario.-
-Che vuoi dire?-
Sora, allora le mostrò la foto che Nobu le aveva mandato e i suoi messaggi facendo alterare la ragazza che aveva davanti al punto che quasi giurò di vedere delle fiamme nei suoi occhi.
 
-Sora, devi denunciarlo!-
-Cosa?-
-Adoro Nobu, ma queste cose non le accetto, è uno stronzo deve pagarla.- 
-Ma... ma è il fratello del mio ragazzo?-
-Chi se ne frega della parentela. Ti accompagno io dopo la scuola a fare la denuncia.- Le strinse le mani come a rassicurarla e farle sentire che non era da sola e Sora lo apprezzò tantissimo.
 
Appena usciti da scuola Taichi prese Sora per mano per tornare a casa ma lei lo bloccò dicendo di avere un impegno facendo segnale verso la ragazza dai capelli rosa che la stava aspettando.
-Tu e Yuriko Suzuki? Da quando esci con lei?- la guardò confuso il castano.
-Ecco io...-
-Sora, non ti ho voluto chiedere nulla in questi giorni perché non eri emotivamente pronta, ma non pensi che…-
-Sì, hai pienamente ragione e ti prometto che stasera ti spiegherò tutto quanto. Ma prima devo risolvere delle cose.
-Ok.- Sorrise lui un tantino dubbioso su cosa alludesse con “devo risolvere delle cose” e su cosa potesse c’entrare la sua ragazza con quella Yuriko.
 
Sora si allontanò per andare incontro alla ragazza dai capelli rosa.
-Senti Sora, mi sono permessa di chiamare mia sorella che è una rinomata Avvocatessa quì a Tokyo. Mi ha dato dei consigli sul da farsi e prima di andare a fare la denuncia dovresti fare una cosa.-
-Ovvero?-
-Sora, so che può sembrarti in questo momento inutile, e ti farà tanto male. Ma devi parlare con Nobu.-
Il sangue di Sora si raggelò. Solo a sentire quel nome le veniva da vomitare pesantemente. Ma dopo aver ascoltato per bene tutto quello che aveva da dire Yuriko, sui consigli che la sorella le aveva dato fu costretta a chiamare Nobu per dargli appuntamento in un bar molto frequentato per non rimanere sola con lui.

Erano le quattro del pomeriggio, quando Sora entrò in quel bar con un nodo alla gola, che iniziò a darle ancora più fastidio vedendo la faccia di merda di Nobu seduto con una calma insopportabile al tavolo di ferro battuto posto ad un angolo del locale.
-Ciao cara Cognatina.- disse lui vedendola sedere nella sedia di fronte alla sua con lo sguardo cupo. Ma lei non rispose.
-Non ci vediamo da un po’. Che c’è?- continuò lui.
Ma non vedendola fiatare si rivolse al cameriere
-Scusa, ci porti due Mojito?-
-Uno solo, io non bevo!- Lo fermò lei fulminandolo.
-Uno!- disse al cameriere per poi rivolgersi a lei con un ghigno compiaciuto.
-Ah no? A me sembrava di sì l’altra sera!- rise soltanto lui a quella pessima battuta.
-Dai Sora, cazzate a parte. Ma eravamo ad una festa ed è abbastanza evidente che abbiamo fatto una cosa che entrambi volevamo fare, no?- era divertito quando lo diceva al contrario di Sora che era la serietà in persona.
-Hai finito di dire cazzate? Non ti ricordi nulla di quello che è successo!- Facendolo ridere a crepapelle a quella affermazione.
-Vero. Ma ti ricordo che c’è una certa foto che potrebbe fare alludere al contrario, no?- Aveva uno sguardo crudele.
Il cameriere arrivò con il Mojito e lui come fosse una cosa normalissima lo avvicinò alla rossa.
-Cin!-
-Senti, se non hai nulla da dirmi io me ne vado.- Lo sfidò lei spontaneamente.
-Cara Sora, io non sarei così maleducata se fossi in te.-
-Perché?- Lo provocò ancora
-Perché per esempio ho una foto di te nuda compromettente che potrei fare vedere al mio caro fratellino, anche stasera a cena.-
-È una minaccia?-
-Ma che minaccia è un dato di fatto!-
-Ok, allora ti aggiungo qualche altro dato di fatto. Art. 600 ter del codice penale: la condanna per la creazione e il possesso di materiale pedopornografico è punita con il carcere fino a dodici anni.-
-Pedopornografico?- chiese lui ridendo.
-Sì, Nobu. Ti ricordo che sono ancora minorenne. Per la legge sono ancora una bambina. Quindi quelle foto che hai fatto senza il mio consenso non solo è illegale che tu l’abbia fatta, ma anche che le conservi nel telefono. Quindi fossi in te starei molto attento a farle vedere o a mandarle a qualcuno altrimenti si aggiungono altri anni.-
-Sai perfettamente che quello non è materiale Pedopornografico?-
-Tu dillo alla polizia.- detto ciò si alzò dal tavolo per andarsene, ma aveva ancora un’ultima cosa da dire.
-Ah… Nobu. Oltretutto prima mi hai anche minacciata. Un altro anno da aggiungere alla condanna secondo la legge.-
disse soddisfatta mostrandogli il telefono dove aveva registrato tutta la conversazione dal primo istante che era entrata al bar.
-Tu sai cosa succede in carcere a chi viene accusato di Pedofilia? Io fossi in te starei molto attento a non far cadere la saponetta dentro la doccia.- E con aria di superiorità si girò per andarsene lasciando il ragazzo di stucco.
 
Si sentiva fiera di quello che aveva fatto grazie ai consigli della sorella della sua nuova amica. E con quella registrazione come trofeo, andò come previsto già fin dalla mattina, con Yuriko al suo fianco alla polizia per denunciare Nobu.
 
Uscì dal commissariato sospirando. Non ci credeva che era riuscita a fare tutto quello sul serio.
-Grazie Yuriko, senza di te non ci sarei mai riuscita.-
-Figurati. È per questo che servono le amiche. E credimi Nobu si merita questo ed altro. Se ti avesse messo le mani addosso quella notte non mi sarei soffermata a chiederti solo di denunciarlo. Se ti avesse violentata avrei chiamato in causa mia sorella per la sua castrazione.-
Quella dichiarazione riuscì a far ridere per un attimo di gusto le due ragazze, poi però Sora si rabbuiò facendolo notare anche alla ragazza che aveva davanti. Adesso doveva affrontare l’ostacolo più importante: Taichi.
-Che succede?-
-Nulla, è che... ecco io devo raccontare tutto a Taichi, adesso. E insomma ho paura che quando lui saprà quello che è successo possa prendersela con me e magari... potrei perderlo per sempre.-
-No che non lo farà! Per quel poco che conosco Yagami è un ragazzo molto più intelligente del fratello. Tu non hai nessuna colpa Sora, e il tuo ragazzo lo capirà. Ora fatti coraggio e corri da lui prima che arrivi la polizia e scopra tutto da solo.-
-Grazie di cuore, Yuriko.- La abbracciò la rossa.
 
 
Era sotto casa del suo ragazzo. Tremava come una foglia.
Compose il numero sul cellulare.
-Ehi, Sora! Finalmente... stavo chiamando la polizia perché ti avevo dato ormai per dispersa.-  
Alla parola “Polizia” la ragazza si sentì morire ancora di più.
-Sora, ci sei?-
-Ehm... sì, Tai potresti scendere, sono sotto casa tua?-
“Tai”? Lo chiamava così solo quando era arrabbiata o preoccupata.
-Perché non sali?- Non avrebbe voluto di certo raccontargli tutto con Nobu nei paraggi.
-Per favore!- Lo supplicò lei.
-Arrivo!- Il ragazzo della rossa iniziò a preoccuparsi.
Si alzò di scatto dal divano lasciando la famiglia spiazzata, per poi mettersi le scarpe velocemente ed uscire dalla porta senza dare nessuna spiegazione alla famiglia.
 
Non appena si trovò davanti a lei le sorrise e spontaneamente la baciò con tenerezza facendola sciogliere. Ma lei poco dopo si distaccò da quel bacio che tanto avrebbe voluto approfondire.
“Basta declinare!” Era arrivato il momento.
Continuava a fissarlo con l’aria di un cane bastonato. Non sapeva come iniziare, così il castano cercò di sciogliere il ghiaccio aiutandola. Sapeva anche lui che dovevano chiarire il comportamento di quei giorni, glielo aveva promesso anche lei alla fine della scuola.
-Allora, dove sei stata con Yuriko oggi?-
-Sono andata in commissariato!-
-Perché? Che è successo?- Taichi iniziò a preoccuparsi sul serio stavolta.
-Ti va se ci sediamo?-
-Ok.-
 
Non appena seduti sui gradini dell’appartamento di Taichi, la sua ragazza iniziò a raccontargli tutto, senza tralasciare nessun particolare. Iniziando fin dalla mattina dopo la loro stupida lite arrivando a com’era finita a causa dell’inganno di Nobu, a quella stramaledetta festa, di come aveva ceduto alle ipotesi sul fatto che lui l’avesse tradita con Rika, fino a ritrovarsi la mattina dopo in quella situazione del cavolo. Per poi proseguire mostrandogli le foto sul telefono che gli aveva inviato il fratello e le varie minacce, continuando con l’aver parlato con Yuriko, che per fortuna l’aveva fatta riemergere da quello stato di trans in cui viveva da giorni. E concludendo con l’incontro al bar con Nobu per poi finire al commissariato dove lo aveva denunciato.
Taichi, che era rimasto tutto il tempo senza parlare, aveva lacrime amare che gli rigavano il viso. Non riusciva a parlare ma non smetteva di guardarla negli occhi.
-Taichi, di qualcosa ti prego.- Ma lui doveva sfogare quella rabbia che aveva accumulato in tutto quel discorso. Non ce la faceva più. Si alzò di scatto per salire di corsa le scale ignorando la voce di Sora, che lo chiamava ripetutamente.
Arrivato al suo appartamento aprì la porta con irruenza facendo sussultare tutta la famiglia compreso Nobu che non appena notò la sua faccia capì al volo che Sora gli avesse raccontato tutto. Ma non riuscì ad allontanarsi in tempo che già Taichi lo colpì con un pugno sullo stomaco talmente forte, che il ragazzo era volato fino a sbattere violentemente contro il muro.
Definirlo furioso, in quel momento, era un gigantesco eufemismo. Nonostante il dolore, Nobu alzò il viso guardandolo con aria di sfida.

-Oh finalmente la tua fidanzatina si è degnata a raccontarti tutto?- Quella provocazione lo fece scattare di nuovo, sferrò un pugno più forte del precedente spaccandogli il labbro superiore e a giudicare dalla quantità di sangue che fuoriusciva dal naso probabilmente anche quello.
-Tu, Sora non la devi nemmeno nominare!- Urlò con gli occhi che bruciavano di collera.
-Sei una merda di persona! Noi ti abbiamo accolto in famiglia e tu che fai?- Ringhiò il castano alla sottospecie di fratello che aveva davanti. I genitori e la sorella del ragazzo guardavano la scena attoniti e spaventati.
Non capivano di certo cosa stava succedendo ma se il loro Taichi stava reagendo in quel modo era ovvio che Nobu avesse fatto qualcosa di veramente grave.
Prese il colletto della camicia di quell'essere che aveva davanti e preparò il pugno in posizione della sua faccia pronto a sferrare un altro colpo, ma Sora, che era entrata e stava assistendo alla scena dalla porta piangendo, riuscì a riportarlo sulla dritta via.
-Taichi, non ne vale la pena. Tu non sei come lui.-
Il Digiprescelto guardò la sua ragazza cercando di liberarsi da quella rabbia che lo opprimeva, quando si accorse che da dietro di lei stavano entrando dei poliziotti.
-Nobu Koizumi, sei in arresto per possesso di materiale pedopornografico e minacce a minori.-
-Pedo che???-
Il signor Yagami era ancora più confuso. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
Taichi mollò la presa del ragazzo per lasciare che il poliziotto gli mettesse le manette per poi trascinarlo via con lui davanti allo stupore della famiglia Yagami.
Quando alla porta si ritrovò faccia a faccia con la rossa, Nobu la guardò un’ultima volta in cagnesco, ma a differenza di quello che sperava, ovvero di metterla in soggezione, non riuscì nell'intendo. Sora, finalmente era soddisfatta. Lui aveva tentato di rovinarle la vita, e ancora non sapeva se la storia con Taichi fosse compromessa o meno. Vederlo portare via in manette dalle forze dell'ordine, però, era la prima cosa buona capitata in quei giorni di puro inferno. Quando i poliziotti uscirono dall'appartamento, il silenzio gelò la stanza e Susumu guardò il figlio riuscendo finalmente a chiedere spiegazioni.
Ma Taichi, in quel momento aveva ben altro a cui pensare.
-Ti spiegheremo tutto con calma dopo papà.-
E andando verso la sua amata che continuava a fissare il vuoto, prese la sua mano riportandola alla realtà e la trascinò fuori con lui.
 
 
-Mi dispiace per quello che ti ha fatto Nobu. Ma soprattutto mi dispiace se non ti sono stato accanto quando più ne avevi bisogno... mi dispiace di non aver preso quel cazzo di telefono per dirti semplicemente che avevo una cazzo di partita ad Osaka così tu non saresti uscita a cercarmi finendo in quella dannata festa. Ti ha fatto una cosa deplorevole.- Era davvero arrabbiato. Altre lacrime scendevano copiose sul viso del ragazzo provocando alla rossa una stretta allo stomaco alla rossa.
Non lo aveva mai visto piangere, e da quando quell’essere spregevole si era insediato come un crotalo nelle loro vite era già la terza volta che succedeva.
-Taichi non è colpa tua!-
-Sì, invece!- La abbracciò stringendola più forte che poteva.
-Ti prometto che ti metterò sempre al primo posto d’ora in avanti in tutto e per tutto.-
Si avvicinò alla sua amata per posarle le mani sulle guance per poi farle scivolare sulla sua nuca. Con i pollici le sfiorò le orecchie, poi l’attirò verso di lui lasciandola senza fiato.  
Gli occhi marroni erano fissi sulle labbra rosee della digiprescelta dell’Amore e i loro volti a pochi centimetri di distanza.
Le loro bocche non si erano ancora toccate ma Sora era quasi sicura di poter sentire già il suo sapore. Quel bacio cominciato tanto lentamente divenne all’improvviso appassionato. 
Si sentirono entrambi come avvolti dalle fiamme e, inalando l’odore della pelle di Taichi, che a Sora era sempre piaciuto, si sentì nuovamente a casa. Era tutto quello di cui Sora aveva bisogno. Lo voleva su di lei intorno a lei e sempre con lei.
 
-Taichi?- Sibilò lei sciogliendo quel bacio appassionato
-Dimmi, Sora.- Si fermò lui a fissarla quasi preoccupato che per lei stesse correndo troppo. Ma Sora voleva dire tutt’altro.
-Taichi, scordiamo questo brutto episodio ti prego. RICOMINCIAMO DA ZERO!-
Taichi, finalmente sorrise di nuovo. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinare quello che aveva costruito anno dopo anno, giorno dopo giorno e minuto dopo minuto con la sua Sora.
-Ci sto! RICOMINCIAMO DA ZERO, SORA!-
Raccontarono tutto la stessa sera alla famiglia Yagami che rimase schifata di aver accettato quel ragazzo nella loro famiglia e nella loro casa. Non sapevano quanti anni avrebbe scontato in carcere il figlio ingrato di Susumu, ma di certo si assicurarono, parlando con gli avvocati e con il giudice in tribunale, che Nobu Koizumi non potesse più mettere piede a Tokyo.
Dopo l’ultimo giorno in Tribunale, come si erano promessi, ripartirono da zero, non nominando più né Nobu né quel brutto avvenimento. Ripresero la loro storia in mano in meglio e Taichi, adesso era diventato ancora più attaccato a Sora. Era anche riuscito a far cambiare la regola del cellulare durante gli allenamenti di calcio in modo da poter rispondere a Sora, in qualsiasi istante della loro storia d’amore. Da quel giorno tutto sarebbe andato per il verso giusto.
 

NOTE
Eccomi tornata con una nuova one shot Taiora.
Sono un’eterna innamorata della Taiora quindi devo inventarmi un qualcosa per la coppia tralasciando i Digimon e soprattutto per tenere il fandom ancora vivo, visto che ultimamente con mio sommo dispiacere è morto!
Io e Ellie (DIGIHUMAN) stiamo tentando di mantenerlo in vita e cerchiamo altre persone come noi disposte a farlo... quindi please scriveteee, Taichi e Sora hanno bisogno di noi visto che la Toei è e sarà sempre una merda.  Allora che dire sulla mia one shot? Intanto che non penso di aver mai scritto un capitolo così lungo in tutta la mia vita.
32 pagine e quasi 9000 parole è il mio record! 
Avrei potuto dividere la storia in tre momenti (la festa di compleanno con fidanzamento, l’ingresso in scena di Nobu e per finire tutto il patatrac combinato da Nobu):
Tre capitoli microscopici come faccio sempre del resto, ma no! Stavolta non mi andava... xD
L’idea di questa Taiora nasce dalla terza parte di una serie tv italiana che sto amando. Spero che qualcuno abbia visto "Skam Italia" e la parte del patatrac prende spunto dagli ultimi episodi della terza stagione riguardanti la mia ship preferita (GLI INCANTAVA).
Per quanto riguarda la legge che ho usato è praticamente presa dalla serie perché non sono riuscita a trovare nulla sulle leggi giapponesi, di conseguenza non avendo avuto alternative ho usato quelle italiane.

Ringrazio Ellie per essere stata la mia Beta-Reader ed avermi aiutata un sacco nelle correzioni di errori e virgole (Con la quale ho un pessimo rapporto xD).

Detto ciò.
Spero vi sia piaciuta!
Alla prossima
Wendy

  
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