PREMESSA:
Nonostante abbia adorato questa saga meravigliosa, sono rimasta un
po' delusa dalle vicende svoltesi nell'ultimo libro. E' da un po' di tempo che
ci pensavo su ed ho deciso di scrivere una trama alternativa a Breaking Dawn. I
fatti e gli eventi originali sono completamente ribaltati nella mio racconto
personale, così come alcuni personaggi prendono ruoli decisamente diversi. Ho
in ogni caso tentato di conservare i protagonisti il più possibile verosimili a quelli descritti dalla Meyer. Non vi voglio
svelare nulla. Dico solamente che quello che ho in testa è qualcosa di
decisamente diverso dall'originale: colpi di scena e d’azione si mescoleranno
ai punti di vista dei diversi personaggi. Spero di avervi incuriosito
HARVEST
MOON
CAPITOLO
1- MATRIMONIO ED ALTRI IMPREVISTI
JACOB
La
spiaggia. Milioni di granelli bianchi che si confondevano con la schiuma
rabbiosa dell’oceano che si riversava ad ondate intermittenti sul bagnasciuga
solitario.
Il
cielo. Gigantesca coltre di nubi che a tratti mostrava fasce di raggi giocosi
scendere sul panorama; le onde catturavano la luce diventando argento liquido e
si avvicinavano alla baia in sinuosi riccioli alabastro.
La
foresta. Luogo animato dagli spiriti del passato di questa terra, sospiri nel
vento, sussurri immersi nella quiete di questa mattinata riportavano ai miei
occhi di lupo ricordi di una vita lontana, eppure così presente nella mia
mente.
Non
mi ero più trasformato da settimane, oramai; il mio corpo era abituato a seguire
gli istinti primari della fame, della stanchezza, della sopravvivenza. Il resto
non importava più, era diventato superfluo. Eppure anche nelle mie sembianze
attuali, quest’angolo di mondo mi aveva richiamato a sé, come un incantesimo
potentissimo attirava la mia presenza e costringeva la mia memoria umana a
ricordare. A sentire. A sanguinare.
Ad
un tratto dal bosco si fece più nitida un’ombra nera che si avvicinava al
tronco bianco su cui avevo appoggiato il muso; tanto valeva voltarsi, sapevo
perfettamente che sarebbe giunto il momento delle spiegazioni.
-Ehi fratello, finalmente sei tornato.
Ci sei mancato-
-Ciao Sam-
-Che dici, potremmo continuare la
conversazione con un tono più “umano”?
Eccoci
qui, dunque: il momento della resa dei conti. Avevo trascorso così tanto tempo
a scappare da me stesso solo per tornare in questo posto, come ultima
destinazione. Conclusione piuttosto deprimente, direi. Mi alzai in piedi e la
mia colonna vertebrale si allungò fino a ritrovare la parvenza umana che per un
po’ aveva dimenticato di possedere. Mi trasformai in pochi secondi ed allungai
il mio sguardo verso l’amico che mi aspettava.
Sam
rimase immobile con gli occhi poi si allungò per abbracciarmi: non erano da lui
questi slanci affettuosi.
-Bentornato
a casa, Jake-
Camminammo
per un po’ lungo la foresta: avevo i bermuda maciullati di fango, erano
settimane che conservavo quel pezzo di vestito avvolto dietro la zampa; certo
quei pantaloni ne avevano viste di migliori...
-Jake,
lei è stata qui. Più volte- azzardò Sam con un tono di voce strano.
-Non ti so spiegare il motivo;
pare che il matrimonio si celebri domani da quanto ne so e da quello che mi ha
detto Emily, non credo sia stato annullato-
Un
ringhio soffocato mi salì dallo stomaco ed inarcai la mandibola per nasconderlo
in gola: merda, dovevo abituarmi di nuovo alle usanze umane, gli istinti
lupeschi mi si erano installati definitivamente nel corpo. Me la immaginavo,
Bella qui, in questo posto che tanto aveva frequentato in passato e mi si
stringeva il cuore.
-Perché
me lo stai dicendo Sam?-
-Probabilmente
per la stessa ragione per cui tu sei tornato-
Mi
voltai e lo fissai dritto negli occhi: ovviamente il branco sapeva già, si
erano intrufolati continuamente nella mia mente in questo periodo di
lontananza, almeno per sapere se stavo bene.
-Già.
Non so se servirà ormai. –
-Lei
ti ama amico-.
-Si,
ma non abbastanza- Scalciai polvere da terra ed alzai lo sguardo per osservare
le nuvole sopra l’oceano.
- Buona
fortuna. Grazie di essere tornato- Mi accompagnò silenzioso verso casa, poi
scuotendo la testa con un cenno di approvazione voltò le spalle; in lontananza
si scorgevano altre due figure che immobili, mi sorridevano soddisfatte. Paul e
Jared. Non avevano resistito ad aspettare, ma preferivano lasciare il campo a Sam
e a mio padre per primi. Erano dei grandi scocciatori, ma mi volevano bene;
erano i miei amici. La mia famiglia. Sorrisi da lontano quasi commosso, infine
mi incamminai a passi lenti verso la
casetta rossa.
-
Casa, dolce casa... - mi dissi sarcastico prima di varcare la porta. Mio padre
aveva accolto il mio ritorno a casa come se fosse passato un giorno da quando
ero partito.
-Ehi
Jake, –fece avvicinandosi con la sedia- ti trovo bene direi. Sei un
po’dimagrito però-
-Ciao
papà. Ho deciso che fosse il caso di fare una doccia calda... - Gli sorrisi e
mi diressi verso camera poi mi voltai un attimo – e... mi sei mancato-.
-Anche
tu. L’importante è che adesso tu sia qui-
-Certo
certo-.
Eccoci
di nuovo qui... dovevo ammettere che veramente quel posto mi era mancato. Ma se
avevo deciso di tornare, dovevo concludere ciò per cui ero venuto... Mi voltai
di scatto e aggiunsi:
-Ti
dispiace se esco un attimo? Non ci metto molto giuro-
-L’ultima
volta che l’hai detto, sei stato fuori settimane-
-
Questa volta non tarderò, prometto. Devo solo fare una cosa-
-Non
andare Jake... -sussurrò piano mio padre. Ma io ero già fuori, sfilai i
pantaloni nella corsa, puntando già verso la meta del mio viaggio.
BELLA
Mancava
solo un giorno... MATRIMONIO... Santo cielo, mi sposavo! No, non era uno
scherzo. Negli ultimi due anni me ne erano capitate di cose strane e, in un
modo o nell’altro, ci avevo fatto l’abitudine. Questa situazione però
continuava a scivolarmi via dalla pelle: più ci pensavo, maggiore era la mia
confusione.
Edward
pareva più raggiante e determinato ogni giorno che passava, io ero ancora un
tornado d’insicurezze. La sua famiglia d’altro canto non aiutava: Alice s’era
fatta prendere dall’ossessione dell’acquisto pre-nozze. Com’era possibile che
si potesse ammucchiare così tanta roba inutile insieme? A cosa mai sarebbe
servito un intero servizio di porcellane d’epoca in una casa in cui nessuno
mangiava o beveva? Quando mai avrei indossato vestiti da pin-up griffati? Io ero sempre stata un tipo da jeans e
t-shirt... ed Edward mi amava anche per questo...
Mi
sentivo un pesce fuor d’acqua in mezzo a tutto questo caos: mio padre fingeva
che tutto andasse bene, si ritirava nella sua poltrona davanti alla TV e si
estraniava da quest’atmosfera di grande attesa. Io avevo bisogno di ritrovare
il mio equilibrio, e di questo con lui certo non potevo parlare; già era stata
dura per me annunciargli che la figlia si sarebbe sposata a diciotto anni.
Mi
mancava Jake, terribilmente: quando Edward mi lasciava sola era il mio pensiero
costante, senza censure. Avrei tanto desiderato avere sue notizie, ma le poche
informazioni che mi erano giunte da La Push non risultavano confortanti come
avrei sperato fossero. Non aveva intenzione di tornare. Ed io lo sentivo
lontano ogni istante di più.
Quando ne avevo la possibilità, mi precipitavo
sul pick up per seguire la strada che mi portava a La Push; vedere la spiaggia,
la NOSTRA spiaggia e sedermi sul tronco in cui mi sedevo con lui mi faceva uno
strano effetto: mi sentivo svuotata e rincuorata nello stesso tempo. Sapevo che
da una qualche parte lontana lui c’era, e stava pensando esattamente ciò che
pensavo io.
Mi
aveva lasciato un vuoto alla sua partenza, una sensazione che conoscevo bene,
perché l’avevo provata anche con Edward. Ma allora era diverso, perché avevo
Jake al mio fianco: lui era l’antidoto a qualsiasi male. Buffo realizzarlo poco
prima delle nozze.
Edward
non sarebbe rimasto da me, stanotte: Emmett e Jasper avevano organizzato per
lui una sorta di addio al celibato e sarebbero andati a caccia per le foreste
durante la notte. Mi stavo per addormentare quando sentii un tonfo sordo sul
pavimento: mi alzai di scatto e vidi il mio fidanzato avvicinarsi al letto con
uno sguardo strano sul volto.
-Cosa
ci fai qui? Non dovevi essere in giro per puma con i tuoi fratelli?-.
-
Ho deciso di passare a trovarti per sapere come stavi... - Rispose mellifluo
prima di abbracciarmi.
Non
me la dava a bere: se era venuto c’era una ragione:
-Edward,
come vuoi che stia? Sono sfinita, Alice mi ha fatto girare come una trottola
impazzita per tutta la giornata, la casa è un casino e stavo per svenire di
stanchezza sul letto... -.
-
Bene! Cioè, non intendevo dire che sono felice della tua stanchezza... -.
-
Piantala con i giri di parole. Perché sei piombato quando fino a poco fa hai
sempre detto che non saresti rimasto con me stanotte?-
Non
dovetti aspettare molto per conoscere la mia risposta: dalla finestra entrò
un’ombra nera talmente veloce che dovetti attendere che la mia visuale non
fosse più sfocata per riconoscerlo. Era Jacob.
-Jake!-
Piombai fra le sue braccia e non riuscii
a trattenere le lacrime che copiose scendevano sul suo torace caldo. Il suo
odore.. la sua stretta stritolante.. mi sentivo
girare la testa dall’emozione.
-
Ciao Bells- Mi dondolò un poco fra le sue spalle, abbassava il mento per
accarezzarmi i capelli- Deduco di esserti mancato, almeno un po’..- Rise.
-
Non sai quanto. –
-Buonasera,
Jacob- Fece Edward dall’angolo della camera.
Il
mio amico rispose con un ringhio soffocato:- Non sono l’unica visita.. e sono
sicuro che tu non ne sia poi così tanto sorpreso, vero?-
-Alice
non ha più visto niente ed ho immaginato fossi tu.-Almeno era sincero. Si
svelava la ragione del suo sguardo ansioso.
-Non
ti preoccupare, sono passato a confermare la mia presenza al matrimonio,
domani. Io ci sarò- mi alzò il mento per osservare meglio il mio sguardo- te lo
volevo solo dire. Io ci sarò sempre. E scusami se sono scappato-
-Jake..-
risposi con un suono strozzato. Questa confusione aumentava la mia confusione.
Lui era tornato. Lui era qui. Per me. Come avrei fatto a varcare la sala in
vestito bianco se sapevo che Jake era tornato, se sapevo perfettamente cosa
provavo per lui e avevo capito quanto fosse triste la mia vita senza la sua
presenza accanto?
******************
Un
milione di dubbi mi affollava la mente: non mi sentivo tranquilla, stavo per
compiere una scelta che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita. E sapere che Jake sarebbe stato fra i
presenti al matrimonio non mi aiutava. Per niente. Stare con Edward era sempre stato il mio desiderio più grande,
oggi avrei coronato il sogno che cullavo
da quando l’avevo conosciuto.. ma allora perché
tremavo? Alice mi stava stringendo il corpetto di perline sulla schiena
e temette di avermi punto con uno spillo:
-Tutto
bene Bella ? Ti ho fatto male?-
-
No, sono solo sovrappensiero-
-La
sala si sta riempiendo al piano di sotto;
ormai ci siamo . Sei pronta a scendere?-
Mio
padre mi aspettava davanti alla porta, Alice mi spinse entusiasta verso il
braccio alzato di mio padre per scendere, poi si precipitò giù per le scale,
nel modo più umano possibile, anche se sembrava corresse danzando giù per gli scalini. Ecco arrivato
il momento.
L’enorme
salone di casa Cullen era gremito di ospiti; dall’angolo sinistro intravidi il
gruppo di La Push che aveva deciso di presenziare all’evento nonostante fosse
nella casa di una famiglia di vampiri:il vecchio Billy, Sam ed Emily che si
tenevano per mano, Seth accompagnato da sua sorella Leah e Jake. Vederlo
indossare un vestito completo faceva quasi impressione, sembrava ancora più
grosso. E lo rendeva ancora più bello. Aveva gli occhi pieni di dolore puntati
nei miei, ma cercava di nasconderlo. Conoscevo bene i suoi modi di celare le
emozioni: quello sguardo austero e accigliato stonava sui primi ricordi che
avevo di lui, quando il mondo reale ancora non si era confuso con quello delle
leggende.
Bloccai
il passo e mio padre se ne accorse:
-Tutto
bene, Bells?- Alzai il viso ed osservai il mio futuro marito che mi aspettava
alla fine del corridoio. Edward mi aspettava con uno sguardo adorante alla fine
della sala. Due sguardi diversi, eppure così impressi nella mia mente e nel mio
cuore che le due immagini cozzavano fra loro dentro la mia testa e mi
confondevano talmente da farmi impazzire.
Tutto
accadde in un istante: Alice si irrigidì improvvisamente e lo sguardo di
Edward, dapprima puntato su di me, si spostò su quello di sua sorella con
orrore e smarrimento. Dalla sua bocca ne
uscì un suono appena udibile ma che rendeva tutta l’angoscia che l’aveva
invaso. Quasi nessuno se ne accorse. A
parte Jacob.
Edward
allungò le mani istintivamente come per proteggermi da lontano ma Jake fu più
pronto: aveva già scaravoltato un paio di sedie per correre verso il centro del
salone, verso me e Charlie.
-Bella!-
Mi chiamarono quasi all’unisono le tre voci: Edward, Jacob, Alice.
Ad un tratto capii. Alice aveva appena avuto
una visione ed Edward l’aveva vista. I Volturi avevano deciso di intervenire
quanto prima. E proprio il giorno del mio matrimonio.
-Che
cazzo sta succedendo qui? Perché la guardi con quel ghigno malefico Cullen? Non
vorrai mica ammazzarla, perché sappi che non te lo permetterò!- Sbraitò Jacob,
visibilmente irritato: tremava dalla rabbia e cercava senza successo di diminuire
gli spasmi che avvolgevano tutto il suo
corpo.
-Black,
ti prego di non immischiarti- Rispose Edward che mi aveva già raggiunto al
centro della sala e mi stringeva fra le braccia protettivo.
La
sala si trasformò in un brusio
assordante di voci confuse e spaventate.
Solo l’angolo degli invitati provenienti dalla riserva erano rimasti seduti,
con uno sguardo duro che tradiva una certa rabbia .
-Cosa
sta succedendo qui? Jacob? Ma ti sembra il caso di irrompere in questo modo?
Capisco i tuoi sentimenti ma non puoi proprio pensare di comportarti in questo
modo!-Sbottò mio padre
-Bella..-Sussurrò
Edward in tono angosciato, ignorando la richiesta di spiegazioni da parte di
mio padre.- Stanno arrivando, amore-
-Chi?
Chi sta arrivando?- Jake si frappose fra me ed Edward e mi guardò con uno
sguardo interrogativo.
-Jacob,
te lo chiedo un’ultima volta: stanne fuori-
-No,
Edward! Ha ragione Jacob. Lui deve sapere- Spinsi entrambi in un angolo perché
mio padre e gli altri non sentissero- Jake.. ti ricordi della primavera scorsa
e ti quello che ti ho raccontato?-
Jake
strinse i denti in una smorfia rabbiosa
e sbottò:- Mi spiegherai tutto con calma. L’unica cosa che ho capito è che sei
in pericolo ed io non ti lascio nelle mani di quel succhiasangue. Ha già combinato
troppi casini.-
Vidi
Edward assumere una posa straziata: si sentiva in colpa e non sapeva come
rispondere.
-Vieni
con me, Bella. Se si tratta dei vampiri reali o come si chiamano loro, li saprò
affrontare.-
-Jake,
tu non capisci. Loro mi troveranno-
-No,
Bella- Mi interruppe Edward,- Forse per quanto sconnessi e confusi siano i
progetti di questo cane, può avere ragione. Loro non conoscono la natura dei
licantropi; il tuo odore si confonderà con il loro e non riusciranno a
trovarti. Io..non ti abbandonerò in ogni caso, verrò da te non appena le acque
si saranno calmate-
Non
ci fu molto tempo per riflettere: Jacob mi aveva già preso per mano e mi spingeva fuori dalla casa, dove ci aspettava la sua
moto che partì a gran velocità, lasciando
una nube di polvere che si
dissolveva verso la foresta.
LEAH
Incredibile.
Non avrei mai creduto che una giornata di merda si potesse trasformare in un
casino ancora più sconvolgente.
Jacob
era scappato con Bella in moto , lasciando come unica traccia solo il velo della
sposa lacerato sul cortile di casa Cullen. Gli ospiti erano in preda al delirio: nessuno era riuscito a capirci
qualcosa, tranne noi che da lontano avevamo captato i dialoghi spezzati dei
quasi-sposi e di Jake. Non ci bastava una famiglia di vampiri dietro casa, con tutte le conseguenze che
aveva portato ai Quileute; ora ci si metteva in mezzo anche una schiera
reale assetata di sangue.
Di
male in peggio.
-Ma
che è successo? Io non ci ho capito niente. Prima Bella si stava per sposare e poco dopo scappa
con un gigante di due metri. Probabilmente non era poi tanto convinta di fare
il grande passo.. –
Ecco
un altro idiota che commenta a sproposito. Non mi voltai nemmeno per
rispondere:- Tu che ne sai? Forse ti converrebbe tacere anziché muovere la bocca
all’aria- Non sopportavo la gente di quel tipo.
-Io
faccio parte dell’orchestra che suona.
Dovevamo eseguire repertori classici
durante il ricevimento: in realtà è stato meglio così, è piuttosto
deprimente quella roba, io sono venuto solo per essere pagato. Peccato per la
mancata commissione..-
Mi
voltai per commentare il suo sproloquio inutile ma non ne ebbi il tempo:
-Probabilmente
è ora che t..-
Nel momento stesso in cui posai il mio sguardo
su di lui mi sentii come legata da una potenza irresistibile a quel ragazzo
biondo. E capii. Era lui. Era il mio imprinting. Tutto il mondo che conoscevo
prima prese improvvisamente una direzione diversa. Non mi importava più di
niente: la confusione del luogo, l’odore nauseante di vampiro, le minacce
apocalittiche di morte.. tutto era confuso, svanito in un posto nascosto della
mia mente che si riempiva ora di una nuova immagine e di un unico pensiero.
Lui
mi sorrise inarcando le sopracciglia in segno di approvazione, allungò la mano
mentre la sua voce, un suono melodioso nell’aria, diceva:
-Ciao,
sono Andrew-.