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Autore: AcquaSaponePaperella    27/02/2020    2 recensioni
Dal testo: Il fuso padroneggiava il centro della stanza, il legno a tratti consumato dal tempo.
Il filo trasparente, quasi invisibile, vi si avvolgeva attorno, mentre il fuso roteava nel suo girotondo, uniti come in un abbraccio danzante.
Una fioca luce, di cui si ignorava la provenienza, l'unica in quella stanza dominata dalla penombra, ad immortalare quel suggestivo ed ipnotizzante strumento di lavoro.
Un tempo, un mestiere garantiva la nomina a "virtuosa" per una donna: la tessitura.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fuso padroneggiava il centro della stanza, il legno a tratti consumato dal tempo.
Il filo trasparente, quasi invisibile, vi si avvolgeva attorno, mentre il fuso roteava nel suo girotondo, uniti come in un abbraccio danzante.
Una fioca luce, di cui si ignorava la provenienza, l'unica in quella stanza dominata dalla penombra, ad immortalare quel suggestivo ed ipnotizzante strumento di lavoro.
Un tempo, un mestiere garantiva la nomina a "virtuosa" per una donna: la tessitura.
Nel silenzio della stanza, situata nella parte più interna della casa, unico posto in cui potessero impiegare il loro tempo, le donne obbedienti, fedeli e silenziose erano le padrone del loro telaio.
Quale prodigioso arnese avevano la fortuna di operare, che tanto richiedeva quella pazienza, quella dedizione e quel tempo che solo le donne possedevano.
La donna a sinistra teneva in mano un capo del filo. Ella sembrava la più giovane e svolgeva la prima parte del lavoro, dando l'inizio alla tessitura.
La donna a destra completava il lavoro della compagna, in una perfetta sincronia, avvolgendo il filo sul fuso, lasciandolo alle volte un pò più corto, alle volte un pò più lungo.
La donna al centro aveva l'aria di essere la più anziana e seguiva con attenzione il lavoro delle altre due, senza intervenire, nell'attesa però di farlo; in mano un paio di forbici, pronta a recidere il filo, quando sarebbe stato il tempo.
Avrebbero anche potuto avere un aspetto rassicurante, le tre donne, sedute sugli sgabelli, in un gioco di sincronismo impeccabile, in cui ognuna faceva la sua parte -del resto, tre era il numero perfetto- e riunite in cerchio attorno al fuso, come se si fosse trattato di un accogliente focolare.
Se non che la loro manifesta anzianità e bruttezza relegava le tre donne in un luogo che parea lontano nel tempo, e la loro cupezza, nonché distacco, conferivano ad esse un lugubre ritratto.
Tre donne dedite al loro lavoro con un'impressionante e sinistra accortezza, nel filare quel filo che non fuggiva mai dalle loro mani, ma che anzi tra le loro dita parea quasi prendere vita propria, destinata ad essere poi recisa.
Come se da quel lavoro fossero dipese le sorti di tutto e tutti. Uniche custodi di un segreto di cui solo loro possedevano la chiave.
La donna a sinistra proseguiva nel suo lavoro, stabilendo la nascita del filo; la seconda a destra proseguiva avvolgendolo sul fuso e decidendone il destino -più corto, più lungo -e la terza, con un paio di forbici tagliava il filo, ponendo fine al suo tempo.
Era di un tempo infinito quel lavoro, svolto dalle tre donne nella parte più interna della loro casa, al di là del tempo, in cui potevano concepire il passato, il presente e il futuro: l'oltretomba.
Quale infausto arnese diventava sotto le loro mani il fuso; non esse al servizio del telaio, ma quest'ultimo al servizio loro.
Quale recondito significato veniva attribuito a quei fili, ciascuno per ogni entità presente in vita e destinata a scomparire, per mezzo di quelle donne.
La legge più recondita ed impenetrabile, così come di nascosto, all'oscuro ed in silenzio svolgevano il loro mestiere le tre vecchie: la legge del tempo, della vita e della morte.
Le tessitrici della vita. Le dominatrici del tempo. Le padrone del destino.
Quale leggenda, quale mito diventava con loro l'arte della tessitura.
Le filatrici più temibili e funeste di cui gli scritti abbiano mai fatto memoria.
Cloto, Lachesi e Atropo.

   
 
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