Nome autore Forum: Ile_W
Titolo: Breathe
Fandom: Detective Conan
Pacchetto: La mia voce (Aladdin)
Breathe
La
sensazione di non respirare.
Un
peso in gola e nel cuore che la strappa via dalla realtà con
la
forza di un tornado che non lascia nulla dopo il suo passaggio.
Le
gambe cedono, il cuore fa male. La testa gira, l'ossigeno si
è
bloccato da qualche parte nel petto e non arriva al cervello.
Rilegge
l'articolo sul quotidiano locale, sperando di sbagliarsi.
No, è lei.
Non può essere un errore.
Si
volta verso uno degli uomini che le ha consegnato il giornale,
chiedendo conferma attraverso uno sguardo eloquente.
«Tua
sorella è morta, l'abbiamo tolta di mezzo una volta per tutte».
Rimane
impietrita a osservare l'uomo al quale ha affidato la sua completa
esistenza senza neanche vederlo realmente, perché quel
ghigno
malizioso e terribile allo stesso tempo è una lama troppo
affilata
da sopportare.
Non
mi stanno prendendo in giro, è così...
La
mia unica famiglia. La parte più importante di me.
«Come
avete potuto?».
Il
tono di voce fermo in realtà si rompe, si scompone a causa
della
disperazione trattenuta a forza. Abbassa il viso, la maschera crolla.
All'improvviso,
il suo intero mondo non fa più parte di lei. I laboratori,
gli
esperimenti, quel dannato farmaco. Il criminale che regge il suo
sguardo senza il minimo cenno di pentimento.
Una
vita regalata a chi l'ha pugnalata alle spalle e per la quale ora
prova ribrezzo.
«Non
sono affari tuoi, Sherry. Torna a lavoro».
La
ragazza solleva lo sguardo, trattenendo a stento una rabbia che
percepisce estranea mentre il sangue le ribolle nelle vene. Nello
stesso momento, sperimenta per la prima volta la voglia –
quella
vera, autentica – di uccidere qualcuno. E, in particolare,
l'uomo
che l'ha spogliata di tutto, persino della dignità.
«Ho
fatto una domanda. Perché lei?».
Non
può osare in quella situazione, lo sa benissimo. Ma ci prova
comunque.
Gin
accenna una smorfia sprezzante prima di prendere la sigaretta dalle
labbra e lanciarla a terra.
«Ti
ho detto di andare a lavorare. Sei sorda?».
Sherry
lo fissa devastata dalla miriade di sentimenti che fanno breccia
dentro al suo petto tutti insieme. Il criminale se ne accorge e il
sorriso arcigno si allarga sul suo volto.
«Ho
finito il mio lavoro, il farmaco è pronto. Non ho
più nulla da fare
qui».
«Cosa
stai dicendo? Il farmaco non è stato ancora messo a punto,
non
prendermi in giro, Sherry».
La
giovane solleva lo sguardo, respirando a fondo.
Basta,
era finita. Non avrebbe continuato a essere usata da loro, non
più.
Non
dopo aver visto ogni certezza crollata, una per una.
«Ti
dico di sì, invece. In ogni caso... » gli risponde, dandogli le
spalle, «io non lavorerò più per voi».
Uno
strattone improvviso le fa salire il cuore in gola. Gin le ha
afferrato il braccio sinistro, facendola finire contro il bancone del
laboratorio lugubre.
«Non
è chiaro quello che ti ho detto? Tu starai zitta e farai
quello che
ti dico, se non vuoi raggiungere Akemi immediatamente».
Sherry
sente le sue dita stringere, la canna della pistola premuta contro la
schiena.
Rimane
immobile per un istante, uno solo, prima di divincolarsi.
Solo
allora riflette.
Gin
non può ucciderla. Non lei, così indispensabile
alla creazione del
veleno che, senza capacitarsene, le stava rovinando la vita. Troppo
intelligente per poterle torcere anche un solo capello.
Il criminale la lascia andare all'improvviso, lo
sguardo
serio fisso in quello della scienziata, che non può evitare
di
mostrare una lieve nota di soddisfazione per la scoperta alla quale
non aveva mai dato peso.
Non
può ucciderla.
«Non
farmi arrabbiare, ti avverto, o sarò costretto a rivolgermi
ai piani
alti».
Lei
lo guarda, senza più alcun timore di morire.
Lo
sfida attraverso le parole e i gesti, leggendo nei suoi occhi di
ghiaccio la rabbia e la vendetta; gli unici sentimenti che Gin
conosce davvero.
Una
volta sarebbe stata in silenzio a incassare il colpo. Una volta, gli
avrebbe permesso di controllarla, di fare di lei ciò che
voleva. Di
usarla e poi gettarla via accontentandosi del minimo contatto sporco
che le donava.
E
Sherry lo aveva fatto volentieri, per sentirsi all'altezza in un
ambiente dal quale poteva trarre solo soddisfazioni. Un mondo che la
voleva, che la reclamava.
Non
è più così, lo sa bene.
Non
esiste più nulla di ciò che le apparteneva.
Non
esiste più Akemi.
«Dimmi
perché l'avete uccisa o non lavorerò
più per voi» ripete,
cercando di calmare l'ira e la disperazione che le farebbero
impugnare volentieri un'arma contro di loro, contro gli uomini dai
quali sua sorella stava cercando di proteggerla da tempo.
Gin
quasi la fa sussultare quando, con uno scatto imprevedibile, le
afferra il mento in una morsa dolorosa.
«Qui
sono io a dettare le regole, mia cara» mormora, avvicinandosi così
tanto al suo viso da poterle quasi sfiorare le labbra con le
proprie. «Stai zitta, Sherry. Non puoi dire a me cosa fare,
né alla nostra
Organizzazione. Puoi essere guardata, non ascoltata».
Un
uomo più basso fa capolino nel laboratorio, spostandosi
accanto a
Gin. Un ghigno di cattiveria pura si delinea anche sul suo volto.
«Allora,
Vodka? Spieghiamo a Sherry cosa succede quando si vuole fare di testa
propria».
Il
biondo allenta appena la presa dalla mandibola, certo che le sue
parole abbiano fatto centro.
«Non
voglio più stare in silenzio, Gin. Ho deciso di smettere di
stare in
questo squallore».
Vodka
s'immobilizza all'istante, voltandosi nel tentativo di studiare
l'espressione del compare. Sa benissimo che quest'ultimo non ha
rimorsi, né ripensamenti, ma è anche consapevole
del fatto che con
Sherry è diverso.
Sherry,
il suo unico sfogo in quella vita costituita da eccessi e
illegalità
pura.
Non
può finirla.
Non
lei.
«Sentito,
Vodka?» risponde stizzito, spingendo appena più
indietro la
ragazza, «la piccola Sherry vorrebbe lasciarci... eppure la
reputavo intelligente. Dimostriamole cosa succede a chi cerca di
tradirci».
L'afferra
per un braccio, mentre con la mano destra stringe ancora la pistola.
Gliela punta addosso, trascinandola verso lo scantinato freddo.
«Aniki,
cosa fai? Non avrai intenzione di farla fuori... » si preoccupa
l'altro, seguendoli attraverso il corridoio immerso
nell'oscurità.
«Non
dire idiozie».
Il
tono duro di Gin lo zittisce mentre percorre in tutta fretta il
pavimento sporco dell'edificio fatiscente. Soltanto quando giungono
davanti a una cella dalle sbarre arrugginite Vodka capisce il suo
piano.
«Non
ho paura di te!» esclama Sherry, quando realizza di trovarsi nella
camera a gas dell'Organizzazione. «Puoi farmi quello che vuoi, non sarò mai
come voi».
«Non
esserne sicura. Vodka, ammanettala alle sbarre in attesa di sapere
cosa fare con lei» ordina e il compare procede immediatamente,
costringendo la ragazza a terra. «È un vero peccato. Quella
Persona non ne sarà per niente contenta».
«Nemmeno
tu, a quanto pare» gli risponde a tono, lasciando entrambi gli
uomini perplessi a causa della sfida che lei stessa stava lanciando,
nonostante la condanna a morte certa. «Non mi avrete più dalla
vostra, questo mi basta».
Gin
si allontana con un verso sprezzante, seguito a ruota da Vodka.
Non
mi avrete più.
Non
vi lascerò la soddisfazione di uccidermi.
Sono
passati dieci minuti nel silenzio più totale, ma Sherry sa
benissimo
cosa fare.
Infila
la mano nella tasca del camice, tirandone fuori la salvezza, in
qualunque modo sarebbe finita.
Finita...
Ha
solo una rarissima possibilità di riuscita, ci vuole provare
comunque.
Nel
caso peggiore non saranno loro a uccidermi.
Osserva
la compressa rossa e bianca nel palmo della mano, prima di chiudere
gli occhi e ingerirla d'un fiato.
In
un caso o nell'altro, non sono riusciti a toglierle il
respiro.
Note dell'autrice
Devo
dire che questa fanfic è stata scritta abbastanza di getto e
–
strano ma vero – sono riuscita nel mio intento di tornare a
scrivere dopo un periodo di blocco.
L'ho
scritta per il contest “Disney song!”di Laila_Dahl,
ho continuato
ad ascoltare ininterrottamente “La mia voce”
(“Speechless”)
del live action di Aladdin e mi si è delineata la trama in
mente
(che è più un Missing Moment, alla fine).
Ringrazio
quindi tantissimo il giudice del contest per questa bella
opportunità, questo è quello che ne è
uscito fuori!