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Autore: _Misaki_    29/02/2020    15 recensioni
Ogni cuore ha la sua storia. Ogni storia la sua canzone.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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End of a Day #1
 
 
 
Hold out your hand, wrap it around my neck
A little below, massage my shoulders
At the end of a tiring day
Even if the sun has already come up
I’m finally closing my eyes

“End of a Day”,  Jongyun -

 
 
 
 
Una notte come un’altra. Il cielo nero in contrasto con l’illuminazione artificiale degli edifici e delle insegne. Uno spicchio di luna affacciato sulle strade di Seoul. E una stanza, la camera di un appartamento. Le luci soffuse, un’ampia vetrata che lo separa dal mondo esterno: dalle persone che camminano per le strade, dagli impiegati che vanno a bere dopo il lavoro, dai gruppi di amici che escono a divertirsi, dal vociare del quartiere. Solo la luna può affacciarsi da lassù e vedere attraverso le tende semiaperte il letto spazioso, i mobili nuovi, il costoso parquet. La luna lo sa che quello che manca là dentro non sono i soldi, è la felicità.
Due persone così diverse, un uomo e una donna, giovani, belli e ben vestiti. Eppure qualcosa in loro è così simile, addirittura identico, tanto che considerando per astratto solo quell’aspetto potrebbero essere la stessa persona. È l’intensità dei loro sentimenti. Sentimenti che hanno una forza straziante, scuri come il colore del cielo quella notte, profondi come la sua infinitezza. Nessuno potrebbe mettere a tacere nella propria testa qualcosa di così spaventoso, una nebbia così nera e calda che ti ingoia nelle sue tenebre. Non basta la forza di volontà, non bastano i farmaci o le pacche sulle spalle.
Tra i due è lui che piange, in modo sommesso, silenzioso. È seduto su una sedia in camera da letto. Le sue ampie spalle si alzano leggermente a ogni singhiozzo. La giornata è stata dura, è stato difficile sorridere per nascondere il vuoto che ha dentro di sé, far credere agli altri che andasse tutto bene. Non sa quando ha iniziato a sentirsi in questo modo, forse è così da sempre, ma fa così male. È una disperazione forte, toglie il respiro come un pulsante dolore fisico. Quando stacca dal lavoro e torna a casa, può finalmente tornare ad essere se stesso, una persona che soffre, e comportarsi come tale.
Questa notte, però, non è solo. Lei è come lui, per questo lo capisce. Sa cosa prova e sa anche che non esistono parole, non esistono gesti capaci di attraversare quella coltre nera. Può solo restare lì e soffrire insieme. È dietro di lui. Allunga una mano verso il suo collo, accarezza i capelli sulla nuca, poi fa due passi a destra, lo raggiunge con entrambe le mani, le fa scorrere più in basso e inizia a massaggiare delicatamente le sue spalle. I singhiozzi si fanno meno intensi, sembra tranquillizzarsi. Lei continua a percorrere quelle spalle con le sue piccole mani e il respiro si calma, gradualmente, silenziosamente. Lui si volta e le prende la mano tra le sue, molto più grandi. La guarda coi suoi occhi dolci. Sono lucidi di lacrime. Si sente colpevole, ma anche grato. La tira verso di sé con delicatezza e la fa sedere sulle sue gambe. I loro sguardi si incrociano, lei gli sorride dolcemente e allunga le dita verso il suo orecchio, giocherellandoci un po’, come per non spezzare la continuità del contatto fisico che lo aveva riportato alla realtà, distogliendolo dai suoi pensieri bui.
I due sono faccia a faccia, li separano solo pochi centimetri. Non erano mai stati così vicini prima, ma nonostante ciò non provano nessun imbarazzo. Si guardano negli occhi con l’aria di chi vuole sostenersi a vicenda. Sembrano capire profondamente il cuore l’una dell’altro senza bisogno di parole. Lui avvicina le labbra a quelle di lei, indugia un attimo, come se stesse chiedendo il permesso. Non sanno cosa li stia prendendo improvvisamente. Non c’è nessuna relazione tra di loro. Nessun sentimento amoroso, né attrazione fisica repressa. A dire il vero entrambi amano qualcun altro, eppure quello che sta accadendo non sembra nulla di sbagliato. Non sembra brutto, né colpevole, né sporco. Semplicemente il corpo si muove da solo in cerca di calore, il cuore desidera il conforto e la quiete. Il bacio diventa più profondo, ma non c’è nessuna foga. Lui raggiunge con le mani il bordo del vestito bianco di lei e glielo sfila. Lei fa lo stesso con il maglione grigio di lui e lo lascia cadere sul pavimento. Senza dire una parola, si alzano dalla sedia e si sdraiano sul letto, uno accanto all’altra. Lui le prende il viso tra le mani. Si guardano negli occhi. Le guance leggermente arrossate, le labbra socchiuse. Non si erano mai desiderati. Non si erano mai immaginati in questa situazione e sono entrambi stupiti di non provare imbarazzo. È come se non fossero presenti, il loro unico contatto con il mondo esterno è il calore che emana il corpo dell’altro, l’unica cosa che li lega alla realtà. Lei lo accarezza sul viso, dove prima le lacrime scorrevano copiose, scende lungo la spalla, lungo il braccio, fino a prendergli la mano. Stringendole la mano, lui si sposta sopra di lei, si baciano di nuovo, ma dura meno a lungo. Lui si libera degli indumenti rimasti e lo stesso fa lei. Non c’è più bisogno di nascondersi, il tepore della loro pelle è come una coperta confortevole. Non ci sono sguardi maliziosi, solo contatto. E così, con la luna che li guarda da lassù, cercano conforto l’uno nel calore dell’abbraccio dell’altra. Mentre la notte sta per finire, chiudono insieme le porte al loro giorno, proprio quando il resto del mondo sta per riaprirle al giorno successivo, e sprofondando in un sonno tranquillo.
È successo quella sola volta e mai più. Se ci ripensano a entrambi sembra strano. Non è stato né amore, né impulso, ma bisogno di qualcosa di assoluto. Forse entrambi cercavano disperatamente conforto in qualcuno che potesse capirli profondamente e subito, senza parole. È stata una volta sola. Non c’è rimpianto, non c’è nostalgia, solo il ricordo di un evento, così inspiegabile da farli dubitare che sia realmente accaduto. Forse è stato solo un sogno, ma è così vivido che non può che essere realtà. Lui è di un altro, e anche lei è di un altro. Forse era inevitabile, perché in fondo loro due sono la stessa cosa. Ma nonostante questo disperato tentativo di salvarsi, il mondo di lui era molto più buio e profondo del mondo di lei. Nessuno è riuscito a strapparlo alle tenebre. Ora lui è quella stessa luna che quel giorno li guardava da lassù.

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Dopo quasi due anni di vuoto rieccomi con una raccolta che avevo in mente da un po'. In tutto saranno 9 capitoli.
Questo devo dire che è stato il più difficile perché è ispirato a due canzoni 
di un artista che mi ha lasciato molto e che riesce sempre a dare voce a sentimenti profondi. Le canzoni in questione sono "End of a day", che dà il titolo al capitolo, e "Suit up".
A rendere complesso questo capitolo è stata anche la tematica della depressione, che non ho voluto né lasciare velata, né impregnare di giudizi o moralismo. E' diverso dagli altri anche per lo stile: è l'unico scritto al presente, con molte frasi brevi e frammentate e a non è narrato da un unico punto di vista.
Se negli altri capitoli il sentimento dell'amore, nel bene o nel male, gioca un ruolo importante, in questo potremmo dire che fa la sua comparsa sotto forma di assenza, almeno tra i due personaggi coinvolti.
La luna sarà sempre presente come omaggio a colui che ha ispirato questa raccolta.

Voglio rassicurare sul fatto che le one-shot non saranno tutte tristi, alcune saranno molto più leggere. Bene, direi che mi sono persa anche troppo ad autoanalizzarmi! XD Alla prossima!
  
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