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Autore: Elisabethswan    29/02/2020    1 recensioni
Se con il fantastico trio ci fosse anche una bambina dal passato misterioso e con strani poteri? colei sarà costretta a cercare la sua identità insieme all'aiuto dei suoi fratelli e a scoprire una storia sconvolgente riguardante il secolo buio.
" Solo in quel momento Ace notò che dietro a suo nonno c’era una bambina alquanto esile che doveva essere più piccola di lui di qualche anno. Aveva folti capelli biondo miele molto lunghi e disordinati, dove in mezzo si perdevano anche piccolissime treccine con qualche piuma d’uccello. Aveva un viso da bambola, labbra carnose a cuore e occhi di un azzurro brillante e luminoso, che assottigliava per osservare attenta attorno a lei. Portava dei pantaloncini blu scuro con qualche toppa di diversi colori e una maglia chiara, evidentemente di qualche marine visto lo stemma del gabbiano e la lunghezza spropositata.
Stava in piedi con le braccia incrociate al petto e osservava attentamente, con le braccia incrociate al petto leggermente imbronciata. "
Vivranno una sacco di avventure cresceranno e chissà forse troveranno anche l'amore ;)
Spero vi piaccia!!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Garp, Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Silvers Rayleigh
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-DOFLAMINGO-

Il portone di legno si spalancò mostrando una figura esile di una donna che si fece avanti furiosa senza richiudersi la porta alle spalle, facendo un gran baccano con i piccoli tacchi.
Nell’enorme stanza ovale la luce dell’alba entrava soffusa dalle vetrate e illuminava un corpo statuario al centro della stanza. Un uomo era comodamente seduto su una imponente poltrona rossa, i piedi su un puff più basso e un libro a coprirgli il viso lasciando spuntare soltanto i chiari capelli biondi irti sulla testa. Un lungo cappotto di piume di fenicottero rosa gli coronava le spalle, facendolo sembrare ancora più grande e animalesco.
La donna si avventò disperata e decisa più che mai sull’uomo, con un coltello in mano. Doflamingo nonostante gli occhi chiusi, usando l’Haki del colore dell’osservazione, bloccò l’esile mano in un fluido movimento. Il coltello cadde con un tonfo solitario. La mano minuta di lei combatteva in quella morsa di ferro, la donna ansimava dallo sforzo mentre delle lacrime le rigavano il volto ovale.

-Katherina..- ridacchiò Doflamingo con voce roca.
 
Con la mano libera, si passò svogliatamente una mano fra i capelli biondi, prese gli occhiali da sole sul mobile lì accanto, mettendoseli subito dopo spostando il libro. Ci teneva a nascondere lo sguardo.
Durante quell’attimo di debolezza da parte dell’uomo, Katherina alzò l’altra mano con la stessa velocità di un battito d’ali di un colibrì. Agguantò la bottiglia che era di fianco a lei nel comodino e gliela frantumò in faccia, a pochi centimentri dal naso con tutta la forza che aveva in corpo.
 
-Non l’avrai mai!! - strillò lei disperata, cercando di ricacciare dentro le lacrime che iniziavano a sgorgarle dagli occhi. I lunghi capelli castano chiaro le ricadevano in disordine, non più tenuti nella solita acconciatura regale.
 
La ragazza strabuzzò gli occhi grigi notando che la guancia dell’uomo era pulita, niente sangue. Doflamingo non si mosse. Solo una vena gli pulsò in maniera incontrollata sulla fronte, mentre il viso si deformava in un ghigno diabolico, seppur un pochino incrinato. Si voltò verso di lei, prestandole attenzione.
 
 -Da quando ti do retta? - sogghignò l’uomo alzandosi in piedi, tenendola appesa per aria con una mano come se fosse una bestia da macello.
Katherina sussultò davanti alla minacciosa figura, sarà stato alto circa tre metri, ma cercò di non farsi intimidire.
Ripensò alla sua amica…alla sua cara amica Elisabeth…una morsa invisibile le strinse il cuore... e senza curarsi delle conseguenze, la ragazza gli sputò addosso.
Doflamingo accentuò ancora di più il già vasto ghigno e la guardò per la prima volta negli occhi grigi, che apparvero induriti dalla sofferenza.
 
-Fufufu…non si comporta così una principessa..-rise lieve canzonandola, per poi scaraventarla con forza in fondo alla sala.
 
Il corpo si schiantò contro i mobili con un fragore assordante, e la ragazza non si alzò più. Rivoli di sangue rosso scuro scendevano dal viso chiaro macchiando il pavimento.
Dal portone entrò una figura alta, pari a quella di Doflamingo, richiamato forse dalle urla della donna. Il mantello di piume nere dondolava sotto i passi lenti e goffi, non degnò di uno sguardo la ragazza a terra sanguinante.
 Si fermò ad un metro da Doflamingo, si accese una sigaretta e alzò leggermente il capo, coperto da un cappuccio color vinaccia.  I capelli biondo cenere gli ricadevano ondulati sugli occhi. Fece uscire il fumo dalla bocca truccata come quella di un clown, e guardò l’enorme fenicottero rosa davanti ai suoi occhi.
-Finalmente Corazon, fratello mio, sei tornato- esclamò beffardo Doflamingo a braccia aperte – Vino?-
 
Non c’era amore in quelle parole, ma solo tanta eccitazione all’idea di un acquisto così capace.
L’uomo continuando a fumare la sua sigaretta scosse il capo, mentre osservava la donna che sanguinava.
Doflamingo spostò il suo misterioso sguardo sui lineamenti del fratello che, vagamente, ricordavano i suoi; erano più dolci. Li osservò, li analizzò, e la tensione di Corazon trasparì.
 
-È ancora viva- sentenziò Doflamingo alla domanda inespressa del fratello minore, il quale non fece una piega davanti a quell’espressione.
 
Ci fu un lungo silenzio rotto soltanto dal rumore del vino versato in un calice trasparente.
 
-Corazon devi ripartire subito per un altro incarico…devi confermare la posizione dell’arma- esordì Doflamingo dondolando il bicchiere fra le dita- se le nostre informazioni sono esatte si trova nell’isola invernale di Shinju, la pedinerai fino all’arrivo degli scagnozzi di Kaido, al resto ci penseranno loro-
 
Corazon guardò di sbieco la ragazza svenuta a terra e annuì. Si alzò dalla sedia, facendola cadere sbadatamente e mentre si avviava verso l’uscio Doflamingo gli ordinò ancora indicando la ragazza– ah… e visto che ti interessa, porta via questa spazzatura, rinchiudila nei sotterranei…mi sporca il pavimento-
 
                                                                        ***
Era un buon marine.
Leale, volenteroso, il più delle volte sbadato, ma credeva fermamente in quella inaspettata piega della sua vita per cui si è incamminato.
Erano le parole che si ripeteva ogni volta Rocinante, chiamato dal suo folle fratello pirata con l’appellativo di “corazon”, ogni volta che si guardava allo specchio e metteva quella maschera di colore sul viso.
L’occhio destro, truccato di una sfumatura blu notte, sembrava pestato. Le labbra colorate con un rossetto color Carmine erano disegnate in un sorriso che arrivava fino alle guance.
Era il suo finto sorriso.
L’unico che riusciva ad indossare da diverso tempo. Se non fosse per quelle linee sghembe che si disegnava da un orecchio all’altro ogni mattina, si sarebbe dimenticato da molto la curva che le labbra possono assumere. Ma stare di nuovo vicino a suo fratello era una recita per un bene più grande, la sua sofferenza non contava nulla.
Era per il bene della giustizia.
Rocinante tenendo a mente quelle parole, compose il numero sul lumacofono e attese, azzardandosi ad accendere una sigaretta.
-riso-

-torta, sono io- disse con voce roca buttando fuori il fumo in quell’aria gelida invernale

-Ah Rocinante! Da quanto tempo, mi hai fatto preoccupare! - disse sollevato dall’altra parte della cornetta l’ammiraglio Sengoku – i ragazzini che si stanno unendo alla ciurma di Doflamingo come stanno, non se ne sono andati? -

-alcuni sì, mentre qualcuno è rimasto e non se ne andranno molto facilmente…-

- capisco… ci sono altre novità? -

- Sto eseguendo un ordine importante per mio fratello- sussurrò il ragazzo alto senza togliere gli occhi dalla sua pedina – sono sulle tracce della Regina dei Mari, è davanti a me in questo momento-

-COSA?!- trillò il lumacofono violentemente, tanto che Rocinante lo dovette racchiudere tra le mani – t-tu!! come l’hai trovata?! Dove sei?!- chiese impaziente Sengoku dall’altra parte.

- mio fratello si è messo in accordi con Kaido ultimamente, e gode di certe informazioni- confessò piano, mentre fissava il profilo della donna seduta su una panchina a venticinque metri da lui – non so per quale piano la vogliono usare, e non so neanche come potrebbero fare a obbligarla a collaborare nei loro piani…e poi c’è...-

- Continua a seguirla- lo interruppe Sengoku concitato- manderò per sicurezza un Buster Call…quella donna è il diavolo, è in grado di distruggere il mondo intero se lo volesse-

Rocinante fissò la donna alta e snella prendere in braccio una bambina di circa 4 anni, che fino a quel momento stava giocando con la neve accanto a lei. In quei giorni aveva appurato che fosse la figlia, poiché quando le aveva viste da vicino qualche giorno prima, era rimasto sorpreso dalla loro somiglianza.

-Mi hai capito Rocinante? - chiese impaziente l’ammiraglioRocinante si riscosse dai suoi pensieri e rispose – si tutto chiaro, continuerò il mio compito-

-C’è dell’altro? -Il ricordo dilaniante di suo padre tornò vivido e vicino. Rocinante ricordava la disperazione di vedere suo padre morto davanti a lui, ucciso da suo fratello con una pistola…la scena si sovrappose, e vide quella bambina piangere la madre come aveva fatto lui.

-Nient’altro- mentì in un soffio, spegnendo la sigaretta.

-Perfetto, ti chiamerò fra poco per ulteriori dettagli- 
  •  
 
Rocinante mise via il lumacofono all’interno del suo mantello piumato nero, e continuò ad osservare la scena davanti a lui mettendosi comodo sui rami dell’albero in cui si stava nascondendo.
Il cielo era di un grigio tenue e perlaceo, le montagne attorno erano coperte di neve e la temperatura era talmente bassa che Rocinante nonostante i diversi strati di vestiti e il mantello continuava a sentire freddo.
Nell’isola non c’erano villaggi ma solo poche case disperse nelle vallate bianche, le cui finestre risplendevano come piccoli quadrati di luce dorata, e spirali di fumo salivano dai comignoli.
Nonostante la temperatura, la bambina sembrava divertirsi un mondo sotto gli occhi attenti e vigili della madre.
Anche se Rocinante aveva trovato troppo semplice seguirla in questi giorni: lui ,dalla sua, conosceva la posizione esatta, ma si chiese come non fosse ancora stato scoperto dalla donna più introvabile del mondo, che era sempre un passo avanti rispetto ai suoi nemici. Il suo sospetto era che la donna non fosse informa come al solito, sembrava ferita. Lo aveva notato nei suoi movimenti spesso molto difficoltosi. Forse i suoi sensi erano annebbiati e indeboliti.
Malgrado le difficoltà faceva giocare sempre la bambina, la quale rideva e cantava sempre.
Era semplicemente una madre.
Non sembrava la donna più pericolosa del mondo.
Quel giorno che le aveva viste di sfuggita da vicino, aveva visto quello sguardo.
 Lo sguardo che solo una madre ha nei confronti del proprio figlio.
Quello che anche sua madre gli rivolgeva quando si ritrovava in un letto morente tanti anni or sono.
Rocinante continuava fissare Elisabeth che faceva roteare la bambina per aria, mulinando i suoi lunghi capelli, candidi come la neve.
Notò che era davvero bella.
Come poteva essere lei la causa di tutte quelle storie che giravano?
Il marine non riusciva a darsi pace, non trovava nulla di negativo in quello che aveva visto in quei giorni.
 In più quella bambina così gioiosa che colpe aveva?
Avvolse con le labbra l’estremità della sigaretta, aspirando e riempiendosi la bocca di fumo dal sapore amaro. Poi sul suo volto comparve uno dei primi veri sorrisi dopo tanto tempo.
 
Come faccio a salvarle?
 
Non ebbe il tempo di rispondersi.
 Scese un gelo innaturale che non aveva niente a che fare con il clima di quell’isola. Un gelo umido che riempiva i polmoni.
Il marine tese ogni muscolo guardandosi attorno. Anche Elisabeth se ne accorse, tendendo tutto il corpo come un animale selvatico all’erta, proteggendo la bambina tra le sue braccia.
Rocinante notò incuriosito che attorno alla bambina si stava creano una bolla d’acqua.
Poi tutto successe in pochi attimi.
La prima cosa che vide il marine fu che la bolla d’acqua con dentro la bambina venne lanciata via dalla madre nella foresta in cui si trovava lui, poi l’aria esplose.
Il rimbombo echeggiò nella vallata insieme ad un ruggito felino spaventoso. L’aria vibrò finchè, in quella frazione di secondo, la potenza di tale colpo raggiunse la foresta, distruggendo gli alberi davanti a lui in pochissimo tempo.
 Sembrò che il mondo stesse andando a pezzi.
 Rocinante si sentì volare e non poté fare altro che tenersi aggrappato al suo mantello piumato, e ripararsi con le braccia: udì i ruggiti inferociti di un felino in lontananza senza sapere cosa stesse succedendo, poi il mondo divenne penombra.
L’ultima cosa che pensò fu il viso gioioso di quella bambina, e sperò con tutto il suo cuore che stesse bene.

Angolo dell autrice:
salve a tutti! questo è il mio primo tentativo su questa fandom, che emozione!!
ci saranno i personaggi del nostro amato Oda sensei e anche qualcuno partorito dalla mia mente
beeeh buona lettura spero vi piaccia!
spero ci sia qualche anima pia che abbia voglia di lasciare la propria opinione sia positiva che negativa (sono sempre costruttive)
vostra elisabeth
   
 
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