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Autore: Schmetterlinge    29/02/2020    4 recensioni
Volto lo sguardo, andando ad incrociare quello di Gilbert.
“A cosa stai pensando?”
Gli sorrido con occhi dolci e vispi.
“A quando volevo sposare il principe azzurro.”
Mi osserva con aria furbesca, mostrando un certo interesse.
“E mi dica, Signorina Shirley, pensa di esserci riuscita?”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin da bambina sognavo di sposare il principe azzurro.

 

Il mio ragazzo ideale doveva essere alto, 

 

prestante, 

 

misterioso, 

 

di buone maniere, 

 

raffinato, 

 

colto, 

 

gentile 

 

e terribilmente romantico.

 

 

 

Quando ero andata a Kingsport pensavo di aver [finalmente] trovato l’uomo ideale.

 

 

 

 

Quanto mi sbagliavo.

 

 

 

 

Se ripenso [adesso] a quei momenti mi viene quasi da ridere.

 

Andavo cercando qualcuno che, in verità, mi era sempre stato accanto.

 

La verità era che avevo paura.

 

Paura di cambiare, di non essere più la stessa.

 

Inizio a giocherellare con una ciocca di capelli; col tempo avevano finito per scurirsi.

 

Era stato grazie a quelle ciocche ramate se avevo conosciuto Gilbert.

 

Non potrò mai dimenticare il suo volto sbalordito [ed anche dispiaciuto] dopo che gli avevo sfacciatamente rotto la lavagnetta in testa.

 

 

 

 

Certo che avevo davvero un bel caratterino.

 

 

 

 

Eppure non si è mai arreso, mi è sempre stato accanto, giorno dopo giorno, anni dopo anni.

 

Avevo potuto contare su di lui in ogni istante della mia vita.

 

Dai momenti più spensierati [e felici] a quelli più tristi [dolorosi].

 

Mi aveva sempre dato il suo sostegno, anche andando contro la mia opinione, se necessario, pur di aiutarmi a crescere.

 

Non mi aveva abbandonata o esclusa; era sempre rimasto con me, anche quando l’avevo rifiutato.

 

Sapevo di avergli fatto male [l’ultima cosa che avrei voluto al mondo] ma ero talmente impaurita [e forse anche un po’ immatura] per capire quanto in realtà gli volessi bene.

 

Avevo realizzato di amarlo [e di averlo sempre amato] soltanto quando ero stata sul punto di perderlo.

 

Affondo nel cuscino, portandomi una mano sull’addome.

 

Sento qualcosa intrecciarsi alle mie dita; ricambio la stretta, iniziando a giocherellare.

 

Volto appena lo sguardo, andando ad incrociare quello di Gilbert.

 

Sorride, mandandomi in estasi; ciò che amavo lui, più di ogni altra cosa, era il modo con il quale mi aveva sempre guardata.

 

Mi guardava come l’unica cosa bella, come se tutta la sua vita dipendesse da questo.

 

Aveva iniziato a tredici anni e non aveva più smesso di farlo.

 

“A cosa stai pensando?”

 

Mi stiracchio, appena, accarezzandogli il dorso della mano.

 

Gli sorrido con occhi dolci e vispi.

 

“A quando volevo sposare il principe azzurro.”

 

Mi osserva con sguardo furbo, mostrando un certo particolare interesse.

 

“E mi dica, Signorina Shirley, pensa di esserci riuscita?”

 

Mi fissa, ridendo, curioso della mia prossima mossa.

 

Mi sollevo [appena] sui gomiti, avvicinando il mio volto al suo.

 

Inizio ad accarezzargli la folta chioma scura, perdendomi in quei bellissimi occhi grigio-azzurri.

 

“L’ho sempre immaginato alto, con un fisico scolpito, iride profonde ed intriganti, del color del mare in tempesta.”

 

Mi osserva con aria rapita, in attesa che continui.

 

“Ma soprattutto … l’ho sempre immaginato come un ragazzo dal cuore d’oro, gentile ed altruista, che mi avrebbe amata per la mia imprevedibilità, che mi avrebbe guardata come se non avesse mai visto nulla di più bello in tutta la sua vita.”

 

Prendo un respiro profondo.

 

“Un ragazzo pronto a sacrificarsi per me, se necessario.”

 

Lo osservo con occhi lucidi.

 

“Proprio come hai fatto tu quando hai rinunciato al posto di Avonlea per me.”

 

Gilbert mi osserva con aria assorta; non credo si aspettasse una simile dichiarazione.

 

“Mi dispiace averti fatto aspettare tanto, Gil.

 

La verità è che avevo paura.”

 

Prendo un respiro profondo, schiarendomi la voce, un po’ roca.

 

“Non avrei mai voluto farti del male.”

 

Deglutisco, a fatica, quando lo sento accarezzarmi il volto, andando ad incastrare la propria mano dietro la mia nuca.

 

“Non mi hai mai fatto del male Anne, non potresti neanche volendo.”

 

Torno a perdermi nei suoi occhi, lasciandomi cullare dal suo tocco cosi dolce e delicato.

 

Improvvisamente, comincia a solleticarmi il ventre e poi i fianchi, fino ad arrivare al collo.

 

Inizio a ridere sguaiatamente [e poco elegantemente] sollevando lenzuola in ogni dove.

 

Faccio per liberarmi, lanciandogli un paio di cuscini ma è proprio quando credo di averla vinta che mi sento afferrare per la vita e trascinare nuovamente a letto.

 

Continuo a ridere mentre Gil mi prende facendomi scivolare proprio sotto di lui.

 

Ansimiamo [cercando di riprendere fiato] mentre continuiamo a specchiarci negli occhi dell’altro, ridendo come due bambini.

 

Il respiro, poco a poco, riprende il proprio ritmo regolare; appoggio una mano sul suo petto, ascoltandone i battiti impazziti, mentre lo osservo fare lo stesso con me.

 

Restiamo in silenzio per un po’.

 

 

 

 

Non c’è fretta.

 

 

 

 

Socchiudo gli occhi non appena percepisco le sue labbra sulle mie.

 

Hanno un sapore così dolce-amaro; sono morbide, soffici e delicate.

 

Un brivido lungo la schiena mi attraversa interamente quando le sento premere lungo l’incavo del mio collo, sul mio sterno, dietro l’attaccatura dei capelli.

 

Ed io mi aggrappo a lui come se non vi fosse un domani.

 

Gli lascio un [marcato] bacio a stampo sulla guancia, continuando a giocherellare con le dita lungo le linee del suo volto angelico.

 

Perché Gil era un angelo, in tutti i sensi.

 

“Non partire per New York.”

 

Mi osserva con aria furba, la stessa di quando era bambino.

 

“Lo sai che non posso.”

 

Cerco di fare gli occhi dolci, un ultimo tentativo.

 

“Vieni con me.”

 

“Resta con me.”

 

Silenzio.

 

Ci guardiamo complici.

 

"Tanto per essere precisi, il mio principe azzurro e’ sempre pronto ad assecondarmi e a darmi ragione.”

 

Assumo un’aria di sfida, palesemente compiaciuta.

 

Mi sfiora le labbra con le proprie, scuotendo la testa, divertito.

 

Un altro brivido lungo la schiena.

 

Gilbert sapeva essere tremendamente accattivante.

 

E terribilmente sexy.

 

“Non sempre.”

 

Sbuffo, mettendomi a sedere, sconfitta.

 

Assumo un’aria fintamente imbronciata.

 

“Latte o Thé?”

 

Mi cinge da dietro, lasciandomi un profondo bacio a stampo poco sotto il lobo dell’orecchio.

 

“Caffè.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ così che mi sono sempre immaginata uno dei tanti risvegli mattutini di Anne e Gilbert.

Grazie in anticipo a chiunque deciderà di dedicare una parte del proprio tempo alla lettura di questo racconto, nonché a chi vorrà esprimere la propria opinione [graditissima].

Alla prossima!

Schmetterlinge 

 

 

 

   
 
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