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Autore: Ulissae    05/08/2009    5 recensioni
“Nome perfetto, il tuo, … per un servo”
Perché i nomi dicono tutto di una persona, non è vero, Aro?
[one shot su Aro]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aro, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ideale utopistico'
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Omonimia

[Guida alla lettura: La storia si basa su due omonimie, quella di Caius e quella di Aro.
Aro, in latino è un verbo aro, aras, aravi, aratum, arare, che vuol dire coltivare. Mentre Caius è facilmente associabile a Caius Iulius Caesar, morto accoltellato nella curia dai suoi "seguaci".
La storia si basa su uno scambio di battute tra i due, che si punzecchiano. Buona lettura]



L’uomo continuava a guardare il libro svogliato.
Accarezzava brutalmente le pagine logore, più per passare il tempo che per altro; scorreva i numerosi titoli in neretto con l’indice robusto.
Sfogliare un vocabolario, dopo tutto, per un vampiro, è un’occupazione piuttosto inutile, non vi pare?
Si fermò ghignando, seguendo con gli occhi la declinazione, scritta in una calligrafia, elegante e delicata. Un’ottima arma, questa, sottile e dolorosa. Un’arma degna del suo avversario, altrettanto letale e velata.
-Strano, Aro, come i nomi dicano tutto di una persona- tuonò, alzando finalmente la testa dal tavolo su cui era poggiato il volume. La sala piena, tutti indaffarati in occupazioni superflue – effimere.
L’interessato spostò la sua attenzione dal raffinato calice di cristallo all’amico – nemico -, sorridendo pacato.
-Credi?-  domandò, portando le mani sul ventre, intrecciando le dita. Gli anelli di oro puro brillarono alla luce delle candele, trattenute da lussuosi tritoni, dal viso feroce ed arrabbiato. Candelabri di un’altra epoca.
-Molto; straordinaria, come cosa, l’etimologia; affascinante- aprì le labbra in una smorfia, una pallida imitazione, una presa in giro di cattivo gusto del suo peggior rivale.
Aro si alzò, pochi passi e raggiunse Caius, posò una mano su quella dell’altro, in silenzio.
Nome perfetto, il tuo, … per un servo
Accolse la frecciatina mostrando i denti bianchi e brillanti, quasi ignorando la cattiveria –invidia- a lui riservata. Ormai sembrava aver sviluppato una strana capacita di sorvolare sopra l’incapacità e la superbia del suo fratello di patto; si domandava spesso per quale motivo lo tenesse ancora  con loro, come mai non lo uccidesse. La risposta era sempre semplice e divertita: noia e voglia di passare il tempo, eterno e bisognoso di un’occupazione migliore.
Lasciò girare il contenuto rosso tra il bicchiere, scrutandolo con un sorrisetto; poi bloccò l’ondeggiamento della mano.
-Sempre meglio essere uno schiavo, che morire accoltellato, non ti pare, fratello? Soprattutto perché lo schiavo è assai abile a difendersi, è la sua natura. Quando deve essere frustato sa bene come evadere, quando deve mangiare conosce ogni luogo che possa fornirgli sostentamento, se la sete gli attanagli la gola nessuna sorgente gli sarà sconosciuta. Un morto, aimhè, al contrario, anche volendolo, può fare ben poco.-
Gettò il sangue nel fuoco, che scoppiettava accanto a loro, osservando le fiamme protestare ed inchinarsi al misero liquido, soffocando rumorose.
Non prestò attenzione all’espressione sconvolta di Caius, né ad altro, si girò e se ne andò; vittorioso, come sempre.
Lasciando il compagno in balia di quell’adorabile ed amichevole minaccia.
Unicamente quando giunse in uno sperduto meandro del suo palazzo si ritrovò a pensare.
Era ben poco nobile il suo nome; uno schiavo, gli avevano sempre detto, non merita un appellativo tale.
Si fissò le mani, cercando calli e ferite antiche, senza trovarle. Trattenne il respiro, realizzando, per l’ennesima volta nella sua esistenza, come la sua pelle fosse chiara; senza nessun segno del sole cocente ed assassino.
Ricordò il sangue scorrere dietro la sua schiena, il dolore bruciante dei solchi prodotti dal padrone, gli insulti, gli sputi. Sentì di nuovo nelle narici il puzzo delle stalle, l’odore del fieno appena tosato, il tanfo impossibile, la calura, dei forni.
Chiuse gli occhi, ispirando, scacciò via anche l’ultima memoria sfuocata che lo stava assalendo, spalancando di nuovo le palpebre.
La sua risata irruppe nell’aria, tagliando, squarciando in mille pezzi il silenzio che lo circondava.
In fin dei conti, pensò, ridendo da solo nei corridoi bui, ricchezza del suo potere, era solo una misera e futile questione di omonimia. Ed anche lì, il morto, il vero debole, non era lui.
Perché lui aveva già accoltellato quel corpo, aveva già stracciato la tunica, l’aveva già vista tingersi di rosso scarlatto; lui lo aveva già sconfitto.
Lui era semplicemente Aro, il servo divenuto re.


Angolo autrice:
il 99% della gente pensa che Aro sia gay.
Il 99% scrive di lui come un pagliaccio.
Il 99,9% lo usa unicamente come il cattivo della situazione.
Il 99% lo fa atteggiare come un pagliaccio.
Il 90% pensa che abbia una relazione con Jane o Bella. Io cred, invece, che ami una sola donna, ma la deve ancora conoscere. [ ci spera]
Se non fate parte di questa maggioranza, bhè, bravi, vi abbraccioXD
Spero vi sia piaciuta, è uscita fuori in piena notte,   un vero e proprio sclero.
So bene di aver scritto una one shot in cui Aro era un nobile, ma, ultimamente, ho creato un altro passato per lui, ben più umile e facilmente malleabile, quindi è probabile che in futuro pubblichi qualcosa su di lui.
Passiamo a ringraziare con tutto il cuore le persone che, ogni volta  che scrivo su di Aro, mi lasciano i loro commenti, ringraziandomi del mio "lavoro", e dicendo che il mio Aro è il vero Aro.
Bhè, grazie.
Come sempre vi lascio, sperando inun vostro parere!


Notizia inutile: il 100% della gente che mi conosce dice che sono identica ad Aro, mi dovrei preoccupare?
   
 
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