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Autore: Sonrisa_    04/03/2020    3 recensioni
«È una bella foto, vero?»
«È bello il soggetto raffigurato.»
«Che oltre ad essere bello è anche modesto, a quanto pare.»
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haizaki Ryouhei, Nosaka Yuuma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un petit cadeau pour toi, Ania
 


 
Il y a une étoile dans cette photo...




 
I primi raggi del sole avevano incontrato prima il suo sguardo già vigile per poi scivolare sul suo volto in una lieve carezza sulla pelle chiara. Le sue labbra si schiusero in un pigro sorriso e le braccia si levarono verso l’alto, sgusciando fuori dal tepore dato dalle coperte, seguite poi dal busto che fu poggiato contro la tastiera del letto. Rimase seduto sul materasso per qualche minuto, contemplando lo squarcio della città offertogli dalle tende scostate della finestra, e lasciò che la propria risata rompesse il calmo silenzio della stanza quando vide il braccio dell’altro muoversi per coprirlo di nuovo.
«Dormi.» fu l’imperativo espresso con la voce arrochita dal sonno.
«Sono le sette passate.» gli fece pacatamente notare, allungando le dita in sua direzione per carezzargli dolcemente una guancia e poi scompigliargli i ciuffi scuri già spettinati dalla notte.
«Lo dici come se fosse tardissimo.» bofonchiò, ostinandosi a tenere gli occhi chiusi «È praticamente l’alba.»
«Alzarsi dopo le undici non è un’idea contemplabile.» lo stroncò subito «Devo ricordarti dove siamo?»
«Lo so benissimo, sono stato io a proporti questa meta.» replicò, schiudendo solo un occhio così da guardarlo in volto con un’espressione accigliata «Ma tu dovresti ricordarti che siamo andati a dormire quattro ore fa.» mugugnò, senza reprimere uno sbadiglio «Ho sonno.» si lamentò, allungando una mano per stringere il polso del ragazzo e tirarlo verso di sé.
Nosaka non si oppose e accettò di buon grado il braccio che presto gli cinse il fianco e la mano che si insinuò sotto la stoffa sottile della maglietta per disegnare con i polpastrelli ghirigori indefiniti sulla pelle.
«Il peso dei ventun anni inizia già a farsi sentire, Haizaki-kun? O sono stato troppo irruente stanotte al punto da sfinirti?» lo canzonò, incapace di resistere alla tentazione di provocarlo fin dalla mattina, senza preoccuparsi di nascondere il proprio divertimento alla smorfia di stizza che deformò il bel volto del minore, fino a pochi secondi prima beatamente adagiato sul suo addome.
Non riuscì ad distinguere bene le parole che il ragazzo sibilò dandogli le spalle: fu certo che si trattasse di un insulto, ma non se ne curò per nulla. Il maggiore si allungò lentamente verso Haizaki, lieto che i lunghi capelli fossero disordinatamente arruffati sul cuscino lasciando scoperta un invitante lembo di pelle sensibile. Si chinò su di lui fino a solleticargli l’orecchio col proprio respiro, poi gli sfiorò il lobo con le labbra, beandosi del sussulto di Ryouhei, e successivamente si dedicò a lambire ogni centimetro del collo ambrato con lentezza misurata.
«Ti odio.» ringhiò Haizaki, per poi essere contraddetto dal movimento del suo stesso corpo che si tese inconsciamente verso il ragazzo alla ricerca di un contatto maggiore, mostrando come fosse solo la sua voce ad opporsi a simili attenzioni.
Nosaka curvò le labbra sottili in un sorriso divertito appena accennato e mise un irrisoria distanza fra la propria bocca e il collo dell’altro, solo per il semplice gusto di poterlo stuzzicare anche a parole.
«Stanotte dicevi tutt’altro.» gli ricordò infatti, strofinando la punta del proprio naso sulla sua guancia più rosata del normale «A quali parole devo credere?» mormorò baciandogli l’angolo della bocca.
La risposta fu un cuscino in faccia che Yuuma non riuscì ad evitare, impreparato ad un contrattacco tanto veloce. La sua risata cristallina e sinceramente divertita arrivò ovattata alle orecchie del minore che aveva provveduto a tirarsi la coperta fin sopra i capelli, ben deciso a patire il caldo piuttosto che capitolare sotto gli attacchi dell’altro –era frustrante dargli sempre certe soddisfazioni, anche a distanza di anni. Le sopracciglia di Haizaki si aggrottarono quando avvertì uno spostamento sul materasso e poi i passi leggeri che si allontanavano dal letto. Pazientò qualche secondo e tese le orecchie, stupito che l’altro si fosse già arreso.
«Perché non hai sonno?» chiese in tono lamentoso facendo capolino dal groviglio di lenzuola che si era portato addosso, ostinandosi tuttavia a rimanere sdraiato lì.
«In Giappone è pomeriggio.»
«Fin qui ci sono anche io, ma tu sai che quella che vedi dalla finestra non è la torre di Tokyo, vero?» sbadigliò mentre, per stare più comodo, recuperava il cuscino, usato giusto qualche minuto prima come arma impropria.
«Nonostante le tredici ore di volo ero ancora convinto di essere in Giappone, grazie per avermi ricordato di essere in Europa, Haizaki-kun.» disse Nosaka sarcastico, sottolineando volutamente l’ultima parola «Non sono come te, faccio fatica ad abituarmi al nuovo fuso orario.» gli ricordò piccato, per poi accucciarsi accanto alla propria valigia alla ricerca di qualcosa da indossare.
«Torna a letto e piantala di chiamarmi ancora così, lo sai che mi infastidisce.» si lamentò il minore con la voce sempre più flebile ad ogni parola.
Nosaka scosse la testa quando udì il respiro pesante di Haizaki, indizio lampante del suo essersi riaddormentato, e, abbandonando momentaneamente i vestiti, recuperò il proprio cellulare per avvicinarsi al compagno con l’intenzione di immortalare quel momento ma poi, colto da un pensiero improvviso, posò lo smartphone sul comodino e si avviò verso il proprio zaino. Estratta dalla custodia la polaroid, Nosaka la tenne stretta fra le mani mentre si avvicinava nuovamente al compagno e, dopo avergli spostato alcuni ciuffi che gli nascondevano parzialmente il volto, scattò la prima foto del loro viaggio. Attese i secondi necessari affinché l’immagine del fidanzato facesse la sua apparizione sull’istantanea e sorrise teneramente, tornando poi verso lo zaino per recuperare un pennarello. I suoi occhi si strinsero lievemente mentre la mente frugava nella sua memoria alla ricerca della giusta grafia della frase in lingua che voleva riportare sotto lo scatto, ben deciso a riuscirci in autonomia senza l’ausilio del dizionario che aveva scaricato sul cellulare in vista della settimana che li attendeva. L’illuminazione lo colse dopo qualche attimo di troppo e il ragazzo si affrettò a riportare per iscritto quelle breve serie di parole con la sua calligrafia elegante. Un mugugno proveniente dal letto lo indusse a girarsi ma, proprio come si era aspettato, Ryouhei non si era svegliato ma aveva semplicemente cambiato posizione e Nosaka sorrise quando lo vide rannicchiarsi verso il lato del letto solitamente occupato da lui. Yuuma gli si avvicinò con calma, ma solo dopo essersi appropriato anche del cellulare del minore. Tenendo stretta l’istantanea con le punta della dita della mano sinistra, si premurò di impostare una sveglia –scegliendo accuratamente anche la suoneria più fastidiosa possibile– prima di posare lo smartphone e la foto sul cuscino accanto al fidanzato. Resistette alla tentazione di rifugiarsi nuovamente sotto le coperte e rannicchiarsi tra le braccia del ragazzo così da assecondare il semplice desiderio di lasciarsi cullare dal suo respiro. Ci sarebbero state altre occasioni per crogiolarsi nel suo abbraccio, si disse, ricordando a sé stesso dove si trovassero e tutto l’elenco di posti che aveva intenzione di visitare in quella settimana di vacanza che si erano concessi.
«Ti concedo mezz’ora, non di più.» sussurrò, conscio di parlare a vuoto, per poi sfiorargli la guancia con le labbra in un bacio lievissimo.
 
 
 
 
Il canto del gallo –si poteva essere tanto stronzi da selezionare una tale suoneria per la sveglia?– lo fece destare con un salto e Haizaki non si trattenne nel dar voce ad una sonora imprecazione per essere stato brutalmente strappato dal sonno con un tale frastuono. Spense la sveglia con stizza, trattenendosi dal lanciare il cellulare solo perché riconosciuto come proprio, e si ripromise di tenere il broncio al fidanzato almeno per la prossima ora. Forse anche due. Quel proposito, indice di un’invidiabile maturità di cui era perfettamente cosciente, svanì quando i suoi occhi si posarono sull’istantanea adagiata sul materasso e ne lessero la frase. Uno sbuffò divertito fuoriuscì dalle labbra arricciate per contrastare il lieve sorriso che, altrimenti, avrebbe sollevato gli angoli della sua bocca.
«Sei tremendo.» ridacchiò, guardando la porta del bagno aprirsi e svelare Nosaka perfettamente vestito che, a quelle parole, si strinse nelle spalle avvicinandoglisi.
«Mi ami anche per questo.» sentenziò il maggiore, posando un ginocchio sul materasso e appoggiando il mento sulla testa di Haizaki che, nel mentre, si era messo seduto, liberandosi delle coperte «È una bella foto, vero?» mormorò poi, cingendogli le spalle con le braccia.
«È bello il soggetto raffigurato.» replicò Haizaki, allungando il braccio per posare la piccola istantanea sul comodino.
«Che, a quanto pare, oltre ad essere bello è anche modesto.» lo prese amorevolmente in giro Nosaka, lasciandogli un bacio fra i capelli.
L’attaccante gli intercettò i polsi e lo tirò leggermente, così da indurlo a sdraiarsi sul letto.
Yuuma inarcò un sopracciglio, senza mostrare l’intenzione di sottrarsi a quella presa che obbligava i propri polsi bloccati sopra la testa.
«Vai a vestirti.» gli soffiò sulle labbra, quando la bocca di Ryouhei si trovò pericolosamente vicino.
«Altrimenti?»
«Altrimenti esco da solo.»
«La Tour Eiffel non scappa, sai?» gli fece notare allora l’altro, la sua completa attenzione interamente dedicata nel raggiungere quel punto specifico del collo dell’altro.
«Sì, maah
Nosaka si ritrovò incapace di proseguire la frase e, di conseguenza, gli angoli della bocca di Haizaki si sollevarono in un sorriso compiaciuto.
«Ma?» lo incalzò il minore, ritraendosi e sedendosi sulle sue gambe.
Nosaka sbatté le palpebre e mantenne le braccia stese sopra la propria testa, pur non avendo più i polsi bloccati, piegando poi la testa sulle lenzuola sfatte così da tenerla lievemente inclinata, il collo inevitabilmente più esposto.
«Stiamo giocando a ruoli invertiti ora?»
Haizaki si umettò le labbra con la punta della lingua e non rispose a parole, circondandogli il volto con gli avambracci ed usandoli come appoggio per poi chinarsi sul ragazzo.
Nosaka fece leva sugli addominali per incontrare le labbra dell’altro a metà strada, affrettandosi a cingergli il collo con le braccia per tirarlo un po’ di più su di sé così da far combaciare meglio le loro bocche.
«Se mi blocchi non posso andare a vestirmi.» gli fece notare il minore, scostandosi solo per il tempo necessario a pronunciare quella frase per poi riappropriarsi delle labbra dell’altro che, schiuse, ne reclamavano il contatto.
Yuuma rispose mordicchiandogli il labbro inferiore, poi fece scivolare le mani sul petto dell’altro e, cogliendolo di sorpresa, lo spinse leggermente verso dietro, invece di indurlo a diminuire la misera distanza che li separava come si sarebbe aspettato Ryouhei.
«Hai ragione: vai a vestirti.»
Haizaki lo fissò ostinandosi a rimanere sulle gambe dell’altro, anche quando questi si rimise seduto per cercare di cogliere le sue intenzioni. Nosaka non ne fu in grado o, probabilmente, fece finta di non aver colto una particolare scintilla brillare in quelle iridi tanto particolari. Ryouhei portò nuovamente con precisione millimetrica –a dimostrazione di quanto ognuno conoscesse alla perfezione il corpo dell’altro– le proprie labbra su quel determinato punto del collo di Yuuma, facendogli trattenere il respiro. Il corpo del maggiore reagì all’istante, incapace di sottrarsi ad un’attenzione tanto gradita che, però, durò solo una manciata di pochi, miseri, secondi per puro dispetto. Lasciando che nell’aria risuonasse lo schiocco di un bacio, depositato amorevolmente sulla punta del naso del maggiore, Haizaki si allontanò da lui alla stessa velocità con la quale si era avventato su quella porzione di pelle morbida e sensibile, rivolgendogli un piccolo ghigno divertito prima di chiudere la porta del bagno alle proprie spalle.
Ogni tanto era bello provare l’ebbrezza di lasciare l’altro senza parole, vincendo una silenziosa competizione che divertiva entrambi da anni.
«Sei consapevole di non avere i vestiti lì dentro, vero?»
La voce di Nosaka, di cui colse con estremo disappunto l’evidente divertimento, ebbe il potere di congelarlo sul posto e fargli digrignare i denti.
Maledetto!
Dall’altro lato della porta Nosaka trattenne una risata carica d’affetto e, tenendo con cura la foto fra le dita, rilesse la breve frase che vi aveva scritto, sempre più convinto della veridicità di quelle poche parole.

Tu es toujours si joli, mon étoile.
 
  
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